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Meravigliosa scoperta: Harmony Collezione
Meravigliosa scoperta: Harmony Collezione
Meravigliosa scoperta: Harmony Collezione
E-book170 pagine2 ore

Meravigliosa scoperta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando un uomo ricco e affermato prende moglie, non sempre lo fa per amore. Non sempre...



Il matrimonio non è mai stato nei piani di Russell McClain. E sì che il suo fascino, e il suo successo, gli permetterebbero di avere ai propri piedi qualunque donna desideri. Ma Russell insegue un unico obiettivo, la vendetta, e Nicole Power, la sensuale figlia del suo acerrimo nemico, rientra alla perfezione in questo progetto. Nicole pagherà per le azioni di suo padre: Russell la sedurrà, la farà sua, e poi si libererà di lei senza alcuno scrupolo. Solo allora potrà ritenersi soddisfatto. La sorpresa però è scoprire che dopo averla assaporata, la vendetta non è più ciò che vuole. O, almeno, non in quella forma.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2017
ISBN9788858970850
Meravigliosa scoperta: Harmony Collezione
Autore

Miranda Lee

Scrittrice romantica, e moglie fortunata di un uomo molto, generoso!

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    Anteprima del libro

    Meravigliosa scoperta - Miranda Lee

    aveva!»

    1

    Sedici anni dopo...

    A Bangkok l'aria era bollente, satura di umidità. Quando Nicole ebbe finito di percorrere il chilometro che separava l'alberghetto dove alloggiava dall'orfanotrofio, la maglietta che indossava le si era incollata alla schiena.

    La Nicole di pochi mesi prima si sarebbe lamentata fino a non aver più fiato per i capelli sempre arruffati e i vestiti zuppi di sudore. Se pochi mesi prima fosse capitata a Bangkok, non si sarebbe mossa dall'atrio rinfrescato dai condizionatori di un hotel a cinque stelle, tranne forse che per fare un tuffo in piscina e un giro a bordo di una lussuosa limousine.

    Ma quella Nicole non esisteva più. Un traumatico giorno dello scorso giugno, i suoi viziatissimi occhi erano stati aperti dalla sconcertante scoperta che le tre persone più importanti della sua vita non erano degne di fiducia come aveva creduto fino ad allora.

    Prima era entrata nell'ufficio del suo futuro marito e lo aveva scoperto impegnato in evoluzioni erotiche sulla scrivania con la sua segretaria personale. Entrambi non si erano nemmeno resi conto di lei che, attonita, li aveva osservati dalla soglia.

    Sconvolta, era tornata di corsa a casa da sua madre, la quale aveva tentato di convincerla che per gli uomini di affari di successo era praticamente impossibile essere fedeli. E che, se avesse avuto un minimo di buon senso, avrebbe dovuto imparare a chiudere un occhio sulle trasgressioni sessuali del suo fidanzato.

    «Io lo faccio sempre quando Alistair ha qualche sbandata» aveva sentenziato scuotendo i capelli biondi perfettamente pettinati.

    Sapere che il suo patrigno aveva l'abitudine di passare da un letto all'altro, oltretutto con il beneplacito della moglie, l'aveva sconvolta forse ancor di più del tradimento di David.

    Ed era stato troppo. Anche se, da quando sua madre aveva sposato Alistair, lei si era trasformata in una principessa dell'alta società, non aveva mai perso il suo senso etico, o i sentimenti.

    Il giorno seguente aveva restituito l'anello di fidanzamento. E, a quel punto, David aveva aspramente sottolineato la sua incapacità in camera da letto. In seguito aveva sostenuto un confronto ugualmente sgradevole con il patrigno, durante il quale Alistair l'aveva accusata di essere un'inguaribile ingenua dalla mentalità limitata.

    «I vincitori non si attengono alle regole» aveva tuonato lui. «E David è un vincitore. Diventando sua moglie, mia cara Nicole, tu avresti potuto avere tutto. Ora dovrò procurarti un altro marito che sia in grado di offrirti lo stile di vita al quale ti ho abituato.»

    Era rimasta praticamente senza parole scoprendo che David le era stato procurato da Alistair. Così, aveva lasciato senza alcuna esitazione il suo posto di responsabile delle Pubbliche Relazioni presso la Power Mortgages, un posto che, ovviamente, non aveva ottenuto per i suoi meriti professionali, e lo stesso pomeriggio aveva risposto a un annuncio letto su un giornale, una ragazza cercava compagnia per una vacanza in sacco a pelo. Così, una settimana più tardi, era partita con in tasca solo la liquidazione, nella speranza di trovare la sua indipendenza e nuove priorità che l'aiutassero a dimenticare tutto ciò che aveva avuto prima, e che aveva erroneamente giudicato positivo.

    Adesso, quattro mesi dopo, poteva affermare di essere una persona diversa. Una persona vera, le piaceva pensare, che viveva nel mondo vero.

    «Nicoe! Nicoe!» esclamarono i bambini dell'orfanotrofio quando la videro arrivare nel polveroso campo dove stavano giocando.

    Nicole sorrise.

    I piccoli non riuscivano a pronunciare la L, ma peraltro il loro inglese era molto buono, grazie alla pazienza della meravigliosa donna che gestiva l'istituto.

    Dopo averla abbracciata e baciata, gli orfanelli le chiesero di cantare qualcosa. Aveva una bella voce, e il canto era sempre stata una delle sue passioni.

    «Quale canzone vi piacerebbe ascoltare?» domandò Nicole, avviandosi verso l'unico albero la cui chioma gettava un po' d'ombra nel cortile.

    «Warzing Matinda!» rispose un ragazzino.

    «Waltzing Matilda, vuoi dire» lo corresse lei, arruffandogli i capelli neri.

    «Sì, Nicoe. Warzing Matinda» ribadì il piccolo.

    Nicole rise, imitata dagli altri. Quei bambini erano sempre così felici, pensò, eppure, almeno dal punto di vista materiale, non avevano niente. Prima del matrimonio fra sua madre e Alistair, aveva creduto di aver conosciuto la povertà. Ora capiva che era stata comunque molto ricca.

    «D'accordo. Sedetevi tutti accanto a me.»

    Gli orfani obbedirono e alzarono i visetti verso di lei. Nicole cominciò a intonare la famosa ballata australiana e i bambini l'ascoltarono ammutoliti. Poi applaudirono e le chiesero un bis. In procinto di accontentarli, fu interrotta dallo squillo del cellulare. «Scusatemi un istante» disse, cercando il telefono nella borsa. «Andate a giocare. Io vi raggiungo subito.»

    Sospettava già chi potesse essere il chiamante.

    Sua madre le telefonava ogni settimana, fingendo che i rapporti fra loro fossero rimasti invariati. E lei, pur disprezzandola, non aveva avuto il coraggio di tagliarla completamente fuori dalla sua vita. Le voleva ancora bene, e sapeva che sua madre, a modo suo, l'amava.

    «Pronto?»

    «Nicole, sono tua madre.»

    Una ruga solcò la fronte di Nicole. Sua madre non si presentava mai in quel modo, e inoltre la sua voce aveva un tono agitato. «Ciao, mamma, cosa succede?» replicò.

    «Io... Mmh... Insomma, devi tornare a casa.»

    «Tornare a casa? E perché? Mamma, dove sei?»

    «Non posso dirtelo.»

    «Non puoi?»

    «Tuo padre non vuole che nessuno sappia dove ci troviamo» confessò.

    «Alistair Power non è mio padre» sottolineò Nicole, gelida.

    «Sicuramente è più tuo padre di quel bastardo sposato che mi mise incinta... Alistair, no! Lasciami parlare con lei...»

    Nicole sentì in sottofondo rumori attutiti, e poi la voce del suo patrigno risuonare nel ricevitore.

    «Ora ascoltami, piccola, ingrata marmocchia» ruggì Alistair. «Se fosse dipeso da me, non avrei mai fatto questa telefonata. Ma tua madre ti vuole bene, anche se non capisco perché. Dunque, questa è la situazione. La mia società ha fatto bancarotta, e i creditori non mi danno tregua, così siamo stati costretti a lasciare l'Australia. La banca mi ha espropriato la casa di Belleview Hill, che sicuramente ora sarà venduta, con tutto ciò che contiene, a qualche spregiudicato avvoltoio.»

    «Ma... tutte le mie cose sono ancora lì!» esclamò Nicole, allibita.

    «Proprio per questo tua madre ti ha telefonato. Per dirti di tornare a Sydney prima che le serrature siano cambiate e che i tuoi effetti personali siano spediti a un centro di beneficenza, o magari in una discarica.»

    «No, non possono farlo!»

    «E chi dovrebbe impedirglielo? Io sicuramente no.»

    Nicole sospirò. Non le importava nulla dei vestiti di alta moda che riempivano gli armadi della sua camera, ma aveva a cuore i ricordi della sua infanzia, dei giorni in cui era stata felice. Alcune fotografie erano un tesoro senza prezzo per lei, e il pensiero che finissero nell'immondizia la riempiva di orrore.

    «Ti passo tua madre» borbottò Alistair.

    «Non devi preoccuparti per i tuoi gioielli, tesoro» disse la donna. «Li ho portati con me.»

    «Non sono preoccupata per i gioielli, mamma» precisò Nicole.

    «Ma valgono una piccola fortuna!»

    Era la verità, ragionò Nicole. Durante gli anni, il suo patrigno le aveva regalato pietre preziose splendide e costose: diamanti, zaffiri e molti smeraldi. «Per far risaltare i tuoi magnifici occhi» aveva l'abitudine di affermare Alistair, facendo ricorso a quel falso fascino che per lui era quasi naturale.

    In quel momento le venne in mente che, se avesse venduto quei gioielli, avrebbe potuto raccogliere una discreta somma con cui apportare delle necessarie migliorie all'orfanotrofio. Sarebbe stato davvero stupido sprecare una simile opportunità per orgoglio. «Potresti spedirmi i gioielli, mamma?» domandò.

    «Certo, ma dove? Ogni volta che ti chiamo, sei in un paese diverso. Ora, per esempio, dove ti trovi?»

    «Dov'ero anche la settimana scorsa, e quella prima ancora. In Tailandia. Comunque, sarebbe meglio se tu facessi recapitare i gioielli a casa di Kara. L'avviserò al riguardo. Ricordi il suo indirizzo, giusto?»

    «Come avrei potuto dimenticarlo? Non facevo che accompagnarti lì. Dunque tornerai a casa per recuperare le tue cose?»

    «Sì, appena troverò posto su un aereo per Sydney.» Per fortuna aveva acquistato un biglietto di andata e ritorno, pensò Nicole, perché al momento era praticamente sul lastrico.

    «Bene» sospirò sua madre. «Mi piangeva il cuore pensando a tutti quei bei vestiti.»

    Nicole non replicò. Sua madre non cambiava mai.

    «Mi dispiace non poterti dire dove siamo» aggiunse sua madre a voce bassa. «Il denaro non ci manca. L'anno scorso Alistair ha depositato una grossa somma in una banca all'estero, dunque, se ti serve qualcosa, ti basterà chiedere.»

    Mai nella vita... «Ora devo andare, mamma» tagliò corto Nicole.

    «Telefonami quando arrivi a Sydney.»

    «D'accordo.»

    Nicole interruppe la comunicazione e scosse la testa. Non c'erano speranze per sua madre, rifletté. Non ce n'erano davvero.

    2

    Una vendetta totale, ragionò Russell mentre guidava alla volta della residenza del suo nemico in Belleview Hill, era purtroppo difficile da realizzare.

    Per sedici anni la prospettiva della sua rivalsa lo aveva sostenuto mentre lavorava senza risparmiarsi per crearsi i mezzi con cui distruggere l'uomo responsabile della morte di suo padre. I mezzi per far pagare a Power tutte le cattiverie che aveva fatto, non solo a suo padre, ma a centinaia di altri disperati.

    Alla fine l'opportunità si era presentata, sotto forma del collasso economico del mercato delle finanziarie negli Stati Uniti. Aveva venduto tutte le azioni della Power Mortgages segretamente acquisite durante gli anni. In una sola settimana, era riuscito a diminuire di svariati milioni il capitale di quel bastardo privo di morale. Quando negli ambienti giusti era circolata la voce che Power era stato costretto a chiedere ingenti prestiti per sostenere il suo sfavillante stile di vita e che la banca gli aveva espropriato la splendida residenza di Belleview Hill, lui non aveva esitato a fare un'offerta di acquisto che sapeva non sarebbe stata rifiutata. Non si era preoccupato di visitare la casa, e nemmeno di visionare il mobilio e le suppellettili, compresi nell'affare. Non aveva voluto mettere piede nell'edificio prima di diventarne il legittimo proprietario.

    Adesso si stava recando nella sua nuova abitazione, in tasca le chiavi e i contratti debitamente firmati.

    Avrebbe dovuto esultare.

    Non era così, perché il bastardo era riuscito a farla franca. Aveva lasciato il paese, per rifugiarsi oltreoceano, in un posto dove con ogni probabilità aveva depositato un ricco conto in una banca, in modo da non essere costretto a saldare gli enormi debiti che aveva contratto.

    Il pensiero di Alistair Power disteso al sole su una spiaggia bianca delle Bahamas gli dava la nausea. Uomini del genere non meritavano di vivere, ancor meno di godere di quei privilegi.

    Tuttavia, traeva un minimo di soddisfazione dalla consapevolezza che la reputazione del suo nemico era stata fatta a pezzi. Power non sarebbe più stato amico di presidenti e primi ministri. Il suo falso sorriso non sarebbe più apparso sugli schermi televisivi, mentre era intervistato sull'ultimo party che aveva organizzato nel fine settimana.

    Ed ecco che nella sua visuale entrò la versione rifinita della residenza a tre piani che lui aveva visto in costruzione sedici anni prima.

    Era trascorsa non più di un'ora da quando aveva ascoltato il banditore incaricato dalla banca per l'asta decantare i pregi della casa, gli splendidi terrazzi e il lussureggiante giardino che la circondava, il primo piano completamente occupato da un salone enorme che offriva lo scenario perfetto per le riunioni degli esponenti dell'alta società.

    Ma nessuna descrizione avrebbe potuto prepararlo all'impatto con la meravigliosa costruzione dalle pareti di un bianco abbagliante e dalle persiane dipinte di blu.

    Fermò l'auto davanti ai cancelli alla fine del vialetto. Sedici

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