Gaeta: l’Abbazìa del Tirreno: Origini – Storia – Arte – Archeologia – Meraviglie – Tradizioni – Attività – Sentimenti
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Anteprima del libro
Gaeta - Nicola Scafetta
Prefazione
Nicola Aletta, mio nonno, nacque a Gaeta il 25 giugno 1878 ed ivi decedé il 19 novembre 1949. Coltivò fin da giovanissimo con amore e continuità gli studi classici dai quali derivò la passione per la storia, l’arte, la cultura e le bellezze naturali del luogo. Servì la Patria nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale nel Corpo dei Bersaglieri, dove conseguì il grado di Tenente Colonnello.
Pubblicò diverse opere sulla sua amata città tra cui la celebre Guida Storico-Artistico-Archeologica di Gaeta del 1931, che è stata ristampata nel 2001 nella Collana Storico-Documentaria del Comune di Gaeta con una presentazione dell’allora sindaco Dott. Silvio D’Amante. L’Aletta collaborò anche con diversi quotidiani, inclusi: Il Giornale d’Italia; Il Corriere della Sera; Il Mattino; Occhio del Mondo; Le Vie d’Italia e dell’America Latina; Le Vie d’Italia; L’Universo; Il Piccolo di Trieste; e con l’Agenzia Stefani, oggi ANSA.
Ricoprì diversi incarichi pubblici come consigliere comunale, vicecommissario prefettizio, presidente dell’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo, commissario dell’Ordine Nazionale Maternità e Infanzia, e altresì direttore del locale Tiro a Segno Nazionale. In Gaeta promosse anche la realizzazione della Villa Comunale in seguito intitolata al Generale Vincenzo Traniello, con l’apposizione del monumento ai Caduti di Aurelio Mistruzzi del cui Comitato l’Aletta fu prima vice-presidente (dalla sua fondazione nel 1918) e poi presidente (dal 1925). Propose inoltre, in diversi articoli giornalistici, la costruzione della litoranea Terracina-Sperlonga-Gaeta – realizzata dopo la sua morte – al fine di rendere più accessibile la città e svilupparne l’economia.
In occasione del decimo anniversario della sua dipartita, in un articolo apparso su Il Messaggero, l’Aletta venne descritto come modello da cui « … i giovani possano attingere quella saggezza e quella dedizione che fecero grandi i cittadini gaetani e onorarono la città».
In questo volume riproduco per intero una delle sue opere, Gaeta: l’Abbazia del Tirreno, pubblicata nel 1937 sulla prestigiosa rivista scientifico-culturale L’Universo avente come editore l’Istituto Geografico Militare di Firenze, che era ed è tutt’oggi specializzato nel campo della geografia, della cartografia e degli studi urbani, territoriali e ambientali.
L’Abbazia del Tirreno può essere considerata una presentazione storico-artistico, archeologica e culturale di Gaeta pensata per un lettore colto, ma non specialista. Vi si trovano, in modo sintetico, tutte le informazioni salienti sull’origine e il nome della città; la posizione geografica e topografica; il clima; la ricca e affascinante storia, che ha ben tremila anni e viene qui esposta in breve; le più importanti preziosità artistiche e archeologiche; una descrizione delle spiagge e di altre unicità geologiche come la Montagna Spaccata e le sue leggende; gli usi e costumi, le tradizioni e i prodotti del popolo; le industrie e il tipo di attività commerciali; e, per finire, alcune proposte che l’Aletta fece nel 1937 per sviluppare ulteriormente l’economia del posto.
L’opera, di notevole valenza storica, è scritta in uno stile che non esiterei a definire elegante
, cortese
, e a tratti patriottico
proprio dei tempi passati, e che affascina e coinvolge il lettore trasmettendogli tutto l’amore che l’Aletta serbava per la sua Gaeta. Egli fu il primo ad arricchire le guide storico-culturali della città con evidenze fotografiche che mostrano squarci di una Gaeta della prima metà del Novecento con le sue bellezze panoramiche e i suoi tesori artistici, insieme al popolo laborioso e sorridente.
Tutte le foto originariamente in bianco e nero di questo lavoro sono, quindi, quelle usate dall’Aletta (con pochissime eccezioni, come indicato). Esse sono state scannerizzate e poi colorate sempre in digitale in modo da simulare, per quanto possibile, i colori originali della Gaeta di quell’epoca, che era come l’autore la vedeva. La qualità di queste immagini fotostatiche del primo Novecento non è compatibile con l’attuale e gli algoritmi fotografici non possono fare miracoli, ma ritengo che il risultato sia sufficientemente buono per trasmettere al lettore il messaggio che anche il passato era colorato
come oggi e che, quindi, è più vicino a noi di quanto si possa immaginare. Ulteriori foto d’epoca scelte con gran cura nonché colorizzate – incluse quelle di copertina –, qualche foto odierna e le varie note al testo sono state aggiunte per completare la trattazione per il lettore contemporaneo.
Non mancano, ovviamente, riferimenti a Napoli, a cui Gaeta era ed è legatissima. Qui, ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie, Francesco II di Borbone si arrese il 13 febbraio 1861. Inoltre, dal 1860 al 1927 – prima di essere annessa alla provincia di Roma e poi, nel 1934, a quella della neonata Littoria (oggi Latina) – Gaeta fu un capoluogo circondariale (comprendente 35 comuni) di Terra di Lavoro, ente erede dell’omonima provincia del Regno delle Due Sicilie con capoluogo Caserta. In passato quest’area, denominata Campania felix
, univa gran parte dei territori della Campania antica come il Ducato di Napoli, il Principato di Capua, il Ducato di Sorrento e, infine, il Ducato di Gaeta.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la città, piazzaforte militare e base navale fra le principali del Mar Tirreno, fu devastata da eventi bellici causati sia dalle forze tedesche (che distrussero molti edifici, inclusi alcuni storicamente importanti come il Faro di Santa Caterina) sia da quelle anglo-americane (che la bombardarono). Come tanti altri concittadini, anche la famiglia