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Chi ha ucciso Rino Gaetano?: Il coraggio di raccontare - Una storia tra massoneria, servizi segreti e poteri economici
Chi ha ucciso Rino Gaetano?: Il coraggio di raccontare - Una storia tra massoneria, servizi segreti e poteri economici
Chi ha ucciso Rino Gaetano?: Il coraggio di raccontare - Una storia tra massoneria, servizi segreti e poteri economici
E-book310 pagine4 ore

Chi ha ucciso Rino Gaetano?: Il coraggio di raccontare - Una storia tra massoneria, servizi segreti e poteri economici

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La morte di Rino Gaetano fu persino argomento di discussione ufficiale in Parlamento, circostanza, in verità, sottaciuta inspiegabilmente dai mezzi di informazione. L’attenta lettura delle narrazioni del cantautore crotonese fa emergere l’ esistenza di una realtà segreta, parallela e diversa rispetto a quella “offerta” alla cognizione e al giudizio della generalità delle persone. La realtà, naturalmente è sempre unica, però quando serve viene manovrata da una ristrettissima élite di superpotenti.

Tra gli argomenti di questo libro:
  • 1. Una interrogazione parlamentare che sollevò dubbi inquietanti sul sinistro mortale di Rino Gaetano, una risposta evasiva del Governo e “censura del silenzio” sui massmedia.
  • 2. Una “rosa assassina” e un “pugnale USA” nei brani di Rino Gaetano e le inchieste della Magistratura su la “Rosa dei Venti” e “Gladio”.
  • 3. Nomi ed elementi precisi nei testi gaetaniani che portano a vicende e scandali politici con ruolo attivo e segreto di ambienti diplomatici e Servizi filo-USA in odore di logge massoniche.
  • 4. Gli intriganti parallelismi con una voce giornalistica scomoda, controcorrente, con fonti informative di altissimo profilo.
  • 5. La morte prematura di un caro amico dell’artista e l’attività “misteriosa” presso uffici consolari stranieri.
  • 6. Le sconcertanti vicende post mortem al cimitero del Verano ed una identità che porta alla luce incidenti stradali, all’ombra del platano, procurati da Servizi segreti e assassini.
LinguaItaliano
EditoreOne Books
Data di uscita26 lug 2021
ISBN9788899760052
Chi ha ucciso Rino Gaetano?: Il coraggio di raccontare - Una storia tra massoneria, servizi segreti e poteri economici

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    Spero che tanti leggano questo libro. Propone collegamenti fra le canzoni di Rino e l'Italia del suo tempo ma legatissimi al nostro presente e futuro!
  • Valutazione: 5 su 5 stelle
    5/5
    Libro gradevole e scritto bene, pieno di notizie sulla vita di Rino, che portano a concludere che la sua morte non sia stata accidentale. Rino per sempre, muratoria ricchioni.

Anteprima del libro

Chi ha ucciso Rino Gaetano? - Bruno Mautone

Introduzione

Scrivendo di Rino Gaetano si viene a trattare la storia italiana del dopoguerra e non solo, nelle sue narrazioni vi sono pure interessanti attenzioni rivolte a fatti e personaggi di periodi più remoti e vicende di altre nazioni.

La figura umana e artistica di Rino Gaetano richiama la storia sia perché l’artista crotonese scomparso prematuramente a soli trent’anni parla del vissuto del nostro Paese, con un ricchissimo e continuo riferimento nei suoi testi a episodi e uomini che alla storia appartengono, sia perché lo stesso artista è entrato nella storia, nel costume e nella memoria di questi ultimi decenni. Un seguito formidabile di fan di tutte le età, che è aumentato in modo progressivo negli anni. La morte di Rino Gaetano fu persino argomento di discussione ufficiale in Parlamento, circostanza, in verità, sottaciuta inspiegabilmente dai mezzi di informazione. Più passa il tempo e più Rino Gaetano diventa attuale: è il destino dei geni. L’attenta lettura delle narrazioni del cantautore crotonese fa emergere l’esistenza di una realtà segreta, parallela e diversa rispetto a quella che è stata offerta al pubblico. La realtà, naturalmente è sempre unica, però quando serve viene manovrata da una ristrettissima élite di superpotenti.

Tanti accadimenti vengono diffusi e spiegati a livello popolare infarciti di manipolazioni e falsità, ogni verità viene filtrata, soppesata, nel caso censurata se non giova ai detentori del potere supremo (politico-finanziario-industriale-massmediatico). La vulgata nata negli anni Settanta e offerta dai massmedia per tanto tempo – secondo cui Gaetano sarebbe stato un autore godibile ma al contempo un compositore di canzoni senza senso – è oramai definitivamente tramontata. Le narrazioni gaetaniane sono infatti dense di messaggi, valori e significati che vanno studiati e interpretati. Nel primo saggio che ho inteso dedicare a Rino Gaetano, intitolato Rino Gaetano. La tragica scomparsa di un eroe, è stata evidenziata la genialità dei suoi testi pubblicati in poco più di un quinquennio. La pubblicazione ha avuto un’ottima diffusione tra il pubblico dei lettori e ha suscitato un notevole interesse, con numerose (circa un centinaio!) presentazioni organizzate in tutta Italia da istituzioni culturali e da fan gaetaniani, finanche all’estero presso le Università di Skopje e di Tetovo, in Macedonia.

Sempre nella capitale macedone, nel maggio del 2015, alla 27a Fiera internazionale del libro, il saggio ha rappresentato l’Italia, con altre due opere, a dimostrazione di come Rino Gaetano e le tematiche della sua opera sfidano il passare degli anni, restano ancora attualissime, solleticando pure attenzioni all’estero. Prestigiosi docenti universitari hanno pubblicamente apprezzato i contenuti del saggio; il professore e senatore Luigi Compagna, docente alla Università Luiss di Roma in Storia delle dottrine politiche, ha definito, in sede di presentazione, Rino Gaetano. La tragica scomparsa di un eroe uno dei libri più belli che abbia mai letto, così come il professore Guido Milanese, docente di Psichiatria presso l’Università di Napoli (SUN). All’inizio «sembrava un sogno di mezza estate», ha detto Milanese, «poi si è rivelato essere un libro di storia recente della nostra Italia, appassionante e ben scritto». L’autorevole docente, scrittore e giornalista Antonio Calabrò, in un suo articolo pubblicato sul quotidiano «Il Giorno», ha stilato una cinquina di libri da leggere per capire l’Italia di questi anni, inserendovi La tragica scomparsa di un eroe. Lo scrittore, giornalista e storico Gigi Di Fiore ha apprezzato del saggio gaetaniano la cadenza dei fatti, definendolo assai interessante, ben supportato negli argomenti, e che avvince sino alla fine. Il giornalista RAI Silvio Luise ritiene che gli accadimenti narrati nel saggio non lasciano indifferenti, pure chi non li condivide alla fine non può uscire dalla lettura senza nutrire dubbi e porsi interrogativi…

Il libro ha provocato anche polemiche da parte di Anna Gaetano, sorella dell’artista, espresse con precipuo riferimento a due aspetti: una ventilata adesione a una consorteria massonica e la eventuale non casualità del sinistro che lo portò alla morte all’ombra cerea dei platani di via Nomentana, la notte del 2 giugno 1981.

Con questo secondo libro, anche alla luce di nuovi elementi mai illustrati in ogni biografia o scritto dedicati alla figura umana e artistica di Rino Gaetano e alla sua opera, intendiamo portare alla luce una serie di situazioni che accreditano le conclusioni più allarmanti e che fanno decisamente riflettere.

1

Una strana cronaca su Rino Gaetano

Quella maledetta notte

Il 3 giugno 1981 viene pubblicato su uno dei quotidiani più importanti e più diffusi d’Italia un articolo a dir poco singolare dedicato alla morte di Rino Gaetano, avvenuta il giorno appena precedente in seguito a un incidente stradale. La notizia della morte trova grande spazio massmediatico, sono innumerevoli i servizi giornalistici che ne parlano, come più avanti si illustrerà fu persino discussa in Parlamento, tuttavia il contenuto del richiamato articolo contiene dei risvolti che lo portano a distinguersi da tutti gli altri. Cosa ha ispirato il giornalista a scrivere il pezzo e perché taluni passaggi ne fanno assumere connotazioni originalissime e finanche strane?

Proprio a partire dall’articolo appena menzionato, con un certosino lavoro di ricerca siamo entrati nella conoscenza di fatti nuovi su Rino Gaetano, relativi a sue frequentazioni e ambienti vicini a lui, straordinariamente interessanti. Tali aspetti rivestono, in relazione alle vicende artistiche e umane di Rino Gaetano, il carattere della novità, riconducono alla esistenza di centri di potere legati al mondo della diplomazia nonché ad apparati segreti, in teoria al servizio dello Stato, resisi responsabili di gravissime attività, compresi procurati incidenti stradali letali, venuti alla luce in seguito a inchieste giudiziarie e al rinvenimento di documenti. Ci si arriva partendo dalla prematura morte di una persona assai cara all’artista, sopravvenuta pochissimi anni dopo il 1981, e da una successiva serie di circostanze quanto meno singolari.

Progressivamente ci si addentrerà nei vari capitoli del presente saggio, mostrando come certi episodi non andrebbero liquidati come coincidenze, piuttosto degni e suscettibili di indagini anche da parte della magistratura. Emergono, inoltre, inaspettate e allarmanti similitudini, simboliche per non dire rituali, tra il tragico incidente del 2 giugno 1981 e altri sinistri automobilistici che hanno coinvolto la recente storia italiana.

Tornando all’articolo del 3 giugno 1981, non si può mancare di sottolineare come il pezzo giornalistico contenga analisi innovative che affiorano accanto ad altre che ripercorrono, invece, in lungo e largo valutazioni banalizzanti sull’artista, quali:

«Rino Gaetano giocava a fare il buffone, senza prendersi troppo sul serio, senza stare troppo a immaginarsi chissà quali destini da Bob Dylan casareccio. Era un cantautore, ma di razza diversa, impantanato dentro lo sberleffo dei luoghi comuni da consumarsi sul ritmo del reggae».

Rino Gaetano non è mai stato massone. Ciò è stato detto con forza dalla sorella Anna Gaetano, anche in polemica risposta a quanto ipotizzato nel precedente libro di chi qui scrive, La tragica scomparsa di un eroe. Persone che in modo assiduo hanno accompagnato negli anni Rino Gaetano, ritengono parimenti che il cantautore calabrese non era affratellato ad alcun consesso massonico. Anche Franco Pontecorvi, segretario personale e responsabile delle attività musicali dell’artista, e Domenico Messina, amico di Rino Gaetano addirittura sin dall’infanzia (hanno frequentato insieme il collegio di Narni), hanno escluso ogni possibile affiliazione a qualsivoglia obbedienza massonica. Eppure, incredibilmente, una ipotizzata corrispondenza tra massoneria e Rino Gaetano in pratica inizia a delinearsi con la sua prematura morte, proprio nel richiamato articolo, sino a oggi mai evidenziato e passato del tutto inosservato ai fan e in ambito giornalistico. Tale articolo, oltretutto, è incorniciato in un quadro difficile da ipotizzare, scritto da un cronista che si vuole fare (non) identificare, firmandosi con solo due lettere: M.C. Quale identità si cela dietro questa sigla?

In modo assai sorprendente guardate cosa scrive M.C. sull’importantissimo quotidiano ad appena 24 ore dalla morte del cantautore:

«Rino Gaetano a suo modo una P2 l’aveva cantata già qualche anno fa quando tra ritmi sudamericani e disco dance attaccava la filastrocca del Nuntereggaepiù dove finivano i ministri puliti, i buffoni di corte, i ladri di polli, superpensioni, ladri di stato e stupratori, il grasso ventre dei commendatori, diete politicizzate, evasori legalizzati, auto blu…».

Il non meglio identificato M.C., senza che mai nessuno abbia accostato Rino Gaetano alla massoneria (le riflessioni che mettono a contatto la figura dell’artista alla massoneria verranno ipotizzate oltre vent’anni dopo tale articolo), nel commentarne la traumatica e improvvisa scomparsa, indica espressamente la P2 (Propaganda 2) ai testi gaetaniani, cioè la potentissima loggia massonica che sconvolge la storia, la politica e la cronaca della Italia negli anni Settanta e Ottanta, e non solo.

La loggia P2 risultò avere nelle proprie liste una serie di persone che rivestivano cariche apicali del potere in Italia, da politici (compresi tre ministri in carica e svariati parlamentari, sottosegretari-vice ministri), militari (alti ufficiali), giornalisti, esponenti di vertice dei servizi segreti, imprenditori, finanche uomini di spettacolo. Il gran maestro della loggia, il Venerabile Licio Gelli, ora scomparso, è stato inquisito per le inchieste relative ai fatti più eclatanti e allarmanti della storia italiana recente, dal Golpe Borghese, alla drammatica esplosione di Piazza Fontana, dagli attentati ai treni, alla organizzazione di organismi paramilitari operanti in via riservata per fini politici, arrivando alla influenza e infiltrazione dei servizi segreti con uomini di sua fiducia…). Associazioni segrete, col simbolo della ROSA e di un’ARMA BIANCA, vennero coinvolte con tanti loro agenti in tali bruttissimi episodi della nostra storia recente e contemporaneamente un coraggioso Rino Gaetano inserisce in vari suoi brani, che vedremo più avanti, degli allarmati riferimenti (altri casi?) a una rosa spietata e incombente nonché a un pugnale. Una stretta frequentazione di Rino Gaetano porta a nominare Gelli: l’artista è infatti risultato essere molto amico di Elisabetta Ponti, la figlia del dottore Lionello Ponti, medico personale del Venerabile Licio Gelli.

Da aggiungere che nel giugno 1981, al momento della pubblicazione del pezzo giornalistico di M.C., solo da pochi giorni era stata divulgata la lista dei 962 potenti (sebbene altre fonti ne abbiano menzionati 953), affratellati alla loggia P2 dopo che i nomi erano stati tenuti segreti per oltre due mesi¹. Vari storici e giornalisti hanno ipotizzato che i piduisti erano circa duemila e che circa mille nomi vennero… sbianchettati. Secondo l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, anche il gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, distintosi per la coraggiosa lotta alla mafia e al terrorismo, faceva parte della loggia P2; l’alto ufficiale, dopo il rinvenimento e sequestro, risultò avere in custodia la lista degli affiliati alla P2 scoperta presso un fabbricato di Licio Gelli, Gran Maestro della loggia. In realtà la iscrizione di Dalla Chiesa non è mai stata confermata, pur se su organi di stampa si è parlato del rinvenimento di un modulo di iscrizione alla P2. Insomma l’articolista M.C. mostra una conoscenza e un’attenzione sull’argomento massoneria deviante e deviata, non lesinando neppure richiami al celeberrimo brano Nuntereggaepiù, ove nel testo viene nominata la località di Capocotta.

Il cantautore crotonese nel 1979, rivolgendosi al pubblico nel corso di un concerto, nell’accingersi a cantare tale brano riferì di conoscere i fatti accaduti sulla spiaggia di Capocotta e che per questo motivo volevano ridurlo al silenzio. Quella parte di litorale laziale fu infatti lo sfondo di due episodi passati alla ribalta della cronaca ed entrati nella storia recente della nostra Italia. Gaetano dichiarò quanto segue:

«C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio, io non li temo, non ci riusciranno. Sento che in futuro le mia canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni, che grazie alle comunicazioni di massa, capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale, e si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta».

Capocotta, località del litorale laziale richiamata in Nuntereggaepiù, fu il posto dello scandalo politico-giudiziario seguito al rinvenimento del cadavere della giovane Wilma Montesi² e fu la località ove pure trovò la morte nel novembre del 1975 il noto regista e scrittore Pier Paolo Pasolini in circostanze mai compiutamente accertate (la auto-accusa di omicidio di Piero Pelosi malgrado la successiva condanna non risultò convincente così come le indagini sulla morte dello scrittore e regista presentarono delle lacune, poiché modalità dell’omicidio facevano pensare alla presenza di più persone. Molti anni dopo Pelosi ritrattò la propria confessione raccontando fatti diversi, incolpando del delitto tre persone di origine calabro-sicula, delle quali non fece il nome).

Pasolini, tra le varie cose, aveva lanciato pesantissime accuse ad ambienti politici e al management delle industrie petrolifere dell’Italia succubi delle multinazionali, accusandoli, in sostanza, di essere i mandanti della morte di Enrico Mattei. Pasolini stava peraltro concludendo la stesura di un racconto ispirato a fatti di politica e di cronaca, intitolato Petrolio, nel quale rievocava, come affiora pure dal titolo, torbide vicende e faide di potere all’interno dei lucrosi e ricchissimi apparati della industria petrolifera ed energetica nazionale, parlando dell’ENI, Ente Nazionale Idrocarburi. Proprio Enrico Mattei, il coraggioso presidente dell’ENI, cercò di emancipare l’Italia dalla oppressiva stretta economica delle sette compagnie multinazionali delle risorse energetiche che dominavano il mercato mondiale, tutte guidate da azionariato e dirigenza in grandissima parte americani³.

Anche Rino Gaetano nel corso della sua attività artistica non lesina attenzione al mondo della industria petrolifera e allo suo strapotere (Spendi spandi Effendi), mostrando interesse e citazioni a potentissimi personaggi che gravitano in quel settore produttivo e industriale. Infatti uomini di affari e apparati che gravitano in quel mondo, Cazzaniga, SIR, Rovelli, Monti, Montedison, Bastogi, ecc., troveranno spazio nelle attenzioni di Rino Gaetano intese come testi di canzoni o dichiarazioni e interviste giornalistiche.

Come abbiamo visto, Gaetano riceve intimazioni a stare zitto: lo dichiara pubblicamente e in modo esplicito. Ne parla già in occasione di un concerto tenuto a Bisignano, in Calabria, per i festeggiamenti plurisecolari di Sant’Umile (e solo dopo ribadirla nel corso di un concerto nei pressi della spiaggia laziale) che vide pure la esibizione del suo amico cantautore Stefano Rosso⁴.

Quest’ultimo nel 1985 incide un brano poco conosciuto quanto godibile, intitolato Il Poeta, il cui testo sembra richiamare la vicenda dell’amico Rino Gaetano, parlando di un poeta che canta canzoni, ammazzato nel fiore dell’età, su una strada di notte mentre era solo. La dichiarazione di Rino Gaetano, con esplicite menzioni del bavaglio e di fatti successi a Capocotta, è stata, in realtà, pronunciata per la prima volta in Calabria e venne registrata con un vecchio apparecchio a nastro (strumento, del resto, rapportato alla tecnologia dell’epoca).

L’identità celata di M.C.: un articolo al di fuori di ogni schema

Il giornale ove M.C. accosta i testi di Rino Gaetano alla loggia P2 è «La Stampa» di Torino⁵, cioè il giornale della famiglia Agnelli, la dinastia imprenditoriale italiana più potente e più importante. Gianni, Umberto e Susanna Agnelli menzionati da Rino Gaetano proprio in Nuntereggaepiù e, per inciso, vicinissimi a dominanti organismi massonici e para-massonici; Gianni e Umberto Agnelli sono stati presenti assai spesso e attivamente alle riunioni annuali e riservate di Bilderberg nonché di altre associazioni parimenti collocabili nella galassia dei Liberi Muratori, quali il cosiddetto club di Roma⁶.

Insomma subito dopo la prematura morte di Rino Gaetano, soffermandosi sui testi di Nuntereggaepiù («Ladri di Stato, Stupratori… ministri puliti, commendatori dal grasso ventre, diete politicizzate, auto blu, buffoni di corte» ecc.), sul giornale «La Stampa» si rammenta la massoneria con una delle logge più famigerata che mai sia esistita in Italia⁷.

L’interessante articolo di M.C. ha un contenuto quantomeno atipico se non addirittura significati criptici, ed emerge pure un velo di mistero sull’identità di EmmeCi. La segreteria di redazione de «La Stampa», a richiesta dello scrivente, in modo rapido quanto gentile ha comunicato di non essere in grado, a distanza di oltre trent’anni, di identificare chi fosse il giornalista. Ecco l’inequivocabile risposta speditami via mail dalla redazione del quotidiano «La Stampa»:

«Tramite il nostro Ufficio Archivio abbiamo effettuato alcune ricerche: purtroppo non abbiamo trovato una firma per esteso che corrispondesse a M.C. Non abbiamo un elenco delle sigle usate nella storia del nostro giornale e lo stesso giornalista spesso si sigla in modi diversi per cui è molto difficile risalirvi, se non in alcuni casi famosi. Siamo spiacenti, non riusciamo ad aiutarla. Torino, 16/9/2014».

Il pezzo su Rino Gaetano dello storico quotidiano torinese, la cui amministrazione finanziaria-editoriale vede saldamente al comando la famiglia Agnelli, sembra evocare la partecipazione dell’artista a una puntata della trasmissione Acquario della RAI, andata in onda nell’autunno del 1978. In tale programma televisivo, infatti, sono presenti vari elementi che si andranno a riscontrare nell’articolo de «La Stampa» del 3 giugno 1981. Rino Gaetano nella puntata di Acquario canta proprio il brano che viene citato nell’articolo del quotidiano torinese, cioè Nuntereggaepiù, un brano denso di collegamenti a personaggi e a fatti rilevanti nella storia contemporanea della Italia. C’è pure la famiglia Agnelli, nella persona di Susanna, nella puntata che vede ospite musicale l’artista crotonese. In trasmissione vi è pure un membro della… P2, infatti il conduttore Maurizio Costanzo, risultò iscritto proprio alla potente loggia massonica guidata da Licio Gelli, personaggio quest’ultimo che coltivava con disinvoltura amicizie e contatti di massimo profilo con gli USA cioè con gli ambienti politico-diplomatici più importanti e potenti del mondo. I politici di primissimo piano del nostro paese che intendevano instaurare in modo rapido e proficuo colloqui con gli ambienti governativi di Washington e/o effettuare visite ai presidenti americani avevano in Licio Gelli un formidabile e funzionale punto di riferimento organizzativo.

Maurizio Costanzo confermò, dopo che i mezzi di informazione resero noti i nomi degli affiliati piduisti, di essersi iscritto alla Propaganda 2 aggiungendo di non aver compreso fino in fondo la portata del gesto e di essere stato un ingenuo. Licio Gelli non mancò, in seguito, di commentare in modo esplicito e caustico l’affiliazione di Maurizio Costanzo alla influente loggia e successive vicende:

«Nella P2 non ci sono stati pentiti. C’è stato un solo pentito, Costanzo. Lui ha detto che si iscrisse alla P2 perché era un cretino. E può darsi, fra tanti un cretino c’è sempre»⁸.

In quella puntata di Acquario che vide ospite Rino Gaetano, Susanna Agnelli appare assai divertita dalla menzione, in Nuntereggaepiù, rivolta a lei e ai suoi celebri fratelli Gianni e Umberto. In fondo c’è da pensare che la Agnelli non abbia capito (o abbia finto di non capire?) i veri significati del brano, tutt’altro che allegri e ironici. Costanzo – la cui iscrizione alla P2 emerse con il richiamato rinvenimento della lista degli affiliati alla loggia, avvenuto nel corso di perquisizioni effettuate in Toscana nelle prime ore tra il 16 e il 17 marzo 1981 da agenti della Guardia di Finanza negli uffici di una ditta di tessuti per abbigliamento e materassi amministrata da Licio Gelli – invece non si diverte affatto, è imbufalito dalle risposte e dall’atteggiamento serafico del cantante⁹.

Le iniziali dell’estensore dell’articolo pubblicato il 3 giugno 1981 del diffuso e importante quotidiano torinese, come è evidente, coincidono con quelle di… Maurizio Costanzo. Potrebbe ravvisarsi una ipotesi plausibile tuttavia non abbiamo elementi per stabilire che l’articolista sia proprio il noto autore e conduttore televisivo, tanto più che la segreteria di redazione del giornale torinese ha comunicato, come già precisato, di non essere in grado di identificarlo¹⁰.

Costanzo spesso ha rivolto propri interessi al mondo dei giornali, co-fondando e dirigendo nell’ottobre 1979 un quotidiano la cui testata richiama in modo prepotente una simbologia massonica, «L’Occhio», con un logo inequivocabile: un occhio racchiuso in un triangolo. Il quotidiano diretto da Maurizio Costanzo nacque con grande enfasi e pubblicità; tuttavia dopo alcuni mesi il numero dei lettori de «L’Occhio» divenne talmente esiguo da costringere gli editori a mandare a casa Costanzo e poi a interrompere definitivamente la pubblicazione nel dicembre 1981.

In una trasmissione radiofonica, andata in onda su RTL il 10 febbraio 2014, Costanzo è tornato brevemente sulla puntata di Acquario e incredibilmente ha definito tenero il Rino Gaetano suo ospite musicale; in realtà in quella occasione il conduttore (basta recuperare il video reperibile su youtube) tentò di deridere, con malcelata acredine, beninteso senza riuscirci per le ironiche e intelligenti repliche, l’artista crotonese. Forse Costanzo lo definisce tenero a distanza di tanti anni per qualche sopravvenuto riflesso mentale di rimozione dei ricordi, perché all’epoca in TV aveva intenzione di… divorarlo e in modo visibilmente acido paragonava il brano gaetaniano, per la lunga serie

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