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Tainui a Trieste
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Tainui a Trieste
E-book142 pagine1 ora

Tainui a Trieste

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Info su questo ebook

Tainui a Trieste è un romanzo nel quale due maori, gli indigeni della Nuova Zelanda, risiedono a Trieste durante la prima metà degli '60 dell'Ottocento e lì prendono contatto con la vita europea dell'epoca. Incontrano anche l'Imperatore austriaco a Vienna e la Regina Vittoria a Londra, per poi farsi valere nella battaglia di Bezzecca con Garibaldi durante la terza guerra d'indipendenza.

LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2020
ISBN9781005352066
Tainui a Trieste

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    Anteprima del libro

    Tainui a Trieste - Giuseppe Gallina

    Tainui a Trieste

    Tainui o Trieste

    Giuseppe Gallina

    Prima edizione - Copyright © 2020 Giuseppe Gallina

    All Rights Reserved. Tutti i diritti sono riservati.

    Indice

    Frontespizio

    Licenza d’uso

    Giuseppe Gallina

    Dedica

    Ringraziamenti

    Prefazione

    Tainui a Trieste

    Glossario

    Note

    Licenza d’uso

    Questo ebook è concesso in uso per l’intrattenimento personale.

    Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone.

    Se si desidera condividere questo ebook con un’altra persona, acquista una copia aggiuntiva per ogni destinatario. Se state leggendo questo ebook e non lo avete acquistato per il vostro unico utilizzo, si prega di acquistare la propria copia.

    Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo autore.

    Giuseppe Gallina

    Giuseppa Gallina è nato a Lugo di Romagna (Ravenna, Italia) nel 1963.

    Durante gli studi universitari ha lavorato come perito agrario nel settore della zootecnia e, dopo aver conseguito la laurea in agraria presso l’Università di Bologna, ha iniziato la carriera di consulente agricolo sempre nel settore zootecnico.

    Nel 1993 si è trasferito in Nuova Zelanda dove tuttora vive ad Auckland.

    Per molti anni ha lavorato, usando la lingua italiana, come guida turistica, traduttore, interprete ed insegnante in corsi serali di italiano, di storia italiana moderna e contemporanea e di turismo in Italia.

    Successivamente ha lavorato per tre anni nei servizi sociali e poi ha deciso di ritornare all’insegnamento conseguendo il diploma di insegnante di inglese come seconda lingua per studenti stranieri, professione che tutt’ora svolge.

    Giuseppe può essere contattato al seguente indirizzo email: giuggiola@xtra.co.nz.

    L’autore dedica Tainui a Trieste, il suo secondo libro, ai suoi connazionali neozelandesi per avergli fornito la possibilità di vivere nel loro verde, pulito e tranquillo Paese.

    Ringraziamenti

    Desidero ringrazia di cuore George Dibley, un amico di Auckland, per averlo illuminato con l’idea della storia romanzata; Mauro Bovoli, un amico di famiglia, per aver accettato di leggere criticamente lo scritto prima della sua pubblicazione; e Paride Mainardi, un vecchio amico di un suo vecchio amico lughese, per il suo continuo supporto e la sua continua supervisione su come usare il computer sempre meglio.

    Prefazione

    I te tau 1859, e rua ngā Māori o Waikato i haere ki Ateria mā runga i te manuao rā i a te ‘Novara’, ā, ko ō rāua īngoa ko Wiremu Toetoe me Hēmara Te Rerehau. (Nel 1859 due maori del Waikato, Wiremu Toetoe ed Hēmara Te Rerehau, andarono in Austria viaggiando sulla fregata Novara).

    Tainui a Trieste è il secondo breve racconto dell’autore, mentre il primo è Intrigo Internazionale, ed entrambe le pubblicazioni fanno parte della sua collana di libri intitolata Racconti tra Italia e Nuova Zelanda. Come per il racconto precedente l’autore prende spunto da un fatto storico, provato da documenti ed avvenuto tra il 1858 ed il 1860, che lo scrittore ha largamente romanzato, facendo vivere i due maori a Trieste per alcuni anni, per poi partecipare alla terza guerra d’indipendenza con Garibaldi.

    Tainui a Trieste mette insieme avventura, politica, storia, linguistica e geografia, allo scopo di creare un legame, anche se tenue ed indiretto, tra l’Italia, il suo Paese natio, e la Nuova Zelanda, la sua nazione d’adozione. Ma è anche un racconto di tipo antropologico, in quanto l’autore descrive, in maniera dettagliata, molti dei più importanti usi e costumi dei maori, gli indigeni della Nuova Zelanda.

    La particolarità dell’evento reale, dal punto di vista neozelandese, sta nel fatto che Wiremu Toetoe Tumohe e Hemara Rerehau Te Whanonga Takawe, i due maori che dalla regione del Waikato raggiunsero l’Europa, furono i primi, che si sappia, a viaggiare su una nave che non battesse bandiera britannica e a fermarsi nell’Europa continentale (abitarono a Vienna) invece che nelle Isole Britanniche.

    Esiste anche un altro avvenimento storico che lega la Nuova Zelanda a Trieste in quanto, 86 anni dopo l’arrivo nella città portuale dei due maori avvenuto nel 1859, altre persone dallo stesso Paese entrarono nell’attuale capoluogo regionale friulano: furono i soldati della 2a Divisione Neozelandese che, nel 1945, liberarono la città prima dai tedeschi e poi dai partigiani jugoslavi.

    L’autore confina la parte storica del suo racconto nei primi quattro capitoli, che contengono quasi esclusivamente dati acquisiti dalle pubblicazioni degli storici che hanno studiato i documenti degli avvenimenti in questione. Dal quinto all’ultimo capitolo invece il racconto è sostanzialmente, ma non solo, romanzato. Le informazioni riportate nelle note in calce al libro riguardano eventi reali, in quanto anch’esse ottenute studiando i dati forniti dagli storici.

    In questo libro il lettore troverà anche parole, locuzioni e frasi in te reo maori (la lingua maori) che, come esposto nel racconto, prima dell’arrivo degli europei, durante la seconda metà del Settecento, non era un idioma scritto ma solo parlato, qundi la loro ortografia potrebbe non essere corretta.

    Tainui a Trieste

    Tainui o Trieste

    1

    La NOVARA ad AUCKLAND

    Te Kaipuke Novara ko Tāmaki Makau Rau

    La nave della flotta austriaca Novara arriva ad Auckland tre giorni prima del giorno di Natale 1858.

    La Novara era stata costruita in commemorazione della vittoria dell’esercito austriaco su quello piemontese alla fine dell’omonima battaglia¹. Era una fregata, la più grande nave militare mai attraccata in Nuova Zelanda, con un equipaggio di 346 marinai ed aveva lasciato Trieste, all’epoca nell’Impero d’Austria², il 30 Aprile 1857, per la circumnavigazione del globo³. Durante il suo viaggio aveva visitato 20 nazioni, la Nuova Zelanda era l’ultima del suo itinerario⁴, ed aveva fatto rientro a Trieste il 26 Agosto 1859, dopo aver compiuto alcune soste di servizio.

    L’idea del viaggio era nata all’Arciduca d’Austria Massimiliano I d’Asburgo-Lorena⁵, a seguito di una conferenza di naturalisti e di fisici europei, che si era tenuta a Vienna nel 1856 e che era stata organizzata per fare il punto dei dati scientifici allora conosciuti, o che si era convinti di conoscere. Massimiliano era anche il comandante dell’ancora giovane flotta austriaca ed aveva voluto questo viaggio per sviluppare ricerche scientifiche in vari settori (zoologia, botanica, antropologia, geologia, ecc...), per allacciare rapporti commerciali ovunque possibile nonché, come era uso e costume dei Paesi del Vecchio Continente, per far conoscere la propria bandiera a tutto il mondo.

    All’epoca della visita dei mitteleuropei, una vera e propria rarità a queste latitudini, la Nuova Zelanda era una colonia inglese da quasi vent’anni⁶: la più lontana e una delle meno importanti. L’unico interesse che aveva spinto il governo britannico ad accaparrarsi anche questo piccolo arcipelago nell’Oceano Pacifico meridionale, era stato quello di proteggere l’Australia dai francesi e dagli americani in quanto, da sub-continente, era molto più appetita delle neozelandesi Isola del Nord, Isola del Sud ed Isola Stewart.

    Dato l’iniziale disinteresse di Londra, convinta che ben poca gente si sarebbe trasferita in quelle isole dall’altra parte del mondo, la colonia aveva sviluppato una notevole indipendenza politica fino all’auto-governo e fu proprio per questo che, all’inizio della nostra storia, aveva sia la sua costituzione che il suo parlamento. Inoltre era molto più redditizia dell’Australia⁷ ed i suoi prodotti principali erano:

    Gli alberi kauri, il cui legno veniva usato un po’ per tutto e molti tronchi diventavano alberi di navi. Molto del legno fu anche utilizzato per la costruzione di case a San Francisco (California, USA), per poi finire letteralmente in fumo⁸.

    La kāpia, la resina fossile del kauri, ambita per la produzione di monili ed oggetti vari.

    La harakeke, che la classificazione APG inserisce nell’Ordine Asparagales con l’agave e che serviva per la produzione di corde e di cesti.

    Il kumara, il mais ed i suini⁹.

    Le balene, i leoni marini, i leopardi marini e le foche¹⁰, che venivano cacciati per il loro olio che permetteva di illuminare artificialmente le città europee e Nord americane¹¹.

    Aotearoa, il nome che i pacifika avevano appioppato a queste isole, non era ancora diventata meta di emigrazione, ma quei prodotti l’avevano decisamente lanciata nel commercio internazionale e quindi nei suoi ancora pochi porti vi era un bel viavai di navi mercantili e, di conseguenza, anche di gente.

    Nel Novembre 1858, quando la Novara è a Sydney, il geologo Ferdinand von Hochstetter (1829-84)¹² viene inviato in Nuova Zelanda, vicino a Drury¹³, per studiare un giacimento di carbone recentemente scoperto e, dopo che la nave è già arrivata ad Auckland, von Hochstetter si addentra nella parte settentrionale della regione del Waikato per ispezionare le miniere dello stesso minerale presenti nella zona.

    Successivamente, in accordo col capo della sua spedizione, lo scienziato austriaco accetta l’invito del governatore della colonia di rimanere in Nuova Zelanda, per guidare un’altra spedizione¹⁴ allo scopo di investigare la presenza o meno di altre risorse minerarie (sempre nel Waikato settentrionale).

    Nel frattempo, l’8 Gennaio 1859, la Novara salpa da Auckland per ritornare nell’Impero asburgico con due ospiti inaspettati, invitati dal Capitano di Vascello a nome del governo austro-ungarico, due tangata whenua: Wiremu Toetoe Tumohe e Hemara Rerehau Te Whanonga Takawe.

    Il viaggio di ritorno dura sette mesi, durante i quali in Italia scoppia la seconda guerra d’indipendenza¹⁵ e quando la nave passa il Capo di Horn si trova in una tremenda tempesta la quale, assieme al freddo, mette in seria difficoltà i due passeggeri. La Novara approda nel porto di Trieste nell’estate del 1859.

    Per la prima volta in assoluto, che si sappia, dei maori hanno circumnagivato

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