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Attimi d'argento
Attimi d'argento
Attimi d'argento
E-book118 pagine1 ora

Attimi d'argento

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Romance - romanzo breve (75 pagine) - Ritroviamo i protagonisti de Il canto del meltemi cinque anni dopo. Da Mykonos a Salonicco, passando per Roma e Siena, intrighi, segreti e turbamenti sapranno talvolta lasciare spazio a mille attimi d’argento


C’è la nostra Clarissa, chirurga ormai trapiantata a Salonicco, che attende la seconda figlia quando Nikos, il marito, rimane in coma dopo un incidente.

C’è Eleni, la cugina di Nikos, che vive un’avventura con Luca, giovane senese conosciuto all’aeroporto, e qualche mese dopo si scopre incinta.

C’è anche Fotinì, innamorata di Kostas, fratello di Eleni, che invece sta per sposare sua sorella Stavroula.

Cose non dette, imprevisti e sentimenti segreti sconvolgeranno le vite dei protagonisti, in attesa degli attimi d’argento che il destino ha in serbo per loro…


Federica Ambroso è nata in provincia di Verona, nel 1993. Dottoressa di ricerca in Lingue, letterature e culture moderne, è laureata in Lettere e ha conseguito la Laurea Magistrale in Culture Letterarie Europee (doppio titolo italiano e greco).

Sin dall'infanzia ama scrivere; negli ultimi anni è risultata vincitrice di 60 concorsi letterari in Italia e Grecia. Alcuni dei suoi scritti sono stati pubblicati in periodici letterari italiani e greci, nonché in antologie.

In Grecia ha pubblicato un libro per bambini premiato come libro dell'anno Epok 2018-2019 (Ο Μάγειρας των εποχών και η μυστική συνταγή της Άνοιξης, Malliaris, 2018), una silloge di racconti bilingue (Με τις βαλίτσες γεμάτες ήλιο/Con le valigie piene di sole, Elkystis, 2019) e una monografia sulla presenza di Dante nell'opera del poeta Ghiorgos Seferis (Elkystis, 2019). In Italia ha pubblicato il libro per bambini La grande avventura di Lily Selvaggia (Boopen, 2020), la silloge di poesie dialettali In serca del sol (Boopen, 2020) e il romanzo Il canto del meltemi (Delos digital, 2021).

Il suo amore per i libri è accompagnato dall'amore per la Grecia, la sua lingua e la sua cultura. È infatti insegnante di greco moderno, recruiter di personale greco e traduttrice. Per molti anni si è dedicata al canto, alla musica (fisarmonica) e alla danza.

LinguaItaliano
Data di uscita28 set 2021
ISBN9788825417500
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    Anteprima del libro

    Attimi d'argento - Federica Ambroso

    1

    Il pallido sole si specchiava sul mare in fermento, carezzava i visi delle ragazze che si affacciavano trepide alle finestre, prestando attenzione alle loro pene d’amore, e osservava indisturbato i primi segni della primavera, che a Salonicco non tardava mai a venire.

    Clarissa, le mani in grembo, aspettava ansiosa suo marito Nikos, come lei chirurgo all’ospedale Papageorgiou, per comunicargli la notizia: presto avrebbero avuto un altro bambino. La loro piccola Klio aveva ormai cinque anni, ed era una bambina bellissima. Una soffice nuvola di riccioli color ebano circondava il visino abbronzato, in cui spiccavano lucenti occhi ellenici, un nasino a patata e una piccola bocca rosa. Chissà se anche lei sarebbe stata felice di avere un fratellino… conoscendola, forse avrebbe preferito una sorellina.

    L’auto bianca di Nikos si fermò davanti alla loro casa. Clarissa si alzò per accoglierlo, ma non ebbe nemmeno il tempo di salutarlo, che si ritrovò fra le sue braccia. Nikos le baciò i capelli d’oro e le chiese teneramente – Kalà eisai? Stai bene?

    Lei mormorò un fievole sì.

    In quel momento Klio, che stava giocando in soggiorno, vide suo padre e corse da lui gridando – Babà! – Nikos la prese in braccio. – To koritsaki mou! Ela! La mia bella bambina! Vieni!

    Clarissa sorrise. Com’erano belli insieme. D’un tratto, si accorse di essersi scordata di dire a Nikos del bambino! Colse l’occasione e, pazienza se c’era anche Klio, lo avrebbe detto a entrambi.

    – Klio, mi chiedevo se ti piacerebbe avere un fratellino – iniziò Clarissa, e a giudicare dal suo sorriso, Nikos capì subito.

    – Non so – mormorò Klio, torturandosi i riccioli.

    – È bellissimo avere un fratellino – intervenne Nikos, lanciando a Clarissa uno sguardo pieno d’amore, – o magari una sorellina. Puoi giocare con lei, insegnarle ciò che sai… – cercò di convincerla. Klio, dapprima imbronciata, sorrise timidamente e ai lati della sua bocca si formarono due tenere fossette.

    – Potrai aiutarmi a scegliere il suo nome – le propose Clarissa, prendendole la manina paffutella.

    – Peggy – disse pronta Klio, – come Peggy Zina. – Clarissa e Nikos scoppiarono in una sonora risata: a entrambi piacevano le canzoni della famosa cantante greca, e anche Klio aveva imparato a cantarle. Nikos abbracciò le sue donne e mai tanto come ora Clarissa, Nikos e Klio si sentirono una vera famiglia.

    2

    – Ma… ma… – borbottò il piccolo Andreas, rivolgendosi ai genitori, che lo stavano osservando, un allegro sorriso sdentato.

    – Ha detto mamà! – sorrise Dimitra, elettrizzata, stringendo i pugni per la gioia. – La prima parola di mio figlio è stata in greco… la lingua di sua madre! – Prese in braccio Andreas e gli baciò le guanciotte scure.

    Roberto osservò con cipiglio la scena. – Veramente a me è sembrato che dicesse mamma… in italiano.

    – L’ ho sentito benissimo, il mio piccolino, e ha detto mamà. Vero, Andreas, vero che hai detto proprio così? – ribatté Dimitra.

    Roberto scosse la testa. Neppure ora, dopo anni che la conosceva, era mai riuscito a non dare ragione a lei. La sua bella, ostinatissima Dimitra… e poi i greci dovrebbero essere calmi e tranquilli? Beh, almeno così diceva la sua vecchia collega Clarissa. Clarissa… non la vedeva da un anno. Era la moglie del fratello di sua moglie: che strana e complicata, la vita. Per un attimo gli tornò alla mente uno sprazzo del grande amore che aveva provato per lei, lo scacciò subito inequivocabilmente, ora Clarissa aveva una stupenda bimba che si chiamava come la musa della poesia epica, l’amore della sua vita era Dimitra, e anche se il carattere determinato e volitivo della moglie vinceva sempre sul suo realismo, l’amava più di ogni cosa.

    – Mio figlio ha parlato in greco! – continuò Dimitra, con l’intento malizioso di far arrabbiare Roberto. Lui ormai aveva capito come andavano le cose e, anche quella volta, fece vincere l’amore.

    – Cosa importa, amore, in greco o in italiano, la mamma è sempre la mamma – le disse, accarezzando i suoi capelli scurissimi e un po’ crespi. – Già – gli sussurrò Dimitra, sentendo rifulgere nel profondo il luccichio della vittoria.

    In quel momento entrò Katerina, l’altra loro bambina di sei anni, che tornava da scuola.

    Yassou mamma, ciao papà! – salutò la bimba. – Katerina! Com’è andata oggi la scuola? – le chiese Roberto, facendola sedere accanto a sé nel lungo divano in mocassino bianco.

    – Bene. La maestra mi ha parlato dell’antica Roma, e poi mi ha dato un bel voto in italiano– raccontò la bimba, sorridendo, e Roberto pensò che il suo sorriso fosse uguale a quello di Dimitra.

    – Ma brava la mia bambina! – disse Roberto, stringendola a sé.

    – Venite, è pronta la cena! – li richiamò dopo un po’ Dimitra dalla cucina, mentre cercava di far ingoiare a un contrariatissimo Andreas il passato di verdure. Katerina si sedette educatamente al tavolo, si tirò indietro le lunghe trecce scure e rivolse a sua madre un raggiante – Kalì oreksi! Buon appetito.

    Sapeva quanto le faceva piacere sentirla parlare nella sua lingua madre.

    Dimitra si rivide bambina nella sua Katerina, seduta al tavolo di legno scuro della nonna Asimina il giorno di santa Marina, mentre divorava avidamente le prelibatezze cucinate dalla nonna. La nonna, quella nonna che le diceva – Dimitra, mikroula – piccolina – da grande ne farai di strada. Quella nonna che la faceva sedere accanto a sé e stava ore a raccontarle i miti della Grecia antica. Era stata lei a farle amare fin da piccola la letteratura classica… ricordava ancora la voce cantilenante e appassionata della nonna che le narrava le storie di Prometeo, Dedalo e Icaro, Apollo e Dafne…

    Guardò la sua Katerina con occhi colmi di tenerezza – Te l’ho mai raccontata la storia di Narciso?

    3

    – Buongiorno ragazzi! – la professoressa Corinna Melchiorri entrò in classe, sbatacchiando i tacchetti delle sue scarpe, davanti a una ventina di studenti che la salutarono meccanicamente, i volti assenti, stanchi.

    – Su con la vita, ragazzi! Vi ho portato i compiti di latino! – disse l’insegnante, accomodandosi alla cattedra.

    – Ci mancava solo questa. – Una voce, che non aveva intenzione di farsi sentire, si diffuse per il teso silenzio. Una ragazza roteò gli occhi e poi arrossì, accortasi di essere osservata dall’insegnante.

    Corinna fissò i visi inquieti dei suoi ragazzi: vide occhi trepidi, occhiali appannati, sguardi rassegnati, mani che si torcevano ansiosamente, labbra strette e lunghi respiri. Adesso, seduta alla cattedra, quei ragazzini le facevano persino tenerezza, ma quando era lei la studentessa agitata in attesa di un voto importante…

    Se lo ricorda ancora, quel giorno d’inverno in terza liceo. – Melchiorri – l’aveva chiamata l’anziana insegnante, stringendo le labbra finissime tinte di porpora.

    – Ecco, ho preso 4! Questa volta lo so, me lo sento – si disse fra sé la giovane Corinna, preoccupata dalla severità dello sguardo dell’insegnante. Si presentò alla cattedra, lo sguardo chino e le mani bollenti in grembo.

    – Un buon lavoro, Melchiorri, decisamente accettabile. – Corinna prese il foglio tra le mani e i suoi occhi blu si spalancarono di stupore. Si avviò al banco, mentre si sentiva svuotare pian piano, sino a sentirsi così leggera, da poter essere sollevata da un soffio di vento. Eppure, non c’era dubbio: quel compito con su scritto un sintetico, stilizzato dieci color corallo era proprio il suo. I compagni la guardavano incuriositi; Giulia, la sua migliore amica e compagna di banco, le diede una gomitata per farsi dire il voto che l’aveva così stupita. Ma Corinna era troppo concentrata sulla sua felicità, così Giulia aveva sbirciato sul foglio dell’amica e, visto il suo voto, aveva diffuso la notizia a tutta la classe. Certo, non poteva scacciare un

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