Bianco inverno (eLit): eLit
4/5
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Info su questo ebook
Ann Lethbridge
Ann Lethbridge majored in history and business. She always loved the glamorous, if rather risky, Georgians and in particular the Regency era as drawn by Georgette Heyer. It was that love that prompted her to write her first Regency novel in 2000. She found she enjoyed it so much she just couldn’t stop! Ann gave up a career in university administration to focus on her first love, writing novels and lives in Canada with her family. Visit her website at: www.annlethbridge.com
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Anteprima del libro
Bianco inverno (eLit) - Ann Lethbridge
successivo.
1
Adam Royston St Vire, Visconte di Graystone ed erede del Conte di Portmaine, si strinse il naso tra le dita e riportò la sua attenzione sulla colonna di numeri nel vecchio libro mastro polveroso. Vide nuovamente sfocato. Sembrava che la pannellatura di legno che rivestiva le pareti della stanza, annerita dal tempo, il tappeto sbiadito, i mobili di quercia antichi inghiottissero la poca luce del sole invernale che filtrava attraverso la finestra a bifora della biblioteca.
Forse ci voleva un'altra candela.
Nonostante avesse acceso un bel fuoco nel camino, dentro quel tetro e vecchio maniero si sentiva intirizzito dal freddo. Inarcò la schiena e si stirò le dita indolenzite delle mani. Quei libri mastri avevano una triste storia da raccontare: il vecchio cugino Josiah aveva trascurato Thornton per anni e per rimettere in sesto gli affari sarebbe stato necessario un grosso investimento, e anche in quel caso... No, le casse di Portmaine non avrebbero dovuto subire un salasso del genere. Avrebbe raccomandato a suo padre una rapida vendita della proprietà.
Si massaggiò la nuca. Scartoffie. Le odiava. L'antica irrequietezza lo assalì di nuovo. Sbirciò in direzione della bottiglia di brandy che aveva portato dal villaggio vicino il giorno prima, insieme con altre provviste. Sebbene potesse attenuare il suo impulso di alzarsi e andarsene, certo una bevuta non lo avrebbe aiutato a finire prima.
Aveva il dovere, verso suo padre e la proprietà, di portare a termine quell'impegno prima di tornare a casa per Natale.
Il pensiero di casa, e di dover incrociare sguardi compassionevoli e volti preoccupati, gli provocò crampi allo stomaco. E, ancora peggio, avrebbe dovuto assistere agli sforzi della madre come sensale matrimoniale. Gli aveva scritto per informarlo di aver invitato una giovane signora e la sua famiglia a trascorrere le vacanze da loro.
Adam non biasimava i suoi stratagemmi per vederlo preso al cappio un'altra volta, sapeva che lei non capiva che a lui andava benissimo lasciare l'onere di generare un erede ai suoi fratelli minori. Il matrimonio non rientrava proprio nei suoi piani.
Dannazione. Non voleva pensare alla defunta moglie. Soffriva troppo. Soprattutto in quel periodo dell'anno. Marion amava il Natale. Amava la vita, e se lui fosse stato un marito migliore sarebbe stato più attento ai suoi doveri, e lei sarebbe stata ancora viva e si sarebbe goduta la sua vita terrena.
Rabbia e rammarico gli fecero ribollire terribilmente lo stomaco. Gli accadeva sempre quando si abbandonava al ricordo della moglie.
Le sue dita strinsero la penna d'oca. Per resistere all'impulso improvviso di scagliarla via, la immerse nel calamaio, sforzandosi di pensare ai libri contabili di Sir Josiah.
I numeri non lo deludevano mai. Obbedivano sempre ai suoi ordini. Se non erano giusti, si potevano correggere. Con le persone non era lo stesso.
Si concentrò sulle descrizioni illeggibili accanto a ogni cifra e fece una smorfia. Se non altro, il disordine lasciato dal cugino gli forniva una scusa plausibile per rimandare il suo rientro a Portmaine di alcuni giorni.
Cominciò di nuovo a calcolare gli importi della colonna.
«Fallo tu» disse una voce acuta proprio fuori dalla finestra che si affacciava sul piazzale di accesso.
«No, tu. È stata una tua idea, e poi sei la più grande.»
Voci femminili, del genere colto. Troppo giovani per rappresentare qualsiasi pericolo di pretesa matrimoniale, grazie a Dio.
Adam udì lo scampanellio della porta. Lo ignorò. Dal momento che Josiah aveva mandato in pensione tutti i domestici, eccetto lo stalliere, e lui aveva rimandato a casa il suo servitore per le vacanze, non c'era nessuno ad aprire la porta. Comunque non stava aspettando nessuno. Il notaio che gli aveva consegnato le chiavi gli aveva chiesto se intendeva assumere una governante, o qualcuno del genere, nel villaggio vicino, ma considerando che intendeva rimanere solo per un breve periodo aveva declinato.
Il campanello insistette una seconda volta. Non demordevano, allora. Sospirò, si alzò in piedi e si diresse verso il vano gelido dell'entrata. Aprì la porta proprio nel momento in cui la più alta di due figure femminili stava allungando la mano verso il campanello; questa barcollò in avanti e gli cadde sull'addome, lanciando un grido di spavento.
Adam la tenne ferma, l'aiutò a rimettersi in piedi, e la fissò in viso dall'alto della sua imponente statura. «Cosa volete?»
La bimba più piccola si nascose dietro la sorella maggiore e poi fece capolino, guardando l'uomo con i suoi grandi occhi azzurri dalle ciglia bionde.
La sorella, una brunetta di forse dieci anni dalle guance rosee e con il mento nascosto da una sciarpa azzurra fatta a maglia, si mise le manine coperte da mezziguanti sui piccoli fianchi. «Vogliamo vedere Sua Eccellenza.» Ansimava e dalla bocca le usciva una nebbiolina gelida.
Come facevano a sapere della sua presenza a Thornton House? La fissò di nuovo, più irritato di prima. «E chi vorrebbe vedere Sua Eccellenza?» ringhiò.
La più piccola sparì di nuovo dalla sua vista, ma la più grande raddrizzò la schiena come un soldato in rassegna. Adam non poté fare a meno di ammirare la sua fermezza ricordando che tutti i suoi stallieri si impappinavano quando lui, come dicevano, aveva uno dei suoi cambi d'umore.
«Sono Miss Lucy Melford e questa è mia sorella, Diana.» Parlava con cautela, come se avesse imparato le parole a memoria ma avesse bisogno di ripensarci bene. «Vogliamo vedere Lord Graystone per parlare di una questione molto importante. Potete annunciarci, per cortesia?»
Una strana sensazione si impossessò di lui. Sentì il bisogno improvviso di distendere la bocca in un sorriso di fronte a quel piccolo involucro di orgoglio contegnoso. Gli ricordava le sue sorelle a quell'età, coraggiose come leoni quando qualcuno incuteva loro terrore. Si accovacciò all'altezza di quel visetto autoritario. «Sua Eccellenza non è in casa.»
Miss Melford si girò verso la sorella. «Dicono sempre così quando non vogliono vedere nessuno.»
«Te l'avevo detto che non dovevamo venire» mormorò Miss Diana dal suo nascondiglio.
«Perché siete venute?» chiese Adam, incapace di trattenere la curiosità.
Miss Lucy lo scrutò pensierosa, forse incerta se considerarlo un alleato o un nemico. «Dobbiamo chiedergli una cosa importante.»
«Lucy! Diana!» gridò una donna con voce ansimante.
Adam si rialzò in tutta la sua altezza e vide una terza figura femminile che affrettava il passo verso di lui; era una donna adulta con indosso un mantello orlato di pelliccia di un colore marrone spento e non definibile, e un cappellino nero sbiadito. Questo fu tutto quello che lui riuscì a notare mentre la donna guardava dove mettere i piedi sul viale di accesso coperto di neve. Tutto il suo buon umore svanì di colpo. Cielo, avrebbe dovuto immaginarsi che delle fanciulle sarebbero venute accompagnate dalle loro versioni più grandi. Governanti, madri e simili. Ambiente pericoloso per un uomo solo, non sposato e con l'intenzione di rimanere tale.
Mentre la donna raggiungeva le due fanciulle, fece per chiudere la porta.
La governante, o chiunque fosse, sollevò il volto accigliato. «Bambine. Vi avevo detto di non disturbare Sua Eccellenza.»
D'improvviso, Adam rimase con il fiato sospeso. Era così... inaspettatamente giovane. Nessuno avrebbe saputo descrivere quel viso. Le guance erano piacevolmente arrossate dall'aria gelida dell'inverno, che le rendeva così graziose. Il naso era troppo aquilino e la bocca generosa troppo larga per poterla definire di una bellezza classica. Tuttavia gli occhi castani erano straordinariamente luminosi, come lui non aveva mai visto prima.
Distanti tra loro, vivaci e con un'espressione intelligente, colsero però la scena sulla porta con costernazione. Il viso della donna si accigliò ancora di più. Una persona dignitosa e perbene, dunque, che altri avrebbero sfortunatamente definito troppo alta. Non lui. Raramente incontrava una donna più bassa solo di pochi pollici. Corpo statuario, con una figura dalle belle forme generose. Fisicamente, la trovava molto attraente.
Scandalizzato da quei pensieri così poco da