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La follia della Contessa: Le Spose dell'Arcano, #1
La follia della Contessa: Le Spose dell'Arcano, #1
La follia della Contessa: Le Spose dell'Arcano, #1
E-book126 pagine4 ore

La follia della Contessa: Le Spose dell'Arcano, #1

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Info su questo ebook

Il vero amore deve spezzare la maledizione della follia in questo avvincente romanzo Regency gotico…

Dopo che la madre viene rinchiusa in manicomio, l’Alta Società è pronta a dileggiare Lady Claire Deering, chiamandola la “Figlia pazza”. Tuttavia, una reputazione a brandelli è l’ultima delle preoccupazioni di Claire, dato che quei pettegolezzi hanno un fondo di verità, una verità orribile: le donne della famiglia Deering sono vittime della maledizione di una strega. Se Claire sposerà il suo vero amore, trascorrerà il resto della vita schiava della follia. Per salvarsi deve rimanere sola… finché la lettura di un testamento in un castello misterioso, alla vigilia di Ognissanti, la fa ritrovare a stretto contatto con il suo più caro amico, nonché suo amore segreto.

Timido e studioso, Teddy Lockwood è sempre stato più che felice di seguire le regole. Quando all’improvviso eredita il titolo di conte di Ashbrooke, decide che è arrivato il momento di affrontare la vita con più coraggio… e di confessare finalmente a Claire che è innamorato di lei fin da quando erano bambini. La lettura del testamento è l’occasione perfetta per conquistarla, anche se l’enorme castello in Cornovaglia, pieno di ombre e misteri, non è il suo ambiente ideale. Ben presto, la passione che ribolle tra loro non può più essere trattenuta. Allo scopo di salvare l’amore della sua vita, Teddy farà di tutto per spezzare l’incantesimo che la minaccia. Claire sarà costretta a trascorrere la vita intrappolata nel delirio della follia o l’amore si dimostrerà più forte di tutto?

Questo racconto è stato già pubblicato in inglese nell’antologia Mystified.

LinguaItaliano
Data di uscita13 ott 2021
ISBN9781071558225
La follia della Contessa: Le Spose dell'Arcano, #1

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    Anteprima del libro

    La follia della Contessa - Erica Monroe

    Capitolo 1

    27 ottobre 1811

    Cornovaglia, verso il Castello di Keyvnor

    Follia.

    Quanto appariva innocua quella parola sulla pagina del diario di Lady Claire Deering. La calligrafia era ordinata, minuta. Una volta rinchiusa nella cella di un manicomio, come lo era stata sua madre, avrebbero ricordato solo quello di lei, la calligrafia chiara e senza fronzoli, in diretto contrasto con la sua mente ottenebrata dalla follia? Sui pazzi non si potevano che sussurrare storie angoscianti ai bambini prima di metterli a letto, per ammonirli sui rischi che correva chi attentava alla morale.

    Fai la brava, tesoro, o finirai come quei selvaggi.

    Claire, però, sapeva che non bastava. Non bastava tentare di essere brava o pregare di sfuggire alla cattiva sorte. Con una maledizione addosso, certe cose erano impossibili da evitare. Un giorno la stessa follia da cui erano state avvinte sua madre e la zia avrebbe reclamato anche lei. Fino ad allora non le rimaneva che aspettare. In silenzio. Da sola.

    «Cosa ti preoccupa?» chiese una voce femminile.

    O almeno, sola per quanto si potesse esserlo in una carrozza con la propria cameriera personale, in viaggio per assistere alla lettura del testamento dello zio, il vecchio Conte di Banfield. Kinney aveva dormito per buona parte del viaggio, ma adesso era sveglia. Sedevano vicine nella piccola carrozza con una coperta poggiata sulle gambe per tenersi al caldo.

    Quando Kinney si voltò verso il finestrino, Claire nascose il diario sotto la coperta, per evitare lo sguardo curioso dell’anziana donna. L’ultima cosa che voleva era preoccuparla. Negli ultimi tempi più che una domestica Kinney era diventata un’amica, merce rara per lei di quei tempi.

    «Stavo solo pensando a zio Jonathan. Che tristezza la sua morte», disse Claire.

    A dir la verità, non era certo quella la sua maggiore preoccupazione. Il defunto Conte di Banfield aveva trascorso i suoi settantadue anni di vita in piena salute, sebbene non proprio felicemente. La perdita del giovane figlio, tanti anni prima, non lo aveva colpito nella stessa maniera in cui aveva devastato la moglie.

    Lui non era uno dei bersagli della maledizione contro la famiglia.

    Kinney le lanciò uno sguardo scettico. Avendola seguita sin da quando era una bambina, la donna sembrava sempre capace di leggerle nella mente. «È solo questo a preoccuparti, Fragolina?»

    Quel tono, a metà tra un rimprovero e una cantilena e accompagnato dal soprannome affettuoso, fece tornare in mente a Claire la propria infanzia. Si era guadagnata quel nomignolo perché a quattro anni si ostinava a voler mangiare solo fragole. Nel tempo, però, era diventato un segno di affetto tra le due donne, più che solo un emblema della testardaggine di Claire.

    «Ti sarebbe sufficiente sapere che non ho alcun desiderio di soggiornare per una settimana al castello di Keyvnor?» chiese Claire, il tono intriso di una speranza che sapeva inutile. Se solo Kinney fosse nata maschio, sarebbe diventata un eccellente investigatore di Bow Street: quando si trattava di scovare segreti, era più efficace di un segugio.

    «Certo che no.» Kinney fece un mezzo sorriso, lo sguardo penetrante puntato di nuovo su Claire, come a denudarla di ogni segreto. «È mio dovere prendermi cura del tuo benessere. A proposito, dovresti mangiare qualcosa. Tra i fantasmi e quella congrega di streghe nei boschi, devi tenerti in forze per resistere in un castello così lugubre.»

    La sola idea di essere vicina alla congrega procurò a Claire una stretta allo stomaco. Istintivamente afferrò tra le dita la perla della propria collana, pregando che la proteggesse. Tuttavia, il ciondolo era appartenuto a sua madre e lei non era stata salvata.

    Dal bauletto ai suoi piedi Kinney tirò fuori un involto. Sciolse i nodi, rivelando sei biscotti presi dal vassoio del tè durante la sosta nell’ultima locanda. Claire era stata troppo turbata per mangiare, concentrata com’era sul pensiero del testamento e dell’incontro con gli altri parenti alla lontana. Non aveva nemmeno notato Kinney avvicinarsi ai biscotti, figurarsi se l’aveva vista avvolgerli nel fazzoletto.

    «Quando hai… ?» Scosse la testa. Non era mai una buona idea ammettere quanto le sfuggisse di ciò che le succedeva attorno, persino con Kinney. Claire prese invece un biscotto. «Grazie.»

    Mangiarono tutto fissando fuori dai finestrini della carrozza. La campagna gallese scorreva davanti ai loro occhi, una fila ininterrotta di foreste verdi e paludi. L’unica cosa che ravvivava di tanto in tanto la monotonia del panorama era il rosso e nero del blasone sulla carrozza del padre che le precedeva, viaggiando così separato da loro. Raramente ormai trascorreva più di dieci minuti nella stessa stanza con la figlia, che gli ricordava troppo la moglie defunta.

    In effetti, dalla morte della mamma, papà rifiutava la compagnia di chiunque. Passava il tempo rinchiuso a Brauning Manor e lasciava la propria dimora in campagna solo durante la Stagione. Anche allora, però, era raro che uscisse dalla casa di Londra. Quando Claire aveva bisogno di un accompagnatore, il ruolo veniva ricoperto da Kinney.

    Tuttavia, persino rimanere sola per due settimane in compagnia del padre sarebbe comunque stato un tormento assai minore delle visite alla madre a Ticehurst, il manicomio privato che offriva i propri servizi ai membri dell’aristocrazia di cui nessuno parlava mai ad alta voce.

    Lady Brauning era rimasta lì per due anni e Claire l’aveva vista solo tre volte.

    La quarta visita avrebbe dovuto avvenire la settimana in cui era deceduta.

    La settimana in cui l’avevano uccisa, quei ciarlatani che eseguivano gli ordini di Samuel Newington. Lo stesso Newington che si supponeva essere migliore dei macellai di Bedlam che si occupavano dei poveracci. Newington, che avrebbe dovuto impedire ai dottori di praticare su sua madre la cosiddetta terapia dell’acqua. Newington che, quell’anno, aveva fatto i conti con il proprio destino.

    Lui, però, non era morto in una stanza senza finestre, il corpo immobilizzato su una sedia speciale, mentre gli scorreva addosso ininterrottamente dell’acqua gelida. Non aveva faticato a prendere un respiro dopo l’altro, in preda ai fumi del laudano, inghiottendo solo acqua, finché non era affogato. Non aveva lasciato una famiglia bandita dall’Alta Società e la propria bambina marchiata come la Figlia pazza.

    Claire si poggiò allo schienale e chiuse gli occhi. Fu un errore, poiché nel buio le si presentò l’immagine della madre per come doveva essere in quegli ultimi momenti, quando aveva perso conoscenza, rilassato la gola e lasciato che l’acqua le scorresse dentro fino ai polmoni.

    Per un attimo, il respiro le si fece affannato, con la mente in preda a quell’orrendo pensiero. Il dondolio della carrozza contro la strada sterrata non la calmò, poiché, anzi, le ricordava dove si stava dirigendo. Cosa avrebbe affrontato.

    Poi, quando il cuore cominciava già a martellarle nel petto, così forte da coprire il rumore delle ruote, fu riportata alla realtà dal tocco confortevole di Kinney sul braccio. Non aveva molto, ma aveva la sua fedele compagna.

    Le sarebbe bastato. Non avrebbe chiesto di più. Si rifiutava di farlo. Non c’era amore nel suo futuro.

    Non importava quanto il desiderio la tormentasse al pensiero del ragazzo che conosceva da una vita, dei suoi occhi verdi e lucenti, della mente arguta e del sorriso impertinente che le procurava un tuffo al cuore.

    La carrozza oscillò voltando a destra, giù per la strada che li avrebbe infine fatti giungere al castello di Keyvnor. Kinney raccolse il fazzoletto ormai vuoto dei biscotti e lo rificcò nel bauletto, spazzolò via le briciole dalla coperta e poi riaggiustò il cappellino da viaggio di Claire.

    «Ecco qui, Fragolina», dichiarò. «Sei pronta per tutto. Quei fantasmi e spiriti maligni non ti faranno niente.»

    Kinney appariva così sicura di sé, che Claire non poté trattenere un sorriso, debole ma genuino. «Forse sarò più forte dei miei demoni per una volta», disse. Voleva essere combattiva per come la vedeva Kinney, ma sapeva che il proprio destino era già segnato.

    «Inoltre, avrai modo di incontrare le tue cugine. Almeno questo dovrebbe procurarti un po’ di piacere», replicò la domestica.

    «Sarà bello rivedere Letty e Violet. E suppongo che ci sarà anche tutto il clan dei Priske. Apprezzo molto Lady Cassandra.» La maggiore delle sorelle Priske era sempre stata gentile con lei, persino quando l’anno prima l’Alta Società le si era rivoltata contro. «Anche Lady Samantha è cordiale.»

    «Non c’è dubbio. Però, speravo tanto che venisse anche Lord Ashbrooke.» Lo sguardo acuto di Kinney fece comprendere a Claire che ogni tentativo di mascherare i propri sentimenti sarebbe stato superfluo.

    «Ti prego, Kinney», mormorò voltando lo sguardo verso il finestrino. Non era certa di riuscire a mantenere un’espressione neutrale, anche se ormai non c’era molto da nascondere. «Non ci sarà alla lettura. È solo per i membri della famiglia.»

    «È un peccato. Ma suppongo che la lettura di un testamento sia un’occasione troppo triste per parlare d’amore. Dovresti fargli visita quando torneremo.»

    Claire sospirò.

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