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Un colpo di fortuna: I sentieri del destino, #10
Un colpo di fortuna: I sentieri del destino, #10
Un colpo di fortuna: I sentieri del destino, #10
E-book223 pagine2 ore

Un colpo di fortuna: I sentieri del destino, #10

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Info su questo ebook

Katherina Elliott conduce una vita semplice, insegnando ai bambini poveri, proprio come i suoi genitori prima di lei. Da quando è rimasta solo ogni tre mesi riceve da un misterioso benefattore una piccola somma che le serve per pagare le bollette della scuola. La busta con il denaro le viene consegnata sempre dal giovane avvocato che ha lo studio dall’altra parte della strada: un uomo affascinante che Kate non dovrebbe desiderare.

Lord Joshua Stuart, il secondo figlio del duca di Beaufort, non si è mai adattato allo stile di vita della famiglia aristocratica. Ha uno studio a Bond Street, ma se preferisce lavorare a Cheapside, dove può aiutare i più bisognosi, non è per via della dolce e attraente vicina. Quando la scuola di Kate è minacciata, Joshua sa che deve aiutarla.

Mentre Joshua e Kate cercano di salvare la scuola il loro legame si stringe fino a che il loro amore non può più essere negato. Insieme cercheranno le risposte alle tante domande di Kate: chi ha appiccato l’incendio? Chi è il benefattore? E perché le manda quei soldi? Quando il destino di Kate si intreccerà con quello di Madame Zeta, nulla sarà più lo stesso. Il suo amore per Joshua sopravviverà ai colpi di scena della fortuna, o finiranno per diventare l’ultima follia del destino?

LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2019
ISBN9781071521250
Un colpo di fortuna: I sentieri del destino, #10
Autore

Christina McKnight

USA Today Bestselling Author Christina McKnight writes emotionally intricate Regency Romance with strong women and maverick heroes.Christina enjoys a quiet life in Northern California with her family, her wine, and lots of coffee. Oh, and her books...don't forget her books! Most days she can be found writing, reading, or traveling the great state of California.Sign up for Christina's newsletter and receive a free book: eepurl.com/VP1rPFollow her on Twitter: @CMcKnightWriterKeep up to date on her releases: christinamcknight.comLike Christina's FB Author page: ChristinaMcKnightWriterJoin her private FB group for all her latest project updates and teasers! facebook.com/groups/634786203293673/

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    Anteprima del libro

    Un colpo di fortuna - Christina McKnight

    Prologo

    Oxfordshire, Inghilterra

    Dicembre 1814

    Il freddo vento invernale sferzava lo spesso mantello di lana di Madame Zeta, insinuandosi tra le pieghe cenciose e raggiungendo il tessuto sottile della camicetta e della gonna lisa. Le severe temperature inglesi dei mesi più rigidi avevano smesso di turbarla dal giorno in cui sua figlia, Katherina, le era stata strappata dal seno.

    Niente più - non la mancanza di una casa, la camicia consumata, i capelli arruffati o gli stivali logori - le causava dolore. Erano i beni più essenziali quelli di cui sentiva la mancanza, non le cose materiali. Lei rivoleva il suo cuore che le era stato rubato.

    Un tempo, il cuore aveva battuto con tanta vitalità da farle temere che il petto non fosse in grado di contenere tutto il suo amore. Ora era vuoto. Sterile. Privo di tutto tranne che odio, odio e una determinazione sostenuti da anni di ricerca instancabile, desiderio inarrestabile e notti insonni passate a meditare la vendetta.

    Da quella posizione, in cima alla collina della proprietà, fissava l'ingresso dei Giardini di Shrewbury.

    Un tempo era stato il posto in cui aveva desiderato vivere e crescere una famiglia con suo marito, Pierce.

    Invece, quando era arrivata, quel sogno le era stato strappato via con la stessa rapidità con cui aveva cancellato il suo nome.

    Dopo tanti anni sotto le spoglie di Madame Zeta, probabilmente non si sarebbe nemmeno più voltata se qualcuno l’avesse chiamata con il suo vero nome... ma nessuno tranne Lavinia conosceva la sua vera identità.

    Alaya De Vere, la Contessa di Holderness.

    Anche se in realtà, da quando aveva avuto conferma che il duca era morto, lasciando il suo unico figlio Pierce come erede, ora era la Duchessa di Shrewbury, se mai avesse voluto reclamare un titolo così decaduto.

    Rise al pensiero.

    Avrebbe preferito morire piuttosto che prendere il nome e il titolo di un uomo che disprezzava. Lei era e sarebbe rimasta soltanto Madame Zeta.

    Ma in realtà era Miss Alaya Banesworth, figlia di un barone impoverito del Nottinghamshire. Figlia prediletta di Eugene e Chloe Banesworth, Lord e Lady Oderton. Se avesse dato retta agli avvertimenti di sua madre e non fosse caduta vittima del perfido incantesimo di Pierce, non avrebbe mai sposato l’allora conte, lasciato la propria famiglia, avuto una figlia, non sarebbe stata abbandonata e nessuno le avrebbe rubato la sua bambina.

    Sentì una fitta al petto, come spesso accadeva quando lasciava vagare i pensieri a quegli ultimi giorno vissuti come Lady agli Shrewbury Gardens.

    Se non fosse stata una tale sprovveduta in gioventù, Zeta ora avrebbe avuto ancora il suo cuore. Era grata che sua madre non fosse vissuta abbastanza a lungo da vedere come si era rivelata miope e sempliciotta la figlia.

    Sfortunatamente, non aveva avuto l'astuzia necessaria per impedire che il suo mondo andasse in pezzi proprio davanti ai suoi occhi. La sua stessa madre si sarebbe trovata altrettanto indifesa davanti alla vecchia Duchessa di Shrewbury.

    Zeta aveva pagato un prezzo molto alto per avere commesso la follia di credere alle bugie di Pierce e per avere pensato che la suocera si sarebbe presa cura di lei e di Katherina.

    Bambina mia. Una mano, leggera come una piuma e familiare più di ogni altra cosa, si posò sulla sua spalla. Ti ho deluso?

    Si voltò verso Lavinia, la vecchia donna che era stata per lei come una madre fin dal giorno in cui l’aveva accolta, molti anni prima. Affamata, ammalata e deperita, Zeta avrebbe solo voluto morire quando il cocchiere di Shrewbury l’aveva scaricata giù dalla carrozza. Però Lavinia aveva guardato nel futuro e le aveva detto che un giorno si sarebbe riunita a Katherina. Entrambe le donne si erano aggrappate a quella rivelazione del destino. Per Zeta, era una speranza radicata nel profondo e talvolta dolorosa, mentre Lavinia le assicurava che quella profezia fortunata era destinata a diventare realtà.

    Era stato in quel momento che Zeta, malconcia e distrutta sia dentro che fuori, aveva deciso di vivere... anche solo per rivedere il viso della figlia ancora una volta prima che la sua vita arrivasse al termine.

    Ma ogni anno che passava la fine della vita si avvicinava per Lavinia, non per Zeta. Mentre le ricerche di Katherina non facevano alcun passo avanti.

    Sfortunatamente, Zeta non possedeva più un cuore, se lo avesse avuto si sarebbe resa conto del costante declino della vecchia donna.

    Quante volte Zeta aveva insistito per andare a Shrewbury Gardens per vedere se Katherina era stata riportata nella casa del padre? Quante volte Lavinia l’aveva accompagnata fin sulla cresta sulla quale ora si trovavano, osservando il posto che Zeta avrebbe dovuto chiamare a casa? No, non Zeta. Alaya aveva desiderato chiamare Shrewbury Gardens casa. Ma Alaya e la sua tendenza a vedere il bene ovunque erano svanite.

    Per sempre.

    Madame Zeta era abbastanza saggia da sapere che se voleva rivedere la figlia, doveva cercarla. E per Zeta la regola era che niente avveniva facilmente o senza sforzi.

    Mentre stavano sul crinale insieme ancora una volta, le dita di Lavinia si serrarono sulla spalla di Zeta. Non era mia intenzione deluderti, mia cara.

    Non mi hai deluso, borbottò Zeta, posando la mano sulle dita fredde di Lavinia e stringendole delicatamente. Io ho deluso me stessa e Katherina.

    Io presto me ne sarò andata. Ma tu hai ancora tempo per portare a termine la tua ricerca.

    No...

    Lavinia scosse la testa. È così che va, è il sentiero della vita, come ben sai.

    Alle parole di Lavinia, la collana, l'unica cosa rimasta a Zeta dalla sua vecchia vita oltre al cuore spezzato, le scaldò il collo.

    Avevano viaggiato insieme per tutta l'Inghilterra e la Scozia. Nei loro viaggi avevano sempre parlato del giorno in cui si sarebbe riunita con Katherina. A volte lo avevano fatto mentre se ne stavano raggomitolate in un carro gelido, altre volte davanti a un fuoco scoppiettante nelle belle serate fuori Londra, e di recente sulla costa di Dover durante quella lunga estate calda. In ogni occasione Lavinia aveva sostenuto Zeta nella convinzione che un giorno loro due avrebbero ritrovato Katherina.

    Insieme. Loro due, insieme. Come erano state per tutti quegli anni, da quando la donna aveva strappato Zeta dalla strada e l’aveva portata con sé.

    Lavinia fissava l’ampio orizzonte verde dei giardini di Shrewbury, conosceva il tormento infernale che la crudele proprietaria della tenuta aveva inflitto a Zeta e ne aveva compassione. Per questo motivo non ne parlava mai. Sento ancora, fin dal profondo della mia anima, che la tua Katherina ti sarà restituita.

    Anch'io. Zeta aveva passato tutta la vita da adulta a regalare visioni di un futuro roseo a chi poteva darle una moneta e anche a chi non poteva. Aveva imparato molto da Lavinia, compreso il talento per leggere le persone, i loro desideri, le loro paure e il loro cuore. Non smetterò mai di cercare.

    Brava, bambina mia. La mano della donna scivolò dalla spalla di Zeta, e lei si rese conto che anche Lavinia stava scivolando via da quel mondo. Zeta sapeva che ogni giorno che passava era un giorno in meno insieme a Lavinia.

    Gli arbusti alla loro sinistra frusciarono, e comparve una donna non molto più vecchia di Zeta.

    Ritorna al campo, sussurrò Zeta a Lavinia, indicando con il capo il bosco in fondo alla collina dove i passanti trovavano rifugio. Vai a riposarti. Arrivo tra poco.

    Lavinia fissò per un momento la donna che si avvicinava, poi lentamente si voltò per fare come le aveva detto Zeta e raggiungere gli altri.

    Milady? La donna con i folti capelli castani legati alla nuca si affrettò verso Zeta. Indossava l'abito da cameriera di Shrewbury. Nonostante il freddo di fine dicembre sulla sua fronte si stavano formando perle di sudore. Lei è la mia Milady?

    Erano passati anni da quando Zeta era stata scambiata per una Lady, nonostante fosse cresciuta per prendere posto nell’alta società londinese.

    Lady Holderness? Disse la cameriera, si fermò davanti a Zeta e la scrutò socchiudendo gli occhi. La donna sembrò riconoscere Zeta, nonostante l'aspetto spettinato e il viso sciupato.

    Non uso quel nome da anni. Ma sì, sono io. Zeta si guardò intorno, temendo che suo marito, quel miserabile libertino, sarebbe comparso con una donna al fianco per umiliarla, o magari per scacciarla dalla proprietà di Shrewbury. Tu chi sei?

    Milady, io sono quella che...

    I ricordi riaffiorarono improvvisi e dolorosi come la lama di un pugnale. Quella che ha aiutato la duchessa a raccogliere le mie cose prima che venissi scacciata da... Shrewbury. Per poco non disse casa mia, ma la tenuta davanti a loro non era casa sua più di quanto non lo fosse il vagone in cui viaggiava da quasi vent'anni.

    Casa sua era stata sua madre e, in seguito, Katherina.

    La donna abbassò la testa, chiaramente vergognandosi. No, Milady. Io, in nessun modo, avrei voluto aiutare la duchessa. Ma non avevo scelta. Non se volevo mantenere il mio lavoro.

    Zeta la guardò, sapeva che era la verità, ma non voleva lasciare che le sue azioni venissero perdonate così facilmente. Dov'è mia figlia?

    La domestica alzò lo sguardo su Zeta. Non lo so. Sono solo una cameriera a Shrewbury.

    Mio marito, allora?

    Le guance della donna impallidirono. Dalle ultime notizie ricevute, sembra che si sia trasferito nel Continente dopo un sordido incidente a Londra.

    Non è tornato da quando è morto il padre?

    No, Milady, anche se gira voce che possa avere fatto la fine del duca e della duchessa. Il suo tono si abbassò a un sussurro prima di aggiungere: Possa il Signore benedire il loro sonno eterno.

    Nel sentire la preghiera borbottata dalla donna, Zeta trattenne uno sbuffo.

    Chi si prende cura della tenuta in assenza di Lord Holderness? Chiese, impedendosi di soffermarsi su quelle briciole di informazioni. Ci sarà qualcuno, un cugino o un parente lontano, che si è fatto avanti per rivendicare titolo e terre.

    No, Milady. Lord Holderness, voglio dire l'erede di Shrewbury, deve ancora reclamare il suo titolo. Tuttavia, nessuno può dire che lui sia vivo. Nessuno che conti, intendo spiegò la cameriera. I nostri stipendi sono pagati dal maggiordomo. Alcuni dei servi sono stati sollevati dai loro incarichi. Solo pochi, giusto i necessari per mantenere la proprietà, sono rimasti. Ho sentito che il maggiordomo è in contatto con un avvocato a Londra.

    Mi piacerebbe parlare con lui, il maggiordomo. Disse Zeta. Dopotutto era la legittima moglie di Pierce. In sua assenza, forse poteva ... Portami da lui.

    La cameriera scosse la testa. Temo che lei non sia la benvenuta a Shrewbury. La duchessa è stata chiara fin da molto prima di morire, e il concetto è stato ribadito quando lei anni fa venne a fare visita al duca. Bisogna avvertire le autorità se lei anche solo prova a mettere un piede sulle terre di Shrewbury.

    Le spalle di Zeta si irrigidirono mentre lo sdegno si insinuava nelle sue membra. Spostò lo sguardo sulla tenuta ai piedi della collina. Avete avvertito le autorità quindi?

    Come aveva mai creduto di poter crescere sua figlia in un luogo così ostico e sgradevole, dove persino i domestici temevano per il proprio futuro?

    Sebbene desiderasse disperatamente trovare sua figlia, Zeta non poteva mettere a repentaglio Lavinia e la sua gente. L'avevano accolta, l'avevano nutrita e le avevano dato un posto dove dormire. Non voleva che avessero guai con le autorità per causa sia, anche se l’idea di sfidare le volontà della duchessa rappresentava un’irresistibile tentazione.

    Certo che no, Milady. La domestica si strinse le mani, con gli occhi implorava Zeta di crederle. Mi chiamo Augusta. Vi ho già vista mentre guardavate verso la tenuta, ma non potevo venire a parlare con voi.

    Perché vuoi parlare con me adesso? Cosa è cambiato? Zeta non era così sciocca da fidarsi della domestica, non dopo il tradimento subito. Sono tornata a Shrewbury ogni volta che mi era possibile, eppure nessuno mi ha mai offerto aiuto.

    I domestici ... La cameriera si morse le labbra e si contorse le mani. Loro hanno paura.

    Di cosa? Domandò Zeta.

    Non cosa, mia signora. Chi. Lanciò un'occhiata oltre le spalle e guardo verso il maniero come se temesse che qualcuno potesse ascoltarla.

    Con la duchessa e il duca morti, rimaneva solo una persona da temere. Pierce. E tu non hai paura della sua ira?

    Ne ho avuta per molti anni, ma non ho mai dimenticato sua figlia ...

    Come non l'ho fatto io, scattò Zeta.

    Vorrei aiutarvi a trovarla.

    Zeta non era ancora convinta che la cameriera avesse qualcosa da offrire.

    "Perché ora? Non mi hai mai aiutato prima. "

    Con la duchessa presente non potevo fare nulla. Ora che loro non ci sono più è diverso. I domestici, tutti noi siamo preoccupati per il nostro lavoro. Se il figlio del duca non ritorna, cosa succederà a noi e a Shrewbury? Il maggiordomo non può continuare a pagare la servitù, senza nessun signore che presiede la casa.

    Zeta sentì le spalle irrigidirsi per la tensione mentre ricordava a se stessa che la gente di Shrewbury non era un problema suo. Forse, in un tempo lontano, lo era stata. Ma non ora ... non più. Quello che la riportava a Shrewbury era il pensiero di ritrovare Katherina, non gli affetti o le preoccupazioni per il futuro della tenuta e dei domestici.

    Posso informarmi a Shrewbury. Posso cercare di saperne di più sulla bambina.

    Zeta trafisse con lo sguardo la cameriera, sfidandola a prendersi gioco dei suoi sentimenti per un solo secondo di più.

    Non sono l'unica a ricordare voi e la piccola. Anche altri non amavano il duca e la duchessa, sebbene nessuno lo ammettesse apertamente. Posso convincerli. Insieme, potremmo riuscire a ritrovarla.

    Zeta non era mai stata benedetta da qualcosa che fosse vagamente simile alla fortuna, ammesso che fosse fortuna quella che le concedeva Augusta e non inutili bugie e false speranze che presto sarebbero scemate. La testa le diceva di ignorare quella donna e di proseguire con le ricerche, eppure il cuore... il cuore la spingeva ad accettare quella semplice gentilezza, anche se l'offerta della cameriera si fosse rivelata infruttuosa.

    Posso scrivervi se sento qualcosa, promise la donna. Potrebbe volerci del tempo, ma ho fiducia che qualcuno parlerà. Qualcuno deve sapere che cosa è successo a vostra figlia.

    Grazie. Tornerò nell'Oxfordshire il più spesso possibile disse Zeta. L'unica informazione che aveva ottenuto da quando la duchessa l'aveva cacciata da Shrewbury era un certo parroco Elliott. Ma non le era ancora servito a niente. In tutti i suoi viaggi, Zeta non aveva mai trovato nessuno che si chiamasse così, né incontrato una singola anima che conoscesse il parroco o la sua famiglia.

    Tuttavia Zeta era aggrappata alla speranza, per quanto fosse piccola

    Molto tempo prima aveva giurato a se stessa che avrebbe trovato Katherina, o che sarebbe morta provandoci.

    E lei non era ancora pronta a morire né a rinunciare di trovare sua figlia.

    .

    Capitolo Uno

    Londra, Inghilterra

    Settembre 1821

    Lord Joshua Stuart, secondogenito del Duca di Beaufort, saltò giù dalla carrozza ferma davanti al suo ufficio di Cheapside e fece cenno all’autista di ripartire. Sulla strada, sporca di rifiuti e giornali del mattino accartocciati, si affollavano passanti e due barboni sudici cercavano avanzi per il loro prossimo pasto. Il cancelletto nell’aprirsi cigolò, e Joshua si annotò mentalmente di oliarne la cerniera e lucidare la targa di metallo che diceva semplicemente: Avvocato.

    La mattinata era stata mite, il che significava che quel pomeriggio si sarebbe probabilmente rivelato soffocante negli angusti spazi del suo ufficio. Era in giorni come quelli che Joshua desiderava aiutare tutti coloro che avevano bisogno del suo studio di Bond Street. Tuttavia, i meno fortunati, quelli che avevano bisogno di lavorare ogni ora del giorno per potere riempire la dispensa, pagare il macellaio e la legna per scaldarsi, non avevano né il tempo né i fondi per attraversare la città fino allo studio legale che lo zio di Joshua aveva aperto quasi trentacinque anni prima.

    Joshua prese la chiave dalla tasca e la fece scivolare nel buco, notando non per la prima volta la resistenza quando la girò. Forzando un po’, la chiave scattò e Joshua entrò nel suo studio. Nell’aprire la porta, la campana appesa al di sopra suonò.

    Il suo

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