Il segreto del Duca di Morewether: Segreti
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Info su questo ebook
Thea Ashbrook arriva a Londra con la missione di migliorare la situazione dei suoi fratelli — non con quella di trovare un marito. Avendo nostalgia dell Grecia, finisce per causare un incidente durante una lezione sull’architettura greca, durante la quale verrà presentata al fastidiosamente bello Duca di Morewether. I pettegolezzi l’hanno messa al corrente di ognuna delle sue scappatelle devianti, scappatelle per cui lui é famoso, ma lei non ne era rimasta impressionata. Quando scopre che però il suo amore per la famiglia é specchio del suo, si concede di aprirgli il suo cuore.
Christian, Duca di Morewether é noto per i suoi modi scandalosi. Pensa che alla sua vita non manchi nulla, fino a quando non incontra Miss Althea Ashbrook e, per la prima volta in vita sua, si ritrova senza parole. Quando il suo passato torna a perseguitarlo dovrà impiegare tutti i suoi poteri di persuasione per convincere Thea di essere degno del suo amore. Il duca ha un segreto — uno che Thea pensa di non potergli mai perdonare e che la fa scappare verso casa. Per trovare la redenzione e riconquistarla, Christian dovrà comprendere che gli errori non posso essere ignorati per sempre. I segreti possono invece cambiarti la vita per sempre.
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Anteprima del libro
Il segreto del Duca di Morewether - Amylynn Bright
Il segreto del Duca di Morewether
Amylynn Bright
A Colette Cameron - non potrò mai ringraziarti a sufficienza per le tue parole gentili ed il tuo supporto. Sono davvero fortunata ad avere un’amica tanto meravigliosa quanto piena di talento.
Killian Metcalf - un dono del cielo! Non potrò mai ringraziarti abbastanza per il tuo incoraggiamento, la tua esperienza ed i tuoi eccellenti consigli. Ti sarò per sempre riconoscente.
Linda - Perché hai capito che semplicemente doveva essere un duca.
Capitolo Uno
Londra 1815
––––––––
Christian aveva soppresso una risatina quando la donna si era davvero messa a sbuffare.
Gli altri nella sala della lezione non trovavano la scena nemmeno lontanamente tanto comica quanto lui. Glielo si leggeva negli occhi. Ad ogni modo, le persone che normalmente frequentavano questi incontri non erano che degli anziani gentiluomini soffocanti che non avevano alcun problema a flirtare con delle donne altrettanto graziose in altri contesti sociali, ma che si sentivano oltraggiati all’idea che una di loro potesse prender parte a queste lezioni.
Si stiracchiò le gambe verso il corridoio, sfregandosi il ginocchio dolorante.Per due mesi
era stato in campagna, a destreggiarsi con i puledri primaverili. Era ritornato in città solo tre giorni prima e si sentiva già pronto a trovare qualche forma di svago. Non si sarebbe mai aspettato una cosa tanto divertente come una rivolta
durante una lezione di architettura greca nel salone di Lady Bethel.
La dama scosse il capo e incrociò le braccia al petto. Lui era venuto alla lezione guidato dal
suo interesse per la materia, ed era rimasto profondamente deluso dal fatto che il relatore stesse dando un gran numero di informazioni scorrette. Che questa donna lo stesse notando era un fatto estremamente interessante. Certo, lui era fin troppo educato per affermare pubblicamente di saperne più ‘dell’esperto’, ma guardarla era deliziosamente divertente.
Non conosceva la dama, ma conosceva l’amica che era con lei. Si Miss Anna
Sinclair, la più cara vecchia amica di sua sorella, che si agitava sulla sedia. Il disagio di Anna non fece altro che rendere il tutto ancora più comico, visto lo stretto rapporto che la donna aveva, tanto con lui quanto con sua sorella. Anna aveva vissuto con la sua famiglia sin da quando aveva dieci anni, dato che suo padre, un militare, di lei non sapeva che farne dopo la morte della madre. Nonostante ci fosse un certo affetto tra lei e Christian, questo non era mai andato oltre una rivalità tipicamente fraterna.
La ragazza misteriosa non si sforzò di nascondere la sua frustrazione nemmeno quando
il relatore fece l’imperdonabile sbaglio di attribuire geograficamente un tempio meno noto alla città sbagliata. Per l’amor del cielo,
lo schernì. Molti fecero per zittirla, ma lei li ignorò. Ma ha sbagliato.
Anna diede un colpetto al ginocchio della dama. Lo so, ma sul serio Thea, fa silenzio.
In
un disagio quanto più ovvio, Anna lanciò uno sguardo al resto del pubblico, stabilendo un contatto visivo con Christian.
Poi scrollò le spalle e abbozzò una smorfia.
Vedere Anna così a disagio era un vero piacere. Di solito, la sua personalità irruente era la
causa del disagio altrui, e così Christian trovò che per una volta il ribaltarsi della situazione fosse incredibilmente soddisfacente. Anna difficilmente perdeva il controllo della situazione, ma era chiaramente ciò che stava succedendo.
Christian inclinò il collo verso destra, cercando di guardare oltre le spalle e le teste che lo
dividevano dalla donna. Non poté però vedere, con sua grande frustrazione, che poco del suo piccolo viso con tutte le persone che li speravano
Signore,
la sua voce era roca. "Il piano urbanistico é da attribuissi a Ippodamo da Mileto,
non a Pitagora come ha detto."
Come?
Disse l’uomo dietro il podio, sbalordito che la donna avesse avuto il fegato di
interromperlo.
Capisco che possa confonderli. Ippodamo era allievo di Pitagora dopo tutto.
Signorina,
disse l’oratore avvicinandosi. Si controlli
.
Mi creda signore, io ci sono stata.
Christian non riusciva a scorgere le sue fattezze nemmeno mentre Anna scivolava sempre
più nella sedia. Chi era quella donna?
"Allora le chiedo cortesemente di tacere. Questi gentiluomini sono venuti qui per ascoltare
un esperto in storia dell’architettura greca."
Mi scusi allora. Quando arriverà l’esperto?
Cielo, era deliziosa. La faccia del relatore diventò di una preoccupante sfumatura di
viola, con venature che andavano sul rosso. Il suo valletto l’avrebbe definito color pulce. Quell’uomo sembrò incapace di controbattere e si mise a sputacchiare invece .
Quasi,
disse la donna e Christian si accorse che era più alta di Anna, ma a quel punto la
platea si mostrò palesemente turbata. Andiamocene Anna. Lasciamo questi gentiluomini a quella pantomima che chiamano educazione scolastica.
La donna attraversò la sala, così, a testa alta. Anna la seguì.
Christian restò ma poi, annuendo all’uomo alla sua sinistra, si levò e seguì le signore fuori
dalla sala. Per nessuna ragione al mondo si sarebbe fatto sfuggire la possibilità di presentarsi. Quando arrivò sul marciapiede, si ritrovò nel bel mezzo di una discussione.
Ma non puoi fare così, Thea
l’implorò Anna. Semplicemente non si fa.
"Beh, è ridicolo. Quei gentiluomini erano lì per imparare e quel... quell’idiota non aveva
assolutamente idea di che cosa stesse dicendo."
Non sapeva perché si aspettasse una classica ragazza inglese. Dopotutto il suo accento
faceva chiaramente capire che fosse straniera. Invece di un sottotono tra il color latte e il crema, quella donna aveva un incarnato olivastro e ora lo stava fissando. Il suo viso era leggermente abbronzato e non aveva le lentiggini che per la sorella erano diventate una vera piaga ogni volta che si esponeva al sole. I setosi riccioli neri le incorniciavano il volto. Ma erano i suoi occhi ad ipnotizzarlo. Non erano né grigi, né verdi ma di un marrone scuro.
Anna esalò un singhiozzo esasperato.
"Non potevo lasciarlo continuare a ruota libera. Sono certa, contro ogni ragionevole dubbio,
che lui fosse nel torto e io nella ragione. L’accento della donna era tanto inusuale che Christian non avrebbe saputo individuarlo. Le sue labbra erano deliziose quando pronunciava le vocali o arricciava le
r".
Ha ragione,
le interruppe Christian, premiato per il suo intervento da un leggero sorriso,
un rapido movimento delle labbra della donna. Quell’uomo è un buffone
E tuttavia,
insistette più tranquillamente Anna. "So che sei un’esperta, ma non avresti
dovuto metterlo in imbarazzo in quel modo davanti all’intera sala. Ti trovi a Londra adesso"
Questa volta a sbuffare esasperata fu l’affascinane amica di Anna. Christian non riusciva
nemmeno lontanamente a fingere che quella donna non lo affascinasse. La sua figura voluttuosa non si confaceva alla moda del tempo. Nonostante sospettasse che ciò le creasse dell’imbarazzo, era proprio questa sua caratteristica a fargli venire l’acquolina in bocca.
Non intendevo farlo. Dovrei tornare dentro a scusarmi?
La donna lanciò uno sguardo alla
sala, la preoccupazione che le segnava la fronte.
Anna ha la tendenza ad esagerare
disse lui. Anna rispose stringendo gli occhi e
lanciandogli uno sguardo che lui riconduceva nel suo repertorio all’espressione classificata come ‘sorriso impertinente #4’. Dimentica anche le buone maniere quando é agitata.
Agitando la mano in segno di irritazione, Anna capì. " Thea, posso presentarti Christian,
Duca di Morewether. La mia cara amica Miss Althea Ashbrook."
Lui fece un inchino. Al suo servizio.
Come poteva non conoscere questa amica? Credeva
di conoscere tutte le amiche di sua sorella e Anna.
Ah, sì,
lei inclinò leggermente la testa di lato, porgendogli la mano guantata.
Incantato, Miss Ashbrook.
Christian sfoggiò tutto il potere del suo ‘sorriso seducente #2.’
Le sue labbra erano di un rosa pallidissimo che contrastava con il suo incarnato e
sfoggiavano un sapiente mezzo sorriso. Ho sentito già tutto su di voi, Signore.
E ad ogni modo io non so ancora nulla di voi. Com’é possibile?
Oh, davvero non ne ho idea.
Il suo mento era leggermente appuntito e il suo naso era
piccolo e con la punta leggermente arrotondata. Anna mi ha trascinata qua e là, e ad ogni incontro sociale che si svolgesse a Londra negli ultimi 15 giorni.
Lui ridacchiò. "Sono stato lontano dalla città per così a lungo che i polverosi incontri
accademici sono diventati un modo per intrattenere l’alta società?"
Miss Ashbrook sorrise forzatamente.
"Andiamo a casa prima che gli accademici vengano a cercarci con tanto di forconi." Anna
scrutò la strada e fece segno per chiamare una carrozza.
Lui indicò il suo cocchiere. Sarebbe un piacere per me scortarvi ovunque voi vogliate
.
Anna gli lanciò uno sguardo insospettita. Sono stato in campagna così a lungo che non potete negarmi questo piacere.
Mentre Christian faceva salire le signore nel landau aperto, Miss Ashbrook si fermò e lo
guardò in faccia. No, non era un perfetto bocciolo inglese, ma un bocciolo selvaggio, e lui si era stranamente ritrovato senza una frase né concisa, né civettuola che potesse affascinarla.
Sai,
disse Anna spostandosi rigirandosi sulla seduta per guardare l’amica, "Credo che il
qui presente Duca di Morewether possa tornarci utile."
Christian pensò ai molti modi in cui gli sarebbe piaciuto rendersi utile
. "Certo. Sono al
vostro servizio."
Anna sorrise per la prima volta. Ci conto allora.
Christian non si curò della provocazione che Anna gli aveva lanciato e si voltò verso Miss
Ashbrook. Cosa vi ha spinta a partecipare a quella particolare lezione oggi?
La brezza fece si che i nastri della sua cuffia si intrecciassero con i suoi ricci. "Ora so che é
stato un errore, ma mi sentivo un po’ nostalgica."
"È Greca? È cresciuta tra le rovine? Che cosa affascinante. Dev’essere per questo che sa
tante cose a riguardo."
Infatti.
Un sorriso nostalgico le incurvò le labbra. Casa mia é spettacolare
Poi il suo
umore si incupì. I suoi occhi mercuriali si riempirono di irritazione. "Chiaramente quell’ilìthios non é mai stato nel Peloponneso."
Io desidero andarci da molto tempo,
le rispose lui.
Lei iniziò allora a far fluttuare le sue mani guantate, accarezzando la pelle del sedile
accanto al suo, per poi appoggiarsele in grembo. Lui le guardò interessato, quelle dita lunghe e sottili racchiuse nella pelle beige.
Se si fosse concentrato, e aveva cercato disperatamente di concentrarsi, avrebbe notato che
c'erano altre cose che la distinguevano dai londinesi oltre all’accento. Nonostante il suo abito fosse au courant della moda londinese e le stesse magnificamente, mostrava comunque quanto fosse diversa. La scollatura, che mostrava la sua gola aggraziata, rivelava anche la sua adorabile e morbida pelle olivastra. Le sue labbra erano piene e a forma di arco, diverse da quelle delle donne che aveva sedotto negli anni e i suoi occhi così inusuali apparivano ancora più profondi.
Christian provò in ogni modo di portare avanti la conversazione. "É nuova a Londra?
Si. Sono qui per occuparmi di alcuni obblighi familiari
rispose in maniera piuttosto
criptica.
Si fermerà a lungo?
Abbastanza per fare ciò che devo.
Poi lei distolse lo sguardo, dandogli tempo sufficiente
per apprezzare la curva del suo orecchio e la forma della sua mascella.
Il silenziò si perpetuò. Non riusciva a pensare a nient’altro che l’avrebbe fatta sbottonare.
Tentò di trovare altri argomenti di conversazione—qualsiasi cosa purché i ricchi toni della sua voce gli facessero ancora venire i brividi. Cos’avrebbe dovuto fare per sentire la sua risata? Se la immaginava già, un suono roco e sensuale che gli arrivava direttamente fino all’inguine.
Il suo sguardo si spostò su Anna, speranzoso che lei lo avrebbe aiutato.Quel folcloristico
demonietto si limitò a sorridergli. Solo dopo essersi accertata di avergli reso la situazione quanto più disagevole possibile, tornò a rivolgersi alla dama, sorridendo.
Thea, quello che é successo oggi non cambierà i nostri piani per la cena di stasera
Quello era forse un indizio?
Miss Ashbrook corrugò le sopracciglia. Ne sei sicura?
Che piani avete per stasera?
Posso venire anch’io?
Conosco molto bene Lord e Lady Harrington,
disse Anna alla sua amica mentre Christian
sorrideva. Non gli interesserà ciò che le persone dicono di te. Inoltre, loro sono forse le persone che é meglio conoscere in società. Con la loro influenza, molti peccati mondani possono essere ignorati.
Sua sorella! Avrebbero cenato a casa di sua sorella e suo cognato. Christian stentò a non
ridere, sollevato. Le avrebbe mandato un bigliettino per autoinvitarsi non appena fosse arrivato a casa. La cura alla noia che stava cercando gli si era appena presentata in un delizioso pacchetto straniero.
Sarei felice di scortarvi da mia sorella,
le disse Christian con la voce più sollecitante che
possedeva nel suo arsenale.
Vi ringrazio, Vostra Grazia,
gli disse Thea. Un sorriso dolce le accarezzò le labbra. "Non
vorrei causarvi un ulteriore inconveniente, specialmente dopo avervi rovinato il pomeriggio."
Oh, mi ci sarei recato comunque,
le disse lui ignorando il broncio di Anna. "Sarebbe solo
un piacere per me."
Miss Ashbrook inclinò la testa e lanciò uno sguardo a Christian. Lui resistette all’impulso di
agitarsi. Le fece invece un sorriso amichevole, ma non troppo ammiccante.
Non ricordava l’ultima volta che una donna lo aveva incantato a tal punto. Lei gli scrutò il
volto, fermandosi e incontrando il suo sguardo. Infine i suoi occhi si incavarono nelle pieghette del viso quando lei gli regalò un sorriso mozzafiato.
"In realtà, Vostra Grazia, il vostro interesse nei miei confronti mi stupisce. Non siete come
mi aspettavo."
Dunque, la sua reputazione lo precedeva. Quali sciocchezze vi ha raccontato Anna?
Anna gli rivolse nuovamente il broncio. La sciocca aveva fatto del grugno indignato una
vera scienza. Ti assicuro che nessuna bugia é uscita dalle mie labbra, quando pur mi sono presa la briga di parlare di te. Ad ogni modo, ciò che ho da dire a riguardo ha così poca importanza. Ci sono donne a sufficienza a Londra che possono raccontare delle storie su di te, senza che io vi apponga il mio personale contribuito.
Christian colpì Anna con il piede. "E nessuna, o quasi nessuna, di quelle storie è vera, ve lo
assicuro."
Nessuna? Siete sicuro?
Miss Ashbrook alzò un sopracciglio incredula.
"Non ho detto nessuna. Ho detto quasi nessuna." Anna aprì la bocca per protestare, ma lui
la ammonì. Silenzio, uccellino.
L’amena risata di Anna risuonò ai lati della carrozza, riecheggiando fino in strada.
Miss Ashbrook lo istigò con una risatina che non fece altro che accrescere la sua curiosità di
saperne di più. Ho sentito molte storie interessati su di voi, Vostra Grazia, ed ammetto che alcune sembrano davvero troppo stravaganti per essere credibili.
Perché non me le dite?
la incoraggiò lui. Si rese conto che avrebbe avuto a che fare con
alcune delle storie più lascive su di lui, di modo che lei potesse ignorare gli avvertimenti che avrebbe potuto ricavare da simili pettegolezzi.
Il suo era un sorriso malizioso. "Ricordo di un incidente che mi era parso davvero ridicolo
anche solo a sentirlo. Dicono che nel chiudere con una delle vostre amanti, lei fosse talmente sconvolta da bruciare tutti i regali che le avevate fatto su una pira posta nell’androne del vostro palazzo."
Oh, beh.
Anna ripropose il suo broncio per poi voltarsi, cercando di controllare una risata.
Dannazione, il primo pettegolezzo che aveva deciso di riferirgli era più o meno vero. Beh,
abbastanza vero in realtà. In realtà, non li ha bruciati nell’androne, ma in giardino.
Ah.
Questa storia é stata ingigantita all’inverosimile. Il falò non era poi così grande.
Era grande abbastanza per incendiare la grande quercia
aggiunse Anna.
Christian lanciò un’occhiataccia a quella che era la donna più irritante che avrebbe mai
potuto avere sulla sua carrozza in quel momento. Doveva davvero godersi tutto il suo disagio. Lui tornò a rivolgere la sua attenzione a Miss Ashbrook. Ha dato fuoco a dei vestiti, ecco perché il falò era più grande di quanto chiunque potesse aspettarsi.
Abbiamo perso l’albero.
Anna non si sarebbe chiaramente placata. Per qualche motivo
rivendicava una sorta di attaccamento a quel dannato albero, il che era assurdo. Era sicuro che il suo attaccamento fosse direttamente proporzionale a quanto potesse tormentarlo all’infinto a proposito della faccenda.
Questa volta il piede di Christian colpì il suo un po’ più fermamente, più vicino alla
caviglia, con la punta dello stivale. Ovviamente quella donna era fuori di testa. Non molto dopo si é ritirata in campagna.
Christian lanciò uno sguardo d’avvertimento ad Anna.
Giuro su Dio, se rimette il broncio....
"C’era anche una storia, riguardante due donne mezze nude, una capra ed un tuffo nella
serpentina."
Christian chiuse gli occhi e cercò di ricomporsi. "Ero molto giovane. Certamente non mi
giudicherete per un’indiscrezione di gioventù?" I suoni prodotti da Anna dall’altra parte del sedile ricordavano vagamente un soffocamento. Se non fosse realmente soffocata in quel momento, se ne sarebbe pentita non appena lui fosse tornato a casa.
Apprezzo la follia della giovinezza,
concordò Miss Ashbrook. Il suo sorriso gli parve
assente mentre si mise a scrutarlo nuovamente. Vi comprendo meglio di quanto pensiate, Vostra Grazia.
Quell'affermazione decisamente non gli era piaciuta. "Beh, lasciatemi provare che non é
così. Permettetemi di accompagnarvi a casa di mia sorella stasera per cena."
Miss Ashbrook guardò Anna, che scrollò una spalla e alzò gli occhi al cielo. Si, soffocarla
sarebbe stato molto bello in quel momento.
Come minimo non potrò annoiarmi stasera.
Miss Ashbrook gli tese la mano. "Potete
passare a prendermi alle otto."
Christian afferrò la sua mano, mentre la carrozza si fermava a scatti davanti ad una
grande casa cittadina vicina alla sua. Mentre l’aiutava a scendere dalla carrozza, diede un’altra occhiata al suo viso, un’occhiata tanto lunga da essere quasi scortese. Quella volta, quando lei sostenne il suo sguardo e arricciò le labbra in un sorriso, Christian si sentì certo di poter entrare nelle sue grazie. A questa sera allora.
Ummmm.
Lei annuì e salutò Anna.
Lui la guardò finché non sparì nella casa. Dolce Gesù e tutti gli apostoli. Quella donna era
stupefacente, affascinante e lui voleva assolutamente saperne di più su di lei.
Non posso crederci
fece la voce di Anna, penetrando nei suoi pensieri. "Ti sei
completamente, assolutamente e senza ombra di dubbio innamorato di lei."
Christian si immise nella strada principale e la ignorò. La carrozza rallentò per svoltare
all’angolo di Berkeley Square.
Oh si che lo sei, lo sei,
continuò lei quando Christian non cedette alla sua provocazione.
Fa silenzio,
le disse lui avvertendola.
Non l’avrai e lo sai,
disse Anna con una voce leggermente più dolce. "So che sei il sogno
di qualsiasi donna, ma non di questa."
Era esattamente quello ciò che temeva.
Capitolo Due
Aveva scelto il vestito da indossare con cura. I suoi capelli erano perfetti. La collana di
perle e diamanti giaceva scintillante sul suo petto, attirando innocentemente l’attenzione sulla profonda scollatura del suo corpetto. Un rapido sguardo allo specchio le aveva confermato ciò che già sapeva: era affascinante, e questo non faceva che irritarla.
Sei una sciocca,
disse al suo riflesso. Poi lo ripeté in greco, nel caso decidesse di non
darsi ascolto.
Althea Eugenia Ashbrook non era venuta a Londra in cerca di marito, e certamente non di
un marito come il Duca di Morewether. Non importava che fosse alto, atletico e virile, con i suoi capelli color ebano e i suoi occhi scuri. Non aveva alcuna importanza che fosse affascinante e arguto e che sorridesse come un uomo che sapeva come commettere i suoi peccati migliori. Non aveva mentito quando aveva detto di conoscerlo. Magari non lo conosceva nel dettaglio, ma aveva certamente le era bastato uno sguardo per riconoscere la canaglia che era. Avrebbe potuto riconoscerlo a chilometri di distanza. Aveva sentito innumerevoli pettegolezzi su di lui—provenienti tanto da gran dame altezzose che la avvertivano di stargli alla larga, quanto da malinconiche giovani che sospiravano sognando nient’altro se non un bacio rubato.
Non aveva bisogno di un uomo. Per nulla. In effetti, Thea era totalmente indipendente sotto
ogni punto di vista. Aveva il suo buon nome, quanto di onorevole gli aveva lasciato suo padre, i suoi soldi e avrebbe utilizzato tutte quelle cose per fare ciò che suo padre non aveva mai fatto. I suoi fratellastri meritavano più di quanto gli era stato lasciato e lei aveva tutta l’intenzione di consentirgli di condurre una vita migliore con i soldi di suo padre. Questa piccola sosta a Londra sarebbe servita a trovare a quei ragazzi una scuola accettabile. Qualsiasi connessione avesse instaurato con l’aristocrazia londinese sarebbe servita a rendere la loro vita più semplice.
Inconsciamente si era ritrovata a giocherellare con un riccio ribelle. Lo rimboccò nell’acconciatura e si lisciò i capelli sulla nuca.
Le azioni del Duca di Morewether sarebbero potute essere quelle di suo padre circa
venticinque anni prima. Il duca era diabolicamente affasciante e di certo lo sapeva. Inoltre, secondo la sua reputazione, aveva sedotto tutte le donne che aveva incontrato da quando aveva lasciato Eton all’età di tredici anni.
Chi seduceva donne a tredici anni?
Assurdo, e comunque le donne non facevano altro che parlare di lui. Non era stato in città
per mesi, e nonostante ciò ad ogni singola uscita, ballo o festa in giardino dove potessero incontrarsi un minimo di tre donne, lui era l’argomento di conversazione privilegiato. Ne parlavano negli alloggi e nei camerini su Bond Street. Quando lo aveva conosciuto il pomeriggio precedente, Thea era già stufa di sentir parlare di lui.
E tuttavia, non poteva negare che fosse assurdamente attraente. Ad ogni modo, era stata
portata a credere che le sue capacità seduttive fossero più impressionanti di quelle adoperate su lei quel pomeriggio. Era possibile che avesse usato lo stratagemma della lingua per disarmarla, ma le era parso sincero. E anche allora, l’aveva affascinata, cullata con la sua bellezza e il suo sorriso magnetico.
Thea aveva scelto due delle storie più assurde che aveva sentito dal suo arrivo a Londra
per metterlo alla prova. Come sospettava, aveva ammesso la veridicità di entrambe.
Eppure, lei era qui ad agghindarsi. Maledizione.
Si era allontanata vorticando lontano dal lungo specchio e aveva attraversato la stanza.
Aveva conquistato molto da quando era qui, le persone cominciavano a contare su di lei.
Avrebbe fatto le cose come si deve, una volta e per tutte, e non si sarebbe fatta distrarre da un uomo attraente.
Non era venuta a Londra in cerca di marito, e avrebbe fatto meglio a ricordarselo.
***
Christian aveva deciso di aver sofferto di una forma di follia temporanea. Non c’era
assolutamente altra spiegazione per il suo bizzarro comportamento. Mai nella sua vita si era dimostrato così timido nei confronti di una donna. E tuttavia, in compagnia di Miss Ashbrook la sua lingua si era quasi ammutolita. Forse era per quel motivo che il pensiero di lei lo aveva ossessionato per tutto il giorno. Per l’amor di Dio, la conosceva da meno di un’ora. Da sua sorella quella sera avrebbe visto che non era che una donna come tutte le altre e che non era necessario darsi poi tanta pena. Tuttavia, era rimasto comunque di cattivo umore.
Accavallò le gambe, facendo attenzione a non impigliarsi nella gonna della madre entro gli
stretti confini della carrozza, posando la caviglia sul ginocchio opposto. Alzò gli occhi al cielo, irritato dalla mancanza di spazio per le gambe, dall’affettata seppur geniale conversazione tra sua madre ed Anna e dalla sua stessa stupidità. Sua madre gli lanciò uno sguardo, probabilmente incuriosita dal suo cattivo umore, ma lui la ignorò così come ignorò Anna quando quella dannatissima sciocca gli sorrise come se fosse al corrente di qualcosa.
Christian si voltò e osservò la buia oscurità di St James Street. Per la settemillesima
volta in quella giornata pensò al flagello che rappresentavano ovunque i conferenzieri. Chiuse gli occhi solo per poco e lasciò che il ricordo del suo accento gli scorresse addosso. Aprì gli occhi appena prima che il suo corpo tremasse per l’impazienza.
Sapeva come risolvere questo problema. Dopo cena avrebbe cercato una donna con un
accento e un temperamento amabile, una a cui lui piacesse—diversamente da quella piantagrane—e si sarebbe rifugiato dentro di lei fino a quando lei non avesse urlato il suo nome. Non aveva realizzato quanto il suo soggiorno in campagna lo avesse toccato, ma quella doveva essere la soluzione al suo problema con Thea. Aveva speso troppo tempo a cavallo e non abbastanza ad occuparsi dei suoi bisogni primari.
Certo, quella dama era adorabile, ma lui aveva condiviso il letto con schiere di donne
adorabili prima e non si era mai comportato in maniera così incredibilmente per bene. Nemmeno quando era stato un uomo per bene. Non é che non gli fosse mai capitato di imbattersi in donne intelligenti. Sua madre era brillante. Sua sorella era sveglia ed astuta. Anche se rappresentava per lui una vera condanna, Anna, con la sua natura estremamente perspicace, non poteva definirsi niente di meno che acuta. Era dunque chiaro che non fosse intimidito dal suo lodevole intelletto.
Anzi, forse quello era il vero indizio della sua follia dopotutto. Non riusciva a pensare a
nessun’altra delle donne che conosceva che avrebbe avuto il coraggio di contraddire un accademico, seppur con l’assoluta certezza che fosse nel torto. Nessuno avrebbe contraddetto un conferenziere in privato, figuriamoci davanti a una platea di gentiluomini. Quella donna aveva fegato oltre ad essere intelligente.
Ed era bellissima.
Ad ogni modo non importava, in qualsiasi caso quella sera si sarebbe intrattenuto
con una donna e così si sarebbe schiarito le idee.
Il maggiordomo di Miss Ashbrook li scortò nell’androne così che potessero attendere la sua
padrona. Christian rifiutò di sedersi su una qualsiasi di quelle sedie dalle gambe piuttosto sottili disposte nella sala decorata magistralmente. Le ispirazioni d’arredo preferite non erano una cosa da grand’uomini. Al contrario passeggiò per tutto il perimetro della stanza, notando i vari manufatti d’arte greca classica. Uno dei manufatti, un vaso nero e rosso di impeccabile fattura, catturò la sua attenzione. Si stava giusto accingendo ad osservarlo più da vicino, perché di certo non poteva rappresentare ciò che sembrava rappresentare, quando il melodioso tono di voce di Miss Ashbrook riecheggiò per la stanza, seguito immediatamente da un’aroma che Christian avrebbe associato a lei per il resto dei suoi giorni. Ancora una volta la dama aveva provato di non essere la classica fanciulla inglese, anche semplicemente per il profumo inusuale che aveva deciso di indossare. Non una dolce violetta, e nemmeno una dolce verbena al limone per Althea. No, la sua fragranza era audace, ma non opprimente. Evocava visioni di un oceano blu e di distese di cipressi e Christian