Fili di Arianna nel labirinto del mondo emotivo
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I racconti di questa raccolta possono essere considerati come una sorta di 'fili di Arianna', una proposta di possibili percorsi da esplorare per agevolare l’orientamento all’interno di paesaggi emotivi: un utile spunto per elaborare e immaginare significati, direzioni, e per non rimanere imprigionati nel labirinto interiore.
Questi racconti possono essere considerati, il risultato dei miei 'attraversamenti' nei mondi degli altri, come testimone e cartografa; sono la mappa finale che sono riuscita a ricostruire, del 'pianeta' in questione. Riletti, diventano come fili di Arianna, per entrare ed uscire anche da labirinti analoghi, in situazioni simili. E forse, per riconoscersi tra 'reduci da labirinti'.
È con questo auspicio, che offro questa mia esperienza ad altri lettori e colleghi.
A questi ultimi dedico i racconti della terza parte, scritti - in realtà - avendo in mente qualcuno di loro!
I racconti verranno infatti scanditi in tre momenti, come un manuale di esercizi:
il primo, Esercizi di fiducia, come i primi passi che si muovono all’interno della relazione d’aiuto, rimandano a fotografie di situazioni, dove il fidarsi diventa il punto nodale da attraversare per crescere;
il secondo, Esercizi (alla ricerca) di bellezza, riporta la questione fondamentale della ricerca personale di chi entra in un percorso di autoconoscenza: si cerca un benessere che abbia una caratteristica che ci appaghi, che ci trascenda, come forse solo la bellezza può fare;
Il terzo, Esercizi di presenza è, infine, l’esercizio primariamente richiesto anche a chi si fa carico di accompagnare in questi percorsi: esercizi mai terminati che permettono, a ben vedere, una crescita di entrambi nelle proprie modalità relazionali.
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Recensioni su Fili di Arianna nel labirinto del mondo emotivo
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Anteprima del libro
Fili di Arianna nel labirinto del mondo emotivo - Rovagnati Elena
Elena Rovagnati
Fili di Arianna
nel labirinto del mondo emotivo
Ad Astra Edizioni
Elena Rovagnati Fili di Arianna – nel labirinto del mondo emotivo
Ad Astra Edizioni
Immagine copertina Mariella Bertolio
Realizzazione copertina - GPM Servizi Editoriali
Servizi editoriali - GPM SERVIZI EDITORIALI
Ogni riferimento a fatti, persone e/o luoghi è puramente casuale.
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
"Ognuno ha una favola dentro, che non riesce a leggere da solo.
Ha bisogno di qualcuno che, con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti."
Pablo Neruda
PREFAZIONE
A conclusione del mio percorso professionale come psicologa, per ritornare al mio antico amore della pedagogia, deposito qui la mia esperienza per dare significato e chiusura a questa parte della mia storia.
I racconti di questa raccolta possono essere considerati una sorta di fili di Arianna
all’in-terno della relazione d’aiuto, come proposta di possibili percorsi da esplorare, per agevolare l’orientamento all’interno di paesaggi emotivi: un utile spunto per elaborare e immaginare significati, direzioni, e per non rimanere imprigionati nel labirinto interiore.
L’origine di questo approccio nasce, per me, nella formazione che ho avuto con il dottor Vittorio Volpi, psicoanalista milanese scomparso ormai venti anni fa; con lui avevo imparato a stendere il protocollo di ogni seduta. Durante l’impegnativo lavoro al suo fianco, Volpi introdusse, come ulteriore elemento di lavoro, una modalità più narrativa di stesura del report della seduta, una novità che portava alcuni vantaggi: intanto, la possibilità di riutilizzare il racconto nella seduta successiva, per offrire al paziente un materiale parzialmente rielaborato, con cui poteva confrontarsi ed eventualmente identificarsi, innescando un processo di consapevolezza e l’emergere di alcuni insight. Questa modalità del racconto lasciava inoltre sempre una comoda via di fuga
per il paziente, che poteva anche scegliere di non riconoscersi e rimanere in sicurezza
nella propria difesa. Un altro e non trascurabile vantaggio era il piacere, per l’operatore stesso, di utilizzare uno strumento più creativo.
Da allora, non ho più smesso di utilizzare nel mio lavoro quegli esercizi di narrazione del mondo interno, mettendo in forma di racconto o di fiaba, per adulti o per bambini, quei contenuti emotivi raccolti all’interno della relazione e riecheggianti dentro di me.
Il racconto così costruito risulta, quindi, una forma di elaborazione di stati d’animo ed esperienze che io attraverso, nella mia esperienza professionale, come testimone cauto e rispettoso, a volte un po’ goffo. Immagino questi contenuti emotivi come fossero paesaggi, o danze che provo a danzare come coreografie sempre nuove e ricche di sfide. A volte ho restituito al diretto interessato i contenuti così come li ho provati a trasformare, a mettere in sequenza; il più delle volte è rimasto come mio materiale di riflessione.
Scrivo, intanto, per me stessa, come modalità di igiene professionale
: in qualche modo devo attraversare quelle storie come se fossero vestiti da indossare, mettermi quindi nei panni del protagonista per potermene successivamente separare... si tratta di una elaborazione dei contenuti emotivi, che mi rimangono appiccicati
. Mi viene incontro qui la definizione di M. Stein riguardo al controtransfert: "(…) la psiche dell’analista si flette sulle caratteristiche del panorama interno dell’analizzando. Il mio intento è appunto di attraversare i labirinti dell’anima e venirne fuori: scrivendo il racconto provo a identificarmi con il mio interlocutore, proprio per non
portarmelo addosso" nella mia realtà quotidiana.
L’immagine che ho, quando entro nella storia di qualcuno che me la racconta, è appunto di immergermi in un pianeta sconosciuto, dove alcune cose mi sorprendono, altre non so come spiegarmele (come i due Nord, nel racconto "Operatori e Mappe"), ma piano piano tutto inizia ad acquistare un senso: riconosco il territorio, inizio a mapparlo, a individuare e registrare luoghi
e mi riferisco a montagne di rabbia, laghi di solitudine e tesori dimenticati o scrigni vuoti. Offro così a chi lavora con me un aiuto nel disegnare la propria mappa interiore: posti forse sconosciuti, a tratti anche a se stesso. Volpi era solito dire che il paziente
è chiamato tale non solo perché patisce, ma perché ha una infinita pazienza ad aspettarci lì, in quei luoghi che non riesce forse tanto a nominare o a definirne i contorni, ma che abita e quindi è sempre avanti a noi di qualche passo e chiede, un tantino insofferente, di procedere nel nominare, descrivere, definire, magari facendo ipotesi. (Noi cartografi, si sa, siamo dei pignoli e forse ci piace eccessivamente giocare con le ipotesi, come accade nel secondo momento del processo creativo: ma bisogna non perdere di vista l’obiettivo di mappare il più possibile). Devo dire che, come ogni mappa del tesoro che si rispetti, tesori poi ne ho visti, tante volte: è innegabile.
Un filosofo che studiavo all’Università, J. G. Hamann, diceva che si scrive solo per uno, massimo due lettori: mi sono accorta invece che forse più di due persone possono orientarsi e riconoscersi un poco, dentro questi racconti, trovando uno spunto per ulteriori riflessioni. Ho scritto quindi anche per questi pochi altri reduci da labirinti
che riconosceranno paesaggi simili a quelli che incontrano nei loro mondi interiori.
I racconti che seguono sono, dicevo, il risultato di questi attraversamenti
; è la mappa finale che sono riuscita a ricostruire, del pianeta in questione. Riletti, diventano come fili di Arianna, per entrare ed uscire anche da labirinti analoghi, in situazioni simili.
È con questo auspicio, che offro questa mia esperienza ad altri lettori e colleghi.
A questi ultimi dedico i racconti della terza parte, scritti - in realtà - avendo in mente qualcuno di loro!
I racconti verranno infatti scanditi in tre momenti, come un manuale di esercizi: il primo, "esercizi di fiducia, come i primi passi che si muovono all’interno della relazione d’aiuto, rimandano a fotografie di situazioni dove il fidarsi diventa il punto nodale da attraversare, per crescere; il secondo,
esercizi (alla ricerca) di bellezza", riporta la questione fondamentale della ricerca personale di chi entra in un percorso di autoconoscenza: si cerca un benessere che abbia una caratteristica che ci appaghi, che ci trascenda, come forse solo la bellezza può fare;
Il terzo, "esercizi di presenza", è infine l’esercizio primariamente richiesto a chi si fa carico di accompagnare in questi percorsi: esercizi mai terminati, che permettono, a ben vedere, una crescita di entrambi nelle proprie modalità relazionali.
Prima parte
Esercizi di fiducia
CAMMINI
I.
C'era una volta un collezionista di sassi che decise di fare un viaggio per trovare sassi ancora più