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Quanto bevono gli avvocati: Martino Rebowsky indaga ancora
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E-book248 pagine3 ore

Quanto bevono gli avvocati: Martino Rebowsky indaga ancora

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Info su questo ebook

Mentre Genova è sotto shock per l’omicidio del famoso avvocato marittimista Edmondo Cassinis, Martino Rebowsky (grasso e pigro trombettista jazz, beone incallito e filosofo della city by night) temporaneamente a corto di grana per lo scarseggiare dei concerti, convinto dalla sua amica naïf Marilù, accetta di pedinare sotto compenso il giovane Nicolò – ragazzino dei quartieri bene con la passione per la musica rap – la cui ricca madre è molto in pena perché teme sia finito in un brutto giro. Rebowsky, costretto a lasciare il suo divano e le sue serie tv per improvvisarsi segugio, si troverà così coinvolto in un goffo pedinamento, contornato da liceali annoiate, rapper con l’aria da gangster, prostitute d’alto bordo, avvocati beoni, pusher e nottate lisergiche. Ma c’è in realtà un misterioso, invisibile, fil rouge che lega il suo pedinamento alla morte di Cassinis e alle indagini dello svogliato luogotenente dei carabinieri Tito Malverdi? Quanto bevono gli avvocati è il terzo volume della saga di Martino Rebowsky, scritto da Matteo Monforte, giudicato dalla critica uno scrittore in grado di sconvolgere le regole del noir.

Matteo Monforte nasce a Genova nel 1976. Nella vita scrive per la tv e il teatro. È stato autore di svariate trasmissioni comiche per Rai, Mediaset e Sky e ha collaborato alla scrittura di testi per alcuni tra i comici più importanti d’Italia (Maurizio Lastrico, Baz, Antonio Ornano, Enzo Paci, Teresa Mannino, Beppe Braida, i Turbolenti). Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato i romanzi noir: La vanità dei pesci pulitori (2019; giudicato dal blog Il colore dei libri uno dei 5 noir più belli del 2019 – finalista del premio Glauco Felici 2020) e Dodici lumache e una banana split (2020).
LinguaItaliano
Data di uscita29 set 2021
ISBN9788869435676
Quanto bevono gli avvocati: Martino Rebowsky indaga ancora

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    Anteprima del libro

    Quanto bevono gli avvocati - Matteo Monforte

    CAPITOLO UNO

    Bene, la situa è questa: sono le quattro del pomeriggio e mi sono appena svegliato in compagnia di un piacevolissimo hangover che potrei tranquillamente classificare come un S.M.A. – Stato di Morte Apparente – del terzo tipo.

    Ho fatto una super doccia rigeneratrice, la colazione del campione (cinque Kinder Brioss, due würstel avanzati dal giorno prima, mezza bottiglia di Coca Stappatutto, caffè, Benson Rossa), ho messo su un cd di Miles e ora sono qui davanti al pc, a rilassarmi un pochino, fumando la cannetta del buongiorno ripiena di Santa Maria Giovanna che ho comprato ieri sera da Mohammed, in via San Bernardo, prima del mio concerto. Ma il dilemma che mi sta attanagliando rischia – ahimè - seriamente di compromettere la mia buddità interiore e di mandare in vacca tutti i sacrifici che ho fatto ultimamente per rimanere ben stabile all’interno dei primi dodici posti della classifica degli uomini più felici sulla faccia della terra: in parole povere, non so che porno guardarmi su internet. Ho un impellente bisogno di vedere della pornografia perversa e feticista, in questo preciso momento, ma sono indeciso per quale attrice optare.

    Porca zozza, sono queste le cose che mi fanno più girare il culo al mondo.

    Solitamente, lo ammetto, sono sempre stato fedele a Sasha Grey e a Jessica Drake, quel mondo di super milfone maialissime che mi infoiano a manetta – adoro immaginare di leccare i loro piedini smaltati mentre mi frustano la schiena con l’elastico del perizoma: lecca meglio, Rebowsky! Fai bene il tuo dovere, schiavo ciccione! – ma ultimamente, chiedo venia, ammetto di averle tradite spesso per alcune puledrone assai più giovani e decisamente moooooolto arrapanti, tipo Nicole Aniston o Adriana Chechik o quella tipa araba con le tettone che ora non mi ricordo come accidenti si chiami, Mia e qualcosa.

    Quindi, adesso, sono in quella classica situazione di paranoia in cui ho troppe scelte per le mani e non so su quale soffermarmi; la stessa sensazione di ansia galoppante che mi prende – ad esempio – quando devo posteggiare la macchina in un parcheggio con tutti i posti vuoti e ho l’imbarazzo della scelta. Porca miseria, vado proprio in sbatto, io, davanti a un parcheggio con tutti i posti liberi, non posso farci niente.

    Ad ogni modo, alla fine opto per non farmi prendere dal panico e per pensare al da farsi con calma. Credo che – nel frattempo – fumerò il mio bel cannone in santa pace, senza fissarmi troppo sull’eventuale scelta, e poi, a mente lucida, casomai deciderò quale porno guardare.

    Sì, farò proprio così, mi dico, mentre apro il giornale on line e do un’occhiata alle notizie del giorno, giusto per staccare un attimo dal dilemma e non fare sempre quello che se ne sbatte di ciò che accade nel mondo e via discorrendo.

    La prima notizia, che campeggia enorme sulla home page, comunque, è quella dell’improvvisa morte di un tal Edmondo Cassinis, avvocato della Genova bene. Così recita il titolo. L’articolo è molto lungo.

    Do una letta veloce: l’avvocato, di 71 anni, è stato trovato morto sul divano del suo attico di via Assarotti, questa mattina, dalla signora delle pulizie, una donna di origine filippina e bla bla bla. La morte parrebbe essere avvenuta per arresto cardiaco, ma gli accertamenti sono ancora in corso.

    L’avvocato, socio fondatore del rinomato studio legale Cassinis e Associati, era da anni un luminare del diritto marittimo, con studi anche a Londra e New York. Genova piange una delle sue personalità più importanti e influenti, che l’ha resa famosa in tutto il mondo e bla bla bla.

    Ok, letto.

    Faccio per passare alle notizie sulla Sampdoria, quando ho la tanto sospirata illuminazione: Jessica Drake. Sì, ora ne sono finalmente sicuro, la decisione è stata presa. Sarà ancora una volta lei la fortunata a cui dedicherò tutto il mio amore, oggi, su Pornhub. Sapevo che avrei fatto la scelta giusta, prima o poi, se solo non mi fossi lasciato prendere dalla fretta e dalla bramosia come al solito.

    Faccio per entrare nel sito, ma mi squilla il telefonino.

    Shit.

    È Marilù, ovviamente. Solo lei e mia madre hanno la capacità sensoriale di captare a distanza l’esatto momento in cui sto per mettermi a fare una cosa importante, e telefonarmi.

    Pronto! Grugnisco.

    Ciaaaaauuu…

    Che vuoi, Marilù?

    Accidenti, sei di buonumore, oggi, Rebowsky?

    No, è solo che stavo per fare una cosa e mi hai interrotto.

    Cosa?

    Una cosa, Marilù.

    Sì, ma che cosa?

    Una cosa.

    No, senti, ora mi dici che cosa, Martino!

    Maledetta, la odio quando è in preda ad uno dei suoi attacchi di curiosite acuta. Riesce a diventare proprio insopportabile, accidenti a lei.

    Stavo per farmi una pippa davanti a un porno, se proprio ci tieni a saperlo. Quindi dacci un taglio, perché avrei una certa urgenza.

    Silenzio.

    Posso tranquillamente immaginare i suoi occhioni verdi che si spalancano ancora di più in quella sua classica espressione da prof di Mate allibita, mentre scuote la sua faccetta a punta, disgustata.

    No, cioè… Martino. Io boh…

    Sei tu che me l’hai chiesto sottolineo, cercando di non scoppiare a ridere. C’è veramente da farsela sotto, gente, quando fa così.

    Io scioccata. Basita…

    Cos’è, non posso manco più dirti certe cose, ora? rincaro. Sei o no la mia migliore amica?

    No, vabbè, Martino. Hai quasi quarantacinque anni. Io veramente boh. Con te, boh.

    Con te, boh! la scimmiotto.

    E smettila di farmi il verso. Primo: non parlo così. Secondo: sai che lo odio quando mi imiti.

    Sai che lo odio quando mi imiti!

    Senti, ciao. Ora non ti parlo più, guarda. Anzi, sai cosa? Ti blocco ovunque, così vediamo.

    Ti blocco ovunque, così vediamo!

    Vaffanculo, Rebowsky!

    Non ce la faccio più, scoppio a ridere: Eddaaaaiiiii!

    Silenzio.

    Pronto, Marilù?

    Nulla.

    Oh-oh, allarme rosso. Qui si mette male. Marilù è una delle persone più permalose sul globo terracqueo. Quando se la prende, capace che mi tiene il muso per settimane intere e non posso proprio permettermelo, adesso, visto che in questo periodo, dove sono a secco di grana perché i concerti nei locali scarseggiano, lei è l’unica mia reale fonte di reddito, essendo ricca sfondata di famiglia e pagando spesso per me quando usciamo a bere.

    Eddai, Marilù, sto scherzando! Madonna, come sei…

    Ancora silenzio. Maledizione, non molla, la serpe.

    Dai, mi dispiace. È vero, non parli così… aggiungo. Sempre mutismo. Lo so cosa vuole, la furbetta. Vuole che mi cosparga il capo di cenere. "Senti, facciamo così. Faccio tutto quello che vuoi uno di questi giorni, ok? Ti accompagno dove vuoi, a una di quelle tue stupide mostre di arte contemporanea o a una retrospettiva di salcazzo o con una delle tue amiche incensiste a una di quelle lezioni di yoga che fate al tramonto, sugli scogli in riva al mare."

    Davvero? Trilla improvvisamente la stronzetta, come rinata.

    Giurin giuretto croce sul petto.

    Ok, affare fatto! Allooooraaa, tra tipo una settimana viene a Genova questo performer veramente toooop, ok? Fa delle cose super fighe col suo corpo, una vera bomba, Martino. Un misto tra teatro danza e mimo, con del body painting, scarificazioni… poi gioca con delle installazioni di luci, insomma, una roba super-super-SUPER figa, ok? Viene in quel circolo arci che si occupa di arte in quel vicolo dietro via dei Giustiniani, hai presente? Dopo c’è un rinfresco, finger food, una roba in piedi, tipo party after show ma molto easy, ci potremmo fermare anche lì, che dici?

    Porca zozza, lo sapevo. Chi di spada ferisce, di spada perisce.

    Senti, non c’ho capito nulla, ma ok, baby. Ti ci accompagno da ’sto tizio, basta che facciamo pace.

    Pace carote e patate, Rebowsky!

    E mannaggia al diavoletto che ci ha fatto bisticciar.

    Mannaggia la diavoletto che ci ha fatto bisticciar! Ripete, ridendo. Pericolo di guerra scongiurato. Possiamo deporre le armi.

    Beh, che volevi? le domando. Non so se rendo l’idea, ma ho Jessica Drake tutta nuda su Pornhub che mi sta aspettando e non vorrei ritardare troppo; lungi da me far aspettare una signora.

    Ma, hai visto la notizia di oggi?

    Quale?

    Quella dell’avvocato Cassinis.

    Ah, sì… embè?

    Come embè, Martino? Oddio, non dirmi che non ti ricordi?

    Cosa, Marilù? sbuffo. Sto iniziando a spazientirmi, adesso. La odio quando non ha nulla da dirmi e vuole solo chiacchierare. Ma è mai possibile che le donne vogliano sempre e solo chiacchierare? Non è che ho tutto questo tempo da perdere, io.

    No, vabbè, Rebowsky, io allibita! Non ho parole. Davvero non ti ricordi di lui?

    No, Marilù. Non mi ricordo. Allora me lo dici che accidenti c’è, o vuoi star qui tutto il santo giorno?

    E stai calmino, sai? Oggi ti ha morso la tarantola?

    No, sei tu che mi fai sempre girare il culo, porca miseria!

    Oh, Gesù. Ok. Apri bene le orecchie. Party in mega villa con piscina a Santa Margherita ti dice nulla? Più o meno tre annetti fa? Tu eri lì per suonare la tromba con la big band di Oscar? Tutta la Genova bene che conta invitata e tu hai avuto la brillante idea di ubriacarti come tuo solito e, dopo il concerto, ti sei spogliato completamente nudo e hai iniziato a correre per tutto il parco della villa col coso di fuori, urlando: tuffo a bombaaaa! E poi ti sei lanciato come un gorilla morto dentro la piscina schizzando dappertutto?

    Oh-oh… quel Cassinis?

    Esatto, proprio quello, scimmione rintronato.

    Effettivamente, adesso, mi sovviene il ricordo nitido della serata, per quanto possa avere ricordi nitidi di una delle sbronze più memorabili della mia vita da ciccione ubriacone.

    Credo che si trattasse di quel periodo di vita dove il vostro affezionatissimo aveva preso compulsivamente a spogliarsi in pubblico, nudo come mamma l’ha fatto, quando esagerava leggermente con l’alcol. Lo ricordo benissimo, del resto. Era quello che amo definire il mio periodo adamitico. Dio, che anni pieni di spensieratezza.

    Tutti noi grandi artisti, del resto, abbiamo avuto un periodo dove la nostra necessità di esprimerci ha preso una piega diversa dalla solita routine, mutando in altro. Prendete Picasso, ad esempio, col suo periodo blu. Ecco, il mio periodo adamitico faceva parte di quegli anni in cui spogliarmi davanti a tutti, in luoghi affollati, per me, era diventato un bisogno artistico imprescindibile, quasi un’esigenza vitale, proprio come quello di Picasso. Pensavo che tutti dovessero provare cosa fosse la vera bellezza, vedendo il mio soave corpicino – un metro e novanta per centotrentacinque chili di genuina e morbidosa ciccia – che si dimenava nudo, come un mega budino rosa, in tutta la sua perfezione e maestosità.

    Inoltre, quella sera della festa nella villa dell’avvocato, ricordo che la mia performance fu pure particolarmente estasiante. Sì, ero riuscito perfettamente nell’intento di fare ciò che ogni grande artista dovrebbe saper fare all’interno del suo periodo storico, ovvero: scuotere le coscienze. Scioccare. Essere di rottura.

    Fu una vera e propria goduria, per il sottoscritto, vedere le facce scandalizzate e schifate di tutti quei ricchi invitati over cinquanta della Genova massonica che assistevano inermi allo spettacolo di un bisonte ubriaco che correva, nudo dalla testa ai piedi, col castorino sballonzolante, per il parco di quell’elegante villa nobiliare, urlando come un pazzo e culminando le sue gesta con un super tuffo a bomba dentro la piscina, schizzando tutte quelle mummie benpensanti dalla testa ai piedi.

    Certo, le conseguenze non furono delle migliori, lo ammetto. Nessuna standing ovation, nessun applauso scrosciante, niente richieste di bis come, effettivamente, mi sarei aspettato. Anzi, devo dire che la buon’anima dell’avvocato Cassinis non la prese per nulla bene e si rifiutò di pagare la big band, con tanto di ramanzina, eccetera. Così, quel perfettino del mio amico Oscar, andò su tutte le furie e mi fece una scenata delle sue e non mi chiamò più a suonare con lui per almeno un paio di mesi, un vero guaio. Inoltre anche Marilù disse che le avevo fatto fare proprio una bella figura di merda con l’avvocato e la sua famiglia, in quanto era stata proprio lei a procurarci quel concerto privato, poiché Cassinis era amico intimo di suo padre, che è un chirurgo plastico di fama mondiale, miliardario sfondato, e giocavano a golf assieme o qualcosa di simile, so assai. Insomma, il solito grande casino alla Rebowsky. Vabbè.

    Accidenti dico poveraccio, mi dispiace.

    Già. Pare che si parli di infarto… dio mio… così giovane…

    Settantun anni, effettivamente un poppante… pensa, andava ancora alle elementari, sai?

    La sento ridacchiare alla sua maniera.

    Quanto sei deficiente, Rebowsky.

    A breve avrebbe fatto la comunione, peccato…

    Ma io mi domando e dico perché continui ancora a essere tua amica, guarda.

    Beh, perché sotto sotto mi ami, baby, e vorresti essere posseduta dal mio corpo e gemere di piacere sotto i miei colpi pelvici. Oh, sììì! Dai, sìììì! Gooodooo, Martinoooo!

    Ride ancora: Ma quanto sei cretino, stupido ciccione? Dì un po’, prima che mi dimentichi, veniamo al punto della mia telefonata…

    Oh cacchius, ancora non è nemmeno arrivata al punto della telefonata! Cioè, ma ci rendiamo conto? Che vi avevo detto? Tre ore che parliamo e ancora lei non è nemmeno arrivata a dirmi il motivo per cui mi ha chiamato, interrompendomi nel sacro atto della masturbatio meridiana. Poi la gente mi chiede perché non voglia fidanzate tra le palle. Proprio per questo motivo, cristo santissimo. Perché ti tengono al telefono delle ore e se ne sbattono.

    E quale sarebbe ’sto benedetto punto, Marilù?

    Devo chiederti un favore, Martino. E devi, DEVI, dirmi di sì, ok?

    Non lo so, vediamo.

    "No, Martino, devi. Giuramelo."

    Ma come faccio a giurartelo, se non so nemmeno di cosa si tratti, genio!

    Tu giura.

    Senti, falla finita, ok? O me lo dici o tanti saluti.

    Ok, ok. Ora te lo dico. Ma tu almeno promettimi che non ti arrabbierai.

    Che accidenti hai combinato, Marilù?

    Ho promesso a una mia amica che l’avresti aiutata…

    Quale amica?

    La Lully! Sai la Lully?

    No…

    Eddai, Rebowsky! La Lully, l’avrai vista mille volte, su! Quella mia amica più vecchia di me, che è nel giro della Giulia e di Albo… sai Giulia e Albo? Quegli architetti che adesso hanno quell’agriturismo eco solidale in campagna… hai capito, no? Eddai, Madonna, che lui suona pure la fisarmonica… vabbè, insomma, la Lully è sempre con loro. La Lully Paganini, Rebowsky! Capelli corti neri… occhiali eccentrici… che ospitava nel suo salotto quelle performance teatrali… che era sposata con quel costruttore famosissimo e ricchissimo che era finito sul giornale per quello scandalo… ti ricordi? Che una sera l’abbiamo beccata in piazza delle Erbe che era con Franci, il tipo della Vane, che le hai rovesciato mezzo drink addosso?

    Ah sì, la Lully! dico, ad un certo punto, finalmente interrompendo quel suo assurdo parlare a vanvera senza prendere mai fiato. Ovviamente non ho ancora idea di chi sia ’sta belin di Lully, ma con Marilù è sempre meglio mentire in questi casi, o continuerebbe, imperterrita, col suo surreale e fastidioso albero genealogico, fino a che non riuscirebbe a farmi uscire dai gangheri definitivamente.

    Oh, finalmente!

    E quindi?

    Insomma, la Lully ha un figlio di credo diciotto anni, più o meno, vabbè, va ancora al liceo, ok?

    Ebbè?

    E nieeeeeenteee… Siccome che la Lully è un po’ preoccupata perché pare che questo ragazzo abbia preso dei giri che boh, non ho capito bene, ma sicuramente tipo di droga, ok? Insomma, siccome ha dei brutti presentimenti, aveva bisogno di qualcuno che lo seguisse di nascosto e cercasse di capirci qualcosa, capito?

    E cosa c’entro io, Marilù?

    Beh… insomma, Martino, siccome tu avevi fatto qualcosa di simile quella volta per quella ballerina di lap dance, beh…

    Ti prego no, Marilù…

    Io, ecco… le ho detto che sicuramente lo avresti fatto tu…

    Marilù…

    Gratis.

    Cazzo, Marilù! sbotto, infine, dando per sbaglio una manata al posacenere appoggiato sul pc, facendo volare sotto il tavolo il mozzicone dello spinello e combinando un bel casino sulla tastiera con tutta la cenere. Merda.

    Lo so, lo so! Stai calmo, lo so! Ma che ti costa, dai? Si tratta solo di fare qualche foto di nascosto, una cosa che ti prende al massimo due giornatine…

    Ma non puoi sempre far così, Marilù! È la mia vita! Non credi che dovresti, quanto meno, prima sentire anche il mio, di parere? Non lo faccio, punto! Esclamo, mentre con uno sforzo sovrumano mi piego per cercare di raccattare il cannone per terra.

    Eddai, Rebowsky, ti supplico, fallo per me… è una mia cara amica…

    Sono tutte tue care amiche, Marilù. Avrai trentamila care amiche!

    Per piacere, è tanto preoccupata.

    Non se ne parla chioso, alla fine, tirandomi su col cuore che mi batte a mille e il fiatone come quello di un toro, manco avessi scalato il K2 correndo. Non sono più fatto per certi piegamenti atletici, lo ammetto. Ma almeno ho recuperato il mozzicone e posso ancora godermi gli ultimi tre o quattro tiri.

    Insomma, in fin dei conti che cosa hai da fare? Non fai mai nulla!

    Ho un sacco di cose da fare, invece!

    Sì, certo, come no! Dai, forza, spara, cosa avresti da fare in questi giorni, su.

    Beh, ecco… un sacco di cose, Marilù! Non posso mettermi lì a seguire un ragazzino del cacchio.

    Perché no?

    Perché… perché devo finire di vedere un paio di serie su Netflix che non posso proprio lasciare a metà, ecco perché! Poi devo leggere la biografia di Keith Richards che ho comprato e ancora non ho avuto il tempo di mettermici in santa pace. Poi… ah, sì, poi ho quel torneo di scacchi on line dove si vincono 500 euro e non posso farmi scappare l’occasione, capisci, no? Inoltre, tra un po’, ho anche il concerto con Oscar piano e tromba al Cogolito e devo studiare i pezzi nuovi in scaletta e…

    Sì, certo, tu che studi i pezzi a casa… questa è bella, guarda.

    Certo, sono un professionista, che ti credi!

    "Ma fammi il piacere! Senti, Rebowsky, sarà questione di poche ore, ti prego. Basterà seguirlo e fargli due foto quando è con i suoi amici in giro, per vedere se si drogano e il gioco è fatto. Eddai, Martino, fallo per

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