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Il gatto col numero di telefono: Vitali indaga a Mantova
Il gatto col numero di telefono: Vitali indaga a Mantova
Il gatto col numero di telefono: Vitali indaga a Mantova
E-book183 pagine2 ore

Il gatto col numero di telefono: Vitali indaga a Mantova

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Info su questo ebook

Il maresciallo dei Carabinieri Sebastiano Vitale si reca a Mantova in visita ai parenti di sua moglie. Doveva essere una capatina; va poi a finire – come spesso gli capita – che si imbatte in due omicidi che aspettano lui per essere smascherati. L’inverno è gelido e nebbioso; la città assume contorni soffusi che ne esaltano la suggestività. I dintorni svelano realtà nascoste che vanno dalle delizie gastronomiche ad alcuni ambienti della pianura lombardo-veneta ricchi di sfumature e originalità. Una donna è rinvenuta cadavere in un canale. Il delitto porta in una dimora signorile sperduta nella campagna e a una proprietaria d’origine americana che aderisce a una setta religiosa e si circonda di soggetti implicati in un complotto terroristico internazionale. Emergono inoltre personaggi dalle scarpe grosse e il cervello fino che vivono in un mondo a se stante e che si vedono solamente nei giorni di mercato. Affiorano storie che si collegano agli ambienti della prostituzione e ad attività di investimento finanziario che si svolgono di nascosto dal fisco. Fra i protagonisti vi sono uomini dell’Arma, un direttore di periodico locale bene informato, un non vedente venditore di biglietti della lotteria e una signora di nobile lignaggio inorridita dalla corte dei miracoli che grazie alla cognata ha invaso la propria abitazione. Tutto ha inizio da un gatto che è solito gironzolare nelle stradine del centro di Mantova.
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2013
ISBN9788875638467
Il gatto col numero di telefono: Vitali indaga a Mantova

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    Anteprima del libro

    Il gatto col numero di telefono - Antonio Caron

    Introduzione

    Se vi capita di visitare Mantova e i suoi dintorni provate a ripercorrere gli itinerari descritti in questo libro, mettetevi nei panni del maresciallo dell’Arma Sebastiano Vitale protagonista della vicenda. Potreste provare la particolare atmosfera che caratterizza uno degli angoli d’Italia fra i più suggestivi e indimenticabili.

    La presenza del sottufficiale è peraltro casuale, originata dal desiderio di sua moglie di fare visita a lontani parenti; nelle intenzioni doveva essere un breve soggiorno, ma poi la permanenza si prolunga in modo imprevisto. Spuntano infatti (e c’era da aspettarselo, visti i precedenti del sottufficiale) due misteriosi delitti.

    Fra mangiate di risotti e tortelli, Vitale trova modo di smascherarne gli autori; diventa inoltre importante al punto d’essere citato, nientemeno, dal Dipartimento della Difesa americano. Nella vicenda compaiono alti ufficiali, agenti della CIA e uomini del Controspionaggio. Le indagini sugli omicidi portano alla luce un piano terroristico internazionale vanificato in seguito alle intuizioni di due sagaci marescialli dell’Arma.

    La storia si sofferma fra l’altro su un mondo di provincia solitamente in disparte, dove l’attività principale consiste nell’occuparsi di bessi e di biolche (soldi e terra): una realtà fatta d’anonimi personaggi che si mimetizzano nelle loro proprietà agricole sparse nell’uniformità della Pianura Padana.

    In un paesaggio invernale gelido e nebbioso, una ricca vedova d’origine americana si fa coinvolgere in intrighi orditi da ambigui personaggi che vestono all’orientale; su lei ha inoltre messo le grinfie una setta religiosa, di quelle che assoggettano gli adepti per impadronirsi dei loro beni.

    Il tutto prende le mosse da un gatto a cui piace andarsene a zonzo nelle viuzze del centro di Mantova.

    Un gatto "sbrendolo", come si dice nel dialetto locale.

    Bogliasco, estate 2002

    Personaggi principali

    Sebastiano Vitale, maresciallo dei Carabinieri e sua moglie Marisa

    Mario Quaresimini, comandante di Stazione dell’Arma

    Palmina Carnevali, accogliente parente di Marisa

    Notturna Siliprandi, nubile loquace patita per i gatti

    Ulisse Brigliadori, permaloso colonnello dell’Arma

    Mauro Bernardelli, giornalista bene informato

    Leonice di Villarosa, proprietaria terriera di nobile lignaggio

    Alberosa Furinato, anziana donna di servizio con buona memoria

    Cardenio Lusvardi, venditore ambulante di biglietti della lotteria

    Vincent Lo Cascio, agente della CIA siculo-americano

    Capitolo 1

    In fondo, venire a Mantova non è stata una cattiva idea....

    Marisa aveva lo sguardo estasiato della studentessa in gita scolastica; si soffermava davanti alle eleganti vetrine lasciandosi andare a commenti il più delle volte entusiastici.

    Guarda che schianto quel completino. E poi, quelle scarpe....

    Sebastiano, il marito, la lasciava dire senza partecipare troppo agli entusiasmi; anche se, per la verità, qualcosa di bello da mettersi addosso lo aveva adocchiato pure lui. Ma come al solito non si lasciava andare, teneva per sé sentimenti, gusti e preferenze. Era del resto fatto a modo suo, sia come carattere sostanzialmente chiuso sia come personalità che si era imposta, soprattutto dopo il raggiungimento del grado di maresciallo aiutante dei Carabinieri, per lui il massimo della carriera come sottufficiale. La sua sostenutezza non era tuttavia condivisa dal resto della famiglia che, nel caso specifico, voleva dire unicamente sua moglie, dal momento che di figli – a quasi dieci anni dal matrimonio – non se ne parlava e tanto meno durante la loro gita. Solamente ad accennarne, si potevano suscitare malumori. Marisa era una mogliettina giovane e bella, deliziosa sotto molti aspetti, almeno fino a quando non le saltava la mosca al naso. Allora erano musi e risentimenti, silenzi casalinghi che si prolungavano fra minestre e pietanze della cena, dal momento che il maresciallo Vitale rientrava per i pasti solitamente la sera; e neanche tutte le volte.

    Il mestiere di comandante della Stazione di Cherasco era tutto sommato tranquillo e prevedibile, anche se non mancavano gli imprevisti. Marisa, per esempio, non poteva mai sapere se per il tale giorno poteva contare sulla presenza del marito per essere accompagnata in una commissione oppure andare in visita ai parenti.

    In casa Vitale, l’improvviso abbandono di una tavola apparecchiata col piatto a metà era un’eventualità tutt’altro che rara. Bastava una telefonata o il semplice bussare alla porta da parte di un militare sottoposto: probabilità non troppo remota dal momento che l’alloggio del maresciallo si trovava al primo piano della palazzina sede dell’Arma.

    In dicembre, a Mantova il buio arriva presto. Già alle cinque del pomeriggio, si accendono le luci di strade e vetrine, i lampioni faticano a farsi vedere nella fitta nebbia.

    Sotto i portici c’era viavai; si udivano espressioni dialettali di gente che passeggiava senza fretta. A un tratto, si fece sentire una voce che prevalse su tutte le altre. Veniva da un uomo anziano che se ne stava immobile sotto le arcate. Vestiva un cappotto col bavero alzato, in testa aveva un berretto di stoffa. A un primo sguardo poteva sembrare ubriaco o farneticante, uno dei tanti fuori di testa che si incontrano per strada. Da vicino, si rivelò invece un venditore di biglietti della lotteria. Teneva in mano alcuni tagliandi disposti a ventaglio ed esortava i passanti ad acquistarli. Portava occhiali da sole scuri. Il particolare, insieme con il suo insolito portamento, rivelò ben presto la sua condizione di non vedente. In sostanza, era un invalido che cercava di sbarcare il lunario facendo balenare la fortuna a chi gli passava accanto. Marisa n’ebbe compassione; sentì l’impulso di acquistare un biglietto. Un gesto inequivocabile del marito – che ai soldi facili piovuti dal cielo non credeva per niente – la dissuase. Il cieco ripeteva ad alta voce la sua monotona esortazione:

    Comprate un biglietto fortunato. Non si sa mai come la va....

    Dopo aver percorso portici e strade acciottolate, Marisa e Sebastiano si trovarono in piazza Canossa fra palazzi con antiche facciate e stradine che si dipartivano a raggiera. Comparve una piccola chiesa aperta e illuminata. Entrarono. C’era gente che si guardava attorno ascoltando le descrizioni di un accompagnatore turistico. Arredi e altare non avevano nulla di particolarmente pregiato. Marisa e Sebastiano presero posto in un banco. Dopo una lunga sgambata per le strade della città, anche un improvvisato sedile di legno era gradito.

    A un tratto, udirono qualcosa di insolito, nientemeno che il miagolio di un gatto: vicino, forte e inequivocabile. Dal tono, Marisa del resto se ne intendeva, doveva essere un siamese. La sua presenza sotto le volte d’una chiesa appariva perlomeno sorprendente, anche se nessuno sembrava farci caso.

    L’animale si fermò ai piedi di Sebastiano; tacque per un po’ e poi riprese a farsi sentire. Era un bell’esemplare con occhi azzurri, lunghi baffi e una corta coda a crocchio color cioccolato. A Marisa venne bene di accarezzarlo, rivolgersi a lui con affettuosi: Micio, micio.... Il felino sembrò gradire le attenzioni; si mise a ronfare sonoramente sollevando e abbassando le zampe anteriori: movimento, per chi conosce i gatti, che significa mansuetudine, disponibilità alle carezze. Con gesto imprevedibile e fulmineo, l’animale saltò in grembo a Sebastiano; pure nella nuova posizione, non arrestò il suo movimento pigia pigia.

    Marisa fu piacevolmente sorpresa; passò la mano sulla pelliccia vellutata. Da parte sua, il marito rimase immobile a guardare l’improvvisato invasore sui suoi calzoni.

    Povera bestia, deve essersi persa. È sicuramente un gatto di casa; ha perfino il collarino.

    E pure un numero di telefono... fece seguito il marito.

    Sul momento parve una battuta di spirito, ma poi – guardando meglio – se ne convinse pure lei.

    Ma guarda, c’è anche l’indirizzo....

    Sul collare c’era, infatti, una targhetta con i dati di riconoscimento.

    Vediamo dove abita ‘sto bel tipo: vicolo Storta... E dove sarà mai?.

    Marisa guardò Sebastiano e lui capì subito come la cosa poteva mettersi.

    Non pensi che dovremmo riportarlo a casa, dai suoi padroni?.

    L’espressione languida e quasi implorante da parte di lei era di quelle che non ammettevano contrarietà. Sebastiano se ne uscì con una frase dal contenuto rassegnato:

    Lo sapevo che andava a finire così. Fa’ un po’ vedere? Beh, intanto possiamo telefonare.

    Uscirono dalla chiesa. Lei teneva l’animale in braccio. Il marito compose il numero sul cellulare. Dopo ripetuti segnali, si sentì una lontana voce di segreteria telefonica. Marisa se n’accorse; strappò di mano l’apparecchio e disse:

    Abbiamo ritrovato il vostro gatto. Ve lo stiamo riportando....

    Sebastiano fece una smorfia delle sue: una specie di muto rimprovero alla moglie per essersi lasciata travolgere da un impeto di generosità che poteva essere in qualche modo compromettente.

    Dobbiamo andare all’indirizzo che è scritto, aggiunse la donna con un tono deciso che non ammetteva repliche.

    A lui la cosa cominciava a seccare, come se prevedesse possibili complicazioni. Non volle tuttavia contrariare la propria metà; tanto per quieto vivere.

    E dov’è ‘sto vicolo Storta?.

    Domandarono al primo passante. Era a due passi, subito dietro la chiesa. Sebastiano allargò le braccia e rivolse gli occhi al cielo: uno dei suoi modi per manifestare sopportazione, se non proprio disappunto.

    Il micio mise le zampe sulla spalla di Marisa; pareva per nulla contrariato dal farsi portare a spasso da una bella signora.

    Sentito la voce che ha! Potrebbe andare alla Scala.

    Si vede che voi in Tarronia non conoscete i gatti. Noi, una volta, in casa ne avevamo uno uguale....

    Mentre teneva d’occhio i numeri della via, Sebastiano mandò giù il riferimento alle sue origini meridionali che – tuttavia detto da lei e in quel modo – non voleva del resto essere offensivo.

    Ecco, ci siamo....

    L’atrio era angusto e poco illuminato; c’era odore di chiuso e pipì di gatto. Si entrava da una porta d’alluminio con vetri opachi e polverosi. Prima di mettervi piede, Vitale suonò al citofono; non ebbe risposta. Guardò con espressione interrogativa la moglie:

    Saliamo lo stesso? Se non c’è nessuno, potremmo lasciarlo a qualche vicino....

    Dopo aver aggirato con qualche difficoltà le biciclette appoggiate alle pareti, imboccarono le scale. Al primo piano, c’erano due appartamenti. Su una targhetta, un nome: Camporini, il medesimo che compariva sul collare. Il maresciallo si accorse che la porta era aperta. Vide entrarvi il gatto senza difficoltà, come se conoscesse la strada. I due rimasero incerti.

    Permesso? Signori Camporini vi abbiamo riportato... Possiamo entrare?.

    Nell’ingresso c’era una consolle che reggeva l’apparecchio telefonico. Con rapida occhiata, Vitale si accorse che il segnale della segreteria telefonica lampeggiava; convintosi che in casa non c’era nessuno, non resistette alla sua tentazione di curioso investigatore. Premette il pulsante dei messaggi registrati. Si sentì la voce di Marisa e, prima ancora, quella inconfondibile del venditore di biglietti della lotteria udita in precedenza:

    Signora Elide, sono Cardenio. Quando vuole venire... Ho per lei la cinquina radiosa.

    Il gesto che Vitale fece in seguito fu istintivo e perfino irragionevole. Tolse il nastro registrato e lo mise in tasca. Senza pensarci su, lasciando di stucco l’incredula Marisa.

    ***

    Nell’accogliente villetta di Sant’Antonio alla periferia della città, i coniugi Vitale assaporavano il fuoco che scoppiettava nel camino della parente di Marisa Palmina Carnevali. La casa era avvolta da una nebbia gelida. Dopo essersi rimpinzato di tortelli con la zucca e altre cose buone, Sebastiano se ne stava beatamente in poltrona ascoltando una radio locale. Fra le notiziole che si alternavano a canzonette e annunci pubblicitari, ce ne fu una in particolare che gli fece arricciare il naso. Diceva di una donna fra i quaranta e cinquanta, rinvenuta cadavere nelle acque del Canale Diversivo. Non aveva documenti. Al momento non si facevano ipotesi sulle cause della morte.

    Gli vennero allora in mente idee strane; la sua indole sospettosa di tutore dell’ordine lo fece subito pensare al peggio.

    Capitolo 2

    Per il pomeriggio hai progetti?.

    Il tono di Sebastiano era fra quelli che facevano insospettire la moglie. Di solito, quando poneva vaghi interrogativi, si poteva giurare che in testa aveva qualcosa di ben preciso.

    E dove vorresti andare?.

    Da nessuna parte in particolare. Potremmo fare due passi, in centro....

    Marisa lo guardò di sottecchi, con un’espressione che poteva significare: Non me la racconti giusta.... Fu tentata di rispondergli per le rime, ma poi prevalse il quieto vivere. Anche perché, tutto sommato, l’idea non le dispiaceva. Allargò le braccia e disse:

    Se proprio ci tieni. Aspetta che lo dico a Palmina....

    Trovarono, e non fu facile, da parcheggiare in Pradella; si avviarono verso i portici del centro. Sebastiano camminava con uno sguardo che poteva sembrare distratto. Arrivarono alla

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