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La lustraressa di Vicenza
La lustraressa di Vicenza
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E-book286 pagine3 ore

La lustraressa di Vicenza

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Info su questo ebook

Ospite di conoscenti a Vicenza, il maresciallo dei carabinieri Sebastiano Vitale si trova alle prese con delitti in apparenza passionali, ma che nella realtà nascondono trame e attività spionistiche internazionali. A Vicenza, una delle province più industrializzate del mondo, perfino l’oro – come del resto la lavorazione dei crauti – è oggetto di attività industriale. In città c’è una base militare degli Stati Uniti. Poco prima di morire in tragiche circostanze, la giovane moglie di un sergente americano si comporta in modo insolito destando la curiosità di Vitale.
Un’indagine paziente e meticolosa da lui condotta farà scoprire la verità.
La vicenda conduce in suggestive località come Bassano del Grappa, Marostica e Asolo; tocca ambienti e personaggi che si incontrano di frequente nel Nordest italiano, fra cui una ex operaia dalla travagliata esperienza amorosa che si è messa in proprio. Sullo sfondo, l’ombra di servizi segreti e potentati economici che agiscono senza esclusione di colpi. L’intreccio comprende inoltre conventi di clausura e parentesi di costume che fanno parte di una mentalità consumistica che tiene più all’apparire che all’essere.
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2014
ISBN9788869430183
La lustraressa di Vicenza

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    Anteprima del libro

    La lustraressa di Vicenza - Antonio Caron

    Introduzione

    Inutile cercare sul vocabolario: nella lingua italiana il soggetto del titolo non esiste. Per trovarne l’origine bisogna spulciare contratti di lavoro che regolano certi comparti produttivi, come quello orafo; qui si apprende che lustraressa è qualifica di lavoratrice addetta alla lucidatura di manufatti d’oro. E a Vicenza, per chi non lo sapesse, la lavorazione del nobile metallo si svolge con modalità industriali.

    Nella sua nuova avventura, il maresciallo dell’Arma Sebastiano Vitale si trova alle prese con trame spionistiche, malfattori internazionali ed equivoci personaggi che si muovono all’ombra di attività lecite, in un contesto – il vicentino – in cui operano tante imprese la cui piccola dimensione non impedisce di intrattenere rapporti d’affari in tutto il mondo.

    Vicenza, ancora per chi non ne fosse al corrente, ospita una base militare degli Stati Uniti; passando per la periferia, non è raro incontrare soldati con tuta mimetica e fucile mitragliatore mentre si esercitano a passo di corsa. Fra loro non è facile distinguere, dal momento che vestono tutti la stessa uniforme: truppa, ufficiali, maschi e femmine.

    Una donna americana, moglie di un sergente, viene trovata uccisa a colpi di pistola. Il giorno prima Vitale se l’era trovata davanti in una stazione di servizio. Un gesto particolare da lei compiuto diventerà bandolo di una intricata matassa che sarà svolta con pazienza e sagacia fino alla immancabile soluzione del giallo.

    Nella narrazione compaiono luoghi suggestivi come Marostica, Bassano del Grappa e Asolo, oltre a imprenditori, industriali, rappresentanti di commercio e una ex operaia che ha messo su una piccola azienda che lavora per conto terzi. Una lustraressa, appunto, personaggio dalla travagliata esperienza amorosa attorno al quale si svolge buona parte della settima indagine finora pubblicata che vede protagonista il maresciallo Vitale.

    Nominativi, personaggi e circostanze descritti nella narrazione sono frutto di fantasia. Qualsiasi riferimento alla realtà è pertanto del tutto casuale.

    Capitolo 1

    E come nascono ’sti amici di Vicenza?.

    Il maresciallo Sebastiano Vitale in un primo momento non fece caso a quanto detto poco prima dalla moglie Marisa, ma in seguito – seduto alla sua scrivania di comandante della Stazione dei Carabinieri di Cherasco – gli venne in mente la mezza frase buttata lì dalla donna mentre lui scendeva le scale soprappensiero. Nei locali sottostanti l’alloggio del maresciallo, al primo piano della palazzina sede dell’Arma, gli uomini ai suoi ordini lo stavano aspettando, come ogni mattina; erano un brigadiere, due appuntati e tre militari, di cui uno di leva.

    I carabinieri di Cherasco, di solito, non si ammazzavano per la fatica. Non mancavano tuttavia certi periodi in cui le pratiche si accumulavano con sorprendente facilità una sull’altra; non se ne chiudeva una che, subito dopo, un’altra spuntava. Stavolta non si trattava nemmeno delle solite scartoffie; c’era addirittura un allarme partito dal Nucleo Operativo di Torino, e rilanciato dal Comando Provinciale, sulla possibile presenza in zona di elementi riconducibili a gruppi terroristici.

    Chissà come prendono corpo queste segnalazioni..., fu la immediata reazione del maresciallo dopo che il brillante carabiniere di leva Tronchetti Silvio – che fra l’altro ci sapeva fare col computer – gli portò sul tavolo il foglio contenente la comunicazione appena giunta tramite i canali interni e riservatissimi dell’Arma.

    Va’ a sapere, rispose a se stesso, basta che uno qualsiasi dica: mi pare di aver visto uno che assomiglia a Tizio o Sempronio....

    Non c’era comunque da fare tante storie: la segnalazione era arrivata e bisognava comportarsi di conseguenza; in una parola, obbedire agli ordini.

    Bartolomei, domandò al brigadiere, secondo te, dove si potrebbe nascondere un terrorista che si trova qua da noi? Uno magari che sta preparando un bell’attentato dinamitardo o qualcosa del genere....

    Il sottoposto alzò il capo dal rapporto che stava scrivendo e non fu neppure sorpreso di sentirsi dire quelle parole; anzi, se le aspettava.

    Cosa vuole che le dica, maresciallo. Fossi uno di loro, mi cercherei una cascina isolata, fidando su complicità e omertà....

    Vitale inarcò le sopracciglia; al posto del brigadiere avrebbe detto la stessa cosa. I due si guardarono muti per qualche secondo. Bartolomei si sentì infine di aggiungere:

    Se lei è d’accordo, marcherei stretto i soliti sospetti: quei quattro gatti che ancora credono alla rivoluzione armata; ora rintanati, ma che si tengono pronti ad agire, a comando....

    Tirami fuori i loro fascicoli, disse Vitale.

    Il brigadiere aprì un armadio e prese alcuni contenitori sbiaditi dal tempo.

    "Ecco; se non bastassero, possiamo accedere al database del cervellone".

    Bastano e avanzano, rispose il maresciallo, facendo una certa faccia che esprimeva tutto il suo scetticismo nei confronti delle nuove tecnologie.

    Hanno un bel dirmi, sbuffò dopo aver aperto il primo faldone, ma sfiorare una fotografia o anche soltanto un foglio di carta è tutt’altra cosa che puntare gli occhi su quella specie di televisore....

    Bartolomei sorrise; non era del resto la prima volta che il suo superiore si esibiva in certe uscite. Si lasciò comunque sfuggire:

    Ma al corso per aiutante non le hanno insegnato....

    Sì, questo e altro, non preoccuparti; siamo mica rimasti alla penna d’oca e ai messaggi spediti tramite veloce palafreniere....

    Veloce che?.

    Il maresciallo scantonò, poco sicuro del resto di aver pronunciato nel modo giusto l’insolita parola udita in una certa lezione da un colonnello. Aprì uno dei faldoni, a colpo sicuro; si fece in pratica guidare dal suo sesto senso, il medesimo che lo portava spesso sulla buona strada, ma che in qualche occasione – specialmente agli inizi della sua carriera – qualche guaio dovuto a precipitazione gli aveva procurato.

    Vitale aveva sott’occhio una foto segnaletica; cominciò a toccarla e a scrutare insistentemente. Il brigadiere non si sarebbe a quel punto stupito se il superiore avesse tirato fuori un pendolino, o qualche aggeggio esoterico del genere, per passarlo in lungo e in largo.

    Al suo posto farei lo stesso..., aggiunse Bartolomei, anche per spezzare il lungo silenzio che era nel frattempo caduto.

    A quelle parole, il maresciallo sembrò come destarsi da un sonno ipnotico. Fu portato alla realtà anche dalla visione del Monviso che si stagliava sulla finestra aperta come una imponente presenza che non ammetteva divagazioni. Come attratto da un’invisibile forza magnetica, il dito indice di Vitale rimase incollato sulla fotografia.

    È da Decomadri che iniziamo?, chiese il brigadiere.

    Mah! Lui o un altro; basta che cominciamo a darci da fare.

    Agli ordini....

    Rimasto solo, Vitale si appoggiò allo schienale della poltroncina girevole, la medesima che, tramite una leva, faceva alzare e abbassare il sedile: un giochetto che, una volta scoperto, era diventato occasione di trastullo se non addirittura di relax. Era infatti proprio nei momenti di maggiore riflessione che il maresciallo giocherellava con la poltrona; gli capitava di porsi domande su certe soluzioni che aveva in mente e – per tutta risposta – azionava il meccanismo: in su per dirsi di sì, in giù per manifestare perplessità.

    Se faccio così, diceva scendendo di qualche centimetro. Se invece..., e la sedia si alzava assieme alla sua massa corporea non indifferente, come miracolosa levitazione.

    Il su e giù durava anche per parecchi minuti, in totale solitudine. Non sarebbe stato infatti dignitoso farsi vedere in atteggiamenti bambineschi dai sottoposti. Bartolomei, che da buon investigatore qualcosa di strano sulle intime abitudini del superiore aveva sospettato, ebbe in seguito clamorose conferme, soprattutto dopo aver lasciato l’uscio socchiuso ed essersi soffermato a occhieggiare.

    Se permette, maresciallo, la informo sui nostri primi approfondimenti....

    Vitale fu preso alla sprovvista, preso com’era a riflettere sulle intenzioni poco prima manifestate dalla moglie. Tanto per rimanere nel personaggio capriccioso e cocciuto insito in qualche piega del suo animo, Marisa s’era messa in testa di andare a trovare certi amici di Vicenza.

    Ma come, non ricordi? Ci siamo conosciuti a Milano Marittima, eravamo vicini d’ombrellone. Non dirmi....

    Sì, sì, è vero, rispose l’uomo senza troppa convinzione. Se proprio ci tieni; anche se non mi sarà facile mollare di botto baracche e burattini....

    Vista comunque l’aria di musoneria che tirava in casa da qualche giorno, Sebastiano si rese conto che non era il caso di essere troppo rigidi nell’assecondare l’innocente ghiribizzo di una moglie che sentiva talvolta di trascurare. D’altra parte, era consapevole: sposare una donna più giovane di quindici anni aveva sicuramente aspetti piacevoli, ma anche risvolti – se non proprio negativi – a cui prestare comunque attenzione.

    Marisa era fatta a modo suo: compagna devota e fedele, ci sapeva fare in cucina e nel tenere in ordine la casa, senza grilli per la testa; ma pure capace di impuntarsi su cose che a volte sorprendevano lo stesso marito. Il trantran di casa Vitale si poteva dire consolidato su binari di tranquilla prevedibilità. Marisa aveva accettato – anche se la cosa non sembrava del tutto definitiva – gli orari impossibili di lui; adesso riusciva a fare buon viso a situazioni che nei primi tempi la facevano infuriare. Come quando, dopo aver messo in tavola l’ultimo suo capolavoro culinario al quale aveva dedicato lunghe ore di applicazione domestica, il marito si precipitava improvvisamente chissà dove, chiamato al telefono da chissà chi. Oppure quando, rientrato stanco morto, neppure degnava d’uno sguardo il piatto guarnito posto a centro tavola, per andare dritto e filato a coricarsi. Sul capitolo figli, Marisa aveva messo una pietra sopra; del resto, di marmocchi rompiscatole non ne sentiva la mancanza. Oddio, se proprio doveva essere sincera al riguardo, l’emozione che le suscitava l’alzare dal seggiolone il bimbo di una sua cara amica non le era del tutto indifferente. Le capitava d’altro canto di lasciarsi andare a manifestazioni di accentuato affetto nei confronti del gatto di casa, il bel micione nero che una decina d’anni prima Sebastiano aveva adottato, dopo averlo trovato quasi morto di fame nella soffitta di una prostituta rinvenuta assassinata. Gli capitava talvolta si sentire sua moglie mentre diceva:

    Micetto, bella creatura. Vieni dalla tua mamma....

    In quei momenti Sebastiano provava un certo imbarazzo, se non proprio un complesso di colpa. Erano le volte che si domandava: non starà mica alludendo... salvo poi scrollare le spalle, mettere da parte dubbi e possibili incomprensioni. Almeno fino alla prossima volta...

    Fece mente locale; ma sì! Vitale ora ricordava i due, marito e moglie, conosciuti in spiaggia; soprattutto l’uomo, di cui gli erano rimaste impresse le sue lunghissime tiritere. Uno che a lasciarlo parlare non avrebbe mai smesso. Dopo averci pensato ben bene, valutati pro e contro, soprattutto i contro, Sebastiano decise infine di assecondare la moglie. Riposti con cura i faldoni nell’armadio, alzò il telefono:

    Marisa, quando conteresti di andare a Vicenza?.

    Furono poche e semplici parole, ma che ebbero tuttavia effetti straordinari. Quando risalì in casa per il pranzo, si rese subito conto che l’atmosfera era cambiata; l’accoglienza fu più cordiale del solito. Marisa riusciva a cogliere con il solo sguardo i desideri più nascosti del marito e mai come in quei momenti si sentiva di soddisfarli.

    La pasta si è raffreddata, ma te la riscaldo in un minuto; dimmi se è poco salata, dopo c’è il budino che ti piace tanto....

    Sebastiano gustava gli insoliti vizietti, ben sapendo che un certo costo tuttavia li avevano. Fra un boccone e l’altro di squisiti tajarin alla langarola fatti a mano dalla stessa Marisa, si sbilanciò:

    Ma cos’è ‘sta voglia improvvisa?.

    Con Demetria in questi ultimi tempi ci siamo sentite spesso. Ha tanto insistito. Ogni volta rinnovava l’invito.

    Rinfrescami la memoria: lui che mestiere fa?.

    Il broker.

    Sarebbe...?.

    Una specie di rappresentante di commercio, di vestiti e anche d’oreficeria.

    A quel punto gli vennero in mente i lunghi monologhi cantilenati con accento veneto del vicino d’ombrellone, tanto che in certi momenti nemmeno lo ascoltava. Sembrava partecipare alla chiacchiera con movimenti del capo e cenni della mano, sperando che l’altro desse tregua. Ricordò i coloriti e fantasiosi scenari tracciati dal vicino di spiaggia, le sue rivelazioni sul mondo delle firme nel campo della moda e dei marchi negli oggetti di lusso. In un primo momento fu perfino incuriosito nel sentire racconti e furbizie che odoravano di evasione fiscale e contraffazione. Dopo la parentesi vacanziera sulla costa romagnola, non ci pensò più. I coniugi Barusse con i quali aveva – spesso annoiandosi – trascorso lunghe ore di ozio sotto l’ombrellone, manco se li ricordava. L’annuncio che Marisa si era invece regolarmente sentita con loro fu per lui sorprendente; con la sua sagacia e pazienza di investigatore che sapeva vedere anche oltre i muri, intuì i motivi dell’inatteso desiderio di sua moglie. Barusse aveva accennato alla possibilità di far avere a prezzi scontatissimi borsette, foulard e vestiti con marchi prestigiosi; per non dire di anelli, bracciali e orecchini d’oro a costi anche della metà rispetto ai quelli esposti nei negozi di oreficeria.

    Anche se non l’aveva mai fatto intendere, Marisa era rimasta incuriosita e anche tentata dal desiderio di indossare – senza spendere patrimoni – un capo di abbigliamento firmato, di quelli che solitamente fanno bella mostra nelle vetrine di costose boutique. Un desiderio, il suo, che non poteva certamente essere censurato e tanto meno giudicato in modo sconveniente; anche nel caso specifico della moglie integerrima e austera d’un rigoroso tutore dell’ordine e, per di più, personaggio autorevole di una piccola ma dignitosa comunità come quella di Cherasco. Un capriccio veniale, in definitiva, che anche l’accentuato rigore morale di un marito per certi versi ancora all’antica poteva perfino concedere.

    Com’è già che si chiamano?, domandò Vitale aggrottando le sopracciglia.

    Alvise e Demetria. Non te li ricordi?.

    Ora che me lo dici, sì....

    Ancora con la mente rivolta all’ultima discussione avuta in famiglia, i tratti del viso di Bartolomei gli apparivano sfocati; prendevano forma a mano a mano che il brigadiere sciorinava i risultati delle sue ricerche.

    Ebbene, maresciallo, di solito esordiva con ‘signor maresciallo’, penso che il suo intuito non sia stato inutile....

    Vitale non colse nemmeno la lisciata, guardava con espressione intontita i fogli posati sul tavolo dal sottoposto; ne scorse i margini e poi udì distintamente le parole. Ancora non era del tutto uscito dalla concentrazione di pensiero che lo prendeva in momenti particolari, soprattutto quelli che coinvolgevano la sua condizione di marito alle prese con una moglie che se ne usciva talvolta con idee che scombussolavano radicate convinzioni. Quella che Marisa ci teneva a indossare un vestito elegante e firmato per lui era stata una rivelazione per certi versi sconvolgente; non come l’eventuale confessione di avere un amante, ma quasi. Un intimo desiderio tenuto nascosto, all’insaputa del marito, chissà per quanto tempo.

    Quando mi ha visto arrivare, Decomadri è sbiancato; non come le altre volte, che quando lo incontravi faceva la faccia schifata. La casa di campagna – dove abita con gli anziani genitori ormai sfiduciati all’idea che il figlio possa mettere la testa a posto – si presta benissimo a essere un nascondiglio. Una parte dell’edificio dà sulla pendice di una collina boscosa e per uno che vuole svignarsela ci vuol poco a occultarsi fra alberi e cespugli.

    Naturalmente non hai....

    Perquisito la casa? E come facevo, senza mandato....

    Hai fatto bene. Da padre e madre si può cavare qualcosa?.

    Molto difficile. Poveretti, hanno patito le loro pene, con quel figlio esaltato; processato e condannato per appartenenza a banda armata....

    Se ricordo, fu accusato di complicità con gli assassini di un dirigente industriale....

    Ricorda bene maresciallo: l’ingegner Berutto, responsabile della pianificazione strategica di una azienda a partecipazione statale; ora il nome mi sfugge....

    Ma tu pensa come può essere crudele la sorte! La vicenda l’ho ben presente, mi era stata raccontata nei dettagli da un sottufficiale di Genova mio amico. Il poveretto l’avevano nominato a capo di una direzione che doveva essere smantellata. Per non buttarlo fuori di brutto, avevano inventato una Divisione Strategie Internazionali; denominazione pretenziosa, ma che non significava niente, era un guscio vuoto. Nonostante se ne stesse in pratica tutto il giorno a scaldare la sedia, quelle fervide menti delle Brigate d’assalto per la giustizia proletaria hanno creduto – leggendo l’etichetta che c’era sulla porta dell’ufficio – di abbattere un pericoloso esponente della globalizzazione capitalistica, come hanno poi fatto sapere con il volantino di rivendicazione. Pazzesco....

    Ne ho conosciuto un altro, nelle medesime condizioni. Buon per lui che è stato soltanto – per modo di dire – gambizzato. Ora cammina con il bastone....

    Non è il caso che me lo ricordi, rispose con calma olimpica il brigadiere.

    A proposito, aggiunse Vitale abbassando gli occhi quasi provasse vergogna, penso di assentarmi per qualche giorno. Con mia moglie non possiamo fare a meno di andare a trovare certi parenti, a Vicenza.

    Per un periodo di tempo sono stato comandato a Bassano del Grappa.

    Bassano? Credevo fosse in provincia di Treviso....

    Si trova al confine delle due province....

    Pensi di farcela da solo?.

    Se intanto potessi avere un mandato dalla Procura....

    Me ne occupo io....

    Marisa faceva le valigie con lo stesso trasporto di una scolaretta che sta partendo per le vacanze; canticchiava, aveva l’argento vivo addosso.

    Pensi che mi stia bene questo golfino o forse è meglio la camicetta...?.

    Sebastiano se ne stava invece mogio, senza condividere gli entusiasmi. In quei momenti i suoi pensieri andavano ai bagagli e alle tante cose di contorno che si dovevano stipare sulla piccola utilitaria. A un certo momento si domandò da quanto tempo non faceva controllare la pressione delle gomme.

    Ma sei proprio sicura che non andiamo a scocciare....

    Sicurissima. Sapessi Demetria quanto ha insistito!.

    Dove stanno di preciso?.

    A due passi dal casello dell’autostrada.

    Là è più freddo di qui?.

    Più o meno lo stesso. Comunque non preoccuparti: in valigia ho messo anche le tue magliette di lana.

    Un punto al quale appigliarsi per dire che non tutto poteva filare liscio, Sebastiano non riusciva a trovarlo. L’idea di mangiare e soprattutto dormire in casa d’altri non lo esaltava per niente. Pensava a ogni sorta di possibili complicazioni, del tipo: e se hanno un solo bagno e mi scappa mentre è occupato? Per raggiungere il gabinetto mi dovrò prima vestire? Sarà sconveniente e impensabile andarci mentre sono ancora in pigiama...

    In definitiva, Sebastiano si inventava un sacco di problemi, cercava di aggrapparsi a piccoli appigli per divagare, svicolare. Incassò finalmente quella che poteva sembrare una vera e propria confessione da parte di sua moglie:

    Potremmo comprare qualche oggettino d’oro, senza spendere troppo. Penso al regalo che dovremo fare a Francesca che fra un mese si sposa....

    Francesca?.

    Ma sì, la figlia dell’assessore, quello che ci fa un sacco di cortesie, senza chiedere niente in cambio....

    Vorrei vedere....

    Francesca: ora gli era venuta in mente. Era quel tipetto tutto pepe, della stessa età di Marisa; una delle poche in paese che la moglie frequentava. Come dire di no.

    Vorrei subito mettere in chiaro una cosa: sarai tu a guidare. Ti darò eventualmente il cambio soltanto se non ce la farai più....

    Capitolo 2

    Il viaggio in autostrada fu noioso, almeno fino a Brescia. Sul tratto in direzione Venezia il traffico aumentò bruscamente, al punto da mettere a dura prova la imperturbabile guida di Marisa. Continuamente sorpassata (altro che limiti di velocità...), rimaneva spesso incolonnata dietro la scia di un numero interminabile di TIR; si sentiva impacciata e innervosita dal marito che diceva:

    Ma non puoi proprio sorpassare...?.

    Tanto che a un certo momento sbottò:

    Se vuoi provarci tu, accomodati pure....

    Sebastiano smetteva allora di rompere e lamentarsi: riscaldamento troppo alto, a finestrino abbassato aria troppa e fredda. Quando si rese conto che la moglie si stava veramente scocciando cercò di pensare ad altro, a quanto poteva in quel momento succedere a Cherasco. Chiamò al telefonino due volte, poi un’altra ancora; infine si rese conto che stava esagerando, come un padre apprensivo e rompiscatole, di quelli convinti che senza di loro il mondo vada a rotoli.

    Desenzano, Sirmione: non erano località da dove si poteva vedere il lago di Garda? Fu una curiosità che tenne per sé. Lanciò un’occhiata di traverso a Marisa; dopo averla vista seria e concentrata non si sentì di distrarla.

    Dove ci aspettano?, si decise infine a domandare.

    Telefoniamo quando usciamo dal casello....

    Verona, Soave, le mura d’un antico castello che si inerpicavano su un colle. Il tracciato autostradale Sebastiano l’aveva imparato

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