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Piacere, Ivan Magnani. Vita da Arbitro
Piacere, Ivan Magnani. Vita da Arbitro
Piacere, Ivan Magnani. Vita da Arbitro
E-book151 pagine1 ora

Piacere, Ivan Magnani. Vita da Arbitro

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Info su questo ebook

La mia vita è stata scandita, più che da anni, da stagioni calcistiche. 
Sui campi di gioco, come arbitro; poi all’estero, poi di nuovo qui, passando dall’Esercito alla Polizia, ma mantenendo sempre fede al sogno che avevo da bambino, quello di arrivare ad arbitrare in Serie A, e per questo ho sempre messo al primo posto una sola cosa: l’arbitraggio e i valori da esso conseguiti, dalle persone incontrate lungo questo viaggio durato diciassette anni, tra alti e bassi, tra vittorie e sconfitte. Se volete è solo una storia, la mia storia. Almeno finora.

Ivan Magnani nasce a Ferentino il 21 ottobre1980. Introdotto dal padre al mondo arbitrale, deciderà fin da subito che quella sarà la sua strada e non smetterà mai di percorrerla. Nel frattempo entra nell’Esercito, viene inviato in Albania prima e in Bosnia poi. Tornato in Italia presta servizio nella Polizia di Stato, dove opera tuttora, dividendo la sua vita tra quella di formatore di giovani arbitri nella Sezione di Frosinone, e quella da poliziotto nella Direzione Centrale della Polizia Criminale. Gli impegni sul campo e quelli in ufficio non gli hanno comunque impedito di conseguire il Dottorato in Scienze dell’Educazione e della Formazione, e quello in Scienze e Tecniche Psicologiche.
LinguaItaliano
Data di uscita30 giu 2022
ISBN9791220128988
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    Anteprima del libro

    Piacere, Ivan Magnani. Vita da Arbitro - Ivan Magnani

    LQpiattoMagnani.jpg

    Ivan Magnani

    Piacere, Ivan Magnani

    Vita da Arbitro

    © 2022 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it

    ISBN 979-12-201-2391-4

    I edizione maggio 2022

    Finito di stampare nel mese di maggio 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

    Piacere, Ivan Magnani

    Vita da Arbitro

    Prefazione

    di Cinzia Ricciardi

    Ho conosciuto Ivan Magnani a Torino quando come Primo Dirigente della Polizia di Stato ho diretto la Sezione Polizia Stradale di quella provincia.

    Nell’anno 2008 arrivò un nutrito gruppo di nuovi poliziotti, ragazzi in gamba, motivati, che portarono una ventata di entusiasmo in tutto il personale e ci consentirono di promuovere servizi su strada e campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale che ottennero risultati importanti. Tra di loro c’era Ivan Magnani che con i suoi giovani colleghi condivideva il desiderio di imparare e di mettersi a disposizione per diventare un bravo poliziotto al servizio dei cittadini.

    Tra questi ragazzi Ivan si distingueva per il suo buon carattere e per il suo sorriso; sorrideva con gli occhi ed era sempre disponibile e desideroso di imparare. Era animato anche da un’altra grande passione, fare l’arbitro di calcio, e, nonostante si dedicasse ad un lavoro delicato, che richiede grande competenza professionale, è riuscito nel tempo a portare avanti, con ottimi risultati, tutti gli impegni che si era assunto. Certo non è stato mai semplice garantirgli, soprattutto nelle giornate festive, turni che gli consentissero di contemperare il lavoro con la sua passione. Lo ha aiutato il suo essere una persona positiva e benvoluta prima di tutto dai colleghi e poi dai funzionari. Ecco, vorrei sottolineare quanto la gentilezza, il sorriso aperto, la lealtà possano rendere più facili e proficui tutti i rapporti con gli altri, sia umani che professionali. Il suo impegno di arbitro è stato sempre vissuto con entusiasmo, spesso contagioso, e grande serietà e non lo ha mai sottratto dagli altri suoi doveri, anzi, gli ha consentito quella immersione nel sociale che serve ad ogni buon poliziotto per svolgere al meglio il proprio difficile compito tenendolo legato alla vita della comunità, attento a coglierne i cambiamenti e le richieste di sicurezza. Penso che l’esperienza che Ivan Magnani ha condensato in questo libro evidenzi che con l’impegno personale, la perseveranza e una sana passione si possano raggiungere tanti obiettivi e che anche quando, a volte, capitano contrattempi o non tutto quello che avevamo preordinato va per il verso giusto si impara a non darsi per vinti ma a moltiplicare gli sforzi, impegnando le migliori energie, magari preparandosi meglio ad affrontare le nuove sfide nella consapevolezza che ognuno di noi può migliorare la propria vita e il mondo in cui vive. Questa è anche la sfida che ogni giorno ogni buon poliziotto accetta, mettersi in ascolto degli altri, delle persone a cui deve assicurare la possibilità di vivere nel rispetto delle regole civili e impegnarsi perché la sua attività sia sempre orientata ad assicurare il bene comune.

    Al poliziotto e all’arbitro auguro buon lavoro e tutte le soddisfazioni che con il suo impegno saprà raccogliere.

    Dottoressa Cinzia Ricciardi

    Dirigente Superiore della Polizia di Stato

    Dirigente del Compartimento Polizia Stradale Toscana

    Prefazione

    di Carlo Pacifici

    Quando Ivan mi ha chiamato per chiedermi una prefazione al suo libro autobiografico mi ha letteralmente spiazzato. Non sono avvezzo a scrivere prefazioni anzi mi sono sentito assolutamente inadeguato al ruolo ma lusingato per un aspetto decisamente importante, testimoniare un percorso fatto insieme, in ruoli diversi, ma con lo stesso unico obiettivo condividere la grande passione per il calcio e per l’arbitraggio in particolare.

    Lo faccio con piacere perché Ivan racchiude a pieno l’impegno, il sacrificio, l’entusiasmo con cui tutti noi, chi più chi meno, ha abbracciato questa avventura che è fare l’arbitro.

    Dall’esterno la figura dell’arbitro spesso è vista in maniera distorta: masochista, dittatore, represso, incapace, sempre in malafede, frutto di una cultura dell’inganno e del sospetto tipica del nostro paese.

    Diceva il grande Ennio Flaiano: L’italiano ha un solo vero grande nemico: l’arbitro nelle partite di calcio, perché emette un giudizio.

    Ed è così si guarda sempre con sospetto chi ha il coraggio di prendere una decisione nella totale solitudine di un campetto di periferia o di un grande stadio, con la pressione piccola e grande dell’ambiente che ti circonda, con la quotidiana diffidenza da parte di chi si sente sempre totalmente dalla parte della ragione.

    In realtà l’arbitro, e Ivan ne è un testimone egregio, è una persona normale con i suoi pregi e i suoi difetti come tutti, con le sue certezze e le sue paure, con i suoi stati d’animo che deve tenere a bada in funzione della gara che sta arbitrando.

    È un atleta, perché di atleta si tratta (provate voi a correre e decidere 90 minuti di seguito!), che ha la capacità di incastonare nella propria vita famiglia, affetti, lavoro, studio, allenamento, studio del regolamento. Un ragazzo o una ragazza che hanno scelto la strada della legalità, delle regole, della pace. Pace? E perché? Perché l’arbitro è anche e soprattutto un operatore di pace, che cerca di portare in campo quell’equilibrio decisionale nel rispetto delle Norme che fa svolgere regolarmente una partita di calcio. Immaginatevi una gara senza arbitro. Arriverebbe in fondo? Dubito! Il calcio è fatto da tante componenti senza le quali non potrebbe esistere. Le società, i calciatori, gli allenatori, lo staff tecnico e appunto gli arbitri senza i quali il calcio non sarebbe tale. È un puzzle perfetto che non avrebbe senso in mancanza di un solo tassello.

    L’arbitro non è onnisciente e onnipotente e come tutti gli esseri umani sbaglia anzi sarebbe surreale che non lo facesse. Ma chi non sbaglia nel calcio? Chi ha i capelli grigi come me ricorda errori epici che ci hanno fatto perdere partite storiche nazionali e di club, più recentemente ci siamo rammaricati per i due errori dal dischetto nelle due partite con la Svizzera che ci sono costati l’esclusione dai Mondiali in Qatar. Ma l’errore dell’arbitro è l’Errore con la

    e

    maiuscola quasi che quello delle altri componenti fosse complementare o addirittura marginale.

    Questa è la nostra realtà calcistica e i ragazzi e le ragazze che entrano a far parte della nostra famiglia arbitrale lo sanno già nel momento in cui mettono piede nelle nostre Sezioni.

    E già le Sezioni, termine forse un po’ agée ma sempre attuale, sono le nostre case dove gli arbitri si incontrano, studiano, si aggiornano continuamente, creano amicizie durature, si confrontano.

    Le nostre Sezioni non sono solo punti di incontro per parlare di calcio ma sono luoghi dove si insegna soprattutto ad essere uomini e donne prima di essere arbitri. A irrobustirsi dal punto di vista caratteriale e temperamentale, a cadere e rialzarsi ed essere più forti di prima, a gestire le proprie emozioni, a non farsi travolgere dagli eventi, rimanere lucidi ed equilibrati quando tutto intorno a te non lo è, tornare a casa dopo una prestazione positiva e negativa e trovare la forza di resettare tutto e ricominciare da capo con lo stesso entusiasmo e la stessa concentrazione. Quell’arbitraggio che indipendente dal traguardo raggiunto ci fa sentire più forti e determinati di fronte ad un percorso di vita che anche per noi non è mai facile ma che deve essere improntato sempre nella forza delle nostre capacità grandi e piccole che siano e nel pieno rispetto per gli altri. L’arbitraggio è scuola di sport ma anche scuola di vita proprio come è stato per Ivan che ha scelto la parte della legalità, delle leggi, delle regole, del mettersi dalla parte della giustizia, scelta certamente più difficile e complessa ma anche quella più gratificante, dalla parte di coloro che giorno per giorno cercano di vincere il male con il bene con la forza della verità, dell’impegno, della passione, del lavoro.

    Carlo Pacifici

    L’arbitro benemerito Carlo Pacifici è entrato a far parte dell’AIA dal 1976. È stato arbitro della CAN di Serie A e B dal 1993 al 1995. Nel medesimo OTN ha rivestito il ruolo di osservatore dal 2002 al 2006 e dal 2017 al 2021. Come dirigente è stato Componente CAN D dal 1995 al 1997 e Coordinatore del Settore Tecnico dell’AIA dal 1998 al 2000. È stato poi nominato Presidente CRA Lazio dal 2006 al 2009, Responsabile CAI dal 2009 al 2013 e Responsabile CAN D dal 2013 al 2017. È stato eletto Componente del Comitato Nazionale AIA il 14 febbraio 2021 ed è membro del Direttivo del Settore Giovanile e Scolastico FIGC dal 2020.

    Prefazione

    di Melchiorre Zarelli

    Emozioni, sensazioni, ricordi. Nel libro scritto da Ivan c’è tutto questo. C’è un percorso di vita che è speciale, particolare, unico nel suo genere. Da ex arbitro so quante storie, quanti momenti e quanti attimi ci sono in queste righe scritte con il cuore e la passione di chi ha visto nella figura dell’arbitro un cammino pieno di valori.

    Alcuni dei personaggi che si ritrovano in questo libro, ho avuto modo di conoscerli e apprezzarli, in altri episodi riconosco i miei ricordi arbitrali che, come sottolinea Ivan, hanno fatto la differenza. E poco importa che siano accompagnati a vittorie o sconfitte, quel che conta è che sono stati pietre miliari nella formazione, caratteriale e sportiva, che solo l’arbitro sa dare.

    Nel fare i complimenti all’autore, lo ringrazio per i valori che prova a trasmettere con questo libro a chi, in questo momento di calo delle vocazioni arbitrali, vuole intraprendere un percorso che non sarà mai facile, ma che alla fine regalerà emozioni, sensazioni e ricordi unici.

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