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Ultimi romantici
Ultimi romantici
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E-book120 pagine1 ora

Ultimi romantici

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Info su questo ebook

La storia, o meglio, le storie, prendono forma dall’inconscio di Leonardo, Sofia, Alberto. Il narratore è assente.
I tre ragazzi condividono una simile interiorità e sensibilità.
Leonardo, deluso dalla ricerca della verità nel senso apollineo del termine, cambia rotta affidandosi al lato dionisiaco del suo essere. Ciò lo porterà a vivere esperienze diverse, a perdersi e a ritrovarsi, a incontrare persone diverse, come Maria, la “femme fatale”.
Sofia è una ragazza dall’animo puro. Preserva questa purezza tenendolo lontano da quello altrui, avvertito come entità distruttrice generata dal degrado sociale.
Alberto è un ricercatore che basa la sua ricerca sul proprio pensiero e sui propri mezzi. È in eterno contrasto con la presunzione degli accademici e il pensiero della massa. Per caso incontrerà Christian e si ritroverà in una realtà di pensatori che presto conquisteranno la sua fiducia. Ma quest’intesa li porterà ed esiti imprevedibili.
Questi sono gli ultimi romantici che popolano queste pagine. Ultimi romantici perché il loro animo resiste al degrado esterno dimostrando la loro forza e la loro unicità.
LinguaItaliano
EditoreAbel Books
Data di uscita29 set 2022
ISBN9788867522545
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    Anteprima del libro

    Ultimi romantici - Francesco Golisciano

    Francesco Golisciano

    ULTIMI ROMANTICI

    AbelBooks

    © 2022 Abelbooks

    Tutti i diritti sono riservati

    www.abelbooks.net

    ISBN 9788867522545

    Lo scrosciare della pioggia. I miei occhi socchiusi spiano dalle fessure della finestra. Il picchiettare della pioggia; che pace. Perso in essa.

    Gli occhi chiusi. La pioggia invade tutto: i tetti, la strada, i balconi…

    Apro gli occhi.

    Forse mi invade perché è uno dei pochi casi in cui un evento unisce centinaia di persone nella consapevolezza dell’evento stesso. Oppure perché interrompe le attività ordinarie.

    Probabilmente mi piace soprattutto perché è in linea con il mio stato d’animo e perché non voglio vedere nessuno.

    Apro il libro delle poesie di Shelley. Le pagine si susseguono accompagnate dal suono che esse sprigionano liberandosi dalla punta delle dita.

    La sensitiva.

    "Perché per gioia, per bellezza e amore

    non c’è morte, né mutamento: forze

    di là dai nostri sensi che non possono

    sopportarne la luce, essendo oscuri."

    Che versi impetuosi!

    Raggi di luce. Una nuova giornata.

    Il fuoco esplode sotto il metallo.

    Il mio lavoro, le mie passioni. Penso continuamente; il ché è un limite per il presente ma una risorsa per il futuro.

    Com’è strano avvertire il mio pensiero conscio riflesso nelle parole. Nella mia mente, ora, nascono parole provenienti dall’inconscio. Esso, invece, non ha bisogno della parola; nasce prima, perciò non ha bisogno di grammatica, a volte neanche di verbi: ha un suo linguaggio immutabile e essenziale fatto di sensazioni e immagini. In me stanno agendo entrambi in questo momento. Chissà se potrei scrivere l’inconscio…

    Calore liquido sulle labbra. Ecco! La sensazione del caffè sulle mie labbra evoca in me delle sensazioni, non delle parole. L’inconscio, cos’altro è se non la fonte da cui si abbeverano i poeti.

    Troppi pensieri… complessi. Oggi mi godrò il presente: carpe diem. Un concetto travisato, ma rende l’idea.

    La carta bruciata dal fuoco. Espiro. Vortici di fumo davanti ai miei occhi.

    Una luce. Lo schermo del cellulare. Un messaggio: Ti va di uscire?

    Avevo bisogno di rilassarmi. Sì, un po’ d’aria fresca può farmi solo bene.

    Il tizzone si sgretola nel camino. Vado in doccia.

    Gente rada. Non esco spesso a quest’ora.

    Invio il messaggio: Dove sei?

    Andrea in fondo al viale. Un braccio alzato verso la mia direzione.

    «Ueh, da un po’ che non ci vediamo.»

    «Già…» Voglio già tornare a casa. In giro possiamo fare poco effettivamente.

    La villa. Un posto in cui possiamo almeno incontrare altra gente.

    Un gruppo di ragazzi al centro della villa. Mirco. Avanzo. Mi guarda. Alzo la mano per salutarlo. Innalza il capo fissandomi.

    Mi siedo con lui.

    Sguardi su di me. Mi giro nella direzione opposta. Gli alberi volteggiano mossi dal vento.

    Parlano di droga. Apposto.

    Un video musicale dal telefono.

    Ma perché ho scelto di venire qui?

    Andrea di fronte al gruppo di drogati.

    Prendo una birra al bar.

    Andrea afferra la bottiglia dalla mia mano.

    Ispiro. La combustione. Vetro liscio sulle labbra; scorre il liquido amaro.

    Se non cambiano discorso prima che io finisca la sigaretta me ne vado.

    Una cartina tra la dita. Una bustina nelle mani di un ragazzo seduto.

    Non voglio trovarmi in mezzo a gente fatta.

    Getto la sigaretta.

    Ultimo sorso di birra.

    Andrea. Alzo la mano. I suoi occhi su di me. «Me ne vado.» Mi sollevo. Ha un’espressione sbigottita.

    Che noia. Ci fosse una persona interessante in quel gruppo.

    Apro il portone di casa. Fortunatamente ho un posto tutto mio. Riesco a pagarlo con il ricavato della mia attività sui social.

    Da questo punto di vista la mia vita va più che bene. Certo, non sempre riesco a fare le pulizie e ho un mio ordine particolare, ma è comunque uno spazio accogliente.

    Non so cosa mangiare oggi. Improvviserò.

    Mi sdraio sul divano.

    Una storia di Lorena. La apro. Un autoscatto. Una canzone sentita in radio. Che noia.

    Le scrivo.

    I soliti convenevoli. La invito a casa. Sembra entusiasta.

    La cucina e il corridoio sono sistemati.

    Il suono del citofono.

    «Chi è?»

    «Lorena.»

    Apre lentamente il portone. Guarda dentro sgranando gli occhi. Devo rompere il ghiaccio.

    «Ehi. Sali!»

    «Sì… ciao.» Sorride.

    Sembra basti un po’ di accoglienza per tranquillizzarla.

    I suoi lunghi capelli si agitano lungo la schiena; gli occhi socchiusi; le labbra rosa. Ha un’espressione naturale e rilassata. Mi sta simpatica. Sale sorridendo.

    Si avvicina. Le sue labbra sulla guancia.

    Avanzo verso la cucina. Lorena dietro di me.

    «Non so proprio cosa cucinare. Ho comprato qualcosa. Possiamo arrangiarci.» Cerco di sorridere.

    «Sì, ci penso io. Tranquillo.» È bellissima quando sorride. La sto osservando in modo strano, giro lo sguardo e mi dirigo verso il divano.

    Un po’ di musica ci starebbe. «Che musica ascolti?»

    «Dipende. Ma mi piace molto il metal.»

    «Davvero? Anche a me. Vuoi mettere una canzone?» Gli passo il mio cellulare. «Sì.» Lo prende. Mi siedo sul divano. Il camino acceso.

    Si siede alla mia destra.

    Un assolo di chitarra. Note nell’aria. Adrenalina. Sorride compiaciuta. Sorrido. Distolgo lo sguardo. «Bellissima!»

    «Sì, è una delle mie preferite.»

    «Hai bei gusti.»

    «Grazie.»

    Mi guarda. I suoi occhi spalancati.

    Calma. Non la conosci bene. Non lasciarti prendere subito. Goditi il momento.

    La musica risuona nella stanza. Ci stiamo rilassando entrambi.

    Possiamo aspettare prima di mangiare, non dobbiamo dare conto a nessuno.

    Quasi, quasi la bacio.

    Mi avvicino. Chiudo gli occhi aspettando sensazioni che dalle sue labbra aspetto.

    Morbide e fresche, le sue labbra, sulle mie.

    La lingua cerca la sua, l’accarezza.

    La sua schiena poggia sullo schienale del divano. Avanzo.

    Trasportati dalle sensazioni.

    È dolce e sexy.

    Le tocco il viso, i capelli.

    I nostri respiri.

    Le sue mani toccano le mie. Si cercano. Ha bisogno d’affetto, come me.

    Non è il momento di andare oltre. I movimenti sono più dolci, i tocchi più affettuosi. Basta. Mi allontano. Sembra persa. Forse non voleva interrompere.

    Guardo davanti. Respiro lentamente. La calma dopo il caos delle sensazioni trasmessemi.

    L’aria è più rilassata. Il ritmo della respirazione non è tornato alla normalità.

    «Cosa ne dici se pranziamo fuori?»

    «È una bella idea.» Sorride. «Evitiamo di arrangiarci.» I suoi occhi si illuminano.

    Davanti al ristorante, il marciapiede è affollato di gente che cammina freneticamente. Non mi sorprende, considerando che si trova vicino l’università.

    Entriamo.

    Vecchi amici siedono in fondo.

    Non volevo incontrare facce conosciute, ma in questo posto è quasi inevitabile.

    «Ci sono degli amici. Se vuoi ti presento.» Un lieve sorriso sul mio volto.

    «Sì, va bene. Dove sono?»

    «Seduti al tavolo lì in fondo.» Punto una mano nella loro direzione. Faccio un passo verso di loro. Lorena mi segue.

    Il loro sguardo mi accoglie.

    «Ehi, ciao. Anche voi qui.»

    «Sì, una volta tanto ci siamo riuniti»

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