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I semi della discordia
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I semi della discordia
E-book100 pagine1 ora

I semi della discordia

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Info su questo ebook

Thriller - romanzo breve (75 pagine) - Mi chiamo Paul O’Grady e nella vecchia Frisco non erano in pochi a detestarmi o a desiderare il mio funerale, ma me la sono sempre cavata. Una volta però, per colpa di un poker di bionde, per poco non ci rimisi lo scalpo.


Paul O’Grady, il classico ex poliziotto diventato detective nella Frisco degli anni Trenta. In una America un po’ noir e un po’ burlona, il nostro eroe si muove in una indagine complicata e drammatica, ma soffusa di un sottile humor. Un personaggio fuori dal coro, Paul O’Grady, sbruffone quanto basta e per cui non si potrà non fare il tifo.


Claudio Davide Ceriani è nato a Milano. È un esordiente assoluto. Laureato in lingue e letterature straniere è un accanito cinefilo, con una particolare predilezione per i film giapponesi e i classici noir americani degli anni ’40, e un amante di autori letterari come Perutz, Cortazar, Leiber, Ellin e Dahl. Scrive da circa tre anni racconti spesso caratterizzati da un registro surreale e grottesco. Nella sua corposa produzione di storie – che spaziano dall’horror al giallo e dalla commedia nera al fantastico – spiccano parodie e tragicommedie dai finali spiazzanti e beffardi. L’unico romanzo scritto finora è ancora inedito.

LinguaItaliano
Data di uscita4 lug 2017
ISBN9788825402803
I semi della discordia

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    Anteprima del libro

    I semi della discordia - Claudio Ceriani

    a cura di Vincenzo Vizzini

    Claudio Ceriani

    I semi della discordia

    ROMANZO BREVE

    Prima edizione luglio 2017

    ISBN 9788825402803

    © 2017 Claudio Ceriani

    Edizione ebook © 2017 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

    Versione: 1.0

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    Grazie, da parte di Delos Digital, dell'autore del libro e di tutti coloro che vi hanno lavorato.

    Indice

    Il libro

    L'autore

    I semi della discordia

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    In questa collana

    Tutti gli ebook Bus Stop

    Il libro

    Mi chiamo Paul O’Grady e nella vecchia Frisco non erano in pochi a detestarmi o a desiderare il mio funerale, ma me la sono sempre cavata. Una volta però, per colpa di un poker di bionde, per poco non ci rimisi lo scalpo.

    Paul O’Grady, il classico ex poliziotto diventato detective nella Frisco degli anni Trenta. In una America un po’ noir e un po’ burlona, il nostro eroe si muove in una indagine complicata e drammatica, ma soffusa di un sottile humor. Un personaggio fuori dal coro, Paul O’Grady, sbruffone quanto basta e per cui non si potrà non fare il tifo.

    L'autore

    Claudio Davide Ceriani è nato a Milano. È un esordiente assoluto. Laureato in lingue e letterature straniere è un accanito cinefilo, con una particolare predilezione per i film giapponesi e i classici noir americani degli anni ’40, e un amante di autori letterari come Perutz, Cortazar, Leiber, Ellin e Dahl. Scrive da circa tre anni racconti spesso caratterizzati da un registro surreale e grottesco. Nella sua corposa produzione di storie – che spaziano dall’horror al giallo e dalla commedia nera al fantastico – spiccano parodie e tragicommedie dai finali spiazzanti e beffardi. L’unico romanzo scritto finora è ancora inedito.

    1

    Chiamatemi pure un sopravvissuto, ma ancora oggi, e non di rado, mi lascio prendere dalla nostalgia. Quando ciò accade mi immergo nel passato, proprio come sto per fare ora, a venti anni esatti dagli avvenimenti che hanno cambiato la mia vita e che sto per narrarvi. Mi ci vorrà un po’ di tempo, in parte a causa della trama complicata e in parte perché mi piace rivivere un’epoca ormai perduta.

    Mi chiamo Paul O’Grady e ai miei tempi ero conosciuto anche come Paul O’Ace, Paul l’Asso, perché nel mio mestiere ero praticamente una garanzia. Infatti come detective privato non avevo rivali; almeno non qui, nella vecchia Frisco. Certo, il mio successo aveva anche un rovescio della medaglia e non erano in pochi a detestarmi o a desiderare il mio funerale, ma me la sono sempre cavata. Una volta però, per colpa di un poker di bionde, per poco non ci rimisi lo scalpo.

    Si era nel marzo del ’42 e tutto il paese sembrava tarantolato, dopo l’entrata in guerra contro l’Asse. Non che mi mancassero rogne di vario genere, ma con la febbre bellica in aumento le imprese di noi occhi privati non facevano più presa sul pubblico come una volta. Quella sera mi trovavo nel mio ufficio al primo piano, che era situato proprio sopra il ristorante cinese della famiglia Wong, proprietaria dell’intero caseggiato. Era un vero buco, un monolocale che usavo anche per dormirci, e avevo lasciato la porta socchiusa per lasciar circolare l’aria, benché non facesse un gran caldo.

    A un certo punto, comparve sulla soglia una bionda da delirio, avvolta in una pelliccia più candida della panna montata e luccicante di gioielli, ciascuno dei quali valeva più del mio conto in banca. Insomma, una rarità da collezione, che volentieri avrei scandagliato in profondità.

    – È permesso, Mr. O’Grady? – La voce era decisamente piacevole, anche se l’eco di uno strano accento era avvertibile, seppure a fatica.

    – Certamente. Prego, si sieda – risposi con finta impassibilità, indicandole la poltroncina davanti alla scrivania. Lei accolse l’invito, accomodandosi con grazia.

    – Una sigaretta? – le chiesi, aprendo l’apposita scatolina in finto avorio e porgendogliela.

    – Grazie, ho le mie – disse lei, attingendo direttamente da un portasigarette d’oro massiccio.

    – Come preferisce, Miss, o forse Mrs… qual è il suo nome, a proposito?

    – Mi chiamo Scarlett, Scarlett Sanders, la sorella maggiore di Christine Sanders.

    Ci sono nomi insignificanti e nomi che, invece, dicono tutto. Scarlett Sanders, ereditiera ignobilmente ricca e da anni lontana dalla natia Wichita, era una donna avvolta nel mistero. Di lei si sapeva solo che era bella e prepotente e che aveva lo stesso bernoccolo per gli affari del defunto padre. Infatti amministrava con profitto l’immenso patrimonio, a bordo del proprio yacht. Per contro sua sorella Christine, più giovane di sei anni, era una scapestrata che amava frequentare i circoli sovversivi, ed era balzata agli onori della cronaca per un fatto di sangue che, in un certo senso, mi toccava da vicino; infatti era l’unica sospettata della morte di Eddie Vance, il mio migliore amico, e da mesi era diventata uccel di bosco.

    Pescai una sigaretta e l’accesi. La cosa si faceva interessante. L’anno precedente, i reciproci impegni di lavoro avevano impedito a me e a Eddie di vederci per almeno sei mesi. Io stavo dietro a omicidi e ricatti e lui si era imbucato nella giungla equatoriale al seguito di una spedizione scientifica. Poi, qualche settimana dopo il suo ritorno, seppi dai giornali che si era fidanzato con l’ereditiera folle, Christine Sanders, una che, anagraficamente, avrebbe potuto essere sua figlia; cosa che mi sorprese non poco, conoscendo Eddie.

    Cercai di contattarlo, ma senza esito, e me ne sarei davvero rammaricato perché, il giorno stesso in cui i Giapponesi ci servirono la polpetta avvelenata di Pearl Harbour, il povero Eddie venne stecchito nella sua villetta da un’automatica. Mentre si consumava quel delitto, io ero lontano da Frisco e solo al mio ritorno appresi l’accaduto. Naturalmente, feci un immediato sondaggio presso i pochi amici che avevo ancora nella polizia, ma non ne ricavai granché.

    In compenso, mentre mancavo da casa, mi era stata recapitata una lettera che lo stesso Eddie aveva fatto appena in tempo a spedirmi, prima di lasciare questa valle di lacrime. Quel particolare avevo deciso di tenerlo per me, riservandomelo per un’indagine personale, quand’ecco che, a quattro mesi dal delitto, qualcuno mi cerca affinché io mi interessi professionalmente della questione. Difficile credere a una coincidenza.

    – Sì, conosco il caso Sanders, ma credo che se ne stiano già occupando l’FBI e il…

    – Lo so, ma so anche che Christine è innocente. Per poterlo provare occorre trovarla e io intendo affidare a lei questo compito. Nessuno più di me ha deprecato le sue mattane, compresa l’idea di sposare Vance, conosciuto in quei dannati circoli, ma di certo Christine non lo ha ucciso.

    – L’amore e la fiducia che lei mostra per sua

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