Pendagli da forca

Di Ginevra De Rossi

Fantasy - racconto lungo (33 pagine) - “Quando crime, fantasy e humor nero si incontrano, il risultato è una storia irriverente e godibile. Feccia e Lezzo vi faranno un’offerta che non potrete rifiutare.” (Il Gazzettino del Gladiatore)

Criminal fantasy irriverente e parodistico, a elevato tasso di humor nero, ambientato in un’Italia bassomedioevale alternativa. Nel sottobosco malavitoso di Tetroborgo un’inedita coppia di (anti)eroi, Feccia il Goblin e Lezzo il Nano, si barcamena tra vino da poco e donne di malaffare, più o meno riusciti rapimenti di nobildonne abusate, incursioni furtive e giri di scommesse clandestine sul Torneo dei Gladiatori, fino al confronto finale con il capo della criminalità organizzata in persona. Dimostrando, una volta ancora, che sagacia e intraprendenza possono più dei muscoli e della forza bruta.

Ginevra De Rossi nasce nel 1900 e qualcosa in un desolato (Tetro)borgo estense tra Modena e Ferrara. Si laurea in Filosofia presso l’Università di Bologna.

Si trasferisce per un anno all’estero, dove lavora come insegnante di italiano e al rientro finisce per ritrovarsi in pianta stabile presso gli sportelli di Poste Italiane. Ha pubblicato racconti (dall’horror al fantastico) su numerose antologie con vari pseudonimi, ma scrive principalmente come forma di autoterapia. I suoi autori di riferimento sono Borges e Ballard ed è un’attivista nell’ambito della difesa dei congiuntivi e delle subordinate.

• Lingua: Italiano
• Editore: Delos Digital
• Data di uscita: 8 nov 2022
• ISBN: 9788825422207

Anteprima del libro

Fantasy Tales

A cura di Monica Serra

Delos Digital

Ginevra De Rossi

Pendagli da forca

RACCONTO LUNGO

ISBN 9788825422207

© 2022 Ginevra De Rossi

Edizione ebook © 2022 Delos Digital srl

Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

Versione: 1.0

Copertina di Dante Primoverso

Collana a cura di Monica Serra

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Indice

Copertina

Il libro

L'autrice

Pendagli da forca

Capitolo I – Homo sine pecunia est imago mortis

Capitolo II – Amor arma ministrat

Capitolo III – Vim vi repellere licet

Capitolo IV – Cave ne quidquam incipias, quod post poeniteat

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Il libro

Quando crime, fantasy e humor nero si incontrano, il risultato è una storia irriverente e godibile. Feccia e Lezzo vi faranno un’offerta che non potrete rifiutare. (Il Gazzettino del Gladiatore)

Criminal fantasy irriverente e parodistico, a elevato tasso di humor nero, ambientato in un’Italia bassomedioevale alternativa. Nel sottobosco malavitoso di Tetroborgo un’inedita coppia di (anti)eroi, Feccia il Goblin e Lezzo il Nano, si barcamena tra vino da poco e donne di malaffare, più o meno riusciti rapimenti di nobildonne abusate, incursioni furtive e giri di scommesse clandestine sul Torneo dei Gladiatori, fino al confronto finale con il capo della criminalità organizzata in persona. Dimostrando, una volta ancora, che sagacia e intraprendenza possono più dei muscoli e della forza bruta.

L'autrice

Ginevra De Rossi nasce nel 1900 e qualcosa in un desolato (Tetro)borgo estense tra Modena e Ferrara. Si laurea in Filosofia presso l’Università di Bologna.

Si trasferisce per un anno all’estero, dove lavora come insegnante di italiano e al rientro finisce per ritrovarsi in pianta stabile presso gli sportelli di Poste Italiane. Ha pubblicato racconti (dall’horror al fantastico) su numerose antologie con vari pseudonimi, ma scrive principalmente come forma di autoterapia. I suoi autori di riferimento sono Borges e Ballard ed è un’attivista nell’ambito della difesa dei congiuntivi e delle subordinate.

Capitolo I – Homo sine pecunia est imago mortis

La peggior taverna di Tetroborgo si chiama Loggia del Malaugurio ed è situata al bordo esterno della città, in prossimità del cimitero dei Mortinpiedi (così viene definito chi non giunge a crepare beatamente nel proprio giaciglio) e delle paludi, altro ottimo loco ove occultare cadaveri in sovrannumero qualora il cimitero sia costipato e il cerusico Heriberto Occidentalis, detto Resuscitator, non abbisogni di nuovi corpi per i propri strambi esperimenti.

L’oste della Loggia è il poco gioviale Cotenna, la cui mano destra manca da quindici stagioni per aver sguainato un coltellaccio contro la persona sbagliata, e il batacchio pelvico da dieci in seguito alla malaugurata decisione di affidare la propria virilità a una bagascia con il singhiozzo.

Il soffitto è basso, l’illuminazione carente, l’aria stagnante. I clienti pochi: stante l’organizzazione del festival della Liberazione (culminante con l’atteso Sacrificio della Suocera) nella vicina città di Pannialvento, un sacco di entusiasti si sono riversati fuori dalle