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Negativo e Positivo nella Casa dell’Essere
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Negativo e Positivo nella Casa dell’Essere
E-book786 pagine11 ore

Negativo e Positivo nella Casa dell’Essere

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Info su questo ebook

In presenza dei vari dualismi esistenti in filosofia, come orientarsi nel pensare? Prima con l’Intelletto o prima con la Ragione? E poi in presenza del verbo essere e del verbo avere, l’io che dice di sé «io-sono» e l’io che dice di sé «io-ho», corrispondono allo stesso Io? E vedere e osservare si differenziano tra loro? E onda e particella c’entrano con il pensare filosofico? E libertà e libero arbitrio in cosa differiscono? E i due emisferi cerebrali devono venire considerati come se fossero un’unità indistinguibile? Oppure in presenza dei dualismi filosofici a cui corrispondono due formae mentis, si può sostenere che i due emisferi operino separati l’uno dall’altro? E se i due emisferi operano con due sistemi sensoriali diversi, come mettere in unità simmetrica il loro operato speculare? E cos’è la coscienza? E cosa c’entra l’atomo con il pensare? Prima l’energia o prima la materia? E spazio, tempo, materia, causalità, determinismo, descrivono il tutto? 

Luigi Lamedica è nato nel 1959. Laureato in Giurisprudenza, è coniugato e ha due figli. Ha lavorato nell’ufficio disciplina di una grande azienda, ora è in pensione. Ha pubblicato nel 2020 con il Gruppo Albatros il libro Diverso da chi. Ama fare sport e trascorrere lunghe giornate all’aperto. Non potendo praticare attività sportiva durante la pandemia da Covid-19, si è dedicato alla lettura appassionandosi alla filosofia. Coniugando l’esperienza disciplinare con la passione per la filosofia, si è interessato al funzionamento della mente umana e al linguaggio, usando l’ironia come forma di comunicazione.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2022
ISBN9788830671867
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    Negativo e Positivo nella Casa dell’Essere - Luigi Lamedica

    Copertina-LQ.jpg

    Luigi Lamedica

    Negativo e Positivo nella Casa dell’Essere

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6673-3

    I edizione ottobre 2022

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Negativo e Positivo

    nella Casa dell’Essere

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima.

    (Trad. Ginevra Bompiani)

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro Mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Saggio filosofico (ironico) per una Teoria quantistica dell’Io

    La filosofia consente di interrogarsi sui temi dell’essere umano in relazione al Mondo. Bene. E la domanda è questa: come potrei scrivere un saggio filosofico se non ho studiato filosofia? Come potrei fare? Beh, avendo tempo libero, potrei trascorrere le giornate a imparare la filosofia in internet. Non posso fare altrimenti, di tempo ne ho a disposizione e posso impegnarmi per ragionare. E detto questo, come posso iniziare a filosofare? Come dovrei vestirmi? E poi come si comporta un filosofo? Devo farmi crescere la barba? Lascio libera la mia fantasia. Mi immagino una scena di questo tipo: mi siedo, il gomito appoggiato sul tavolo, la mano destra sostiene il mento, le dita sulle labbra, le dita dell’altra mano che picchiettano sul tavolo, lo sguardo perso nell’infinito. Sì, così potrebbe funzionare, potrei passare per filosofo. Ho provato a farlo in casa, mia moglie è passata, mi ha osservato, mi ha guardato, e mi ha chiesto: «stai male?». Va beh, lascio perdere. Quanto è complessa la filosofia! E poi da che parte iniziare? Cosa posso fare? Eppure sento mie le sofferenze del Mondo, ne partecipo al suo pianto, e i dolori della Natura mi intristiscono, ma non ho le forze per cambiare il corso delle Cose, posso solo ragionare e riflettere con me stesso. Negli scaffali di casa pochi libri trattano di filosofia, fuori casa domina il covid-19, a chi potrei rivolgermi? Bè in casa intanto ho internet, potrei consultare Wikipedia l’Enciclopedia libera. Potrei leggere i siti di contenuto filosofico per conoscere cosa hanno pensato i filosofi circa i problemi del Mondo prodotti dall’azione dell’uomo. Sì, ho proprio bisogno di una consulenza filosofica. E se potessi giocare col tempo vorrei riportare in vita i filosofi del passato per porre loro i temi contemporanei come ad esempio la salvaguardia dell’ecosistema del pianeta, della pandemia del covid-19, del razzismo, delle guerre. Sarei curioso di sapere cosa avrebbero pensato e che cosa avrebbero detto, ad esempio, Socrate, Platone, Aristotele, ma anche Cartesio, Kant, Galilei, Leonardo da Vinci, circa i problemi causati e prodotti dall’azione dell’uomo alla Natura. Cosa avrebbero pensato se avessero assistito ad esempio allo scoppio della bomba atomica a Hiroshima. Problemi che investono l’intera umanità nel suo complesso. Ora navigando tra i vari siti in internet che trattano temi filosofici a cui cerco risposta circa il presupposto di ogni esperienza e di ogni speculazione del pensiero, ho trovato riflessioni che si racchiudono in questa formula: Io; e il Mondo. Risulta evidente che le teorie filosofiche esistenti non solo non sono riuscite ad attuare un ri-equilibrio tra l’Io e il Mondo, ma hanno addirittura rafforzato il contenuto dell’Io rispetto al Mondo, svuotando per contro il contenuto complessivo dell’essere umano in generale e della natura, a favore dell’Io individualista. Una sorta di pensiero filosofico Io-centrico. Ora tra i pensieri filosofici di cui ho letto tra i vari siti in internet, quello che mi ha persuaso e che potrebbe essere utile nella mia ricerca, forse è il metodo di Socrate. Egli poneva domande. Io non ho studiato la storia del pensiero filosofico occidentale e non ho conoscenze dei vari pensatori, dei loro metodi, delle loro dottrine, tuttavia posso pormi domande allo stesso modo come le poneva Socrate. Ed è proprio ciò che sto facendo: mi pongo domande. Allora? Che sia davvero lui il mio consulente filosofico? Bè a qualcuno per forza devo rivolgermi. Quasi quasi, mi rivolgo a lui. Sì, bene, vada per Socrate. Allora busso sulla sua tomba filosofica.

    «Toc, toc: Socrate, ci sei?»

    Non mi risponde. Eppure il suo metodo è sopravvissuto nei secoli ed arrivato fino ad oggi; egli ora è qui, è in internet, è tra noi. Riprovo.

    «Toc, toc: Socrate ci sei?»

    «Uhm… chi è che mi cerca?… stavo meditando.»

    «Buongiorno Socrate, scusa se ti disturbo, mi presento, sono Luigi Lamedica.»

    «Come fai a conoscermi?»

    «Ho sentito parlare di te.»

    «E che cosa vorresti da me?»

    «Scusa se ti inopportuno, ma ho bisogno di te.»

    «Per che cosa?»

    «Per una consulenza filosofica.»

    «Ah, e che cosa vorresti sapere?»

    (E come faccio a spiegare a Socrate i problemi del Mondo attuali? Va bè, ci provo.)

    «Dunque, Socrate siediti e ascolta. I problemi del Mondo del 2022, sono… poi… e quindi… e l’essere umano ha prodotto… per cui occorre una etica… al fine ultimo di trovare l’equilibrio tra l’essere umano e la natura.»

    «Sono problemi inimmaginabili ai miei tempi. Come siete riusciti voi del 2022 ad essere così egoisti per portare il Mondo sull’orlo del disastro?»

    «Per questo motivo mi sono rivolto a te, Socrate. Voglio capire come affrontare i dolori del Mondo; consolare il pianto della Natura; trovare un’Etica per l’essere umano. Insomma, ho bisogno della tua consulenza filosofica.»

    «E già, sono problemi enormi… comunque sì, ti posso aiutare. Intanto per esserti rivolto a me, ho già capito che sai di non sapere. E questo è il giusto inizio.»

    «Proprio così Socrate, so di non sapere.»

    «Il secondo passo consiste nel cercare di comprendere te stesso»

    «Okay, Socrate.»

    «Luigi, hai detto okay: cosa significa questo termine?»

    «Beh, esso è un termine della lingua inglese che sta a significare in italiano, consenso, approvazione.»

    «E sarebbe possibile usare il temine corrispondente della tua lingua per dare ad esso lo stesso significato?»

    «Certo che sì. Potrei dire, ad esempio, di essere d’accordo.»

    «E perché non l’hai fatto?»

    (Sono proprio uno sprovveduto, è risaputo che Socrate non si accontenta dei luoghi comuni e che ricerca la verità ovunque essa sia. Devo stare attento a parlare con lui).

    «Ehm… per abitudine.»

    «È proprio dall’abitudine che ti devi staccare per comprendere te stesso. Continuare a ripetere comportamenti, opinioni, credenze, non ti porta forse a conoscere solo l’abitudine di te stesso?»

    «Proprio così, Socrate.»

    «Bene. La terza cosa che devi fare è fermati, devi prendere il tempo per riflettere.»

    «D’accordo, di tempo ne ho tanto, e lo farò sedendomi sulla poltrona in casa.»

    «Non potresti farlo nell’agorà? Io usavo così.»

    «Bè, i tempi sono cambiati. Se non ti dispiace preferirei farlo in casa mia.»

    «Okay, fallo in casa… sto scherzando. Ma devi trovare qualcuno con cui filosofare, devi porre domande.»

    «Senti Socrate, a parte mia moglie che non capisce di filosofia, così come mio figlio, in casa non ho qualcuno a cui fare domande per filosofare. Tuttavia ho internet, potrei postare domande su Google.»

    «E che cosa sarebbe internet? e cosa sarebbe Google?»

    «Poc’anzi Socrate hai detto che ti piaceva fare filosofia nell’agorà. Ebbene, se mi fai passare il termine corrispondente, internet, di cui Google è un motore che offre risposte alle domande, è l’agorà virtuale del mio tempo, la piazza dove scambiare relazioni con altre persone. Ma non solo, internet offre moltissime possibilità. Ad esempio, se mi fai passare anche qui il concetto, all’interno di internet potresti trovare libri virtuali e persone virtuali a cui porre domande. Oppure potresti scambiare informazioni con altre persone che vivono dall’altra parte del Mondo in tempo reale.»

    «Bene, usa questo strumento per trovare risposte alle tue domande»

    «Va bene, Socrate, terrò conto dei tuoi consigli.»

    «Luigi, ora le mie forze si stanno esaurendo, ti devo lasciare…»

    «Grazie Socrate, ti saluto.»

    «Addio Luigi.»

    Bene, Socrate mi ha invitato a porre domande e così farò: mi porrò domande.

    E la domanda è questa: cosa potrebbe fare l’uomo contemporaneo? Come potrebbe affrontare i problemi esistenziali? Come trovare il modo per risolverli? Come evitare di continuare ad avvelenare il Mondo, a far piangere la Natura?

    «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.»

    (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno XXVI, 119-120)

    Intanto ho smesso di contare i giorni passati in casa da quando si è diffusa l’epidemia del covid-19. Trascorro il tempo al pc. Alterno in internet, letture di pagine di Wikipedia, letture di siti che trattano unitamente di filosofia e di fisica, video di filosofi e di fisici postati su YouTube. Ho letto e ascoltato circa i vari pensieri filosofici e non ho potuto non constatare come vi siano sostanzialmente due pensieri, due visioni, due schieramenti contrapposti, che partendo dai primi filosofi greci sono giunti sino a nostri giorni. Oserei dire una divisione di pensiero tipo calcistica come se fosse un derby tra due squadre con i rispettivi tifosi. Una sorta di dualismo filosofico tra due concetti: l’essere di Parmenide; tutto scorre di Eraclito. Che hanno dato il via a uno incontro-scontro filosofico tra due poli contrapposti. Ho digitato allora essere e divenire su Google per comprendere i pensieri di questi due poli e ho trovato siti che raccontano e spiegano i pensieri di queste due correnti filosofiche. Poi ho digitato essere parmenideo su Google per cercare il relativo concetto, e una volta aperta la pagina di ricerca del motore, sono comparsi siti che descrivono l’essere in varie definizioni. Ma a quanto mi è sembrato di capire non esiste un’unica definizione. L’essere di Parmenide deve essere interpretato da colui che lo legge. Una sorta di self-service personale che ognuno può farsi del pensiero parmenideo. L’unica certezza è che: «l’essere è, e non può non essere». Ora, dico io: Parmenide non avrebbe potuto "essere più chiaro sul significato che egli voleva attribuire all’Essere? Io per il momento ho solo dubbi. Comunque, ho letto su vari siti che Parmenide, nella sua speculazione filosofica, non accennava mai alla realtà e non iniziava la sua indagine partendo da constatazioni empiriche per arrivare alle conclusioni. Egli partiva direttamente dalla definizione di cosa è l’Essere. Mentre, viceversa, Eraclito iniziava la sua indagine filosofica partendo da constatazioni empiriche per arrivare alle conclusioni. Il suo motto era: «tutto scorre». Ora, anche qui dico io: Eraclito non avrebbe potuto essere più chiaro sul significato che egli voleva attribuire a tutto scorre? Che tutto scorra lo vedo anch’io, ed io a cosa potrei riferirmi per appurare che tutto stia fermo? Poi tra lo scorrere sul motore di ricerca di Google di siti filosofici e tra video su YouTube di filosofi, ho capito esserci un altro scontro filosofico tra due poli contrapposti circa i mezzi conoscitivi: per un polo vale la sola ragione, così detto razionalismo; per l’altro polo la sola conoscenza sensibile, così detto empirismo. Credevo fosse terminato qui lo scontro filosofico e poi vengo a leggere di un altro terreno di scontro" ideologico: come può essere conosciuta una qualche verità? Manco a dirlo anche qui una divisione: per un polo la verità della realtà può essere conosciuta con una introspezione interna a sé, cosiddetto idealismo; per l’altro polo la verità della realtà è esterna a sé, cosiddetto realismo. Quanto è inestricabile la filosofia!

    «Quando colui che ascolta non capisce colui che parla, e colui che parla non sa cosa stia dicendo: questa è filosofia.» Voltaire

    Bene, per amore di Sofia, è giunto il momento di iniziare a scrivere in questo saggio il Filo del mio Pensiero.

    Orientarsi nel pensare nella Casa dell’Essere

    In filosofia sono presenti vari dualismi, Essere e Pensiero; Empirismo e Razionalismo; Idealismo e Realismo; Umanesimo e Illuminismo; Soggetto e Oggetto; Differenze e Identità; Induttivo e Deduttivo; Intellettuale e Razionale; Trascendente e Immanente; eccetera.

    Ora la domanda è questa: posta l’unicità della specie umana, come si orientano i filosofi nel pensare diversa-mente fra loro?

    EMPIRISMO – RAZIONALISMO

    Nella storia filosofica si sono scontrate due tradizioni di pensiero sul concetto di realtà, quella empirista e quella razionalista. E questo fronte filosofico è ancora in corso, o di qua; o di là. Riporto i due significati che ho estratto in internet dal sito Wikipedia, l’Enciclopedia libera, iniziando da quello dell’Empirismo:

    EMPIRISMO

    L’empirismo (dal greco ἐμπειρία, empeirìa, ‘esperienza’), è la corrente filosofica, nata nella seconda metà del Seicento in Inghilterra, secondo cui la conoscenza umana deriva esclusivamente dai sensi o dall’esperienza. I maggiori esponenti dell’empirismo anglo-sassone furono John Locke, George Berkeley, e David Hume: costoro negavano che gli esseri umani avessero idee innate, o che qualcosa fosse conoscibile a prescindere dall’esperienza. L’empirismo si sviluppò in contrapposizione al razionalismo, corrente filosofica il cui esponente principale è stato Cartesio. Secondo i razionalisti, la filosofia dovrebbe essere condotta tramite l’introspezione e il ragionamento deduttivo a priori. Secondo gli empiristi, invece, si considera alla Base del metodo scientifico l’idea che le nostre teorie dovrebbero essere fondate sull’osservazione del Mondo piuttosto che sull’Intuito o sulla fede. In senso lato, oggi per empirismo si intende un approccio pratico e sperimentale alla conoscenza, basato sulla ricerca e su un modo di procedere a posteriori, preferiti alla pura logica deduttiva. In questo senso possono essere fatti rientrare nella corrente empirista anche Aristotele, Tommaso d’Aquino, Roger Bacon, Thomas Hobbes, e l’induttivista Francesco Bacone.

    Riporto ora il significato di Razionalismo, estratto sempre dal sito internet Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    RAZIONALISMO

    Il razionalismo (dal termine latino ratio, «Ragione») è una corrente filosofica basata sull’assunto che la Ragione umana può in principio essere la fonte di ogni conoscenza. In generale i filosofi razionalisti sostengono che, partendo da «principi fondamentali», individuabili intuitivamente o sperimentalmente, come gli assiomi della geometria, i principi della meccanica e della fisica, si possa arrivare tramite un processo deduttivo ad ogni altra forma di conoscenza. Il razionalismo si è costituito a partire da diversi orientamenti filosofici, avutisi nell’antica Grecia, nel Medioevo, nel Rinascimento e nell’età moderna. In generale si definiscono razionalisti quei sistemi filosofici in cui la realtà è vista come governata da una serie di leggi e principi che sono perfettamente comprensibili con la Ragione umana e che coincidono con il pensiero stesso. Si contrappone all’irrazionalismo, il quale privilegia invece altre facoltà intellettive umane legate all’istinto, alla volontà cieca, allo scetticismo, ecc. Il razionalismo è anche un orientamento pedagogico che ha fiducia nella possibilità di incremento delle conoscenze umane da parte dell’individuo e della società, in quanto mediate dal sapere.

    Ora, riporto il pensiero di due filosofi a sostegno delle rispettive tesi, da Wikipedia, l’Enciclopedia libera, cominciando da Hume:

    […] Fondare il sapere sull’esperienza e non sulle idee innate (aprioristiche deduzioni cartesiane). Tutto lo studio dell’uomo dovrà partire dall’osservazione concreta della sua natura, dall’analisi del sentimento più che della Ragione e anche le valutazioni morali dovranno essere fondate su motivazioni naturalistiche più che su astratte idealità giusnaturaliste o religiose.

    ora quello di Cartesio:

    «Bisognava necessariamente che io, che lo pensavo, fossi qualcosa. E osservando che questa verità, penso dunque sono, era così salda e certa da non poter vacillare sotto l’urto di tutte le più stravaganti supposizioni degli scettici, giudicai di poterla accettare senza scrupolo come il primo principio della filosofia». «Svegli o addormentati, non dobbiamo mai lasciarci persuadere se non dall’evidenza della nostra Ragione.»

    Ho scelto questi due filosofi, giacché essi esprimono gli opposti esistenti in filosofia: Hume come rappresentante dell’empirismo; Cartesio come rappresentante del razionalismo. E tuttavia questi opposti filosofici di Essere e Pensiero; Empirismo e Razionalismo; Idealismo e Realismo; Umanesimo e Illuminismo; Soggetto e Oggetto; Differenze e Identità; Induttivo e Deduttivo; Intellettuale e Razionale; Trascendente e Immanente; eccetera, penso che non consistano di una semplice dualità di opposti in conflitto assoluto tra loro. Ma potrei dire che essi consistono di due poli contrapposti di polarità speculare fra loro. Riporto la fustella della polarità filosofica da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    La polarità in filosofia è l’espressione del rapporto di reciproca dipendenza di due elementi contrapposti [induzione e deduzione]. A differenza del semplice dualismo, la polarità implica una condizione di complementarità tra gli opposti, tale per cui ciascuno dei due poli [negativo e positivo], pur essendo limitato e avversato dal polo contrario, trova in quest’ultimo anche la sua ragion d’essere e il suo fondamento costitutivo, perché l’uno [effetto inter-agente] non potrebbe esistere senza l’altro [causa agente] e viceversa.

    Ora, di fronte ai due approcci contrapposti di specularità polare, come posso sapere? come posso conoscere? come posso comprendere il Mondo, per orientarmi nel pensare diversa-mente? Usando l’approccio polare di Hume sono dunque penso? o con l’approccio polare di Cartesio penso dunque sono?

    Quando i due filosofi si domandano: come va?

    Cartesio: «Penso bene.»

    Hume: «Bene, penso

    Come riportato sopra dall’estratto dei due filosofi, Hume esercitava i sensi visivi, Cartesio si serviva della Ragione. Come se il Soggetto dovesse pensare in pari composizione speculare di polarità, tanto ciò che opera con discontinuità non localizzabile nell’ambiente e tuttavia intellegibile, quanto ciò che opera osservabile con continuità e localizzabile nello spazio di fronte a sé, in una specifica regione locale, da poter venire razionalizzata. Giacché in filosofia non c’è un punto condiviso da cui partire per stabilire se cominciare nel domandarsi Che cos’è ciò che di visibile opera dinamico nel Mondo per spiegare l’universale; o se cominciare ad inter-agire nel chiedersi Che cos’è che ha il singolo particolare di ciò che della natura del Mondo viene osservato in una specifica regione locale per descriverne il contenuto. Ovverosia, se cominciare dall’Essere; se dal Pensiero; se dal Soggetto; se dall’Oggetto; con l’approccio Empirista; con il metodo cartesiano Razionalista; eccetera.

    E tuttavia la domanda è questa: la filosofia mira a decidere questioni di principio universale con l’approccio Intellegibile, così come postulava Hume? o con l’approccio Razionale, così come postulava Cartesio?

    Parmenide ad esempio, indicò la strada dell’Essere:

    «È necessario il dire e il pensare che l’essere sia: infatti l’essere è, il nulla non è: queste cose ti esorto a considerare.»

    E a questa dualità polare filosofica, potrei dire che corrisponda anche la dualità polare dei predicati. Giacché per predicare qualcosa nel comunicare è difficile orientarsi nel pensare a distinguere la sintassi e la grammatica dell’essere predicando nel parlare, tanto l’Essere come sostantivo, quanto l’essere come verbo plurale. E orientarsi nel pensare a distinguere la sintassi e la grammatica operativa nel dire dell’avere, tanto nel parlare dell’Avere come sostantivo, quanto nel dire dell’avere come verbo singolare. Giacché mentre nel parlare dell’essere occorre esercitare l’essere in fase attiva, diversa-mente nel parlare dell’avere occorre servirsi dell’essere in fase passiva per dire dello stare. Come dire che predicare la causa di ciò che si percepisce vedendo spontanea-mente in fase attiva, non corrisponde a predicare l’effetto di ciò che si recepisce osservando voluta-mente in fase passiva. In filosofia fu Platone per primo a distinguere Essere e Stare. Riporto la sua fustella da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    Platone distinse per primo l’esistenza dall’essere, affermando che il Mondo sensibile [Essere] dipende ontologicamente dalle idee, ed esiste solo in relazione a queste ultime, come loro forma umbratile. Le idee sono in sé e per sé, e bastano a se stesse, mentre l’esistenza [Stare] ha bisogno dell’essere, ed è come un ponte sospeso tra essere e non essere. L’uomo in particolare vive drammaticamente questa condizione di sospensione in quanto individuo calato nell’esistenza. Egli avverte il richiamo del Mondo iperuranio, in cui risiede la dimensione più vera dell’Essere, eterna, immutabile, e incorruttibile, ma il suo essere è inevitabilmente Soggetto alla contingenza, al divenire, e alla morte.

    Ovverosia, la traslazione con cui Platone passò dall’essere predicato come verbo attivo, all’Essere inteso come sostantivo agente. Anche Aristotele distinse Essere e Stare. Riporto la sua fustella da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    Le parole (e i concetti) esistenza [Stare] ed essere [Essere] hanno assunto due significati diversi anche in Aristotele. Questi ha evidenziato che esistono diversi modi in cui gli oggetti possono essere, dando così luogo all’ontologia, campo fondato sulle relazioni tra le varie categorie dell’essere, fra cui la sostanza e gli attributi. Aristotele concepisce l’esistenza come sinolo, ossia unione di materia + forma. A differenza dell’essere in atto, che ‘è’ per necessità [Essere], l’esistenza [Stare] possiede solamente la possibilità di essere, per via della quale essa risulta ancora protesa verso la realizzazione compiuta di sé.

    Quindi Aristotele nel distinguere l’universalità sostantiva agente dell’Essere, dall’essere come verbo attivo predicato nel contesto verbale, aprì le porte all’ontologia, ossia alla scienza sull’Essere. Riporto la fustella dell’ontologia da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    […] è una delle branche fondamentali della filosofia, ed è lo studio dell’essere in quanto tale, nonché delle sue categorie fondamentali. Il termine deriva dal greco ὄντος, òntos (genitivo singolare del participio presente del verbo εἶναι, èinai, «essere») e da λόγος, lògos («discorso»), e quindi letteralmente significa «discorso sull’essere» [Essere].

    Ora la confronto con la fustella dell’epistemologia. Riporto la fustella da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    […] Epistème (dal greco composto dalla preposizione epì-, cioè «su», + il verbo histemi, che significa «stare» [Stare], «porre», «stabilire»: quindi, «che si tiene su da sé») è un termine che indica la conoscenza certa e incontrovertibile delle cause e degli effetti del divenire, ovvero quel sapere che si stabilisce su fondamenta certe, al di sopra di ogni possibilità di dubbio attorno alle ragioni degli accadimenti. Il termine episteme viene spesso tradotto semplicemente come scienza o conoscenza ed in epoca moderna con il termine epistemologia viene inteso lo studio storico e metodologico della scienza sperimentale e delle sue correnti.

    Quindi èinai come verbo che significa «essere»; histemi come verbo che significa «stare»; e lògos come «discorso».

    E tanto l’Essere e lo Stare di Platone, quanto l’Essere e lo Stare di Aristotele, sono due modi della filosofia occidentale per pensare le proprietà e per parlare dei predicati della polarità dell’Essere. E divisione dualistica della ricerca filosofica iniziata con l’Intelletto da Platone, portata avanti dalla Ragione di Aristotele, e non ancora terminata. Giacché come ebbe modo di dire Samuel Taylor Coleridge:

    «Tutti gli uomini nascono aristotelici o platonici, cioè razionali o irrazionali [Intellettuali]: le opinioni e le interpretazioni difficilmente interesseranno i primi, i fatti e le dimostrazioni non convinceranno mai i secondi.»

    Ovverosia, della dialettica della polarità speculare delle cose con cui esercitare la riflessione filosofica. Riporto ora la polarità dell’Essere, predicato e inteso come Uni-verso nella dialettica filosofica orientale, da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    Nella filosofia cinese la polarità assume un’importanza centrale. Nel Taoismo, in particolare, l’unità dei poli opposti (yin e yang) [Essere e Stare in occidente] è notevolmente sottolineata. Secondo Lao Tse ogni aspetto del Mondo è costituito da una coppia di opposti, di cui uno attivo e predominante [Essere], l’altro passivo e sottomesso [Stare]: ad esempio luce-buio, caldo-freddo, bianco-nero, maschio-femmina, amore-odio, ricchi-poveri, salute-malattia. I poli costituiscono i due estremi opposti di una medesima realtà, essendo connessi inestricabilmente tra loro in una Unità: sono cioè interdipendenti. Non si può comprendere il giorno senza la notte, né il freddo senza il caldo, o la povertà senza la ricchezza. Solo prendendo coscienza dell’Uno [Essere e Stare] che lega e unisce tra loro le diverse realtà in una sintesi superiore, governandole attraverso la legge della polarità e della dialettica, è possibile intuire l’idea della relatività e della diversità, aprendosi alle infinite possibilità che essa mette in atto.

    E la «legge della polarità e della dialettica» della duplice natura filosofica degli opposti polari in reciproca interdipendenza fra loro, tanto in occidente, quanto in oriente, potrei dire che si configura in ciò che nella natura opera come magnetismo. Riporto la polarità magnetica da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    L’esistenza della polarità (+/-), il cui principio in natura è attestato anzitutto dal magnetismo, si ripercuote così ad ogni livello, in termini di relatività [oscillatoria]: mentre vi è una forza repulsiva o negativa [che agisce come causa], c’è anche una forza attrattiva o positiva [che inter-agisce come effetto], tale per cui ogni polo diventerà a sua volta espressione di un (-) e un (+), in una scala via via discendente.

    che confronto con la fustella della polarità filosofica:

    La polarità in filosofia è l’espressione del rapporto di reciproca dipendenza di due elementi contrapposti [induzione e deduzione]. A differenza del semplice dualismo, la polarità implica una condizione di complementarità tra gli opposti, tale per cui ciascuno dei due poli [negativo e positivo], pur essendo limitato e avversato dal polo contrario, trova in quest’ultimo anche la sua ragion d’essere e il suo fondamento costitutivo, perché l’uno [effetto inter-agente] non potrebbe esistere senza l’altro [causa agente] e viceversa.

    E il primo a parlare della polarità filosofica, come dialettica, è stato Platone. Riporto la fustella, da Wikipedia l’enciclopedia libera:

    La dialettica [Essere/Stare] è uno dei principali metodi argomentativi della filosofia. Essa consiste nell’interazione tra due tesi [negativo e positivo] o princìpi contrapposti (simbolicamente rappresentati nei dialoghi platonici da due personaggi reali) ed è usata come strumento di indagine della verità.

    Per cui, per parafrasare, vi sono ad esempio le singole fustelle del puzzle per predicare l’universalità sostantiva dell’Essere, e per predicarne la singolarità sostantiva per dire dello Stare, ma manca la condivisione comune di un unico Puzzle. Mentre la Scienza dando per scontata l’esistenza oggettiva della Natura del Mondo che ci circonda di fronte, adopera ad esempio i singoli contenuti relativi descrivendoli in linguaggio tanto logico, quanto matematico. Sempre per parafrasare, ci stanno le fustelle del puzzle, e c’è il Puzzle della singolarità stante della Natura del Mondo, con cui gli scienziati adoperano l’approccio d’osservazione. E sebbene questi due contesti operativi appaiano divisi,Mente, Occhi, Linguaggio, sono tuttavia comuni alla specie-umana, tanto per comporre le fustelle dei puzzle filosofici, quanto per comporre le fustelle dei puzzle scientifici. Tanto in occidente, quanto in oriente. E in quanto specie-umana, siamo tutti Soggetti composti di molecole di atomi. E l’atomo, a sua volta, è composto di elettroni, protoni e neutroni. Quindi elettroni, protoni e neutroni, sono gli stessi, tanto per gli atomi corporei di coloro che fanno e predicano filosofia, quanto per gli atomi corporei di coloro che fanno e predicano scienza. Tanto in occidente, quanto in oriente. E senza sottacere che la fisica quantistica parla dell’operatività della duplice natura dell’energia, come onda e come particella. Riporto la fustella da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    In fisica, con dualismo onda-particella o dualismo onda-corpuscolo si definisce la duplice natura, sia corpuscolare sia elettronica, del comportamento della materia e della radiazione elettromagnetica.

    Duplice natura onda particella che confronto con la fustella del principio di complementarità, da Wikipedia l’Enciclopedia libera:

    In meccanica quantistica il principio di complementarità afferma che il duplice aspetto di alcune rappresentazioni fisiche dei fenomeni a livello atomico e subatomico non può essere osservato contemporaneamente durante lo stesso esperimento. […] Il principio fu enunciato da Niels Bohr al Congresso internazionale dei fisici del 1927 rendendo in qualche modo meno stridenti con la concezione della fisica classica, e anche con la logica, i dualismi quantistici e in particolare quello fra natura corpuscolare e ondulatoria (dualismo onda-particella). Trovandosi di fronte a contraddizioni, Bohr le considerò solo apparenti e le risolse postulando che gli aspetti duali sono complementari, in senso concettuale, ma anche fisico, in quanto escludentisi a vicenda: l’osservazione dell’uno in un singolo processo sperimentale preclude cioè quella dell’altro. La versione originale di complementarità fu tra la rappresentazione spazio-temporale e la causalità, a cui affiancò quella tra la rappresentazione corpuscolare e ondulatoria.

    Quindi principio di complementarità valevole per la duplice natura onda particella e per la duplice natura della polarità magnetica:

    L’esistenza della polarità (+/-), il cui principio in natura è attestato anzitutto dal magnetismo, si ripercuote così ad ogni livello, in termini di relatività [oscillatoria]: mentre vi è una forza repulsiva o negativa [che agisce come causa], c’è anche una forza attrattiva o positiva [che inter-agisce come effetto], tale per cui ogni polo diventerà a sua volta espressione di un (-) e un (+), in una scala via via discendente.

    Pertanto principio di complementarità tra onda e particella a tenore del quale «il duplice aspetto di alcune rappresentazioni fisiche dei fenomeni a livello atomico e subatomico non può essere osservato contemporaneamente durante lo stesso esperimento». Come dire che l’operatività della duplice natura dell’onda e della particella non consiste in una mera dualità di opposti in conflitto tra loro, come potrebbe essere ad esempio nel porre 1 contro 1 entro confini definiti. Ma sia anch’essa ascrivibile alla duplice polarità magnetica come contiguità ambivalente della natura, da intendere di polarità a-simmetrica come -1 negativo e +1 positivo. Proprio come oscillazione dell’escursione tra due poli in reciproca interdipendenza fra loro. Appunto tenendo conto che mentre vi è una energia negativa (-1) che nel vibrare e fluttuare agisce come forza repulsiva a distanza, per contro c’è anche una energia positiva (+1) che inter-agisce come forza attrattiva nell’entrare in ri-sonanza a contatto meccanico. E poiché all’agire della forza negativa (-1) corrisponde in pari istante l’inter-agire a contatto meccanico della forza positiva (+1) potrei dire con Newton che «ad ogni azione (-1) corrisponde una reazione pari e contraria (+1)». Ché fa il pari con ciò che diceva Lao Tse, a tenore del quale «ogni aspetto del Mondo è costituito da una coppia di opposti, di cui uno attivo e predominante» (-1), «l’altro passivo e sottomesso» (+1).

    E pertanto in presenza del principio di complementarità del dualismo polare dell’onda e della particella da intendere come contiguità ambivalente dello stesso istante, potrei dire che in pari corrispondenza è presente il dualismo polare filosofico dell’Essere e dello Stare, a cui corrisponde il dualismo polare delle proprietà dell’Essere e dello Stare, nonché il dualismo polare dei predicati dell’Essere e dello Stare.

    E la domanda è questa: posto che Mente, Occhi, Linguaggio, del Soggetto funzionano fra loro tanto per operare nel pensare a fare Filosofia, quanto per operare nel pensare a fare Scienza, tanto in occidente, quanto in oriente, esiste un Puzzle di collegamento che possa unire tanto il pensare per fare Filosofia, quanto il pensare per fare Scienza? E se sì, questo Puzzle comune può valere tanto per il filosofo, quanto per lo scienziato? Tanto in occidente, quanto in oriente?

    Perché credo che la filosofia dovrebbe comporre in unità olistica ciò che essa stessa divide singolar-mente, operando nel filosofare. Unità olistica proprio nel significato derivato dal greco di olismo, cioè tutto; intero; totale. Giacché la quantità filosofica delle singole fustelle presenti, non corrisponde alla loro somma filosofica qualitativa. Ovverosia, ciò che la filosofia stessa opera nello scomporre in singole fustelle nel filosofare, dovrebbe poi essere essa stessa ad adoperare per ricomporre in sinergia un Puzzle come Pensiero filosofico. Proprio perché l’insieme Filosofico qualitativo, è maggiore della somma quantitativa delle singole fustelle della Scienza.

    Ad esempio, nel comporre in unità olistica le fustelle di Platone e di Aristotele, con quella di Lao Tse, fin qui esaminate, potrei dire che è come se fosse presente un filo conduttore che lega tanto la filosofia occidentale, quanto la filosofia orientale. E questo filo conduttore che lega fra loro filosofia occidentale e filosofia orientale, potrei dire che corrisponde al Tre. Tre che ad esempio nella dialettica di Platone erano: le idee dell’Essere; l’esistenza dell’uomo; il richiamo del Mondo iperuranio. Tre che ad esempio nella dialettica di Aristotele erano: la forma; la materia; il sinolo. Tre che ad esempio nella dialettica di Lao Tse erano: lo yin; lo yang; e l’Uno, che lega e li unisce in una sintesi superiore.

    Pertanto l’insieme olistico consente al Soggetto di orientare il Pensiero alla Totalità, e per contro, non al pensare operativo delle singole parti. Giacché i contenuti scomposti nell’operare filosofando, sono proprio le singole fustelle che dovrebbero essere poi adoperate per ri-comporre in unità sinergica il Puzzle. E tuttavia prima di iniziare, credo sia opportuno premettere l’imprescindibilità di un dato. Ovverosia, premettere alla speculazione filosofica ciò che nella Casa dell’Essere agisce come stella polare per orientarsi nel pensare: l’Energia [+/-].

    E per capire cos’è l’energia occorre osservare la materia di cui si compone la natura della specie-umana. E la natura della materia di cui si compone la specie-umana consiste di atomi. Riporto la fustella dell’atomo da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    L’atomo (dal greco àtomos: indivisibile) è la struttura nella quale la materia è organizzata in unità fondamentali che costituiscono gli elementi chimici. Questi si aggregano normalmente in unità stabili dette molecole che caratterizzano le sostanze chimiche. […] L’atomo è composto principalmente da tre tipologie di particelle subatomiche (cioè di dimensioni minori dell’atomo): i protoni, i neutroni e gli elettroni. In particolare: i protoni (carichi positivamente) e i neutroni (privi di carica) formano il nucleo (carico positivamente); gli elettroni (carichi negativamente) sono presenti nello stesso numero dei protoni e ruotano attorno al nucleo senza seguire un’orbita precisa (l’elettrone si dice quindi delocalizzato), rimanendo confinati all’interno degli orbitali (o livelli energetici).

    e fustella dell’atomo che confronto con la fustella della polarità magnetica:

    L’esistenza della polarità (+/-), il cui principio in natura è attestato anzitutto dal magnetismo, si ripercuote così ad ogni livello, in termini di relatività [oscillatoria]: mentre vi è una forza repulsiva o negativa [che agisce come causa], c’è anche una forza attrattiva o positiva [che inter-agisce come effetto], tale per cui ogni polo diventerà a sua volta espressione di un (-) e un (+), in una scala via via discendente.

    Quindi per capire cos’è l’energia [+/-], e per capire come opera la duplice natura quantistica dell’onda e della particella in presenza del principio di complementarità, occorre parlare dell’atomo, tanto in termini filosofici, quanto in termini fisici. Giacché «l’atomo è la struttura nella quale la materia» della specie-umana «è organizzata in unità fondamentali che costituiscono gli elementi chimici». E posto che l’atomo si compone di Tre elementi, potrei pensare che è come se ad ogni elemento corrispondesse uno stato quantistico. Cioè a dire che se nell’atomo funzionano fra loro Tre energie, una di carica negativa degli elettroni, una di carica positiva dei protoni, e quella dei neutroni privi di carica elettrica, occorre pensare il Mondo in pari corrispondenza energetica come se fosse composto da tre stati. O detto in termini fisici come se il Mondo fosse composto da Tre stati quantistici. E nel pensare il Mondo come se fosse composto da Tre stati quantistici, poter distinguere un primo stato quantistico (-1) della carica elettrica negativa degli elettroni; un secondo stato quantistico (+1) della carica elettrica positiva dei protoni; e un terzo stato quantistico [+1-1=0] privo di carica elettrica dei neutroni.

    E la domanda è questa: come funzionano fra loro i Tre stati quantistici del Mondo?

    Cercherò di dare soluzione a questa domanda nel proseguo di questo saggio in termini filosofico/fisici. E fatta questa premessa, seguendo la tradizione filosofica userò l’operatività sostantiva dell’Essere con la maiuscola, così come userò la maiuscola per gli altri sostantivi. E per proseguire, prendo spunto questa volta dall’Essere e dallo Stare della dialettica di Kant. Riporto la sua fustella da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    «Ogni interesse della mia Ragione (tanto speculativo quanto pratico) si concentra nelle tre [Tre] domande seguenti:

    Che cosa posso sapere? [dell’Essere]

    Che cosa devo fare? [nello Stare]

    Che cosa ho diritto di sperare?» [Essere + Stare]

    A differenza di Kant, tuttavia, il mio scopo non è tanto verificare che cosa posso sapere dell’universalità sostantiva dell’Essere; o che cosa debba fare operando nello Stare; o che cosa ho diritto di sperare delle singole fustelle del puzzle dell’Essere e dello Stare. Ma in quanto Soggetto costituito da atomi della specie-umana, capire come devo formal-mente orientarmi nell’operare per far funzionare fra loro gli atomi di Mente, Occhi, Linguaggio, per pensare il Mondo sostantivo universale dell’Essere, e diversa-mente, per pensarmi il Mondo sostantivo singolare dello Stare. Ossia se operare spontanea-mente in fase attiva con l’approccio visivo di Hume; ovvero se operare voluta-mente in fase passiva con l’approccio mentale di Cartesio. Non già per fare filosofia dialettica circa le singole fustelle, ma per fare filosofia del Puzzle. Cioè a dire che lo scopo di questo mio saggio consiste nel capire come il Soggetto possa fare dialettica dell’Essere e dello Stare, prima ancora di fare dialettica! Ovverosia, prima ancora di cosa predicare dell’universalità sostantiva dell’Essere, e prima ancora di cosa predicare circa la singolarità sostantiva dello Stare, il mio intento è capire come devo formal-mente operare per pensare tanto per predicare soggettiva-mente dell’universalità sostantiva dell’Essere, quanto per predicare oggettiva-mente per dire della singolarità sostantiva dello Stare. Cioè a dire capire in termini quantistici come funzionano fra loro i Tre stati, quello della carica negativa degli elettroni (-1) del primo stato quantistico, quello della carica positiva dei protoni (+1) del secondo stato quantistico, quello dei neutroni [+1-1=0] privi di carica elettrica del terzo stato quantistico, che costituiscono tanto il Mondo, quanto la specie-umana, per comprendere l’insieme in unità olistica. Giacché per comporre in unità olistica il Puzzle, devo operare nel pensare per orientarmi tra i vari dualismi presenti in filosofia, al fine di trovare la strada che conduca alla Totalità. Quindi, posto che il metodo dell’osservazione della Natura del Mondo che ci circonda adoperato dalla Scienza funziona e si evolve, mentre invece il metodo operato nel pensare dalla Filosofia non funziona altrettanto bene e non si evolve, nonostante sia lo stesso essere umano a fare entrambe le cose facendo funzionare fra loro gli atomi di Mente, Occhi, Linguaggio, a mio avviso è necessario analizzare tanto l’Essere, quanto il Pensiero, tanto quanto il Linguaggio, utilizzati fino ad oggi in filosofia, e stabilire i motivi per i quali esistono queste differenze formali, che separano l’universalità periferica dell’Essere da una parte (-1), e per contro, la singolarità centrale dello Stare dall’altra (+1). O detto in termini filosofici, di come opera l’Essere, e di come opera il Divenire. E siccome sono i metodi svolti dalla Filosofia a non funzionare altrettanto bene al pari di quelli adoperati dalla Scienza, per orientarmi nel pensare attorno ai sostantivi dell’Essere e dello Stare, voglio rimanere in ambito filosofico per agire personal-mente, utilizzando il filo conduttore del Tre. Tenendo sempre presente che la stella polare che mi orienta nello scrivere questo saggio è l’Energia [+/-]. E tenendo conto che di questa polarità della stella, mentre nel primo stato quantistico è presente un’energia negativa (-1) che nel vibrare e fluttuare agisce come forza repulsiva a distanza, per contro nel secondo stato quantistico c’è una energia positiva (+1) che inter-agisce come forza attrattiva nell’entrare in ri-sonanza a contatto meccanico. Laddove nel terzo stato quantistico l’energia è priva di carica elettrica [+1-1=0].

    Ora poiché in filosofia si è portati a cercare l’oggettività intesa come unico approccio per pensare gli universali dell’Essere, e i particolari dello Stare, che abbiano appunto valore oggettivo per tutti nell’usare un unico linguaggio intersoggettivo, il solo pensare Razionale cartesiano credo non basti per formare il come pensare il Mondo. Giacché il pensare Razionale, seppur prevalga e domini nelle società occidentali, non è l’unico approccio che consenta di pensare formal-mente al discorso sull’Essere. Accanto ad esso come polarità speculare interdipendente vi è il pensare Intellettuale, quello che i filosofi razionalisti chiamano Irrazionale, e gli empiristi intendono come sensibilità intellegibile del Mondo sostantivo dell’Essere. Proprio tenendo conto della «legge della polarità e della dialettica» della duplice natura filosofica dell’Essere e dello Stare.

    Lo scopo di questo mio saggio, pertanto, è operare per sistemare e ordinare in un Puzzle ciò che in filosofia è presente come singola fustella sparsa tra il Mondo universale dell’Essere, e il Mondo individuale dello Stare, per compararlo con ciò che nella duplice natura quantistica onda-particella, agisce come energia, e inter-agisce come materia. Proprio per orientarmi nel pensare per comprendere il perché di queste disparità polari nel pensare e predicare la proprietà universale del Mondo dell’Essere, e nel pensarsi e predicarne le proprietà singolari del Mondo dello Stare. Altrimenti nell’operare con gli atomi di Mente, Occhi, Linguaggio, senza adottare un Puzzle di riferimento, non sarei in grado di orientarmi nel pensare. Ovverosia, non sarei in grado di orientarmi nel pensare, a come pensare: se co-relazionarmi visiva-mente in fase attiva con ciò che di dinamico agisce nell’Essere per predicare l’universalità, così come aveva fatto Hume nell’esercitare i sensi intellegibili; se inter-agire rapportandomi in fase passiva con ciò che mental-mente stanzia nel Mondo esterno di fronte a me per predicarne le proprietà singolari, così come aveva fatto Cartesio nel servirsi della Ragione. Proprio perché nello scrivere questo saggio vorrei Guardare la luce dell’Orizzonte (energia) in fondo al tunnel filosofico, per comprendere l’insieme olistico delle singole fustelle in un unico Puzzle. E solo dopo aver stabilito questa priorità, credo si possa passare ad edificare un percorso filosofico dialettico che faccia da ponte, ossia "cosa" pensare, per unire ciò che nei dualismi presenti in filosofia, divide di polarità, l’Essere dallo Stare; l’Empirismo dal Razionalismo; l’Idealismo dal Materialismo; l’Umanesimo dall’Illuminismo; il Soggetto dall’Oggetto; le Differenze dalle Identità; l’approccio Induttivo dall’approccio Deduttivo; il linguaggio Intellettuale dal linguaggio Razionale; eccetera. Giacché se è pur vero che la filosofia in sé non deve avere alcun metodo come metodo e nessun limite come limite, purtroppo per i filosofi queste libertà non valgono quando si tratta di addivenire alla sintesi. Proprio perché per sintetizzare, essi devono avere un metodo come metodo e devono avere un limite come limite. E posto che ogni Soggetto della specie-umana deve operare con tre coordinate, Mente, Occhi, Linguaggio, tanto per pensare a fare filosofia, quanto per pensare a fare scienza, tanto in occidente, quanto in oriente, e prima ancora di servirmi delle singole fustelle filosofiche dell’Ente, e delle singole fustelle della scienza circa l’Oggetto misurabile, per compararle con la duplice natura quantistica, credo che la premessa imprescindibile sia stabilire il come fare, per far funzionare il pensare con l’insieme di Mente, Occhi, Linguaggio. Appunto ciò che consenta di fare filosofia che non sia solo Essere – che per Kant era la prima domanda Che cosa posso sapere – e per fare scienza che non sia solo Oggetto misurabile nello Stare – che per Kant era la seconda domanda Che cosa devo fare. Giacché per comporre un Pensiero olistico, occorre Guardare l’Orizzonte a tutto Campo (elettromagnetico). E per Guardare all’Orizzonte tanto l’universalità periferica dell’Essere, quanto la singolarità centrale dello Stare, – che per Kant era la terza domanda Che cosa ho diritto di sperare – occorre che il Soggetto riflessivo comprenda in unità olistica, tanto ciò che egli vede e sente spontanea-mente agire di dinamico in prima persona, quanto ciò che esso osserva e ascolta voluta-mente nell’inter-agire in seconda persona come spettatore statico. E la differenza consiste nel fatto che mentre nel vedere e nel sentire il Soggetto agisce attiva-mente nell’ambiente in prima persona, per contro quella che in parallelo inter-agisce nello stare passiva-mente ad osservare e ad ascoltare nello spazio del relativo luogo di una regione locale della Casa dell’Essere, non è più la prima persona agente del Soggetto. Cioè a dire che vedere e osservare, così come sentire e ascoltare, possono sembrare sinonimi, e tuttavia per parlare di tali funzioni occorre specificare le differenze nel mettere la congiunzione e per collegarli fra loro. Ovverosia, lo stesso Soggetto può vedere e osservare; così come può sentire e ascoltare. E perché si possa parlare di ogni singola funzione, occorre pertanto distinguere i diversi stati quantistici proprio nel congiungerli fra loro come termini operativi di confronto. E per contro, dover mettere la congiunzione e come termine di confronto operativo, significa dire che il contesto di polarità agente che consente di vedere in fase attiva la generalità è diverso dal contesto di polarità inter-agente che consente in fase passiva di stare ad osservare il singolo particolare; così come il contesto operativo dove poter sentire è diverso dal contesto operativo dove stare ad ascoltare.

    E la domanda è questa: se lo stesso Soggetto vede e sente spontanea-mente, e se lo stesso Soggetto osserva e ascolta voluta-mente, per contro, che cos’è che agisce di polarità in fase attiva nel Mondo per farsi vedere e sentire spontanea-mente dal Soggetto? E che cos’è che ha il Mondo di polarità in fase passiva per farsi osservare e ascoltare voluta-mente dallo stesso Soggetto?

    Giacché se lo stesso Soggetto vede e sente spontanea-mente in fase attiva, osserva e ascolta voluta-mente in fase passiva, giocoforza il Soggetto deve riferirsi a qualcosa che in pari corrispettivo speculare operi oscillando nel Mondo tanto come contesto generale agente di polarità in fase attiva, quanto come contesto particolare inter-agente di polarità in fase passiva, come contiguità ambivalente dello stesso istante. Ovverosia, che operi di polarità come contesto dinamico che nell’agire possa farsi vedere e sentire, e nello stesso istante come contesto statico che nell’inter-agire operi di polarità da dover farsi osservare e ascoltare. Ad esempio per la filosofia orientale il pari corrispettivo speculare che nel Mondo opera tanto come contesto in fase attiva, quanto come contesto in fase passiva, regge su due principi: lo yin e lo yang. Riporto la fustella da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    Lo yin e yang sono opposti: qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang [principio di complementarità]; essa contiene il seme per il proprio opposto. Le due polarità non implicano affatto la divisione yin = male e yang = bene, ma semplicemente due polarità energetiche (Tao Te Ching). Lo yin e lo yang hanno radice uno nell’altro: sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l’uno non può esistere senza l’altro.

    che confronto con la fustella della polarità magnetica:

    L’esistenza della polarità (+/-), il cui principio in natura è attestato anzitutto dal magnetismo, si ripercuote così ad ogni livello, in termini di relatività [oscillatoria]: mentre vi è una forza repulsiva o negativa [che agisce come causa], c’è anche una forza attrattiva o positiva [che inter-agisce come effetto], tale per cui ogni polo diventerà a sua volta espressione di un (-) e un (+), in una scala via via discendente.

    E posto che «nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang», ma che il Mondo, nella contiguità ambivalente della polarità a-simmetrica dello stesso istante, regge su due polarità magnetiche (+/-) non in conflitto fra loro, giacché «l’uno non può esistere senza l’altro», potrei dire che la differenza consiste nel fatto che mentre è l’universalità della carica negativa dell’Essere (-1) a determinare direzione e verso della polarità per sapere in fase attiva cosa vedere e cosa sentire come fonte primaria di istruzione del pensare periferico, per contro, cambiare positiva-mente direzione e verso alla polarità negativa (-1) dell’agire dell’Essere verso sé (+1)←(-1), consente di conoscere in fase passiva cosa osservare e cosa ascoltare come processo autonomo di auto-apprendimento. Proprio come se nella contiguità ambivalente dello stesso istante vi fossero nel Mondo due stati speculari a-simmetrici di polarità (+/-) oscillatoria, non in conflitto fra loro. Quello negativo dell’ambiente dove il Soggetto agente in fase attiva vede e sente spontanea-mente. Quello positivo a contatto meccanico col luogo fisico dove lo stesso Soggetto inter-agendo in fase passiva osserva e ascolta voluta-mente. O per dire la stessa cosa è come se fosse l’escursione oscillatoria a creare l’a-simmetria polare del medesimo contesto. Giacché mentre nel vibrare e fluttuare una forza repulsiva o negativa (-) agisce libera, per contro una forza attrattiva o positiva (+) inter-agisce nell’entrare in ri-sonanza a contatto meccanico. E pertanto come se vi fossero due mondi corrispondenti alla specularità dei due stati quantistici a-simmetrici di polarità. Quello del Mondo negativo (-1) che nell’ambiente agisce vibrando in fase attiva per farsi vedere e sentire spontanea-mente dal Soggetto. Quello del Mondo positivo (+1) con cui inter-agire sul luogo in fase passiva per farsi osservare e ascoltare voluta-mente dallo stesso Soggetto nell’entrare in ri-sonanza a contatto meccanico. Proprio tenendo conto che mentre è presente una carica negativa (-1) che nel primo stato quantistico agisce di polarità vibrando libera e fluttuando come forza repulsiva a distanza, per contro c’è una carica positiva (+1) che nel secondo stato quantistico inter-agisce di polarità nell’entrare in ri-sonanza come forza attrattiva nello stare a contatto meccanico con gli elettroni legati in fase depressiva. E le due polarità a-simmetriche, come contiguità ambivalente dello stesso istante, non implicano affatto la divisione di un unico contesto quantistico circoscritto in confini, tipo 1 a 1. Ma significa dire che le due cariche energetiche operano in due contesti quantistici speculari di polarità, tipo -1 e +1. O per meglio dire che all’agire dell’elettrone (-1) [causa agente] corrisponde in pari istante l’inter-agire a contatto meccanico del protone (+1) [effetto inter-agente]. Tale per cui, detto con Newton, se «ad ogni azione (-1) corrisponde una reazione pari e contraria (+1)», significa dire che all’agire della prima persona di sé nel contesto quantistico con polarità negativa, corrisponde un re-agire pari e contrario nel contesto quantistico con polarità positiva della seconda persona di sé. Proprio tenendo conto, tanto della polarità dialettica dell’Essere e dello Stare occidentale di Platone, Aristotele e Kant, quanto della polarità dialettica orientale dello yin e dello yang, di Lao Tse. Polarità dialettica ad esempio che consentiva a Lao Tse di dire che «ogni aspetto del Mondo è costituito da una coppia di opposti, di cui uno attivo e predominante, l’altro passivo e sottomesso». Come dire che mentre nel primo stato quantistico di polarità negativa (-1) agisce l’Essere «attivo e predominante», per contro nel secondo stato quantistico «passivo e sottomesso» inter-agisce lo Stare con polarità positiva (+1). E tuttavia potrei dire che chi Guarda e Ode in terza persona riflessiva, non è, né colui che agisce (-1) attiva-mente nell’ambiente vedendo e sentendo; e nemmeno colui che inter-agisce (+1) passiva-mente nello stare ad osservare e ad ascoltare nello spazio del relativo luogo di una regione locale della Casa dell’Essere. Quindi se occorrono Tre differenti modalità di stato quantistico affinché il Soggetto possa vedere e sentire in fase attiva, osservare e ascoltare in fase passiva, Guardare e Udire l’insieme in fase neutra, e per contro, Tre differenti modalità affinché il Mondo in fase attiva possa farsi vedere e sentire, in fase passiva possa farsi osservare e ascoltare, e possa farsi Guardare e Udire in fase neutra, significa dire che occorrono anche Tre differenti approcci quantistici dello stesso Soggetto a fronte dei Tre differenti stati quantistici del Mondo. E tuttavia poiché il loro insieme non ha soluzione di continuità, potrei dire che i Tre momenti che compongono l’insieme possono essere suddivisi solo concettual-mente. Ad esempio quando il Soggetto parla, esso non può prescindere dall’usare le coordinate dei tre pronomi: io; tu; egli. Come a dire che il Soggetto nel comunicare i tre pronomi è come se facesse riferimento concettual-mente ai tre stati quantistici. E la lettura dei tre pronomi non è una facoltà, e nemmeno una scoperta di qualcosa di indipendente dall’uomo. Così nel pensare concettual-mente che i Tre approcci quantistici corrispondono ai Tre stati quantistici del Mondo, potrei dire che è come se lo stesso Soggetto si approcciasse coi Tre stati quantistici del Mondo in Tre persone interpersonali: io; tu; egli. Ovverosia, persona nel significato greco di ciò che gli antichi intendevano con maschera. Riporto la fustella da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    Il termine persona proviene dal latino persōna (maschera), e questo probabilmente dall’etrusco phersu (‘maschera dell’attore’, ‘personaggio’), il quale procede dal greco πρóσωπον [prósôpon].

    Sicché mentre l’io è la maschera (-1) del Soggetto che nel primo stato quantistico agisce attiva-mente in prima persona nel vedere, nel sentire, nel pensare, in parallelo il tu è la maschera (+1) del Soggetto che nel secondo stato quantistico inter-agisce passiva-mente in seconda persona nello stare voluta-mente ad osservare, ad ascoltare, a pensarsi; laddove l’egli è la maschera [+1-1=0] del Soggetto neutrale che nel terzo stato quantistico Guarda e Ode l’insieme in terza persona riflessiva.

    Pertanto se Guardare all’Orizzonte in terza persona riflessiva consente al Soggetto di poter esprimere un Pensiero neutrale e olistico dell’insieme, le dimensioni prospettiche operative del vedere spontanea-mente l’universalità periferica dell’Essere in fase attiva in prima persona nell’ambiente, e dell’osservare voluta-mente l’operatività dell’essere in fase passiva in seconda persona nello spazio del relativo luogo di una regione locale della Casa dell’Essere, come contiguità ambivalente dello stesso istante, precedono il Guardare riflessivo stesso del Soggetto. E per contro il Guardare della terza persona è riflessivo proprio perché la terza persona interviene a posteriori nel sovraintendere l’operatività visiva e osservativa delle altre due persone. Tenendo tuttavia conto che il Soggetto influisce con gli atomi di mente, occhi e linguaggio, tanto nel vedere in prima persona, quanto nell’osservare in seconda persona, tanto quanto nel Guardare in terza persona, senza soluzione di continuità. Proprio come se le Tre persone corrispondessero ai Tre elementi costitutivi dell’atomo. E per contro come se le Tre persone funzionassero al pari di come svolgono le funzioni quantistiche i Tre elementi dell’atomo. Come dire che per Tre differenti approcci quantistici dello stesso Soggetto, occorrono per contro Tre differenti stati quantistici del Mondo, a cui ogni persona debba riferirsi. Oppure che per i Tre stati quantistici del Mondo, occorrono Tre persone. E se ad ogni persona corrisponde l’energia di uno dei Tre stati quantistici, per contro all’energia di ogni stato quantistico deve corrispondere l’energia di una delle Tre persone. Tanto da poter distinguere un primo stato quantistico «attivo e predominante», composto dalla prima persona agente di sé e dalla carica negativa degli elettroni (-1); un secondo stato quantistico «passivo e sottomesso», composto dalla seconda persona inter-agente di sé e dalla carica positiva dei protoni (+1); un terzo stato quantistico composto dalla terza persona riflessiva di sé e dai neutroni privi di carica elettrica [+1-1=0]. Riporto la fustella della carica elettrica da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    Gli esperimenti dimostrano che ci sono due diversi tipi di carica elettrica. Il primo di questi è denominato carica positiva o carica +, ed è associato ai nuclei degli atomi di tutte le specie chimiche. Il secondo è la carica negativa o -, ed è proprio di tutti gli elettroni che circondano il nucleo dell’atomo. In genere, la carica positiva del nucleo è esattamente uguale alla somma delle cariche negative degli elettroni che lo circondano

    e fustella della carica elettrica dell’atomo che confronto con la fustella della polarità magnetica:

    L’esistenza della polarità (+/-), il cui principio in natura è attestato anzitutto dal magnetismo, si ripercuote così ad ogni livello, in termini di relatività [oscillatoria]: mentre vi è una forza repulsiva o negativa [che agisce come causa], c’è anche una forza attrattiva o positiva [che inter-agisce come effetto], tale per cui ogni polo diventerà a sua volta espressione di un (-) e un (+), in una scala via via discendente.

    E quindi poter distinguere la carica negativa elettronica dello stato quantistico della prima persona di sé; la carica positiva protonica dello stato quantistico della seconda persona di sé; e il terzo stato quantistico neutronico privo di carica elettrica della terza persona di sé. E carica elettrica netta del neutrone pari a zero. Riporto la fustella del neutrone da Wikipedia, l’Enciclopedia libera:

    Il neutrone è una particella subatomica costituita da un quark up e due quark down, con carica elettrica netta pari a zero.

    E sempre tenendo conto che mentre l’energia negativa (-1) elettronica agisce libera vibrando nel primo stato quantistico e fluttuando come forza repulsiva a distanza, per contro l’energia positiva (+1) protonica inter-agisce nell’entrare in ri-sonanza nel secondo stato quantistico come forza attrattiva nello stare a contatto meccanico con il numero presente degli elettroni legati che di conseguenza agiscono in fase depressiva (-1). Laddove nel terzo stato quantistico i neutroni mediano con carica elettrica a somma netta zero [+1-1=0].

    Sicché vedere spontanea-mente e osservare voluta-mente, debbono venire considerati concettual-mente come due stati operativi, mentali, ottici, linguistici, separati, contrapposti, non in conflitto fra loro, e tuttavia come se fossero due maschere quantistiche di due abiti speculari fra loro. Come se a fronte della duplice natura quantistica dell’onda e della particella, e quindi di come agisce la polarità negativa dell’energia elettronica nel primo stato quantistico, e di come inter-agisce la polarità positiva della materia nel secondo stato quantistico, occorresse che anche il Soggetto operasse in duplice natura quantistica di

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