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Non farti ingannare dall’età: Come essere OVER
Non farti ingannare dall’età: Come essere OVER
Non farti ingannare dall’età: Come essere OVER
E-book75 pagine51 minuti

Non farti ingannare dall’età: Come essere OVER

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Info su questo ebook

"Io quando ho raggiunto le cinquanta primavere non ho fatto alcuna svolta. Sono andata avanti. Volevo continuare a essere me stessa.
Invece di soffrire di giovanilismo e illudersi di poter essere forever young, il trucchetto è appassionarsi all’età che abbiamo senza farle corrispondere niente di prestabilito.
A cinquantasette anni sono appassionatamente Antonella, come sempre. Una Donna in cammino.
Con ironia e autoironia rivendico il mio diritto e il mio piacere a una vita che non sia costretta a contare le candeline e non si arrenda. Una vita di Ben-Essere e di bellezza.
Tra me e i numeri il cortocircuito è scattato nell’adolescenza. Tutta colpa di una bilancia.
Me la sono cavata, a seppellire il numeretto che mi dava il tormento, e ho deciso che loro, i perfidi numeri, non dovevano più essere un incubo.
Un po’ di intelligenza, un po’ di allegria, tanto garbo e la partita resta aperta, nonostante i calendari impietosi.
Naturalmente su tutto aleggia il brivido leggero delle apparenze frivole, dello stile, del gusto dell’estetica: mi è caro come le rughe e i capelli bianchi!
Ecco, vorrei che gli over 50 si godessero ogni pagina con un sorriso smagliante e gli altri, quelli che hanno visto meno primavere, potessero trovarci lo spirito migliore per andare incontro passo dopo passo alla serenità possibile.
È vivamente consigliato ridere. Anzi, forse è l’unico imperativo che valga la pena mettere come clausola a “Non farti ingannare dall’età”.

Antonella Mollia
LinguaItaliano
Data di uscita12 nov 2020
ISBN9788863586114
Non farti ingannare dall’età: Come essere OVER

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    Non farti ingannare dall’età - Antonella Mollia

    Pesavo 85 kg

    Sulla bilancia della vita sono stati più pesanti

    85 kg che 50 anni

    Ero una ragazzina, quando pesavo 85 kg e non ostentavo la gioventù. Stavo male, nelle mie forme. Stavo male perché i coetanei erano impietosi. Stavo male perché volevo rifugiarmi nel cibo anche se il cibo era il nemico che remava contro. Stavo male perché finivo per vedere allo specchio solo le abbondanze.

    Altro che vivere gli anni da ragazza spensierata, me ne stavo nel mio bozzolo incompresa. Non stavo nel guardaroba della mia adolescenza o ci stavo troppo stretta, non prendevo la vita a morsi come tanti amici e amiche perché mi sembrava fosse lei a prendere a morsi me.

    Ci è voluta una zia, per farmi dimagrire. Per mettermi in testa che potevo farcela, a spazzar via quella zavorra.

    La lotta con la bilancia in effetti l’ho vinta, almeno al principio. Perdevo chili, prendevo nuove misure e mi piacevo.

    Mi piacevo così tanto che avevo preso più gusto a

    vedermi snella che a mangiare.

    Perché finalmente i ragazzi mi guardavano con interesse, perché nessuno più mi prendeva in giro, perché non mi sentivo più ingombrante.

    Mi ero impadronita del controllo e il controllo,

    subdolo, si era impadronito di me.

    Mangiavo sempre meno, forse terrorizzata dall’idea di poter riprendere peso, forse perché la magrezza non bastava mai. Fino all’inevitabile crollo che mi ha travolto più del sovrappeso.

    Ho rischiato la vita per un numero, un numero di kg.

    Come me sono tantissime le persone che hanno maledettamente sofferto l’incubo dei centimetri, delle calorie, del dito puntato di sprezzo o derisione.

    È brutto ripensare a quel periodo. Quello in cui dalla contentezza sono sprofondata nella malattia. Rendersi conto che quello che stavo festeggiando come un successo era in realtà una trappola è stato feroce.

    Comunque allora mi ero salvata e

    il mio corpo aveva raggiunto una stabilità

    sostenibile. Ma la testa, Signore e Signori, restava

    quella di una ex pesante che sognava più di ogni

    altra cosa di mantenersi leggera.

    Ne è uscita una vita in bilico, sul filo della dieta. Niente di ossessivo, immaginatemi pure come una che si è messa sempre volentieri a tavola e ha adorato i dolci, però con un occhio di riguardo al limite. Trasgressioni e convivialità senza esagerare. Questo ha significato non essere mai magra del tutto, ecco.

    Io per decenni sono stata magra per disciplina

    e determinazione.

    Per non ricadere nell’incubo degli 85 kg ci ho messo buona volontà, tanta buona volontà.

    Non avrei più sopportato un altro tunnel. Neanche dopo la gravidanza, quando la mia splendida Ludovica, detta Ludo, poteva essere una giustificazione più che sufficiente per accettarmi anche un po’ lievitata come una torta.

    No, la figura che mi ero guadagnata a fatica per agguantare la serenità non poteva più subire l’attentato dei rotolini di ciccia.

    Mica ce l’ho con le rotondità, intendiamoci.

    Io non riuscirei mai a schernire le morbidezze altrui.

    L’ho patito, quello scherno, e mi è rimasta dentro una vocina che mi implora di restare nella mia taglia. Tutto qui, più o meno. Più o meno perché in verità credo ci sia dell’altro, da confessare. Ed è quel terribile modello di bellezza che ho assorbito da ragazzina di 85 kg.

    Mi veste ancora, nonostante io abbia oggi cinquantasette anni.

    È una seconda pelle e quindi, se mi allargo, strepita.

    Le radici della mia storia erano lì e lo sono ancora ma, appunto,

    nel secondo mezzo secolo ho deciso

    che non avrei dovuto farmi mettere in pericolo

    da un altro numero.

    Uno è bastato, posso assicurarlo.

    C’è un tempo per ogni cosa

    La relazione con il tempo è così delicata e

    complicata che possiamo avvalerci sempre

    della facoltà di non capirla

    Il sommo concetto non può essere contraddetto. La realtà stessa, d’altra parte, lo reclama come insindacabile: c’è sicuramente un tempo per nascere e un tempo per morire e poco possiamo fare per dimostrare il contrario.

    Ma il riferimento è sempre a un tempo naturale? È un dato oggettivo o di opportunità e stato d’animo? Se tralasciamo nascita e morte, ci sono cose per le quali possiamo immaginare un tempo naturale e altre che non ce l’hanno affatto. Una gravidanza presuppone una fase di fertilità ma un matrimonio, ad esempio, può ben essere celebrato tra due persone che hanno raggiunto la terrena pace dei sensi.

    Non è

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