Finalmente anch'io peccatrice
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La conclusione prevede due finali, al lettore la scelta.
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Collana 2020 Via dei Desideri, 20 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
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Anteprima del libro
Finalmente anch'io peccatrice - Anna Fortunato
Anna Fortunato
Finalmente anche io peccatrice
© 2020 Argoo aps
www.edizionitaliane.it
Edizioni Italiane
Edizione digitale: febbraio 2022
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Indice dei contenuti
Anna Fortunato
Prefazione
CAPITOLO PRIMO
CAPITOLO SECONDO
CAPITOLO TERZO
CAPITOLO QUARTO
CAPITOLO QUINTO
CAPITOLO SESTO
CAPITOLO SETTIMO
CAPITOLO OTTAVO
CAPITOLO NONO
CAPITOLO DECIMO
CAPITOLO UNDICESIMO
Anna Fortunato
Finalmente anche
io peccatrice
A tutti coloro che mi leggeranno, fossero anche solo due occhi e un cuore. Un affettuoso grazie
.
Anna Fortunato
Prefazione
Illy, la protagonista di questo romanzo avvincente e travolgente, è l'equivalente della donna moderna, della donna che cresce, che cambia e si evolve. È una donna che a un certo punto si smarrisce e si scontra con una parte di sé che lotta per venir fuori. L'autrice, un'artista a 360 gradi, dalla personalità sensibile, appassionata dell'amore e della libertà in tutte le sue sfaccettature, racconta in maniera semplice e scorrevole, di come a volte, senza rendercene conto, soffochiamo il nostro io
più intimo. In maniera elegante e ricercata Anna Fortunato, riesce a descrivere una sconcertante realtà: il rischio continuo di cadere in tentazione. Questo è quello che succede anche a Illy. All'improvviso si sveglia e si rende conto di aver vissuto una vita non sua, una vita plasmata da regole e da una morale troppo rigida. Mette in discussione persino il suo grande amore, fattore che dà inizio a un'estenuante lotta interiore tra la Illy del passato e la Illy del presente. A rendere tutto ancora più difficile c'è poi il suo alter ego
, la sua tentazione
appunto, un uomo che la sconvolge totalmente. Che la attrae in modo tanto profondo, da sopraffarla. La chicca del romanzo è poi il finale, anzi i
finali. Privilegio del lettore scegliere quale.
Finalmente anch’io peccatrice
è un romanzo che attira l'attenzione, dalla prima all'ultima riga. Anna Fortunato avvolge il lettore nella sua narrazione ricordandoci che a volte, per ritrovarsi, bisogna lottare, bisogna abbassare le proprie difese, bisogna piangere, urlare e andare contro corrente...
CAPITOLO PRIMO
Ero strana quel giorno e per una donna tranquilla come me, era anomalo quasi surreale. Cosa mi stava succedendo e perché? Mancavano pochi mesi al fatidico traguardo dei quarant’anni, esattamente quattro e una rivoluzione interiore si stava misteriosamente attivando già da tempo. Non ne fui subito conscia ma quel giorno fu tutto chiaro! È come se si fosse accesa una lampadina, come se qualcuno mi avesse tolto le bende dagli occhi. Quel venerdì d’autunno un’unica parola mi risuonò nella testa, l’unica colpevole di ogni cosa futura.
Com’era possibile che una parola formata da soli sette lettere, potesse avere la capacità di scatenare forti sentimenti di ribellione come quelli? Le foglie secche stavano invadendo anche il mio cuore oltre ai marciapiedi della piccola cittadina siciliana in cui ho sempre vissuto.
Sono coraggiosa, perseverante e consapevole che nella vita occorre lottare anche di fronte alle sconfitte. Il mio carattere tenace nasconde però un lato dolce, protettivo e tenero, che fa di me, a detta di altri, una persona molto apprezzata; ne sono onorata, ovvio, visto che il mio obiettivo è sempre stato questo. Sono stata una ragazza modello, ci ho provato, esprimendo un ideale di equilibrio e perfezione.
Da piccola non ho mai creato alcun problema ai miei genitori, non ho mai disubbidito, non ho mai avuto un linguaggio inopportuno né comportamenti ambigui; la classica ragazza acqua e sapone che non ha mai osato, per intenderci, se non per frivolezze. Ho cercato il perenne rispetto delle regole che mi venivano impartite, in primis dalla famiglia e in secundis dalla società. Non avrei sopportato un rimprovero come reazione a una condotta inadatta; non volevo e non dovevo risultare inadatta, tutto qua. Ho sempre cercato l’approvazione, il benestare, nonché l’apprezzamento generale, non so esattamente il perché. È come se questo mi avesse garantito affetto e ammirazione.
Oggettivamente un po’ di affetto materno forse mi è mancato. La mia cara mamma era giovane quando mi ha partorito, aveva solo quindici anni, in più era cresciuta senza la sua che si era concessa il lusso di abbandonarla brutalmente quando ancora era piccolissima. Alla luce di tutto ciò, poteva mai avere la più pallida idea di come crescere un figlio?
Oggi, con il senno di poi, posso garantire che non l’avrei voluta diversamente. È stata meravigliosa! Sulla carta fragile come vetro ma nei fatti forte come grafene; solo un po’ carente di smancerie. Non era capace a fare complimenti o a mostrare l’amore che provava. In realtà diceva e faceva tutto l’opposto di ciò che avrebbe voluto; perciò anziché dirmi sono orgogliosa di te
magari se ne usciva con una frase poco riguardevole del tipo è inutile che fai la perfettina
.
Queste parole ferivano a suo tempo, oggi so che volevano dire tutt’altro e mi scivolano addosso, credo! Una cosa è certa, volevo e fino ad ora ho voluto a tutti i costi, piacere; devo dire, colpendo nel segno. Beh, qualche anno fa, circa dodici, dopo la mia conversione, il Signore ha provato a farmi capire che l’unico giudizio di cui doveva importarmi, era il suo; l’unico meritevole di tutti i miei sforzi. Non si può e non si deve piacere a tutti e se così è forse si sta fingendo di essere qualcun altro ma allora fino a quel momento avevo sbagliato tutto?
Dovevo resettare le idee, immagazzinare quelle nuove nozioni e crearmi nuovi ideali. In effetti dopo, sono stata un po’ meglio. Mi