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Fantasy - saggio (45 pagine) - Ottavo volume della Guida al Fantasy: è ora di avventurarci nel sottobosco delle relazioni umane (e non)!


Famiglia, genitori, figli, amici, amori… in breve, relazioni: elementi che hanno un ruolo centrale nella biografia e nella caratterizzazione de* protagonist* nel fantasy. Perché i genitori buoni hanno un’aspettativa di vita narrativamente brevissima, e qual è il ruolo dei genitori cattivi nell’arco di trasformazione de* personagg*? Come funzionano amori e amicizie? Quali sono, insomma, i cliché, i topoi e le narrazioni tossiche da questo punto di vista e come fare per superarli? Ce ne parlano Gloria Bernareggi e Sephira Riva in questo ottavo volume della Guida al Fantasy: è ora di avventurarci nel sottobosco delle relazioni umane (e non)!


Classe 1990, Gloria Bernareggi ha conseguito il diploma di Tecnico dei Servizi Ristorativi indirizzo cucina, e ha poi deciso di trasformare la sua passione per il mondo editoriale in lavoro, prima iscrivendosi alla facoltà di Lettere Moderne, poi lavorando come collaboratrice per Il Giornale di Monza. Successivamente, ha iniziato collaborazioni con diverse realtà editoriali come digital content creator (in partiolare nel settore food) e come correttrice di bozze.

Scrive a quattro mani con la collega Sephira Riva e, sempre con lei, co-gestisce il blog Moedisia.eu dove si occupa di letteratura fantastica, narrativa inclusiva e critica letteraria. E per non tradire la propria vena gastronomica ha ideato la rubrica Ricette letterarie: ricette tratte dai suoi libri fantasy preferiti – e non solo.

Classe 1990, Sephira Riva è laureata in Chimica e ha conseguito il dottorato di ricerca in Ingegneria dei Materiali. Ha vissuto per anni all’estero (Galles, Germania, Norvegia), lavorando per l’Agenzia Spaziale Europea e per l’Istituto Italiano di Tecnologia. Ha quindi avuto svariate occasioni per incontrare alien* e analizzarne i manufatti!

Pur avendo intrapreso una carriera prettamente scientifica, ha mantenuto un profondo interesse per la letteratura, partecipando a corsi e workshop di scrittura e storytelling. Scrive in coppia insieme a Gloria Bernareggi da molti anni e insieme a lei gestisce il blog Moedisia.eu, in cui si occupa di critica letteraria, narrativa inclusiva e fantasy, con post e approfondimenti tematici.

Per Delos Digital ha già pubblicato Addendum alla proposta di legge sul diritto all’autodeterminazione degli oggetti, nella collana Futuro Presente curata da Elena Di Fazio e Giulia Abbate.

LinguaItaliano
Data di uscita24 gen 2023
ISBN9788825423020
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    Anteprima del libro

    Relazioni - Gloria Bernareggi

    8.1 Introduzione

    Chiunque, che sia di carne o di carta, di questo mondo o di un altro, deve a un certo punto interfacciarsi con qualcuno di diverso da sé. La relazione non è solo il fondamento di una società: nei suoi molteplici livelli (relazione con la natura e con gli animali, con altre persone, con governi o persino divinità) contribuisce a definire l’identità stessa di un essere umano. La nostra familiarità con il concetto di relazione, tuttavia, rappresenta un problema nel momento in cui si cerca di riportarne le specificità su carta. Avere una cosa sempre sotto gli occhi rende più complesso destrutturarla.

    Il problema è, infatti, strutturale: in ambito narrativo soprattutto, una relazione diventa importante solo quando si rivela problematica. Ecco perché in nessun manuale di scrittura troverai un capitolo dedicato alle relazioni – ma in tutti ci sarà una sezione legata al conflitto.

    Non si tratta d’altro che dell’estensione del celebre incipit di Anna Karenina: «Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo.» La frase di Tolstoj è esemplificativa di un’idea piuttosto inquietante: la felicità è banale e noiosa, mentre il trauma è una sorgente inesauribile di interesse. Come abbiamo avuto modo di approfondire nel precedente volume di questa Guida, questo ha portato alla sovrapposizione dei concetti di conflitto narrativo e conflitto violento. Sebbene sia innegabile che la società occidentale sia impregnata di un vero e proprio gusto per l’orrido (se hai dei dubbi, guarda il telegiornale) e ossessionata dal trauma (e dalla possibilità di capitalizzarvi), resta il fatto che il dolore non è la sola esperienza della vita di una persona, e di certo non è ciò che la definisce.

    Ovviamente, con questo non vogliamo dire che tutte le relazioni siano positive; ma piuttosto porre l’accento sul sostanziale squilibrio esistente nella loro rappresentazione. Detto fuori dai denti: abbiamo un surplus di storie d’amore tossiche, di genitori assenti, di tradimenti, vendette e soprusi. Ne abbiamo così tante che alcune di queste sono diventate categorie ricercabili, come le storie di villainess in cerca di vendetta che trovate a dozzine in manga, manwha e light novel.

    Dalla proliferazione incontrollata al cliché il passo è davvero breve…

    E a un certo punto si arriva al punto di saturazione.

    A parer nostro, abbiamo appunto raggiunto questo punto di saturazione. Ciò che ci attende, e che finalmente cominciamo a vedere, è il capovolgimento dell’assunto di Tolstoj. Dopo due secoli di famiglie infelici, la novità è rappresentata da storie che mettono in mostra relazioni positive.

    Il fantasy non si è discostato dal resto della narrativa nella sua parabola relazionale. Anzi, ha contribuito ad ampliare il carnet dei traumi con modalità inconcepibili dalla narrativa mainstream, facendo buon uso della magia per ideare fantasiose forme di tortura e arzigogolati metodi di vendetta. Per quanto ci riguarda, la gara per creare l’esperienza più traumatica (per personagg* e lettorato insieme) è stata vinta dalla serie The Magicians di L. Grossman. Con buona pace di G.R.R. Martin, altro contendente di alto livello.

    Il punto è che abbiamo perso sensibilità. Abbiamo letto di così tanto orrore, che inizia a sembrarci normale.

    Beh, siamo qui a ricordarti che non lo è. Un passato costellato di traumi non è la ricetta per personagg* più interessanti. L’incapacità di costruire relazioni sane non è un buon biglietto da visita per il tuo love interest. E, accidenti: la morte dei tuoi cari non è condizione si ne qua non per andare

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