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World Union
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E-book411 pagine5 ore

World Union

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Info su questo ebook

Questo mio libro è una storia thriller ambientata sul finire degli anni 2020; due fratelli californiani, Mark e Michael stanno vivendo un periodo tranquillo, ma molto presto accadrà una cosa che minaccerà la loro vita e molto altro.
LinguaItaliano
Data di uscita3 apr 2023
ISBN9791221442755
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    Anteprima del libro

    World Union - Gabriele Vecchiarelli

    CAPITOLO 1

    UN INVITO DA UN AMICO

    SABATO 16 SETTEMBRE 2028

    LOS ANGELES, CALIFORNIA

    Era una mattina di sole di fine estate e la città di Los Angeles si apprestava, così come tutta la California e gli Stati Uniti occidentali, a vivere un nuovo giorno. Il cielo sulla città più popolosa della California era completamente sereno e una lieve brezza estiva accompagnava il risveglio degli abitanti; i bambini andarono a scuola e i loro genitori al lavoro. Con il passare dei minuti la città si rimise in moto dopo una notte calma e tranquilla e le strade si affollarono sempre di più di automobili e persone, come Mark Wilson.

    Mark Wilson era nato a San Francisco il 3 marzo dell’anno 1994. Aveva i capelli castani e gli occhi marroni. Lavorava nel mondo del giornalismo da quattro anni e aveva un’ottima reputazione nel suo lavoro. Trasferitosi a Los Angeles nel 2027, Mark lavorava per la stazione televisiva TODAY.TV; abitava non molto lontano dalla sede della TODAY.TV e il suo orario di lavoro era dal lunedì al sabato, dalla mattina alle sei del pomeriggio. Fondata nel gennaio del 2024, la TODAY.TV aveva la sua sede principale a Los Angeles, in un grande edificio a tre piani, ma aveva anche altre sedi in vari punti degli Stati Uniti, come Chicago e Nashville. Questa stazione televisiva aveva avuto subito un gran successo, si trattava di vari argomenti, dalle notizie principali della giornata a quelle sportive, e poteva contare su un gran numero di giornalisti, sia a Los Angeles sia in altre località statunitensi. Mark Wilson era tra i più esperti nel suo ruolo e, nel corso della sua carriera alla TODAY.TV, qualche volta era stato inviato in altri Stati degli Usa e anche all’estero, per approfondire varie notizie.

    Oggi devo andare presto alla stazione televisiva per parlare con il mio direttore del mio orario futuro e con Vladimir, che poco fa mi ha chiamato si disse Mark mentre camminava, uscito di casa da pochi minuti. Il suo migliore amico si chiamava Vladimir Smith anch’egli giornalista, ed era nato a Los Angeles il 12 aprile 1995; suo padre era statunitense, mentre sua madre era russa e aveva deciso, insieme a suo marito, di far sì che il figlio avesse un nome russo. Vladimir aveva i capelli e gli occhi neri; era un uomo mite, lavorava alla stazione televisiva da qualche mese e, poco dopo essere assunto, conobbe Mark; i due fecero subito amicizia e andarono molto d’accordo. Mark non era fidanzato, mentre Vladimir era sposato da due anni, sua moglie si chiamava Donna e anche lei andava molto d’accordo con Mark, anche fra loro due vi era amicizia.

    Dopo circa un quarto d’ora di cammino, Mark arrivò alla stazione televisiva, vi entrò e salutò le persone presenti, poi andò dal primo piano dell’edificio ai piani superiori, dove vi erano degli uffici, incluso il suo e quello di Vladimir, e si diresse all’ufficio del suo amico. Arrivato davanti alla porta, bussò; si udì un «avanti» e Mark aprì la porta.

    «Buongiorno, Mark» affermò Vladimir. «Prego, siediti pure e posa la tua borsa di lavoro, ti vorrei dire una cosa.»

    «Buongiorno, Vladimir» disse Mark, che dopo essersi seduto continuò: «Di che cosa si tratta?» E Vladimir disse: «È un invito. Lunedì prossimo, quindi fra due giorni, ti andrebbe di venire a cena con me e con mia moglie in un locale vicino casa mia?» E Mark gli rispose: «È molto carino da parte tua, sarebbe molto bello».

    «Io quella sera sarò libero, a te andrebbe di venire?» gli domandò Vladimir.

    «Certo che sì, mi piacerebbe molto.»

    «Mi fa molto piacere.»

    «Io quella sera dovrei essere libero… aspetta, ora controllo sulla mia agenda.» Mark prese dalla sua borsa la sua agenda, controllò la pagina corrispondente al 18 settembre e notò che solo di mattina e di pomeriggio aveva degli impegni, per cui la sera sarebbe stato senza cose da fare.

    «Sì, la sera di quel giorno non avrò impegni, potrò venire a cena con voi.»

    «Bene, sono davvero contento» rispose Vladimir «fra poco chiamo mia moglie e glielo dico, sarà contenta anche lei.»

    «Posso immaginarlo» disse Mark, rimettendo la sua agenda nella sua borsa.

    «Volevo dirti solo questo, scusa se per caso ti ho disturbato.»

    «Non ti preoccupare, nessun disturbo amico» affermò Mark, che subito dopo riprese: «ora devo andare a parlare con il nostro direttore per il mio orario di lavoro futuro». Il direttore della stazione televisiva si chiamava Jonathan Miller e lavorava lì da tre anni.

    «Va bene, Mark» affermò Vladimir sorridendo «allora ci sentiamo più tardi.»

    «Certo, Vladimir» Mark si alzò, prese la sua borsa e poi uscì dall’ufficio di Vladimir. Successivamente, molto contento per questo invito del suo migliore amico, Mark andò nell’ufficio del direttore. Vi arrivò dopo qualche secondo e la porta era socchiusa.

    «Direttore? Posso entrare?» chiese Mark bussando.

    «Oh, signor Wilson, prego, entri e si sieda pure.»

    Mark entrò nell’ufficio del suo direttore e si sedette, posando la sua borsa.

    «Dunque, come ben sa, l’ho chiamata nel mio ufficio per designare il suo orario di lavoro a partire dal giovedì della prossima settimana, perché dei suoi colleghi devono andare in alcune città a est degli Stati Uniti per lavoro; starebbero via solo pochi giorni, quindi questo suo orario di lavoro sarebbe solamente temporaneo. Mi dica, lei sarebbe disposto a lavorare in questo breve periodo due ore di mattina, dalle dieci a mezzogiorno, e qualche ora del tardo pomeriggio e di sera?»

    «Sì direttore, non avrei problemi» rispose Mark.

    «Per cui le andrebbe bene se il giovedì, il venerdì e il sabato della prossima settimana lei lavorasse, oltre alle due ore di mattina, fino a mezzanotte e mezza?"

    «Ora vedo se sull’agenda ho fissato delle cose per quei giorni, può aspettare un momento?»

    «Certo, nessun problema.»

    Mark, mentre scorreva le pagine degli appositi giorni, notò che aveva un impegno di giovedì, intorno alle ore sei e mezza di pomeriggio; si trattava di uscire con suo fratello, di nome Michael Wilson.

    «Giovedì sera avrei da fare una cosa, ma penso si possa spostare alla mattina.»

    «Mi può dare la conferma anche fra un’ora, se preferisce, in modo che lei possa ben organizzarsi per quel giorno.»

    «La ringrazio, le farò sapere fra non moltissimo. Per quanto riguarda il resto delle ore di quei giorni, posso lavorare di sera.»

    «Allora intanto segno il venerdì e il sabato della prossima settimana sul suo temporaneo nuovo orario.»

    «Sì direttore.»

    «Può andare, signor Wilson, la ringrazio per la sua disponibilità.»

    Dopo aver scritto nella sua agenda gli orari provvisori sulle pagine di quei giorni, Mark si alzò e disse: «D’accordo, più tardi le farò sapere anche di giovedì».

    «Bene!» Detto questo, Mark andò nel suo ufficio. Una volta entrato, posò la sua borsa, prese l’agenda, si sedette davanti alla sua scrivania e rifletté sul giovedì seguente.

    Credo sia meglio che io chiami Michael subito, almeno mi tolgo questo dubbio se andarlo a trovare di mattina o di pomeriggio si disse nella mente. Così, Mark tirò fuori il suo cellulare, compose il numero di suo fratello e lo chiamò.

    «Pronto?» disse Michael.

    «Ciao Michael, come stai?»

    «Ciao Mark, io sto bene, grazie. E tu?»

    «Anche io sto bene. Senti, ti ho chiamato per parlare del nostro appuntamento di giovedì prossimo; per motivi di lavoro sarebbe meglio se ci vedessimo di mattina anziché di pomeriggio come avevamo stabilito, per te ci sono problemi?»

    «Un secondo, ora controllo i miei impegni per quella mattina, rimani in linea.»

    «Ok.»

    Michael andò a controllare e dopo circa un minuto ritornò alla telefonata.

    «Mark, quella mattina purtroppo sono impegnato, per cui sarebbe meglio se ci vedessimo un altro giorno della prossima settimana.»

    «Capisco, e quando andrebbe bene per te?»

    «A me andrebbe bene anche martedì, ovvero fra tre giorni, nelle tarde ore del pomeriggio però, verso le sei e mezza o le sette. Tu saresti disponibile per quei momenti? Mark controllò e poco dopo gli disse: «Sì, sono libero».

    «Allora fissiamo la nostra veduta per quel giorno alle sei e mezza, va bene?»

    «Sì, non ci sono problemi. E ci vediamo sempre nel punto dove avevamo deciso, d’accordo?»

    «Sì, al centro di Los Angeles, nel Financial District.»

    «Ok, va benissimo. Allora ci vediamo martedì. Buon proseguimento.»

    «Grazie, buon proseguimento anche a te» e finì la chiamata. Successivamente, Mark si preparò per lavorare. Dopo circa un’ora di lavoro, si prese una piccola pausa di cinque minuti per avvisare il suo direttore. Tornò nel suo ufficio e gli comunicò che anche il giovedì avrebbe potuto lavorare di sera.

    «Sa, sono riuscito a organizzarmi per quel giorno» gli affermò.

    «Perfetto, la ringrazio.»

    «Si figuri» e successivamente Mark tornò a lavorare nel proprio ufficio. Così come tutto il resto della settimana, quella fu una giornata piuttosto impegnativa per Mark, cosicché la successiva, ovvero domenica, ne approfittò per riposarsi un po’.

    LUNEDÌ 18 SETTEMBRE 2028

    Era arrivato il giorno dell’invito di Vladimir, ovvero della cena fra amici.

    Dopo che Mark e Vladimir nel pomeriggio ebbero finito il loro turno di lavoro, parlarono per qualche minuto nell’ufficio di Mark; entrambi erano molto contenti di passare insieme la serata.

    «Allora Mark, adesso andiamo a goderci questa serata» gli disse Vladimir sorridendo.

    «Grazie ancora per avermi invitato» gli rispose Mark, anch’egli sorridendo.

    «È un piacere, fra poco ti invio sui social la posizione del locale vicino casa mia, in modo che tu non abbia dei problemi. Presentati davanti al locale alle ore venti circa.»

    «Grazie. Allora adesso vado a casa a prepararmi, poi seguirò il percorso che mi mostrerà il cellulare per andare al locale.»

    «Molto bene. Allora ci vediamo dopo.»

    «Ok, a dopo.»

    Vladimir andò al parcheggio e prese la sua macchina mentre Mark tornò a casa a piedi. Arrivato, si fece una doccia e, dopo essersi asciugato e vestito, controllò sul suo cellulare la posizione del locale che Vladimir gli aveva inviato sui social.

    Conosco questo locale… si può mangiare anche fuori. Così mangeremo in un ristorante molto noto nel centro di Los Angeles si disse Mark nella mente, mentre osservava il suo telefono.

    Non molto tempo dopo, verso le sette e tre quarti, Mark uscì di casa e mentre andava verso la sua auto impostò il navigatore del suo cellulare verso il locale designato.

    Sarò lì fra circa dieci minuti, molto bene pensò Mark mentre accendeva la sua auto e successivamente, dopo aver messo il suo telefono sull’apposito supporto accanto al volante, andò verso la posizione designata. Una volta arrivato, Mark trovò parcheggio proprio accanto al locale e, dopo essere sceso dalla macchina, andò verso il ristorante. Arrivato davanti all’entrata, notò che Vladimir e sua moglie non erano ancora arrivati, così si mise ad aspettarli seduto su una panchina a pochi metri dal locale. Attese per qualche minuto, poi Vladimir e sua moglie Donna arrivarono.

    «Ciao Vladimir, ciao Donna» si rivolse a loro Mark con un sorriso.

    «Ciao, Mark» risposero sorridendo anche loro e si abbracciarono.

    «Come stai, Donna?» le domandò Mark.

    «Molto bene, grazie. E tu?»

    «Anche io sto bene. Vi ringrazio ancora per avermi invitato» disse Mark.

    «Oh è stato un piacere» disse Donna. «Sai, è da un po’ che io e Vladimir ci pensavamo.»

    «Davvero?»

    «Già» disse Vladimir «abbiamo anche prenotato un tavolo; mangeremo fuori, è l’ideale per questa bella serata di fine estate.»

    «Oh bene» disse Mark «sono davvero felice, grazie ancora.»

    Donna e Vladimir gli sorrisero, poi entrarono nel locale per avvisare il personale che erano arrivati e un cameriere li condusse fuori al loro tavolo. Lì c’erano già le posate e i bicchieri e, dopo che si furono seduti, il cameriere gli portò dell’acqua e i menu.

    «Grazie, molto gentile» dissero al cameriere.

    «Di nulla, torno fra qualche minuto.» E così Mark, Vladimir e Donna sfogliarono i menu per decidere che cosa mangiare. Mark scelse di mangiare un piatto di carne, mentre Vladimir e sua moglie scelsero di mangiare un piatto di pesce; decisero tutti e tre di ordinare anche un piatto di verdure, da dividere insieme. Quando il cameriere ritornò, gli dissero che cosa avevano scelto e il cameriere, dopo aver segnato tutto sul suo taccuino, riprese i menu e andò verso la cucina del locale. Mentre Mark, Vladimir e Donna aspettavano, parlarono un po’.

    «Allora Mark» disse Donna «come stanno andando il lavoro e tutto il resto?»

    «Non c’è male» le rispose Mark. «È un po’ faticoso, ma mi piace molto il mio lavoro. Anche per il resto le cose vanno piuttosto bene.»

    «Sono contenta.»

    «Ma questa settimana, se non ho capito male, il tuo orario di lavoro sarà modificato, giusto?» chiese Vladimir.

    «Sì, non ti sbagli» gli rispose Mark «dei nostri colleghi andranno a est del Paese e così io dovrò fare gli straordinari.»

    «Capisco.»

    «Ma non ci sono problemi per me, mi va bene anche così.»

    Donna e Vladimir annuirono. E parlarono ancora per qualche minuto di varie cose.

    «Sai, Mark…» disse Vladimir.

    «Sì?» domandò Mark.

    «Io e mia moglie abbiamo deciso una cosa molto importante per noi.»

    «Davvero? E di che cosa si tratta?»

    «Io e Donna abbiamo deciso di avere un figlio».

    «Oh che bella notizia, complimenti!» disse loro Mark.

    «Fra un po’ di tempo diventerò mamma» affermò Donna con un sorriso.

    «E io papà» disse Vladimir.

    «Sono davvero contento per voi, questa è una notizia dalla bellezza smisurata.»

    «Grazie, Mark» dissero Vladimir e sua moglie con un sorriso. Poco dopo arrivò il cameriere con i piatti e iniziarono a mangiare. Mentre mangiavano, si scambiarono una porzione dei piatti, condividendoli fra di loro.

    «È tutto molto buono» dissero tutti e tre. E mentre mangiavano continuavano a parlare di varie cose.

    «Mark, hai altri impegni questa settimana, oltre al lavoro?» gli domandò Donna.

    «Sì, domani mi vedrò con Michael, mio fratello minore con cui ho passato dei bellissimi momenti. Da un po’ di tempo avevamo questo appuntamento»

    «Capisco» disse Donna «e con Michael come vanno le cose?»

    «Con mio fratello le cose vanno bene, anche se non ci vediamo da qualche settimana per via del lavoro.»

    «Che lavoro fa?» domandò Vladimir.

    «Be, a dire il vero fa un lavoro privato, non mi ha detto esattamente quale, però si trova bene, così mi ha detto".

    «Questa è la cosa più importante» commentò Vladimir.

    «Già» rispose Mark.

    Successivamente continuarono a mangiare e, dopo circa venti minuti, tutti e tre finirono i loro piatti, poi chiamarono un cameriere e chiesero il conto. Nell’attesa del conto, Mark iniziò a tirare fuori il suo portafoglio, ma Vladimir gli disse: «Mark, dato che ti abbiamo invitato noi, pagheremo noi la cena».

    «Oh, grazie, però lascia che io metta almeno un pochino, non voglio che spendiate tanto» e si misero d’accordo per dividere il conto. Vladimir e Donna pagarono circa l’ottanta per cento, la restante parte la pagò Mark e diedero i soldi al cameriere, pagando il conto.

    «Spero che abbiate mangiato bene» disse loro il cameriere.

    «Era tutto buonissimo» confermarono.

    «Grazie» rispose. Poi Mark, Donna e Vladimir si alzarono e uscirono dal locale. Fuori, parlarono ancora per qualche minuto; poi Vladimir, guardando l’ora sul suo telefono, disse: «Sono quasi le undici, è meglio che torniamo a casa».

    «Mark, spero che tu sia stato bene…» gli disse Donna.

    «Sono stato benissimo, vi ringrazio ancora per avermi invitato.»

    «È stato un piacere, sono davvero contento che tu ti sia trovato bene, ci vediamo domani al lavoro» disse Vladimir.

    «A domani, Vladimir. Ciao, Donna» disse Mark, Donna rispose salutando con la mano destra e sorridendo, dopo essersi salutati, andarono alle loro macchine, parcheggiate poco distante dal locale, e si diressero a casa.

    È stata davvero una bella serata si disse Mark mentre stava per mettersi a dormire. Domani vedrò Michael dopo un po’ di tempo, spero che le cose gli vadano per il verso giusto quindi spense la luce e si addormentò poco dopo.

    CAPITOLO 2

    L’APPUNTAMENTO

    Il giorno dopo Mark si svegliò intorno alle sette di mattina. Fece colazione e si preparò per andare al lavoro. Dopo aver chiuso la porta di casa, si incamminò verso la stazione televisiva.

    Dovremmo farne di più di serate come quella di ieri, farebbe bene sia a me che a Vladimir si disse nella mente mentre camminava.

    La giornata era completamente serena, non vi era neppure una nuvola in cielo e faceva caldo. Mark arrivò alla stazione televisiva dopo circa venti minuti, vi entrò, salutò i suoi colleghi, incluso Vladimir, e andò nel suo ufficio; entrato, accese il suo computer sulla sua scrivania e iniziò a lavorare sulle nuove notizie della giornata. Dopo quattro ore circa di lavoro senza interruzioni, Mark decise di fare una pausa di pochi minuti, così andò nell’area relax della stazione televisiva per prendersi un caffè. Arrivato alla macchinetta, vi inserì la somma di denaro richiesta e la macchinetta si mise all’opera.

    Questa settimana sarà più impegnativa del previsto… si disse nella mente, nell’attesa dovrò lavorare molto più del previsto, ma d’altra parte può succedere, è più che normale una cosa del genere. Poi, notando che la macchinetta aveva finito, Mark prese il suo caffè e iniziò a berlo, mettendosi nell’angolino dell’area relax. Nel mentre arrivò una sua collega per prendere qualcosa da bere.

    «Ciao, Mark» disse la donna sorridendo.

    Mark alzò lo sguardo e le rispose: «Oh, ciao Sarah, scusami, non ti avevo vista…»

    «Tranquillo, non fa niente.» Sarah aveva trent’anni, il suo cognome era Lopez ed era di origine messicana da parte di padre. Aveva capelli castani e occhi marroni, era alta poco meno di Mark ed era fidanzata con Larry. Assunta nel mese di agosto scorso, Sarah era una donna mite e tranquilla, in poco tempo aveva fatto amicizia con tutti. Mentre inseriva la moneta nella macchinetta per prendersi un tè, la donna chiese a Mark: «Allora, come vanno le cose?»

    «Non c’è male» rispose Mark «si va avanti senza problemi. E a te come vanno?»

    «Anche per me le cose vanno abbastanza bene, però sono un po’ ansiosa, un po’ tesa in questo momento.»

    «Come mai? C’è forse qualcosa che ti turba?»

    «A dire il vero no, però dovrò partire fra due giorni, andare lontano da qui, nella costa est del nostro Paese, ovviamente per lavoro.»

    «E cosa ti fa salire l’ansia?»

    «Be’, sai, io sono qui da non molto tempo e questo sarà il mio primo viaggio di lavoro, sono un po’ emozionata» queste ultime parole le disse sorridendo, per cercare di stemperare la tensione.

    «È normale Sarah, ma vedrai che andrà tutto per il verso giusto» le disse Mark, mentre le prendeva il tè dalla macchinetta e successivamente glielo porgeva.

    «Grazie, Mark» disse Sarah.

    «Di niente.»

    «E senti, in quale città della costa est dovrai andare?»

    «Dovrò andare a New York. »

    «Ah, capito. Io non ci sono mai andato, ma spero di visitarla un giorno.»

    «Sai, per me invece sarà la seconda volta»

    «La seconda?»

    «Sì, la prima ci sono stata quattro anni fa con la mia famiglia per vacanza.»

    «E come ti è sembrata?»

    «Oh, è una città magnifica; io e la mia famiglia ci siamo trovati benissimo, abbiamo visto molte cose, ma non la visitammo tutta.»

    «Capisco» e bevve un sorso di caffè. Poi Sarah continuò: «Forse mi sto agitando per niente, in fondo tornare lì sarà una cosa bella…»

    «Ben detto, Sarah, vedrai che non succederà niente di brutto. E quanto ci dovrai stare?» Sarah gli rispose: «Qualche giorno». Mark annuì. E dopo aver bevuto un sorso del suo tè, la donna domandò a Mark: «Avrai molte cose da fare questa settimana?»

    «Sì, io questa settimana dovrò lavorare un po’ di più dato che sarete via in molti»

    «Ho capito» affermò Sarah e continuò a bere il suo tè.

    Mark aveva finito da qualche secondo di bere il caffè, buttò il bicchierino di plastica nel cestino accanto alla macchinetta e disse a Sarah: «Ora devo tornare nel mio ufficio. Mi ha fatto piacere parlare con te».

    «Anche a me» rispose Sarah.

    «Non preoccuparti per il viaggio a New York, vedrai che tutto andrà bene.»

    «Grazie, Mark.»

    «Di nulla!» Mark lasciò l’area relax e tornò nel suo ufficio a lavorare. Mentre si stava sedendo davanti alla sua scrivania si disse: Ok, rimettiamoci al lavoro e lavorò ancora per un’ora, fino all’ora di pranzo; successivamente scese in mensa per mangiare. Mentre andava in mensa, incrociò un suo collega, il giornalista Josh Martinez.

    «Ehi, Mark!» disse Josh «Stai andando in mensa?»

    «Sì, Josh» rispose Mark.

    «Anche io, ti andrebbe di pranzare insieme?»

    «Certo, nessun problema» e insieme andarono in mensa. Josh Martinez lavorava alla TODAY.TV da un paio di anni, aveva trentadue anni, i capelli corti e gli occhi neri; era una persona tranquilla, non era sposato e nemmeno fidanzato.

    Arrivati in mensa, si presero da mangiare, si sedettero a un tavolo, uno di fronte all’altro, e iniziarono a mangiare.

    «Che bello essere ritornati alle vecchie abitudini, ovvero a mangiare insieme e senza distanziamenti» disse Mark.

    «Già, hai proprio ragione» rispose Josh. «Quella pandemia cominciata all’inizio di otto anni fa, nel 2020, è stata davvero un brutto capitolo della storia recente.»

    «Ancora non mi rendo conto completamente che abbiamo dovuto subire un lockdown in quel periodo, per fortuna che da qualche tempo quella malattia è stata debellata» affermò Mark e Josh annuì.

    «Comunque, Josh, che cosa mi dici? Come ti vanno le cose?»

    «Piuttosto bene, ti ringrazio.»

    «Di nulla.»

    «Sai» affermò Josh «sabato sarà una giornata importante per me. Così come dei nostri colleghi che partiranno nei prossimi due, tre e quattro giorni, anche io dovrò partire per lavoro.»

    «E dove andrai?» gli domandò Mark.

    «Andrò nella capitale, a Washington, e partirò fra tre giorni.»

    «Capisco.»

    «Si tratterà del mio terzo viaggio in questi due anni di lavoro qui alla TODAY.TV» disse Josh, Mark annuì e qualche secondo dopo disse: «Anche io ho viaggiato qualche volta da quando lavoro qui, si tratta di una cosa un po’ faticosa, però al tempo stesso bella perché fai pur sempre un viaggio».

    «Hai ragione» gli disse Josh. Continuarono a mangiare insieme, poi dopo circa un’ora si alzarono dal tavolo e, dopo aver messo a posto le loro posate e i loro bicchieri, uscirono dalla mensa e, come tutti gli altri, tornarono al proprio lavoro.

    Nel corso delle successive cinque ore, Mark lavorò intensamente e fece solo due piccole pause di pochi minuti. Verso le sei del pomeriggio squillò il suo cellulare; a chiamarlo era Michael.

    «Pronto?» rispose Mark.

    «Ciao, Mark! Allora ci vediamo fra poco, che dici?»

    «Certo, fra non molto finisco di lavorare e ti raggiungo al centro, ci metterò circa venti minuti per venire lì da casa mia.»

    «Ok, benissimo. Tra qualche secondo ti invierò la posizione del nostro appuntamento. Allora ci vediamo fra poco.»

    «Grazie, a fra poco» e finì la chiamata.

    Pochi secondi dopo, Michael inviò la posizione a Mark.

    Bene. Adesso finisco e poi andrò qui si disse Mark, mentre osservava la posizione sul suo cellulare. Quando finì di lavorare, Mark uscì dall’edificio e andò verso casa a prendere la sua auto per recarsi al punto designato. Salito in macchina, mise il suo cellulare sull’apposito supporto attivando il navigatore e andò verso la posizione che gli era stata inviata da Michael, in pieno centro di Los Angeles. Mark trovò parcheggio a poche decine di metri di distanza dal punto designato, fece una piccola parte a piedi e arrivò verso le sei e quaranta. Michael era già lì. Celibe e brava persona, Michael aveva trentaquattro anni; era veramente una brava persona, nato anche lui a San Francisco il 9 agosto 1996, lavorava per i servizi segreti statunitensi da qualche anno e conosceva quasi tutti i suoi superiori; faceva parte dei migliori agenti segreti e aveva una grande reputazione.

    «Ciao, Mark!» esclamò. E si abbracciarono, da fratelli.

    «Ciao, Michael!» Successivamente i due cominciarono a camminare per il quartiere.

    «Come stai? È da un po’ che non ci vediamo» disse Mark.

    «Sto molto bene, grazie. E tu?»

    «Anche io sto bene.»

    «Alla stazione televisiva tutto ok?» domandò Michael.

    «Sì, tutto a posto; sono solo un po’ stanco per via del tanto lavoro che ho dovuto fare oggi e non sarà l’ultimo giorno di questa settimana.»

    «Dovrai lavorare di più?»

    «Sì, perché dei miei colleghi andranno per lavoro a est del Paese.»

    «Ah, capisco.»

    «E tu? Come ti va il lavoro?» gli domandò Mark.

    «Bene. In queste ultime settimane tutto è andato liscio, nessun problema.»

    «Sono contento per te.» Poi, dopo qualche secondo, Mark riprese la parola e disse: «Sai, ieri sono stato con Vladimir a cena fuori, insieme a sua moglie Donna.»

    «E come ti sei trovato?»

    «Bene, hanno anche deciso di avere un figlio.»

    «Oh che bella notizia!»

    «Già, sono molto contento per tutti e due» affermò Mark, che subito dopo riprese la parola: «Dovremmo passare qualche serata insieme anche noi Michael".

    «In futuro ne progetteremo qualcuna, mi piacerebbe tanto.»

    «Per esempio, potremmo andare a vedere una partita dei Los Angeles Lakers» disse queste ultime parole sorridendo «sia io che te siamo tifosi di questa squadra.»

    «Magari, sarebbe davvero una bella idea. L’ultima volta che sono andato a vedere una partita dei Lakers è stato molto tempo fa.»

    «Io ci sono andato circa due mesi fa, ma mi piacerebbe tornare a vederne una.»

    «E allora ci andremo; sarà veramente una bella esperienza.»

    «Oh, non vedo l’ora. Speriamo di non dover aspettare molto tempo.»

    «Vedremo» affermò suo fratello. Mentre camminavano per il centro di Los Angeles, continuavano a chiacchierare di vari argomenti.

    «Prima hai detto che dei tuoi colleghi andranno a est, vero?»

    «Sì, esatto.»

    «Per caso sai in quali città? Per curiosità.»

    «La mia collega Sarah andrà a New York e il mio collega Josh andrà a Washington.»

    «Oh, beati loro che ci vanno, anche io vorrei tanto andarci.»

    «Non ci sei mai andato?»

    «Nella parte est del Paese ho visitato Boston, Filadelfia e sono stato anche in Florida, a Miami, ma mai a New York e a Washington.»

    «Capisco. Spero che in un giorno non lontano ci andrai.»

    «Mi piacerebbe andare anche all’estero, vedere vari punti dell’Europa e dell’Asia; come sai, io amo viaggiare sebbene negli ultimi anni non lo abbia fatto molto".

    «Anche a me piace viaggiare, mi piacerebbe andare in Francia, per esempio, o a Londra e a Pechino.»

    «E se viaggiassimo insieme, in un giorno futuro?»

    «Sarebbe anche questa una grande idea, sceglieremo insieme la destinazione e pagheremo insieme il viaggio e tutto il resto.»

    «Oh, spero che un giorno arriverà quel momento.»

    «Anche io, in fondo viaggiare insieme è una cosa molto bella» e camminavano, continuando a parlare.

    «Senti, avrei una domanda di curiosità da farti" disse Mark a Michael.

    «Dimmi pure.»

    «Ci sto pensando da qualche minuto… che cosa ne pensi della NUCLEAR COOPERATION, il trattato di collaborazione nucleare che è stato firmato nell’agosto di cinque anni fa dagli Stati aderenti al TNP, e della condivisione nucleare?»

    «Be’, io penso che sia una cosa buona, perché da un lato permette di usare l’energia nucleare in tutto il mondo, con centrali nucleari ultramoderne e assolutamente sicure, progettate per far sì che non si ripetano disastri come a Chernobyl o a Fukushima…»

    «Nel giro di tre anni, infatti, è stata costruita almeno una centrale nucleare in quasi tutte le nazioni del mondo; moltissimi Stati del mondo, successivamente, hanno firmato l’accordo per entrare nella NUCLEAR COOPERATION.»

    «Sì, è vero, col passare dei mesi sempre più nazioni hanno aderito alla collaborazione nucleare mondiale, però…»

    «Sì?»

    «Dall’altra parte, io penso sia buona per il fatto che disarma… disattiva tutte le armi atomiche delle nazioni aderenti al TNP e alla condivisione nucleare.»

    «Già, è vero, tutte le armi nucleari sia degli Stati aderenti al TNP che alla condivisione sono custodite in alcuni depositi con il tetto retrattile in giro per il mondo… perché secondo te hanno fatto anche questo?»

    «Non so esattamente il motivo… ma io penso che abbiano fatto questo accordo anche perché così si possa evitare una possibile tensione e successivamente una guerra… in questo modo le nazioni, collaborando fra di loro, avranno molti meno contrasti.»

    «Sì, lo penso anche io» affermò Mark. «Come ha detto il presidente della NUCLEAR COOPERATION Brad White, essa non è stata fondata per motivi bellici ma solo per la condivisione di un’energia nucleare assolutamente sicura. Fino a ora le cose sono andate bene, speriamo che continuino così.»

    Per circa un’ora camminarono per il centro senza mai fermarsi, poi decisero di prendere una bibita insieme in un bar.

    «Ci voleva proprio qualcosa da bere, in fondo fa ancora molto caldo…» disse Michael.

    «Lo puoi ben dire» rispose Mark; ambedue bevevano piano la loro bibita, gustandosela. Poi, quando finirono di bere, Mark guardò l’ora sul suo cellulare.

    «Caspita, come è volato il tempo, sono circa le sette e tre quarti.»

    «Quindi è quasi ora di cena» considerò Michael. «Che dici, ci incamminiamo per tornare alle macchine?»

    «Sì, d’accordo!» E così fecero, continuando a parlare. Dopo circa venti minuti, arrivarono all’auto di Mark.

    «Bene, ecco la mia macchina» disse Mark. «Hai bisogno di un passaggio per andare alla tua?»

    «No, grazie, è

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