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La casa nuova degli O'Neill
La casa nuova degli O'Neill
La casa nuova degli O'Neill
E-book318 pagine4 ore

La casa nuova degli O'Neill

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Info su questo ebook

Christopher è un padre e un marito tormentato dai sensi di colpa per aver perso un lavoro prestigioso, con una madre che riemerge dal passato per ricordargli la sua responsabilità nella morte del padre. La casa dove sono costretti a trasferirsi è bella e piena di comfort ma nessuno di loro riuscirà mai a sentirla propria. Distante dalla Manhattan dove i ragazzi erano cresciuti, sembra costruita in un cono d'ombra che non permette l'uso di internet aumentando la sensazione di isolamento. Una vecchia vicina entra presto nelle vicende degli O'Neill fino a diventare una stretta confidente della moglie di Christopher che invece è infastidito dalla sua invadenza e sospettando una sorta di ambiguità nella vecchia signora, vede rinnovare il suo istinto da detective mai completamente sopito. Un' imprevista scomparsa getta la famiglia nella paura e spinge Christopher a indagare più a fondo fino a quando non scoprirà i reali risvolti di una vicenda in cui nessuno sembra più essere quello che era, rivelando un complotto del quale Christopher stesso è la vittima designata.
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2021
ISBN9791220313711
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    Anteprima del libro

    La casa nuova degli O'Neill - Lonny Walker

    lui.

    Capitolo 1

    L’applauso riempì la stanza non appena Maggie entrò portando la torta sul vassoio d‘argento che sua nonna le aveva regalato come dono di nozze.

    Le sedici candeline brillavano incerte, illuminando appena la stanza in cui erano state spente tutte le luci.

    Kathy come ogni anno, il 18 di ottobre, attendeva quel momento fingendo uno stupore che tutte le volte invece, diventava reale.

    Florence e Tobias in piedi nel centro della stanza, iniziarono a intonare la canzoncina di auguri per la sorella più piccola, subito seguiti da Luisa, la fidanzata di Tobias, che stava ritta davanti alla portafinestra che dava sulla terrazza più ampia dell’appartamento.

    Christopher fu richiamato dai suoi pensieri dalla voce di Maggie

    Chris tesoro, riaccendi le luci ti prego!

    Disse con una cortesia perentoria, rivolgendosi al marito che si trovava accanto agli interruttori e che in un attimo riportò la luce in tutta la sala.

    Il Signor O’Neill, Christopher per l’appunto, aveva la testa altrove, molto più di quanto di solito non capitasse, ma nessuno diede peso alla sua distrazione che ormai in famiglia davano per scontata.

    Non aveva detto ancora niente alla moglie, né avrebbe saputo come affrontare l’argomento con i figli, non discuteva mai del lavoro a casa e tanto meno ne parlava con i ragazzi. Una cosa era certa: avrebbe delegato l’onere di riferire quanto accaduto, alla moglie, il vero maschio di casa.

    Sei stato uno dei nostri collaboratori migliori!

    Gli aveva detto il capo dell’ufficio gestione delle risorse umane della American Society of Informatic Engineers: la società di ingegneria informatica presso la cui succursale Newyorkese, era impiegato da più di quindici anni.

    Le parole di Richard gli risuonavano in testa ripetendosi come una litania che tuttavia non gli dava pace, accrescendo semmai la sua ansietà di momento in momento.

    Il giorno in cui firmò il contratto con l’A.S.I.E. era stato proprio Richard ad accoglierlo in azienda, all’ultimo piano dell’enorme edificio interamente occupato dalla società, al 536 di La Guardia Place.

    Si era trasferito con tutta la famiglia dalla sua casa di Washington D.C. quando Katherine aveva meno di un anno e il nuovo stipendio gli aveva permesso di affittare un lussuoso appartamento di Park Avenue nella cinquantanovesima strada dell’Upper East Side.

    Quella mattina era uscito dall’ufficio di Richard, senza quasi rendersi conto di quanto fosse accaduto.

    Aveva girovagato per il centro della città come un automa, in attesa dell'ora in cui sua moglie non avrebbe trovato insolito vederlo rientrare. Guardava il traffico, i negozi e le luci delle insegne come se li vedesse per la prima volta, incapace di realizzare a livello di piena coscienza, di trovarsi all’improvviso, in braghe di tela, senza più lavoro, licenziato!

    Papà tieni

    Disse Florence allungando una fetta di red velvet cake che Maggie aveva commissionato alla pasticceria Ladureè giù nella Madison.

    Grazie cara

    Rispose Christopher ritrovandosi ad un tratto, al compleanno della figlia minore.

    Quella sera mentre Maggie spalmava la crema antirughe al veleno di vipera sulla pelle ancora liscia, Christopher entrò in bagno con in mano due calici di Montepulciano d’Abruzzo che il padre di Luisa aveva regalato loro tempo prima.

    Il vino brillava come gli occhi di Maggie mentre sorrideva al marito guardandolo con meraviglia al di là dello specchio.

    Ma che fai Chris? Vino rosso prima di andare a letto?

    Disse lei lasciandosi sfuggire una risatina divertita

    Una volta lo facevamo spesso

    Rispose lui porgendole il bicchiere pieno di un rubino trasparente

    Eravamo giovani ed è passato tanto tempo d'allora, ma sì, lo ricordo benissimo

    Disse alzando il calice verso quello del marito facendo tintinnare i bicchieri l'uno contro l’altro.

    Christopher bagnò appena le labbra e lasciando il vino sulla mensola di portoro, posò una mano sulla spalla nuda della moglie, abbassando lo sguardo:

    Sono stato licenziato

    Disse in un sussurro e Maggie sgranando gli occhi per la meraviglia lo fissò tossendo mentre il vino le andava di traverso

    Cos’hai detto?

    Chiese come se sperasse di non avere capito

    Mi hanno licenziato Maggie, me lo ha comunicato Richard questa mattina

    Quella notte nel letto, le lenzuola di seta cremisi scivolarono lasciandoli scoperti mentre facevano l’amore come due amanti, prendendosi tutto il tempo che il loro piacere richiedeva, come oramai non facevano più da molto.

    Nei giorni successivi, dopo che Maggie aveva parlato con i ragazzi, decisero che non avrebbero più vissuto in quella casa, non se lo sarebbero potuti permettere e Christopher girando in lungo e in largo, chiese a tutti quelli che conosceva per trovare una sistemazione dignitosa che fosse alla portata della loro nuova situazione.

    Certamente la famiglia avrebbe potuto contare sui risparmi accantonati, ma pur trattandosi di una cifra relativamente alta, non avrebbe potuto garantire il tenore di vita a cui erano avvezzi, anche per il fatto che nessuna nuova entrata al momento, poteva rimpinguare quanto di volta in volta avrebbero dovuto spendere per il quotidiano e soprattutto per le rette e tutte le altre spese per i figli.

    Alla fine del mese di ottobre, Santo, il padre di Luisa, telefonò a casa degli O'Neill poco prima dell’ora di cena, invitando Christopher e Maggie per la mattina successiva nel suo ristorante.

    Faceva un freddo cane che il limpido sole di quella mattina d’autunno non riusciva comunque a mitigare, i due sgattaiolarono veloci oltre la porta di cristallo mentre il vento spettinava i lunghi capelli di Maggie e tutti i pensieri nella testa di Christopher.

    Quando entrarono da Salvo’s si sentirono avvolgere dall’aroma accogliente del caffè e dei cornetti appena sfornati, rinfrancandosi con le mani ancora gelate, nel calore del locale.

    Il cameriere non appena si presentarono, li fece accomodare ad un tavolo d’angolo in fondo alla sala dove già si trovavano molti clienti: alcuni seduti, ma in maggior numero in piedi davanti al banco con cappuccini e tazze di espresso nei quali zuppavano i loro dolcetti.

    Il Signor Spadafora vi stava aspettando, arriverà subito, nel frattempo cosa potrei portarvi?

    Disse il ragazzo mentre spostava la sedia per far accomodare Maggie. Ordinarono due espressi ed il cameriere scrisse la comanda sul suo tablet congedandosi con un leggero inchino. Christopher ringraziò con cortesia mentre la donna sorrise appena.

    Salvo Spadafora, il proprietario del locale, raggiunse gli O’Neill poco dopo: era un uomo alto e sovrappeso, dalla carnagione olivastra coi capelli radi tirati indietro, un’ombra scura sulla pelle del mento e delle guance riusciva a resistere anche alla più accurata rasatura.

    Eccovi finalmente

    Disse ad alta voce allargando le braccia con un forte accento italiano mentre già si sedeva accanto ai consuoceri.

    Ho saputo della vostra disavventura, la mia Luisa è preoccupatissima e dispiaciuta, tanto che ho pensato che avrei dovuto dare una mano, cosa non farei per veder sorridere la mia bambina?

    Disse Spadafora andando dritto al punto:

    In questo momento ho molti affari per le mani e per quanto non sia mia abitudine fare favori gratuiti, avrei una proposta che forse potrebbe fare al caso vostro...in fondo siamo o non siamo una famiglia?

    Christopher accolse con imbarazzo le parole del signor Spadafora mentre la moglie continuò a sorseggiare il suo espresso guardando il consuocero dritto negli occhi.

    Ti ringrazio Salvo e ti sono grato per avere pensato a noi, in effetti al momento la situazione non è delle migliori, ma stiamo cercando di ovviare a quanto successo e sono certo che troveremo presto il modo di risalire la china

    Disse alla fine Chris volendo chiudere in fretta quella discussione, dissimulando a fatica il suo disagio

    Certamente la sua proposta giunge del tutto inaspettata Signor Spadafora

    Disse invece Maggie con ancora in mano la sua tazza di caffè

    Piacevolmente inaspettata

    Si affrettò ad aggiungere distendendo la bocca appena truccata in un ampio sorriso, prima di continuare:

    "In questi giorni, dopo l'interruzione del rapporto di collaborazione con l'A.S.I.E., mio marito ha ricevuto numerose offerte, alcune direi particolarmente interessanti, tuttavia il livello delle competenze di Chris merita che ogni progetto venga esaminato con accuratezza, considerando i pro e i contro di ognuno, prima di giungere ad una decisione ultima.

    Ad ogni modo apprezzo molto l'interessamento della cara Luisa, lei ha davvero una figlia adorabile e noi vorremmo ricambiare con la stessa vostra cortesia"

    Maggie che aveva parlato con una calma piena di fascino, riportò alle labbra la sua tazzina di caffè per bere l'ultimo sorso mentre Christopher, che non smetteva mai di stupirsi del savoir faire della moglie, la guardava come incantato. Il signor Spadafora preso alla sprovvista dai modi e dalle parole della Signora O'Neill sembrava incerto sul prosieguo del discorso, ma proprio quando stava per ricominciare a parlare, Maggie lo anticipò posando una mano su quella che lui teneva appoggiata sopra al tavolo

    Davvero gentile la sua disponibilità verso di noi e per questo la ringraziamo di cuore e siamo anche davvero curiosi di ascoltare la proposta che ha tenuto in serbo per mio marito...non è vero caro?

    Certamente Maggie, certamente

    Si affrettò a dire Chris distratto, facendo fatica a governare l'imbarazzo.

    Salvo sorrise fissando le labbra dischiuse di Maggie e godendo del calore della sua mano:

    Beh, certamente Chris non avrà problemi a rimettersi in carreggiata anche se a cinquant’anni tutto diventa più complicato

    Cominciò a dire mettendo in difficoltà entrambi i suoi ospiti

    Tuttavia la mia proposta non era certamente di tipo professionale, ma la nostra Luisa mi diceva che avreste intenzione di trovare un’altra sistemazione, diciamo… un appartamento alla portata delle vostre nuove possibilità e su questo potrei dare una mano

    L’invadenza del Signor Spadafora e la sua assoluta mancanza di tatto arrivarono come un trattore sullo stomaco di Cristopher che si sarebbe alzato volentieri per levarsi in fretta da quella situazione e lo avrebbe anche fatto se Maggie sfiorando un piede del marito sotto al tavolo, non lo avesse fatto desistere.

    Come le dicevo vaglieremo ogni proposta e non solo quelle di tipo professionale

    Disse portando dietro l’orecchio una ciocca di capelli mentre sorrideva a Salvo che non smetteva di fissarla mentre lei riprendeva a parlare:

    Luisa le ha detto bene: sarebbe nelle nostre intenzioni fare dei cambiamenti e le nuove condizioni di lavoro di Chris ci hanno dato un’inaspettata libertà di movimento. Inoltre non avrebbe molto senso restare in quell’enorme appartamento ora che Florence e Tobias stanno per lasciarci. Non ha idea di quanto mi impegni la gestione di una casa come quella e da tempo avevamo in mente di trasferirci in una residenza più adatta a noi due e alla piccola Katherine

    Certo...certo

    Si affrettò a dire il Signor Spadafora, deglutendo rumorosamente, stregato dall'atteggiamento della donna

    Ed io ho proprio quello che potrebbe fare al caso vostro

    Aggiunse prendendosi una pausa da navigato uomo d’affari, per aumentare l'aspettativa.

    Mentre tornavano a casa Chris e Maggie non dissero una parola, Salvo aveva fatto loro la propria offerta e nonostante sulle prime fosse sembrata a entrambi improponibile, alla fine Maggie accettò, considerando che quella rappresentava di fatto l’unica opportunità concreta da quando il marito era stato licenziato.

    Quella stessa sera comunicarono a tutta la famiglia seduta in sala da pranzo, che si sarebbero trasferiti nel New Jersey.

    Due settimane più tardi, alle 09:00 am, il grosso MGM della ditta di trasloco si fermò davanti all’ingresso di servizio del palazzo

    In perfetto orario

    Esclamò Christopher soddisfatto: infatti finché non aveva visto spuntare in fondo alla strada il cassone verde con su scritto KE Urban Moving, aveva temuto di dover dare ragione ancora una volta alla moglie che in più di un’occasione in quei giorni, gli aveva ripetuto che non ci si poteva fidare di un’impresa di Brookling.

    I facchini salivano e scendevano coi pacchi, mentre la pedana mobile che arrivava fino al loro piano permetteva di trasportare i mobili più grandi. Nel giro di poche ore era già tutto finito: gli ultimi quindici anni di vita della famiglia erano stati impacchettati e adesso stavano nel motocarro, pronti a lasciarsi alle spalle il luogo dove erano stati vissuti.

    Lungo il percorso fino al ponte, Chris guardava la città che scorreva fuori dal finestrino continuando la vita di sempre, indifferente, come se niente fosse accaduto. Sentiva un nodo stringersi nello stomaco, consapevole che un capitolo si stava concludendo con quel viaggio e che tutti loro e non solo lui, avrebbero dovuto voltare pagina. Ancora di più gli dava ansia l'incertezza di che cosa avrebbe potuto fare da quel momento in avanti per rendere le cose più semplici. Si sentiva colpevole per tutti, pur sapendo di avere dovuto subire suo malgrado quanto altri avevano deciso con motivazioni che nulla avevano a che fare con lui. Sulla Terza i lavori in corso li costrinsero a rallentare proprio mentre dalle scale di una stazione della metropolitana usciva una frotta di gente: impiegati, commesse, studenti, nessuno guardava nessuno. Procedevano come parte stessa del clamore della città, globuli rossi senza pensiero persi nel sangue che scorre nelle arterie perfettamente intersecate della metropoli. Si muovevano come gli avatar di uomini e di donne che altrove avevano un nome che ne tradiva le origini, una storia d'amore sulla quale piangere o ridere, un mutuo col quale avevano creduto di poter comprare le loro illusioni, avevano amici e parenti, mogli e figli, mariti e genitori. Ma a nessuno sembrava interessare la storia di nessun altro non avendo occhi che per tablet e cellulari o per le lancette degli orologi. Anche lui era stato uno di loro, anestetizzato allo stesso modo dall'orario di entrata o di uscita, dalla fretta e dal fastidio per ogni minimo inconveniente. Lo era stato, ed ogni giorno aveva sognato il tempo in cui tutto sarebbe finito, fosse stato il week end o le ferie o magari la pensione: riposo, libertà, calma.

    Ma ora guardava gli altri al di là dei finestrini dell'auto, che si muovevano allo stesso modo in cui anche lui si era mosso fino a poche settimane prima e adesso voleva essere ancora così, ancora una volta e avrebbe voluto tendere le braccia gridando di riprenderlo tra loro, perché quella era la pasta di cui anche lui era fatto, era quella l’unica vita che conosceva e che credeva di saper vivere.

    Svoltando sulla sinistra passarono in Harlem River drive, in direzione del ponte: era la strada che lui e Maggie facevano quasi ogni fine settimana per andare all’Apollo Theatre. Christopher non poté fare a meno di pensare a tutto quello a cui anche Maggie avrebbe dovuto rinunciare: lei che adorava uscire il venerdì sera e che quasi ogni domenica gli chiedeva di tirarle su la cerniera dell'abito da sera o di allacciarle un gioiello intorno al collo prima di uscire per andare a cena.

    Il giorno precedente il trasloco, sua moglie gli aveva consegnato un cofanetto di radica. Lui sulle prime non aveva capito, ma lei gli disse di prenderlo e di vendere tutti i gioielli che conteneva

    Ho tenuto solo quelli che hanno un valore speciale

    Aveva aggiunto lei sorridendo

    Di tutto il resto posso fare a meno

    Concluse con un sorriso che attraversò il cuore di Christopher come una lama.

    Si sentiva incapace e sconfitto, uno stato d'animo a lui familiare fin da bambino, quando sua madre diceva che era un buono a nulla ogni volta che si trovava in difficoltà.

    Avrebbe tanto voluto che quei pensieri gli uscissero dalla testa, si sarebbe fatto spaccare il cranio se avesse saputo che sarebbero schizzati fuori insieme al cervello! Invece non riusciva a pensare che a quello:

    Sono un perdente

    Ripeteva tra sé e la sua voce diventava quella di sua madre, gli sembrava di vederla scuotere la testa con le gocce di smeraldo che le pendevano dalle orecchie, verdi come il cassone del camion che adesso li seguiva, portando nella sua pancia tutta una vita che avrebbe rivomitato distante da lui e da tutti loro, in un luogo che sarebbe diventato dal quel giorno la loro nuova residenza. Una nuova casa che rappresentava il marchio stesso della sua sconfitta.

    Kathrine stava imbronciata sul sedile posteriore: era quella che tra i ragazzi aveva preso peggio la notizia del trasferimento ed in effetti sarebbe stata l'unica dei tre figli a seguire i genitori lasciando la città in cui era cresciuta. Nei giorni successivi all'annuncio che Maggie fece a tavola, si era disperata comunicando la notizia a tutte le amiche. Aveva postato su instagram una pagina completamente nera utilizzando come hashtag Thisistheend ricevendo in risposta i likes di tutti i suoi followers. La condivisione, tuttavia, non faceva che accrescere in lei la convinzione di essere una vittima sacrificale ed aveva pianto tutte le sue lacrime guardandosi allo specchio per aumentare la propria commiserazione. Christopher lanciava di tanto in tanto un’occhiata dallo specchietto retrovisore, ma Kathy non alzava mai lo sguardo verso di lui, persa tra le note che uscivano dalle cuffiette che teneva infilate nelle orecchie, sempre incollata al telefonino su cui scriveva aforismi sul destino e sulla tristezza che inviava senza interruzione, aggiungendo emoticon pieni di singhiozzi a tutti i suoi contatti.

    Maggie invece sembrava tranquilla come se fosse rimasta immune passando in mezzo a quanto stava succedendo.

    Lei aveva solo cercato di rassicurarlo: diceva che le cose si sarebbero sistemate ed aveva anche intenzione di riprendere a lavorare. Avrebbe potuto dare lezioni di musica, esattamente come faceva quando si erano incontrati trent'anni prima. Aveva lavorato sempre dopo il loro matrimonio ed anche quando era nato Tobias era riuscita a mantenere l'attività di insegnante, facendosi aiutare dai suoi genitori che vivevano molto vicini a loro. Quando era rimasta incinta del secondo figlio avevano discusso: Maggie sperava che avrebbe potuto continuare a lavorare, magari con un orario ridotto e Christopher che avrebbe preferito che restasse a casa, non si era comunque mai opposto ai suoi progetti ed avevano preso insieme la decisione finale quando la madre di Maggie si era ammalata di cancro.

    I ragazzi adesso sono cresciuti e tu avrai più tempo. Sai che lasciare il lavoro è stata una decisione sofferta che ho patito per il bene della nostra famiglia, ma adesso finalmente potrei riprendere e mi sentirei più occupata

    La delicatezza di Maggie riusciva ancora a sorprendere Christopher, ma l'assoluta mancanza di ogni riferimento alla loro nuova condizione economica ed alla necessità che qualcuno dovesse portare a casa uno stipendio, rimbombava ancora più assordante nel suo cuore colpevole, rimandandolo, se mai ce ne fosse stato bisogno, al suo senso di inadeguatezza.

    Adesso se ne stava seduta in macchina accanto a lui in silenzio, guardando fuori la vita che avrebbe lasciato dietro le spalle per chissà quanto tempo, anche se era certa che non sarebbe stato per sempre.

    Come al solito Christopher guidava immerso nei suoi pensieri tanto da sorprendersi di trovarsi già in Washington Heights, passando oltre la segnaletica che indicava l'entrata del livello superiore del G.W.Bridge

    Il traffico sul ponte a quell'ora del giorno era congestionato, ma le quattro corsie per ogni senso di marcia permettevano di non rallentare troppo ed in circa quindici minuti si trovarono oltre il cartello verde sul quale campeggiava scritto di bianco il benvenuto nello stato del New Jersey: The garden state specificava. Pochissimo dopo entrarono ufficialmente a Fort Lee nella Contea di Bergen, sulla riva opposta dell'Hudson, mentre Christopher pensava che non fosse certo il verde il suo colore preferito.

    Avrebbero percorso ancora un po’ di strada fino al Somerset. Dopo circa un’ora di viaggio Christopher prese l’uscita 22B per entrare nella US-206N verso Bedminster per svoltare poco dopo a sinistra su Lamington Rd, fino al bivio con Larger Cross Rd che infilò con la sua Chevrolet Orlando, seguito dal camion della KE U.M.

    La casa era davvero bella e percorrendo il vialetto che dalla strada portava fino al portoncino di legno verniciato di rosso, furono accompagnati dallo scricchiolio delle foglie secche che cadevano dagli alberi come una pioggia di ali di farfalla.

    Il Signor Spadafora aveva incaricato un’agenzia immobiliare del posto e adesso un giovanotto in giacca e cravatta li stava aspettando davanti all’ingresso con in mano un mazzo di chiavi. Appena entrati furono accolti dall’odore delle pareti tinte di fresco, la casa era completamente libera da mobili, nessuna tenda alle ampie finestre impediva alla luce di entrare rimbalzando accecante sul biancore dei muri e dei pavimenti di marmo, mentre il rumore dei loro passi rimbombava nello spazio vuoto con un’eco inquietante.

    Gli O’Neill si guardarono intorno, fermi poco oltre la porta come se si trovassero in casa di altri, mentre il giovanotto dell’agenzia attraversò l’ampio locale per scomparire dietro una quinta di cartongesso:

    Questa è la cucina!

    Si sentì dire da dietro il muretto così che Chris e Maggie si affrettarono in direzione della voce, mentre Kathy restò ferma sul posto spippolando come un’ossessa sulla tastiera del suo telefonino:

    Che posto di merda!

    Esclamò la ragazzina costatando la completa assenza di linea.

    Quella sera cenarono accampati sull’abbondante piano di pietra dell’isola che occupava il centro della cucina: panini e vino rosso per i genitori, mentre Kathy che non si dava per vinta, lasciò il suo sandwich di pollo praticamente intatto accanto alla lattina di Diet Coke, perdendosi per le stanze in cerca di campo per il suo cellulare.

    In un paio di giorni la casa era stata arredata, Maggie aveva disposto i mobili in modo funzionale dando loro una nuova vita riadattandoli perfettamente alla casa che adesso sembrava ancora più bella.

    Ci abitueremo a vivere qui

    Disse Maggie sorridendo al marito che invece sentiva ancora di più il peso di quella decisione forzata alla quale non riusciva ancora ad abituarsi.

    La casa nuova degli O’Neill era una delle vecchie costruzioni in stile olandese. Ristrutturata di recente aveva mantenuto l’aspetto esterno con le assi verniciate di bianco, mentre all’interno erano stati ricavati ampi spazi al piano terra e camere con bagno al piano superiore.

    Il Signor Spadafora aveva affidato i lavori di muratura ad una ditta del posto, più a buon mercato, ma non aveva lesinato nella cura degli impianti facendo installare un costosissimo sistema all’avanguardia che controllava porte e finestre, illuminazione e riscaldamento e perfino l’irrigazione delle piante in giardino. La casa sarebbe stata messa in vendita ad un costo di molto superiore a quello di acquisto facendo rientrare Salvo di tutte le spese a fronte per altro di un sostanzioso guadagno.

    Così almeno era stato nelle sue intenzioni prima di affittarla ad un prezzo Simbolico ai suoceri della figlia.

    Arrivo! Arrivo!

    Gridò Kathy scapicollandosi giù per la scala che portava nel salone mentre suo padre spingeva la mano sul clacson per la seconda volta.

    Percorsero a retromarcia il vialetto davanti al garage per ritrovarsi in strada. Lungo Larger street le case occhieggiavano tra la folta vegetazione dei giardini. Le Querce bianche intrecciavano tra loro i rami più alti, dopo che per secoli erano cresciute cercando di raggiungersi.

    Chris avrebbe voluto dire qualcosa di divertente, ma riuscì solamente a chiedere alla figlia se avesse preso tutto:

    "Si si,

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