Dolce desiderio
Di Mara Cavalli
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Info su questo ebook
Vanessa è una donna molto bella e misteriosa.
Lui vive in Francia, lei in Italia.
Un segreto ben custodito sconvolgerà le loro vite e un passato doloroso riaprirà vecchie ferite.
Può il vero amore cancellare ogni dolore e regalare il lieto fine?
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Anteprima del libro
Dolce desiderio - Mara Cavalli
Mara Cavalli
DOLCE DESIDERIO
Prima Edizione Ebook 2022 © R come Romance
ISBN: 9788893472180
Immagine di copertina su licenza Adobestock.com, elaborazione Edizioni del Loggione
img1.pngwww.storieromantiche.it
Edizioni del Loggione srl
Via Piave 60
41121 Modena – Italy
romance@loggione.it
http://www.storieromantiche.it e-mail: romance@loggione.it
img2.jpgLa trama di questo romanzo è frutto della fantasia dell’autore.
Ogni coincidenza con fatti e persone reali, esistite o esistenti, è puramente casuale.
Mara Cavalli
DOLCE DESIDERIO
Romanzo
Indice
1
2
3
4
5
6
7
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9
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L’autrice
Catalogo
Un grazie di cuore a Elena, Lisa, Claudia,
alle amiche del sabato sera
e alle amiche del caffè
Nel giardino della vita,
coltiva il tuo spazio
con i semi della sincerità e dell’umiltà
i fiori che sbocceranno,
saranno i fiori più rari e più belli
che profumeranno la tua vita
e quella di chi ti sta accanto
Giorgia Stella
1
Francia. Normandia, Le Havre, 13 Settembre 2004
Claude si avvicinò all’interfono e chiamò la segretaria.
«Aloise per favore portami i tabulati degli ordini autunnali italiani, mi servono sia i totali che gli identificativi.»
«Certo capo, arrivo subito.»
Aloise, una bella signora di circa cinquant’anni, era stata assunta dal padre di Claude ed era a conoscenza di tutto quello che succedeva in ditta. Conosceva la lavorazione del cioccolato nei minimi dettagli e questo, oltre al fatto di svolgere bene il suo lavoro, la rendeva indispensabile.
Sapeva che Claude amava controllare i conti sfogliando documenti cartacei, per poter evidenziare e aggiungere postille ai margini: ciò gli permetteva d’avere sempre sotto controllo sia la situazione contabile sia il magazzino. Da quando era subentrato al padre, due anni prima, aveva raddoppiato il fatturato. Puntando su materie prime di ottima qualità e gratificando il personale, era riuscito ad avere collaborazione e rispetto, riuscendo ad ottenere un cioccolato dal gusto intenso e collaboratori fidati.
Aloise stampò i documenti ed entrò nel luminoso ufficio affacciato sul mare.
«Posa pure tutto sulla scrivania grazie, non voglio essere disturbato.»
Claude più controllava i rendiconti più rimaneva perplesso. Tra tutti spiccava un cliente. Aveva iniziato da poco la collaborazione con la loro ditta e ciò che attirava la sua attenzione erano gli ordini fatti dall’acquirente. Il secondo ordine era più che triplicato rispetto al primo e si focalizzava solo su due prodotti: massa di cacao pura al 85% e polvere di cacao. Secondo i ragionamenti di Claude non poteva essere né un negozio né una pasticceria, poiché non sarebbero stati ordini consoni alla vendita o alla produzione di dolciumi. Il dubbio rimaneva tra un ristorante che, però, vista la quantità di prodotto avrebbe dovuto servire almeno 500 pasti al giorno, oppure una cioccolateria, che usava il suo prodotto come base e questo fatto non gli piaceva per niente.
Decise di fare una ricerca con Google per capire la posizione geografica del cliente e ciò che vide lo incuriosì ancor di più: era situato in un piccolo paese negli appennini Parmensi. Una struttura che pareva essere una vecchia villa italiana immersa in un parco rigoglioso, chiamata Dolce desiderio. Sotto al nome campeggiava la scritta Inebriati dal nettare degli Dei. Cercò il sito pubblicitario del compratore per capire la tipologia di attività, ma la pagina risultava momentaneamente non disponibile.
Chiamò la segretaria:
«Aloise cancella tutti gli appuntamenti di domani e prenotami il primo posto disponibile per Milano sul treno Frecciarossa. Anzi no, in aereo, e fammi trovare una macchina a disposizione all’arrivo.»
«Dove preferisci alloggiare?»
«Non so ancora, troverò un albergo quando arrivo. Per favore chiama Damiani, il rappresentante dell’Emilia Romagna, e digli che domani lo voglio a mia disposizione.»
«Ok.»
Alzò il telefono e chiamò la moglie, una bellissima donna che aveva fatto la modella per una ditta di prodotti sportivi sino a otto anni prima, quando era nato il primo dei suoi due bellissimi figli si occupava solo della famiglia.
«Amore devo partire per Milano, ma penso di tornare domani sera. Al massimo dopodomani.»
«Tesoro sai che domani ci aspetta mamma. Non puoi proprio rimandare?»
Dovevano partire l’indomani per la Corsica, dove la mamma di Marine aveva una piccola villetta. Avevano deciso di trascorrere insieme gli ultimi giorni di vacanza prima che i bambini tornassero a scuola, ma se ne era dimenticato. Il fatto era che se non fosse riuscito a capire cosa si trovava dietro agli ordini bizzarri, avrebbe continuato a rimuginare rovinando la vacanza a tutti. Era meglio andare a controllare e cercare di capire chi fosse il suo cliente.
«No amore, tanto sai che a me non piace stendermi al sole. Sarei di poca compagnia e ti rovinerei la vacanza. Ci vediamo quando torni, divertiti con i ragazzi e… Amore? mi manchi già!»
«Anche tu.»
«Dai un bacio ai bambini. Marine quando torni organizziamo una serata tutta per noi.»
«Ok, non lavorare troppo. Ci vediamo quando torno. Un bacio.»
Claude chiuse la conversazione. Gli dispiaceva non andare, ma la curiosità era troppo forte.
Con Marine erano sposati da circa dodici anni ma si amavano ancora come i primi giorni. Erano una bella coppia e lui si riteneva fortunato ad avere una moglie così dolce e bella.
Aloise entrò nella stanza interrompendo i suoi pensieri.
«Claude, il volo parte tra due ore. Troverai tutto pronto in aeroporto e a Milano avrai a disposizione un’ auto. Ho contattato Damiani e mi ha chiesto se deve venire a prenderti a Milano e prenotarti una camera a Parma.»
«No, mi arrangio da solo. Quando ho scelto l’albergo gli mando un sms.»
«Va bene.»
Prese la valigetta che aveva sempre con sé e uscì dall’ufficio.
«Io vado, ti affido tutto come al solito.»
«Claude scusa se mi permetto, ma come mai una decisione così improvvisa? Ci sono problemi in Italia?»
«Mi incuriosisce un cliente e poi da diverso tempo un amico di mio padre continua a chiamarmi: vorrebbe aprissimo una nostra filiale a Reggio Emilia. Vorrei valutare la cosa.»
«Ti auguro un buon viaggio.»
«Grazie.»
Due ore dopo era seduto in prima classe in attesa del decollo.
A Claude piaceva volare. Stare tra le nuvole lo rilassava e lo aiutava a non pensare al lavoro. Cercò di rilassare il corpo con una ginnastica respiratoria e s’impose di non pensare a Dolce desiderio.
Mentre guardava fuori dall’oblò e vedeva il sole spuntare dalle nuvole, la mente tornò a quattordici anni prima, quando alla guida degli aerei c’era lui. Allora stava vivendo un periodo molto doloroso. Aveva chiesto al padre di poter realizzare il suo più grande desiderio: pilotare aerei da turismo per lavoro e quindi avere una vita al di fuori dalla ditta, dove nessuno lo conosceva. Si era trasferito nel sud della Francia e aveva trovato lavoro in un Campovolo e dopo aver preso il brevetto, trasferiva i turisti da una parte all’altra della Francia. Fu così che conobbe Marine. Lui era reduce da una relazione che lo aveva distrutto sia moralmente che fisicamente e lei, come gli disse in seguito, ebbe pena di lui. Non riusciva a capire come un ragazzo di trent’anni con un bel lavoro e dagli abiti e dagli accessori che indossava, una buona posizione economica potesse essere così triste e stanco di vivere.
Lei stessa aveva preteso che solo lui pilotasse i suoi voli. Poco tempo dopo fu assunto come pilota dalla ditta di articoli sportivi che sponsorizzava Marine. Trascorrevano molto tempo insieme e, giorno dopo giorno, si innamorarono. Lui era ritornato alla vita. Dopo due anni era diventato il suo manager e poi, dopo tre, suo marito. Avevano avuto due figli bellissimi. Prima del matrimonio con Marine, il padre gli aveva chiesto di dirigere Chocolat’s insieme a lui permettendogli di godersi la vecchiaia con l’amata moglie Agnese.
A quarantaquattro anni si sentiva una persona realizzata e felice. Solo raramente ripensava a Jessica, il primo grande amore della sua vita.
Cercava di non pensare mai a lei poiché le poche volte che succedeva sentiva come un senso di rabbia mista a malinconia.
Sceso dall’aereo, si presentò allo sportello del noleggio auto e, dopo aver ritirato le chiavi, si diresse verso una fiammante Mercedes decapottabile.
Splendida Aloise non mi deludi mai
pensò.
Si mise alla guida, respirò profondamente e canticchiando le canzonette trasmesse alla radio, si diresse verso l’autostrada direzione Parma. Si sentiva felice, gli piaceva l’Italia. La madre era italiana. I suoi genitori, dopo la cessione dell’attività al figlio, vivevano in una casetta a Guardistallo, un piccolo paese storico a pochi chilometri da Cecina. Se tutto fosse andato per il meglio sarebbe passato a trovarli. Marine e i bambini, Marco e Felipe, non sarebbero rientrati prima di una settimana.
Arrivato a Parma, Claude guardò l’orologio e decise che rimaneva abbastanza tempo per andare a curiosare in incognito l’attività Dolce desiderio e conoscere il proprietario V. Sardelli. Impostò il satellitare e partì.
Poi con calma avrebbe chiamato Damiani e si sarebbe accordato per il giorno dopo.
2
Italia, 13 Settembre 2004
Vanessa si guardo attorno sconsolata. Doveva controllare le scorte e preparare la crema che sarebbe servita la mattina dopo. Erano previsti ventotto clienti solo per il nettare e almeno altrettanti per i vari trattamenti. L’attività procedeva molto bene e forse doveva cominciare a pensare ad assumere dei collaboratori: ne aveva già tre e una segretaria che rispondeva al telefono e teneva aggiornata la prima nota del centro, ma non sempre bastavano. Il lavoro più importante, però, spettava a lei: oltre a servire i clienti, doveva controllare le scorte, preparare le creme base per i massaggi e controllare la contabilità, cosa che proprio non le piaceva. Se avesse assunto un’altra estetista, avrebbe potuto curare di più i rapporti con i clienti e avrebbe avuto più tempo per se stessa.
Quel giorno era il giorno di chiusura. La mattinata l’aveva trascorsa tra la sistemazione dei locali per le saune e il rifornimento degli armadi di spugne e materiali monouso. Infine, era passata dalla Banca e, dopo aver mangiato un toast, si apprestava a preparare le creme a base di cioccolato che sarebbero servite per i massaggi. Nelle orecchie gli auricolari, le piaceva ascoltare musica mentre lavorava.
Claude arrivò di fronte a una bella villa vittoriana con un viale alberato chiuso da un cancello in ferro battuto. Sul lato era posta un’insegna di forma ovale che riportava la scritta Dolce desiderio. La casa era contornata da alberi di un verde intenso e, sul lato destro, si trovava un porticato dalle sembianze di un parcheggio, ma al momento era vuoto. Non vedendo campanelli toccò il cancello. Si accorse che era aperto. Posteggiò l’auto di lato, entrò dal cancello e si avvicinò alla casa. Tutte le finestre avevano le persiane aperte ma il portone d’ingresso era chiuso. Fece il giro della casa e notò una porta accostata. Bussò, chiamò e, non ricevendo risposta, decise di allontanarsi.
Era a circa dieci metri dalla casa quando sentì un rumore sordo provenire dall’interno. Ritornò sui suoi passi e decise di entrare. Qualcuno poteva aver bisogno e non essere in grado di chiamare aiuto. Entrato, seguì i lievi rumori che lo portarono in un laboratorio. Sopra gli scaffali erano allineati dei contenitori con la scritta Chocolat’s, contenitori, quindi, della sua cioccolata. Al fianco si trovavano barattoli contenenti creme corpo, trattamenti mano e altre cose, tutte inerenti alla cura della persona. Sentì del trambusto, si voltò e vide, in cima a una scala, una donna con lunghi capelli ramati che stava prendendo dei prodotti. Decise di chiamarla ma quando lei si sporse per prendere un flacone distante, la scala cominciò ad oscillare. Lui accorse per cercare di fermare la caduta, ma in un battibaleno furono entrambi a terra: lei sotto e lui sopra. Aveva voluto proteggerla, ma era successo il contrario. Lei stordita, si tolse gli auricolari e lo fissò, prima con perplessità e poi con un’emozione strana negli occhi. Claude le fissò le labbra e in quel momento, fece una cosa che non avrebbe mai pensato di fare: la baciò. Fu un bacio dapprima leggero, poi dolce e infine bramoso. Le sue dita cominciarono ad accarezzarla sotto la maglietta. Più l’intensità del bacio cresceva più sentiva crescere il desiderio di lei. Le toccò la rotondità dei seni coperti da quello che al tatto sembrava pizzo, le sfiorò i capezzoli e quando la sentì fremere di desiderio li scoprì. Smise di baciarla e cominciò a succhiarle e accarezzarle i seni finché sentì che lei aveva quasi raggiunto l’orgasmo. Ricominciò a baciarla sulle labbra e con una mano le slacciò la cintura dei pantaloni.
«Ti prego prendimi ora, non resisto più» le senti dire.
«Sei sicura?»
«Sì, ti prego. Adesso.»
Le sganciò il bottone e le sfilò prima i pantaloni e poi gli slip. Quando la vide nella sua nudità sostituì la bocca alle mani e si inebriò del suo nettare. Ormai non resisteva più, ma sentiva la necessità d’appagarla totalmente. Voleva rendere quella esperienza unica.
«Ti prego» disse lei continuando a fremere.
Lui si abbassò i pantaloni e, mentre la penetrava, senti la propria voce dire: «Finalmente a casa.»
In poco tempo raggiunsero insieme l’orgasmo e nel ritornare alla realtà la sentì mormorare: «Momun.»
Al sentire quella parola rimase perplesso ma, lì per lì, pensò di aver frainteso. L’abbracciò e, insieme, si assopirono stanchi dalle forti emozioni appena provate.
Dopo qualche ora, Vanessa si risvegliò e notò Claude che la fissava con occhi pieni di tristezza mescolata a rabbia.
«Scusa, non mi è mai capitata una cosa del genere. Non mi ero mai comportato da troglodita e mi vergogno di me stesso. Non riesco a capire cosa mi sia preso. Saltare addosso così ad una persona mai vista prima senza neanche presentarmi. Perdonami. Ti ho fatto male?»
«No, ma non darti tutte le colpe. Ho anch’io le mie. Avrei potuto allontanarti e cercare di difendermi, ma il desiderio è arrivato istantaneo e travolgente.»
«Scusami, non so come rimediare.»
«Non devi scusarti è stato... appagante!»
Nel dire ciò gli accarezzò una guancia. Lui le prese la mano, la baciò e guardandola negli occhi vi lesse lo stesso desiderio e la stessa bramosia che lui stesso stava provando. Le catturò le labbra e la baciò con ardore, cominciando ad accarezzarle la schiena. Scese con la bocca a baciarle il collo, posò le mani sui seni e senti i capezzoli inturgidirsi. Lei gli sbottonò la camicia e comincio ad accarezzarlo. Lo senti irrigidirsi e fremere, lei gli stacco le mani dai propri seni e lo costrinse a coricarsi. Cominciò a baciarlo e accarezzarlo, eccitandolo sempre di più, poi con la mano scese finché incontrò il suo sesso duro e pronto. Cercò di baciarlo, ma lui la bloccò.
«Ti prego non resisto più, lasciami entrare in te.»
La penetrò, trovandola già pronta e con dolcezza, si amarono raggiungendo il massimo del piacere.
Lui la guardò e iniziò a ridere. Lei, inizialmente, lo guardò arrabbiata ma poi capì che la sua era una risata felice.
«Perché ridi?»
«Ho fatto sesso, pardon, l’amore più appagante della mia vita con una donna meravigliosa di cui non conosco niente, nemmeno il nome.»
«Ok, rimediamo. Mi chiamo Vanessa Sardelli, ho quarantatré anni e sono vedova da due. Non ho figli e sono la titolare di Dolce desiderio, un centro estetico. Ora dimmi qualcosa di te.»
«Mi chiamo Claude Floral e sono francese. Ho quarantaquattro anni e sono sposato con Marine. Ho due figli meravigliosi e a dir la verità, non avevo mai tradito