Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Meraviglia
Meraviglia
Meraviglia
E-book260 pagine3 ore

Meraviglia

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Marco è un giovane calabrese di umili origini emigrato a Roma per frequentare la facoltà di medicina. Sarah studia psicologia alla Sapienza e discende da una nobile famiglia senese. Da uno sguardo fugace su un pullman, e il successivo incontro davanti al Colosseo, nascerà il loro amore e prenderà forma un grande sogno: Vedere le sette meraviglie.
Ambientato in giro per il mondo, in un movimento continuo di amore e crescita, dalla laurea alle prime conquiste lavorative, uniti dalla forza del loro legame, Sarah e Marco vivranno l’avventura più grande della loro esistenza, e immersi nella bellezza affronteranno il viaggio più straordinario di tutti… la vita.


Andrea Polimeni nasce a Reggio Calabria nel 1986.  
Dopo gli studi alla Sapienza di Roma, rientra nella sua città dove lavora come fisioterapista. “Meraviglia” è il suo primo libro.
LinguaItaliano
Data di uscita30 dic 2022
ISBN9791222029276
Meraviglia

Correlato a Meraviglia

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Meraviglia

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Meraviglia - Andrea Polimeni

    Colosseo

    Erano diverse ore che Marco provava a riposare senza successo. All’altezza di Cosenza, stremato dalla stanchezza poggiò il capo sul finestrino e proprio nell’attimo in cui stava per sopirsi, il passeggero accanto emise un suono acuto che lo fece sussultare. In quell’istante si rassegnò, e capì che la notte sarebbe stata davvero lunga. Si stava lasciando la Calabria alle spalle, Roma era ancora distante e il paesaggio mutava insieme ai suoi pensieri. Si ritrovò così a ricordare il giorno in cui aveva deciso che sarebbe diventato medico.

    Aveva 14 anni e il padre Francesco, seduto in poltrona con la sigaretta in mano ad ascoltare musica con il suo vecchio giradischi, gli aveva rivelato che fare il medico era stato da sempre il suo grande sogno e che aveva dovuto interrompere gli studi a causa dei costi insostenibili per la sua famiglia. Quelle parole erano state illuminanti per Marco e il più grande dispiacere fu di non essere riuscito a comunicargli che lo avevano ammesso alla facoltà di medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il padre, un operaio edile, era venuto a mancare per un malore sul posto di lavoro due giorni prima.

    Per poter frequentare l’università senza gravare sulla famiglia, Marco faceva enormi sacrifici. Non era semplice coniugare studio e lavoro, e i soldi guadagnati non erano quasi mai sufficienti. Annotava entrate e uscite in un quaderno che chiamava il Libro mastro. Nel tempo aveva imparato a eliminare il superfluo e qualche volta gli era capitato di rinunciare anche al necessario.

    Erano stati anni duri, ma ricchi di soddisfazioni:

    la media degli esami rasentava il trenta, i professori cominciavano a corteggiarlo per un possibile dottorato e aveva un ottimo rapporto con i colleghi di corso.

    Aveva anche scelto in cosa specializzarsi:

    sarebbe diventato neurologo.

    Marco riemerse dai suoi pensieri quando le porte si aprirono. Prese le sue cose, scese e si diresse con passo sicuro verso il bar più vicino.

    Conosceva a menadito la stazione Tiburtina perché spesso per raggiungere Roma prendeva il bus, più per una questione economica che altro.

    Era rientrato in anticipo dalle ferie estive perché fra gli impieghi da free-lance che svolgeva, nel mese di agosto si univa a una cooperativa che si occupava di ragazzi con disabilità. Amava quel lavoro per diversi motivi:

    poteva aiutare persone in difficoltà, conosceva gente nuova e stimolante e, allo stesso tempo, riusciva a racimolare qualche soldo in più.

    Dopo una colazione poco soddisfacente, prese il tabacco e rollò la prima sigaretta della giornata, la più buona. Sapeva che era un vizio che prima o poi avrebbe dovuto eliminare, suo padre se ne era andato anche per quel motivo, ma non ci riusciva o forse non ne aveva la voglia.

    Guardò l’orologio, le 7:30, in perfetto orario per l’incontro con gli altri operatori alle 8:30 sul viale Giulio Cesare, una via centralissima a pochi metri da città del Vaticano. Salì sulla metro e in poco più di mezz’ora era alla stazione Ottaviano dove incontrò Luca, soprannominato House come il medico protagonista della famosa serie tv, per via della sua somiglianza con l’attore Hugh Laurie.

    «Fratello mio come stai? Che bello vederti!» gli disse appena incrociò i suoi occhi.

    Marco e Luca si erano conosciuti cinque anni prima e dal primo istante erano entrati in empatia. Avevano molte cose in comune anche se rincorrevano sogni diversi: Marco di diventare medico, Luca di fare l’attore.

    Marco lo abbracciò con affetto.

    «Sto bene, grazie, anche se non ho chiuso occhio sul pullman.»

    «Non ti preoccupare, avrai il tempo di dormire durante il tragitto» gli rispose l’amico.

    Erano tra i primi a essere arrivati ma in poco tempo la via si riempì di gente, quello era il punto di incontro di più gruppi in partenza. Marco conosceva diverse persone ma di anno in anno c’era un ricambio costante di operatori.

    Mentre parlava con un collega del più e del meno, si sentì toccare la spalla, si girò e vide Demetrio, un uomo olivastro con la testa rasata e una striscia di barba che partiva dalle orecchie e terminava in un pizzetto sul mento.

    Demi, come veniva chiamato, era il responsabile del gruppo, e Marco lavorava con lui da quando aveva iniziato.

    Il loro team era composto da quattro operatori e quattro utenti.

    Trovarono il loro pullman e salirono assieme ai ragazzi. Marco aveva appena sistemato lo zaino nella cappelliera e quando abbassò lo sguardo, fuori dal bus vide una ragazza intenta a legare i suoi lunghi ricci neri illuminati dai raggi mattutini del sole; aveva la carnagione olivastra, i fianchi spigolosi e due grandissimi e intensi occhi blu.

    Gli sguardi dei due si incrociarono.

    Lui alzò la mano e la salutò con un risolino imbarazzato sulle labbra. Lei ricambiò con un sorriso generoso e pieno di luce.

    L’autobus partì e nei pochi secondi in cui rimase nel suo campo visivo non le staccò gli occhi di dosso. La ragazza venne distratta da un’amica, ma prima che il pullman sparisse in mezzo alle strade capitoline alzò la testa e sorrise nuovamente.

    Dopo qualche minuto, già lontani dal punto di partenza, Marco si rese conto che ancora aveva la stessa espressione in viso e la mano alzata, si ricompose e chiamò Luca che era comodamente sdraiato nei sedili dove avrebbe dovuto riposare lui, il cuore gli batteva a mille.

    «Chi era la ragazza con gli occhi blu?»

    Luca alzo gli occhiali e levò uno degli auricolari.

    «Quale ragazza?»

    «La riccia con gli occhi blu.»

    «Da come dici, se l’avessi vista me la sarei ricordata, prova a chiedere al fratello» rispose l’amico.

    Il fratello era Demi, tra di loro si chiamavano così.

    Con pochi passi, percorse lo stretto corridoio del mezzo schivando un paio zaini che ancora non erano stati sistemati. Demi era seduto nella prima fila che stava scherzando con un ragazzo. Marco fece una piccola giravolta e si ritrovò davanti a lui.

    «Chi era la ragazza con gli occhi blu?»

    Anche Demi non aveva idea chi fosse e cosa facesse lì.

    «Probabilmente sarà una nuova.»

    Non erano quelle le parole che avrebbe voluto sentire, ringraziò e fece per tornare al suo posto.

    «Se chiama Sarah, studia psicologia e stà quì a scrive la tesi» disse una voce alle sue spalle.

    Dal marcato accento romanesco, Marco capì che si trattava di qualcuno che veniva dai castelli romani.

    Demi si alzò e rivolgendosi a Marco disse:

    «Scusatemi, ancora non vi ho presentato, Marco, Elio, Elio, Marco. Elio è al terzo anno di scienze infermieristiche, ieri ha fatto la notte e siamo partiti appena è arrivato.»

    Marco si sedette accanto, notò subito i tatuaggi in stile maori sulle braccia e la cura che il giovane dedicava alla sua immagine.

    «Come la conosci?»

    «Non la conosco, stamattina quando sò arrivato ho visto che era interessante come soggetto e me sò fermato a chiedere informazioni che non me servivano.»

    « E lei?» chiese Marco.

    «M’ha risposto educatamente e se nè annata, se la tira un po’ troppo.»

    Dalle sue parole, Marco capì che poche donne lo avevano rifiutato. Lui invece soffriva della Sindrome del rifiuto, non faceva mai il primo passo, forse per via di una grande delusione vissuta alle medie sui banchi di scuola.

    Tornò al suo posto e chiuse gli occhi, lo sguardo di Sarah occupava ogni angolo della sua mente, sebbene fosse sfinito, non riuscì a riposare. Giunti a destinazione scese velocemente dal pullman e corse incontro agli altri gruppi in arrivo, con grande rammarico scoprì che la comitiva di Sarah non si trovava lì.

    La prima settima passò in fretta. I tempi erano scanditi con rigore, Demi aveva una grande esperienza e nulla era lasciato al caso.

    A fine giornata arrivavano stanchi ma contenti, e dopo aver messo a letto i ragazzi, si rilassavano davanti a una birra e qualche snack.

    Una sera, dopo aver discusso e definito il programma dell’indomani, si avvicinò un’animatrice del villaggio.

    «Cosa fate stasera?» chiese.

    Elio notò subito il seno prominente e gli occhi verdi.

    «Non lo so, dicci tè…»

    «Nella discoteca del villaggio c’è una serata anni ottanta, fateci un salto, sarà divertente» rispose la ragazza, ma lo sguardo era rivolto a Marco, seduto tra Elio e Luca.

    Appena l’animatrice uscì dal corsaletto, Elio si girò di scatto verso Marco.

    «Fratè, quella ce stà a provà spudoratamente, perché la ignori?»

    Marco sorrise «Ma l’hai vista? Secondo te a una del genere piace uno come me?»

    Elio fissò Marco e osservò attentamente i suoi capelli neri, gli occhi chiari e la mandibola leggermente pronunciata. Qualche secondo dopo, con naturalezza gli disse:

    «Perché che te manca?»

    Marco non dava molta importanza al suo aspetto fisico. Preferiva soddisfare la sua sete di conoscenza e assecondare la curiosità innata che gli permetteva di sapere le cose più strane, per questo motivo nel gruppo di amici veniva chiamato WikiMarco.

    Dopo la riunione gli altri andarono alla serata ma lui disse che era stanco e si ritirò nella sua stanza.

    La verità era che tutti i suoi pensieri erano rivolti a un nome e un colore: il blu.

    Era sera e Sarah era ancora in camera a sistemare gli appunti. Mentre gli altri si godevano un po' di tempo libero lei preferiva studiare. In pochi giorni aveva già raccolto una grande quantità di materiale.

    Sentiva quotidianamente il padre a cui raccontava ogni progresso, più raramente parlava con la madre, non avevano un bel rapporto. Prima di andare a dormire chiamava la sua migliore amica Laura e le telefonate iniziavano sempre alla stessa maniera.

    «Hai incontrato qualcuno di interessante?»

    «Ti ricordo che sono qui per studiare.»

    «Una cosa non esclude l’altra» rispose.

    «Non ho incontrato nessuno anche se, il giorno della partenza ho visto un ragazzo che mi ha incuriosito.»

    «E perché non me lo hai detto subito? Come si chiama?» domandò Laura.

    «Non ne ho idea, l’ho visto solo per un attimo.»

    «Dobbiamo assolutamente scoprire chi è.»

    «La mia priorità è la laurea.»

    Detto ciò parlarono dei progressi fatti sulla tesi e si diedero appuntamento al giorno successivo.

    Sarah non vedeva l’urgenza di trovare fidanzato, aveva il desiderio di costruire una famiglia ma ancora era giovane e soprattutto non voleva commettere l’errore fatto in precedenza.

    L’anno prima, aveva interrotto una relazione di quattro anni che lei stessa definiva tossica.

    L’ex, era figlio di un collega avvocato del padre.

    C’era grande entusiasmo attorno alla giovane coppia soprattutto da parte della madre che già assaporava l’unione tra due famiglie importanti. Sarah inizialmente era felice ma con il passare del tempo la situazione era cambiata radicalmente.

    Lui non la assecondava più in nulla e spesso la faceva sentire inadeguata, lei non ne comprendeva il motivo e senza rendersene conto, lentamente si stava spegnendo.

    Non poteva accettare di annullarsi perciò una mattina lo aveva incontrato e gli aveva detto di non voler stare con lui, che non lo amava e che era convinta che stare insieme non li avrebbe resi felici.

    Lui, le aveva urlato che era solo una bambina e che la madre aveva ragione a sostenere che capiva poco o niente, dopodiché si era alzato e le aveva voltato le spalle senza salutarla.

    Anche se i pretendenti non le mancavano, da allora non aveva frequentato più nessuno. Stava bene da sola.

    Però in quei giorni le era capitato più volte di pensare al ragazzo che la salutava dal pullman, non ne comprendeva bene il motivo, pensava fosse goffo e tenero allo stesso tempo. Sorrise, le succedeva sempre quando ricordava la scena.

    Trascorsi i quindici giorni, Marco con il suo gruppo era di ritorno verso Roma.

    Utenti e operatori approfittavano del viaggio per riposare tranquillamente sul pullman.

    Durante il tragitto avevano forato una gomma e alle 18:30, con un ritardo di mezz’ora, arrivarono alla stazione Tiburtina. Erano gli ultimi, buona parte dei gruppi avevano già abbandonato il piazzale, e i pochi rimasti si apprestavano a rientrare a casa. Marco scese per primo e si mise a cercare subito Sarah, ma l’autobus con cui aveva viaggiato era vuoto. Parlò con il conducente, gli descrisse la ragazza che stava cercando, ma l’uomo, che se la ricordava, rispose che non aveva alcuna idea di dove fosse andata.

    Si sedette sul cordolo di un marciapiede e rollò una sigaretta. Stava pensando come avrebbe potuto rivederla, escluse i

    social-media per cui provava una sorta di repulsione, poi si avvicinò Demi e gli disse che aveva saputo da un conoscente di Sarah che sarebbe andata al Colosseo a incontrare un'amica.

    Gli occhi di Marco si riempirono di gioia, abbracciò Demi e chiese a Luca se poteva lasciare il bagaglio a casa sua visto che abitava in una via attigua alla stazione. L’amico acconsentì e si offrì anche per accompagnarlo.

    Ci misero pochi minuti a essere alla metro della stazione Tiburtina. Marco correva e Luca stentava a stargli dietro. Arrivati a destinazione passarono rapidamente da casa di Luca e poi uscirono a piazza del Colosseo, dove centinaia di persone erano accalcate, smaniose di visitare l’Anfiteatro Flavio. Era l’ora ideale, il sole andava a morire, una leggera brezza accompagnava le passeggiate dei turisti e soprattutto il tramonto imminente avrebbe reso le foto ricordo indimenticabili.

    Marco era rapito dalla bellezza del Colosseo quando l’amico, sbigottito, gli chiese:

    «E ora che facciamo?»

    Marco ebbe un attimo di smarrimento ma cercò di rimanere lucido.

    «Partiamo da un punto, andiamo in direzioni opposte e percorriamo tutto il perimetro, se è qui non possiamo non vederla.»

    Luca ammirò la sua capacità di non perdersi d’animo. Marco era consapevole che era improbabile riuscire a trovarla, ciononostante non si lasciò scoraggiare. Ruotava la testa a destra e sinistra e dopo trequarti di percorso non aveva notato nessuno che potesse anche minimamente somigliare a Sarah. Si fermò un attimo, prese un tocco di tabacco per preparare una sigaretta quando nel punto in cui si ergeva la statua colossale di Nerone, la vide seduta con i bagagli ai piedi.

    Mentre si avvicinava, aveva il cuore a mille e non sapeva cosa dire: qualsiasi argomento gli venisse in mente gli sembrava banale. Non si era mai sentito così in imbarazzo, e per un attimo pensò anche di andarsene. Poi si fece coraggio, si sedette accanto a lei e disse:

    «Sai che Colosseo è considerato una delle sette meraviglie del mondo moderno, ma solo dopo una votazione mondiale iniziata con le Olimpiadi di Sidney del 2000», per pentirsene subito dopo.

    Sarah si girò per capire chi parlasse, lo riconobbe e sorrise. Marco rivide gli stupendi occhi blu e i denti bianchi perfettamente allineati, e pensò fosse il sorriso più bello del mondo.

    «Io ho visitato le piramidi» disse lei.

    Marco ne approfittò e rispose al volo:

    «La piramide di Cheope, è considerata una meraviglia del mondo antico essendo stata costruita più di 4000 anni fa.»

    Sarah rimase sorpresa.

    «E le altre quali sono?» gli chiese.

    Marco ora si sentiva più tranquillo, avevano intrapreso un argomento in cui si sentiva sicuro; amava viaggiare e data la sua passione per le meraviglie, le aveva studiate tutte.

    «Petra in Giordania, la Grande Muraglia in Cina, Chichén Itzá in Messico, il Machu Picchu in Perù, il Taj Mahal in India e il Cristo di Rio.»

    «Wow» rispose Sarah, «sarebbe bello vederle tutte e sette.»

    «Una la stai vedendo ora, quindi tecnicamente te ne mancano solo sei» disse Marco.

    «Hai ragione! ne mancano solo sei. Ma come ti chiami ragazzo delle meraviglie.»

    «Scusami, non mi sono presentato, io sono Marco.»

    «E io Sarah.»

    «Sì lo so» disse.

    Lei lo guardò «E come fai a saperlo?»

    «Ho chiesto in giro.»

    «E come mai sei al Colosseo?» gli domandò.

    «Sono venuto a cercarti.»

    Sarah fece una faccia seria.

    «Oddio, sei uno stalker!»

    Marco rabbrividì quando udì quella parola, e cominciò a balbettare.

    «…No, guarda non vole… scus…»

    Lo interruppe la risata di gusto di Sarah.

    «Sto scherzando, stai tranquillo. Questo è il mio numero… a presto Marco delle meraviglie.»

    Detto ciò, prese la valigia e stava per avviarsi verso la sua amica che nel frattempo era arrivata, quando sentì la voce di Marco.

    «Sarah?»

    «Si» rispose lei.

    «Un’ultima cosa, hai una S bellissima!»

    Terminata la conversazione Marco aveva il sorriso stampato in faccia, si alzò per andarsene e dopo qualche passo si trovò davanti Luca.

    L’amico aveva cercato Sarah in lungo e in largo senza trovarla. Aveva perso anche lui, e per dieci minuti lo aveva chiamato ma il telefono squillava senza risposta.

    Poi l’aveva visto seduto su un muretto che parlava con una ragazza con una montagna di ricci neri in testa. Prima di raggiungerlo, aveva fatto una foto con il suo smartphone che li ritraeva di spalle mentre ammiravano il Colosseo.

    Al primo appuntamento, il giorno dopo essersi conosciuti, avevano preso un caffè vicino piazza Venezia. Marco le aveva descritto per filo e per segno la storia della costruzione del Vittoriano, dal motivo per cui era stato eretto in quel punto ai due concorsi indetti per trovare il progetto migliore.

    Il ragazzo ogni tanto si fermava e diceva:

    «Forse sto parlando troppo.»

    Lei sorrideva e lo esortava a continuare, lo avrebbe ascoltato per settimane, aveva capito dal primo momento che le piaceva da impazzire ma si era ripromessa che sarebbe andata con i piedi di piombo e che avrebbe iniziato una nuova storia solo dopo avere sciolto ogni riserva.

    Mentre parlavano Marco si fece serio e disse:

    «Ti devo chiedere una grande cortesia.»

    Sarah si preoccupò.

    Vediamo cosa nasconde e per quale motivo mi ha cercata pensò.

    Il ragazzo prese un foglietto dalla tasca dei jeans e glielo consegnò.

    «Puoi leggerlo per favore?»

    Sarah con timore aprì il pezzo di carta e lesse…

    PAROLE CON LA S DA DIRE AD ALTA VOCE:

    Ossessione.

    Incenso.

    Astigmatismo.

    Senza senso.

    Sasso rosso…

    La lista continuava, Sarah fece un sospiro di sollievo e rise come mai aveva fatto nella vita, anche Marco rise di gusto. Una volta ricomposti, lo guardò negli occhi e sentì una voglia irrefrenabile di avvicinarsi, una forza talmente grande a cui non poteva opporre resistenza. Contrariamente a tutti i suoi buoni propositi, si avvicinò alle sue labbra.

    Si baciarono con intensità e passione e dopo essersi allontanati sembravano frastornati, nessuno dei due aveva mai provato un’emozione simile.

    Un mese dopo, erano pronti a ufficializzare il fidanzamento. Avevano compreso immediatamente di essere

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1