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Dall’oblò della mia cucina
Dall’oblò della mia cucina
Dall’oblò della mia cucina
E-book233 pagine4 ore

Dall’oblò della mia cucina

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Info su questo ebook

Un’esperienza fantastica, una di quelle che si sognano sempre ma non si ha mai il coraggio di realizzare.
Invece la protagonista e la sua famiglia lo fanno: perché solo immaginare una vita perfetta in un luogo perfetto se la si può vivere?
Certo, non è facile lasciare il proprio paese per trasferirsi oltreoceano, riorganizzare tutto quello che si è costruito perché sia ricostruito in un luogo lontano dalle proprie radici.
Ma la forza di volontà rende tutto possibile: nonostante le difficoltà burocratiche l’attività di ristorazione va bene, le persone sono solari e amano la buona cucina italiana. Anche i problemi vengono visti con ottimismo pur di portare avanti con tenacia il proprio progetto. Presto però la più giovane della famiglia percepisce nella sua nuova patria un modo diverso di intendere la vita e la socialità. A Miami c’è sempre il sole, sembra di essere sempre in vacanza, eppure lei non è felice, si sente sola tra adolescenti che vivono rinchiusi nelle loro case. Sarà questa la molla che metterà tutto sotto una prospettiva diversa. 
Davvero i nostri sogni meritano sacrifici centuplicati per un tempo indefinito? Meritano ogni secondo della giornata affinché tutto sia come deve essere? La nostra felicità è realmente realizzabile solo in luoghi lontani o può essere anche nelle cose semplici più vicine a noi? 
L’autrice risponderà con sincerità a questi quesiti, condividendo piccoli grandi drammi e aneddoti divertenti, mostrandoci la sua verità. Chissà che qualcuno non riesca a trovare la sua personale Miami a due passi da casa...

La protagonista del libro nasce in Italia e risiede in una bella cittadina del Nord. Ama viaggiare, lo fa in molti modi e quello che preferisce è il camper. Un giorno della sua vita, decide con la sua famiglia e la cagnolina di fare il viaggio più importante di sempre. Molla “realmente tutto” per trasferirsi a vivere in America, precisamente a Miami. È un’esperienza di vita straordinariamente forte e, pur essendo una semplice impiegata comunale, con nessuna esperienza nel campo editoriale, decide di scrivere questo romanzo autobiografico. Racconta dei suoi pazzeschi anni vissuti negli USA. Vuol far conoscere la sua storia a tutti e dare anche dei consigli a chiunque decidesse di affrontare questa esperienza.
LinguaItaliano
Data di uscita31 gen 2023
ISBN9788830676930
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    Dall’oblò della mia cucina - Morena Murari

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    Morena Murari

    Dall’oblò della mia cucina

    Romanzo autobiografico

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-7169-0

    I edizione dicembre 2022

    Finito di stampare nel mese di dicembre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Dall’oblò della mia cucina

    Romanzo autobiografico

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    La vita è una cosa meravigliosa, nel bene e nel male va sempre vissuta e se lo fai con la tua famiglia sarà ancora più bella!

    (Morena)

    Oggi, 9 aprile 2019, compleanno di mio marito, inizio il mio libro… Vi parlerò delle avventure, delle situazioni, delle emozioni, dei momenti, delle difficoltà, dei drammi e delle gioie che la mia famiglia ed io abbiamo vissuto per mollare realmente tutto e rincorrere il sogno americano… (ogni riferimento a persone esistenti, cose o fatti accaduti è puramente casuale).

    Alla fine dell’anno 2000 mio marito ed io andiamo a convivere e dopo tre anni dal nostro Amore nasce nostra figlia. Io ho già un figlio, dal mio precedente matrimonio, che mio marito accetterà molto bene. Vi descrivo brevemente come siamo. Io sono una persona solare, vivace, tenace, un po’ pazza e di piacevole presenza. A volte permalosa e rompiscatole. Sapete com’è, faccio la moglie e la mamma, non posso sempre fare l’amante e l’amica. Sono sensibile, spesso, mi viene da piangere. Sono anche una chiacchierona. Amo moltissimo mio marito, adoro i miei figli e quindi la mia famiglia. La mia famiglia viene prima di ogni cosa e per questa lotterò con tutta me stessa. Mio marito con la sua infanzia molto difficile è un uomo forte ed a volte duro, che non si spezza, ma di buon cuore. Deve imparare a vivere tranquillamente, non gli è mai stato insegnato e vi dico che, per questo, lotterà molto. Per lui o è nero o è bianco ma capirà, dopo molta esperienza di vita, tra cui l’America, che esistono anche le sfumature. Ama comunque la vita ed è anche lui un chiacchierone. Spesso, ti fa ridere a crepapelle. Non è mai fermo, fatta una cosa è già pronto per un’altra, anche lui mi ama molto, forse non riuscirò a spiegarvi veramente il Nostro Amore. Solo noi sappiamo quanto è Grande. Mio marito per me è un bell’uomo. Egli cresce mio figlio e vi assicuro che non farà nessuna preferenza tra nostra figlia e mio figlio. Mio marito e mio figlio, però, sono due caratteri molto diversi, in alcuni momenti, non andranno per niente d’accordo, ma anche qui le cose si sistemeranno. Mio figlio è il più tranquillo di tutta la famiglia, se il mondo dovesse cadere, lui si sposta. È sensibile, molto educato e buono. A volte, però, scatta l’impulsività. Ha spesso le battute pronte e ti fa ridere. Cresce, nonostante tutto, serenamente. Ama molto il basket e spesso passa le giornate nei campetti di basket a giocarci. È, comunque, uno sportivo. Ama anche la musica in generale, soprattutto Reggaeton. Grazie a questa, imparerà lo spagnolo, che gli servirà. È un bel ragazzo. Accetta, molto bene, la nascita della sorella. Giocheranno e staranno bene insieme, anche se spesso lui dovrà sottostare alle sue regole. Mia figlia ha un carattere molto forte e lo dimostra già da piccola. Giocherà moltissimo e sarà l’organizzatrice dei giochi. A lei piace stare al centro dell’attenzione e, quindi, non metterla da una parte. Si prende sempre le sue responsabilità e, se crede in una cosa vera, la difende fino all’ultimo, a costo di andare contro tutti. È quindi molto sicura di sé stessa. Se hai bisogno, è la prima che ti aiuta. È autonoma e, come il padre, di testa dura. Io ridendo la definisco la scatenata, ma usa questa forza in modo positivo ed è una bella cosa, anche lei è una bella ragazza.

    Comunque, nel 2011, decidiamo di sposarci e come meta per il nostro viaggio di nozze scegliamo New York e Miami.

    New York è molto bella ed ha il suo fascino. Facciamo, poi, tre giorni a Miami ed un giorno alle Bahamas. Peccato che a Miami c’è allerta maltempo e per quei giorni il cielo sarà sempre scuro e piovoso, comunque, prima di rientrare in Italia voglio mettere i piedi in mare e vedere la spiaggia di Miami. Sapete come è!!! Non so se mai più ci ritornerò. (le ultime parole famose). Finalmente, anche se continuava a piovere, vedo il mare e metto i piedi in acqua. Destino vuole che nel 2016 ci trasferiremo a vivere a Miami. Facciamo un po’ di passi indietro e poi vi racconto come è andata.

    Viviamo in una cittadina del Nord d’Italia e circa nel 2014, stanchi di lavorare per continuare a pagare, decidiamo di andarcene dall’Italia. Mio marito era un libero professionista che spesso lavorava di notte e nelle festività, mentre io ero una dipendente comunale, con il relativo posto fisso. Lavoravo di giorno e, spesso, non ci vedevamo mai. Mio figlio aveva 21 anni e dopo aver studiato ha fatto qualche lavoretto in giro e successivamente ha partecipato ad alcuni corsi, come pizzaiolo, ed è andato a lavorare in qualche pizzeria, ma senza stipendio. Mia figlia frequentava le scuole medie. Pagavamo un mutuo per la nostra bella casa. Il figlio era sempre con questi lavori precari e la figlia sempre attiva e con molta voglia di scoprire. A proposito, c’è anche una cagnolina di 4 anni. Insomma, dopo averla vista, cominciamo a pensare di trasferirci a Miami. Una città del business. (Se mi vado ad annegare, lo voglio fare nel mare). Cominciamo pensando di vendere casa, però ci mettiamo un anno di tempo. In questo anno, purtroppo, viene a mancare la mia Grande Mamma, è un momento difficile, ma se ho tutta questa forza, è anche grazie a Lei e mi sento degna di essere sua figlia. Nel frattempo, trovo per mio papà un piccolo appartamento e lo arrediamo bene, per lui. Tramite una mia Amica, anzi Grande Amica, anzi sister, come amiamo definirci noi, e sappiate che nei momenti difficili lei mi sarà molto vicina e nei bei momenti gioiremo insieme. Insomma, troviamo una brava signora, la quale aiuterà mio padre, quando mi trasferirò. Mio papà è comunque molto autonomo ed io sono figlia unica.

    Ma, intanto, la vita va avanti e noi non ci stanchiamo di pensare al nostro Sogno americano. Mio marito comincia a fare qualche viaggio a Miami per perlustrare meglio il posto. Vogliamo aprire un ristorante/pizzeria e lavorare, quindi, tutti assieme. Nel frattempo, mio figlio si innamora di una ragazza e, dopo poco, va a lavorare come apprendista elettricista, presso la ditta di suo padre. Le dice, comunque, del nostro progetto di trasferimento a Miami, ma sembra tutto molto lontano. Una persona di nostra conoscenza, che era proprietaria di una discoteca famosa, in una cittadina del nostro lago, ci mette in contatto con una signora molto distinta, la quale ha una sorella che vive a Miami, che gentilmente e, con passione, ci aiuterà a conoscere meglio la città ed i suoi dintorni, nonché le sue regole. Ci farà visitare in lungo e in largo Miami. Spiegandoci le sue sfaccettature, ci sarà di grande aiuto, anche se ci presenterà quello che poi diventerà, disgraziatamente, il nostro avvocato sull’immigrazione. Per trasferirsi in America, come investitori, si deve portare una determinata cifra di denaro, compilare determinati documenti da presentare all’Ambasciata Americana in Italia e precisamente a Roma e sostenere qui un’intervista. Alcune persone ci hanno descritto questa intervista come qualcosa di cui aver paura, ma, in realtà, ogni caso è a sé. Se hai fatto le cose corrette, è un semplice colloquio, dove spiegherai le tue intenzioni lavorative. Noi abbiamo proposto e parlato tranquillamente del nostro business, che era già in attività e con il relativo sito attivo, che insieme alla intervistatrice dell’Ambasciata abbiamo visitato. L’intervista si è svolta tutta in italiano. Mio marito, che è stato il promotore di questa scelta e poi noi tutti lo abbiamo seguito, è quello che aveva le idee più chiare e quello che aveva anche una forte esperienza lavorativa nel campo della ristorazione. Egli aveva fatto 10 anni di gavetta nelle spiagge del Nord Italia ed in giro per tutta Europa. Quindi, è quello che ha sostenuto maggiormente l’intervista, anche se in realtà il visto partiva a mio nome, perché la casa era di mia proprietà ed il maggior denaro, per l’investimento, era derivato, appunto, dalla vendita di questa. Questo denaro è stato la maggior fonte di investimento negli

    USA

    . Quindi, se dovete affrontare questa intervista, andate serenamente e non terrorizzati, come eravamo noi, io in particolare.

    Il nostro visto E2 da investitori ci è stato conferito per 5 anni. Noi abbiamo portato negli

    USA

    circa 150.000 euro, sia per l’attività, che per noi, tutto questo, ovviamente, per ottenere il visto ed iniziare una nuova vita in America. Con il senno di poi, abbiamo scoperto, parlando con altri avvocati, che non sono obbligatori 150.000 euro, per ottenere un visto, possono essere anche meno, ma gli avvocati lo fanno per essere tranquilli (per pararsi il ...) e far sì che ti diano facilmente il visto. L’importante è avere un buon e chiaro business plan di quella che sarà la tua futura attività negli

    USA

    . Comunque, questi soldi dovevano derivare da attività legali. Per noi sono derivati dalla vendita, appunto, della casa, e quindi dimostrabile, con relativo atto di vendita del notaio, con risparmi nostri, quindi dimostrabili dai conti correnti e postali e, successivamente, con un prestito derivato dai miei cugini, ovviamente, con atto scritto. Dovevano essere utilizzati ed investiti nell’attività americana, con tanto di fatture, con personale americano, insomma fatti girare e spesi all’interno del loro Paese.

    Ritorniamo a noi, nel frattempo dopo vari viaggi a Miami mio marito trova il locale adatto alle nostre esigenze di business. Successivamente, mi prendo le ferie e lo raggiungo. Firmo tutti i documenti necessari all’acquisto della proprietà del locale. Tutto questo, con l’aiuto di 2 agenti immobiliari italiani. Nel frattempo, conosco quindi quello che diventerà il nostro padrone, una brava persona, che riflette però quello che è Miami. Davanti al business, non si guarda in faccia nessuno. In quei giorni, mio marito ed io, che rimaniamo a Miami, ci divertiamo un sacco. Prendiamo a noleggio una Mustang rossa cabriolet e giriamo tutta Miami. Un po’ come turisti, ma anche come osservatori del posto. Torniamo al business, essendo io l’intestataria della casa, dovevo essere io ad acquistare il locale. Mio marito e mia figlia si agganciano al mio visto di investitore e mio marito diventava, quindi, mio socio al 50% e, successivamente, avremmo dovuto sponsorizzare anche mio figlio, che era già maggiorenne. Nel frattempo, sul mio lavoro, chiedo l’aspettativa, è febbraio 2016, e mi vengono concessi solo 6 mesi e quindi mi do da fare per organizzare il tutto, per la partenza. Smontiamo, quindi, la nostra bella casa, per venderla… quanta roba… che fatica… è come chiudere una parte della nostra vita… ma siamo fortemente convinti, un po’ pazzi e con tanto coraggio, che andiamo avanti e, soprattutto, per dare un futuro migliore ai nostri figli o, comunque, era quello che credevamo. Portiamo parecchi mobili al mercatino dell’usato assieme a molti vestiti, ma teniamo quelli estivi, visto il caldo di Miami. Eliminiamo tantissime cose. Non vi dico, nel garage, quante cose si accumulano, negli anni. Il fatto è che non vai a vivere in una casa nei dintorni, o comunque in Italia, ma ci trasferiamo in un altro continente. Prima di partire, ci vuole, comunque, del tempo per organizzare la partenza stessa. Quindi, per necessità, ci dobbiamo trasferire in una casa più piccola e, nel frattempo, mio marito chiude la sua attività e con mio figlio partono definitivamente per Miami. Mio figlio, però, rimane legato affettivamente alla sua ragazza. Mia figlia ed io rimaniamo ancora in Italia per sistemare il tutto. Comincio a preparare i documenti per la nuova scuola americana di mia figlia ed è semplice, i vaccini di entrambi i figli, che vado a far stampare alla mia

    ULSS

    , gli attestati dei corsi di pizzaiolo di mio figlio per potarli poi in America per sponsorizzarlo, tutti i documenti per il trasporto del cane in stiva nell’aereo, che poi vi spiegherò. Devo prenotare i biglietti aerei per noi due e, contemporaneamente, anche per il cane. Per portarlo negli

    USA

    è obbligatoria l’antirabbica, che chiede tempo, ma mi spiega tutto il nostro veterinario e vi assicuro che i veterinari italiani sono molto più competenti di quelli americani, che è tutto un farti spendere denaro e, per questo, non ho voluto mettere il microchip americano al mio cane, che non è obbligatorio. Si è tenuto solo quello italiano. Ho dovuto anche fare della profilassi medica. Ho fatto anche il passaporto europeo, andando negli

    USA

    non è obbligatorio, ma è molto dettagliato e contiene tutti i dati del tuo cane. Io ho posto anche una foto e vi spiegherò, successivamente, che questo mi è stato molto utile a Miami. Alla fine di tutto, sempre che sia tutto a posto, il tuo veterinario deve fare un certificato che riporta i dati del tuo cane, la razza, che è stato sottoposto a tutto quello che viene chiesto per emigrare negli

    USA

    e che è sano. Questo deve essere emesso non prima di 5 giorni dalla partenza e deve essere controfirmato dal veterinario dell’

    ULSS

    competente. Non vi dico che lotte per far coincidere tutto e per fortuna che la cagnolina stava bene. Il veterinario dell’

    ULSS

    , ormai, mi conosceva bene, perché mi sono fatta sentire più volte e sono andata anche a parlargli personalmente, per capire bene il tutto. Fate anche attenzione alle regole della compagnia aerea che si utilizza. Dovete sapere che, prima di mettere in moto tutto questo, ho fatto ogni cosa per evitare che il cane fosse messo in stiva. Ho pensato anche di fare dei determinati certificati medici nei nostri confronti, per mettere il cagnolino in aereo con noi, ma mi hanno sconsigliato di farli, perché poi avrei avuto problemi negli Stati Uniti. Ho provato a prendere informazioni per altri tipi di viaggio, mio marito si è informato per il trasporto in navi da crociera o in navi che trasportano container, ma nulla di fatto, si brancolava nel buio, insomma alla fine l’unico trasporto era l’aereo… che angoscia… non so se la cagnolina, che comunque è sempre stata molto vivace e pazza come noi, ce l’avrebbe fatta. Però per nessun motivo l’avremmo abbandonata. Le vogliamo tutti molto bene. Quindi, decidiamo di portarla con noi in America. Comincio a prepararla a stare in quella che sarà la sua cuccia nell’aereo. Un trasportino dalle caratteristiche dettate dalla compagnia aerea, che per trovarlo ho dovuto visitare un sacco di siti e finalmente l’ho trovato, perché quello che avevo io non andava bene. La cagnolina quindi viaggerà con noi per circa 11 ore, ma lei starà in stiva. Contatto anche un amico

    NCC

    , che ci porterà a Fiumicino, per imbarcarci con una compagnia italiana, che consiglio. Con il veterinario, prepariamo inoltre il cane al dosaggio delle pillole che lo avrebbero fatto quasi addormentare. Nel frattempo, mi interesso per demolire la mia macchina, che ormai è diventata un carro da traslochi, prepararmi tutti gli scatoloni, preparare certi mobili, vestiti, utensileria varia, da inserire nel container, per il trasferimento in America. Per questo, contatto una ditta di Milano. Mi preparo, per chiudere tutte le utenze, acqua, luce e gas, tributi vari, prima della bella casa e poi della piccola casa, che ci ha fatto da base per un po’, prima di partire. Insomma, chiudere tutto quello che è aperto qui in Italia… non so… per esempio, chiudo i contratti con le reti telefoniche, i relativi contratti abbinati, le assicurazioni, i conti correnti, pago un po’ tutto quello che è aperto, cerco di sistemare tutto, il più possibile. Non vi dico… Alcune notti, quando ero ancora nella mia bella casa, mi svegliavo di soprassalto e guardavo il soffitto e mi dicevo: bè sono ancora qui, in alcuni momenti, ho avuto paura, ma vi accorgerete che il nostro motto sarà: sempre avanti. Sono una donna piena di energie e per fortuna di salute e ce la faccio. In agosto 2016 mi licenzio. A proposito, avevamo anche un camper e lo abbiamo venduto, perché ultimamente non riuscivamo più ad usarlo. Mio marito e mio figlio, che sono già a Miami, intanto, cominciano ad allestire il ristorante e la pizzeria, pulire bene il locale, sistemare gli arredamenti, chiedere i vari permessi per aprire il locale stesso, ovviamente imparando tutto da soli e lì al momento. Vedere dove andare a prendere il cibo da ristorazione, cominciare a prendere dimestichezza con il forno a legna. Mio figlio è sempre stato aiuto pizzaiolo, e quindi deve imparare bene a fare un suo nuovo impasto per la pizza, tra l’altro con il clima del posto, differente, ovviamente, da quello dell’Italia. Mio marito, su questo, lo aiuterà

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