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Seta macchiata di sangue
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E-book105 pagine1 ora

Seta macchiata di sangue

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Fantascienza - romanzo breve (84 pagine) - I Pretoriani Neri sono l’ultima linea di difesa dell’Impero Romano, pronti ad affrontare l’orrore più oscuro e la magia più arcana solo con il loro valore e la forza delle loro armi.


Negli anni che corrispondono al nostro XV secolo, l’Impero Romano si estende ancora in tutto l’Occidente ergendosi contro le Tenebre soprannaturali che minacciano il mondo. Il Tribuno Lucrezio guida una squadra di Pretoriani Neri: uomini e donne comuni che hanno consacrato la vita ad affrontare i predatori magici e mostruosi con la sola forza del loro valore e di un addestramento spietato. Quando nell’Impero alleato del Sol Levante l’ambasciatore di Roma scompare misteriosamente senza lasciare traccia, i Pretoriani Neri vengono mandati a investigare nella grande città nipponica di Edo. Lucrezio ritroverà il vecchio amico Toshiro, assurto al rango di samurai cavalcadraghi, ma ben presto le ombre inquietanti di un Oriente misterioso e letale si addenseranno intorno alla squadra e l’indagine si farà pericolosa: fra ninja assassini, lottatori di sumo, il fascino ammaliante delle geisha, draghi sputafuoco e yokai dagli insidiosi poteri, gli Inquisitori di Roma incroceranno le lame con i migliori guerrieri d’Oriente per tentare di arrivare alla verità e sventare un intrigo che potrebbe essere troppo pericoloso conoscere, perfino per loro. Ma, prima di ogni altra cosa, dovranno sopravvivere alle trappole preparate da un’intelligenza malevola che li attende in agguato nelle tenebre.


Marco Rubboli si dedica da decenni alle arti marziali storiche europee: scherma storica medievale e rinascimentale, pugilato greco, pancrazio, gladiatura, scherma di navaja spagnola. Istruttore al massimo livello con numerosi titoli agonistici nazionali, ha fondato la più grande realtà europea del settore, la Sala d’Arme A. Marozzo, e collabora stabilmente con l’Accademia Nazionale di Scherma, con numerose pubblicazioni in materia sia per ANS che per la casa editrice Il Cerchio. Ha pubblicato per Watson Per la Corona d’Acciaio, per Accademia Nazionale di Scherma il romanzo breve Gli ultimi eroi dell’arena, per Delos Digital, nella collana Heroic Fantasy Italia Ombre sulla Dacia, Il contagio di Meung e L’inferno sotto Parigi, nella collana History Crime La danza pietrificata, nella collana Innsmouth La Signora delle caverne. Per Watson, Plesio, Sensoinverso, Book Magazine, Hyperborea e Ignoranza Eroica pubblica diversi racconti in antologie di autori vari.

LinguaItaliano
Data di uscita2 mag 2023
ISBN9788825424409
Seta macchiata di sangue

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    Anteprima del libro

    Seta macchiata di sangue - Marco Rubboli

    Volumen I

    Dopo la vittoria di Teutoburgo l’espansione dell’Impero non ebbe più limiti: con Germanico e gli Imperatori successivi il limes raggiunse gradualmente i monti Urali. Usammo poi i cavalieri germani per conquistare il regno dei Parti e ci spingemmo fino all’Arabia Felix e a Sud dell’Egitto. La guerra più dura che dovemmo affrontare tuttavia venne dall’interno: ai tempi dell’Insurrezione, le Tenebre si sollevarono e reclamarono il dominio del mondo. I figli delle Tenebre non prevalsero, ma il prezzo da pagare fu alto. Oggi l’Impero si estende dall’India all’Hibernia, dagli altopiani d’Etiopia fino ai fiordi dell’Ultima Thule, però oltre i confini della sacra Italia il potere dell’Imperatore è limitato. A Lui restano poche armi per influenzare i Re che governano in suo nome: il denaro delle decime, le parole alate del Culto Imperiale, le coorti dei Pretoriani Aurei pronte a soccorrere i Regni minacciati. E noi, i Pretoriani Neri. Noi siamo l’Inquisizione, la mano sinistra dell’Imperatore, la lama nascosta degli Dei, la sentinella all’erta nel buio. Siamo i guardiani dei cancelli degli Inferi.

    Aurelius, XI Console Nero

    Il cielo sopra il Mar del Giappone

    Anno 2244 ab Urbe Condita

    Mi avvicinai in silenzio e mi appoggiai al parapetto vicino a lei. Maevis si girò solo impercettibilmente e l’ombra sottilissima di un sorriso si disegnò agli angoli della sua bocca. Nessuno dei due disse parole, ma la semplice vicinanza, così muta, faceva bene a entrambi. I suoi occhi verdi erano persi all’orizzonte fra il grigio slavato del cielo e l’azzurro sbiadito di quel mare così lontano da casa nostra da essere più leggenda che realtà. Ma ora era lì, sotto di noi. Maevis, la mia amata Occhiverdi figlia dell’Hibernia, un tempo grande gladiatrice e ora provocatrix nella squadra sotto il mio comando, meditava. Chissà che pensieri, che ricordi covava. Non mi capacitavo ancora di come non fossi riuscito a farla parlare del suo passato, del motivo che l’aveva spinta a lasciare le grandi Arene dell’Impero, dove aveva colto onori e ricchezze, e unirsi a noi disperati dalla breve vita.

    Maevis. La mia amante segreta, in barba a tutte le regole che legavano i Pretoriani Consacrati al loro giuramento di solitudine e cameratismo. La donna della mia vita, che dopo aver condiviso con me il letto, pericolose battagliale, lutti e trionfi, ancora mi escludeva dai propri segreti.

    Io, dal canto mio, sentivo sempre più sulle spalle la responsabilità della vita della squadra di Pretoriani Neri che guidavo: eravamo un pugno di semplici uomini e donne mortali che avevano deciso di consacrare la propria vita e la propria morte a combattere la potenza innaturale dei Figli delle Tenebre.

    – Ci siamo quasi! – ruggì alle nostre spalle il gigante nordico Suenus, tutto contento. – Si vede la terra all’orizzonte, finalmente!

    Il Ricciolino si mise a ridere. – Non vedi l’ora, eh, brutto pazzo fanatico di un Geata! Andiamo verso l’ignoto e tu ne godi.

    Suenus alzò le spalle enormi.

    – Noi andiamo sempre verso l’ignoto, ragazzo, che novità è? Che ci attendano i Campi Elisi o il Valhalla agognato dai miei antenati non fa differenza.

    – Beh, questo è un ignoto più ignoto del solito, bello. Laggiù hanno usi e costumi differenti dai nostri: nessuno parla latino, tutti scrivono disegnando tratti a caso e perfino i loro mostri e i loro demoni sono diversi dai nostri.

    – Oh, insomma, io sono curioso. Non ci sono mai stato, nelle isole di Nippon.

    – Nessuno di noi ci è stato – lo rintuzzò il giovanotto balearico, uno dei più abili e rapidi spadaccini che io avessi mai conosciuto.

    – Io sì – replicai, girandomi a mezzo verso di loro. – Quando ero nell’esercito, una volta mi mandarono a fare la scorta a un ambasciatore Imperiale in missione presso lo Shogun. Quell’uomo doveva portare di persona una missiva dell’Imperatore stesso. Là ho avuto modo di scambiare un po’ di colpi coi loro guerrieri, chiamati samurai. Sono rapidi, ma di solito usano armi singole, a due mani, quindi se gli fate una secunda manus parando con lo scudo e colpendoli allo stesso tempo con la spada dovreste poter prevalere, anche perché pongono molta enfasi sull’attacco. E sono anche peggio degli stoici: non solo non temono la morte, ma molti di loro quasi la cercano. O così dicono, perlomeno. Gente strana, e però guerrieri degni di stima.

    – Ha parlato quello prudente, che non molto tempo fa si è gettato come un toro iberico contro il Re dei vampiri! – mi sfotté l’Ispanico.

    – Non è che avessi molta scelta, e voi non eravate molto più indietro di me, che io ricordi.

    – Io, in effetti, ero più avanti di te, Lucrezio – puntualizzò Maevis che nel frattempo era tornata dal suo misterioso viaggio interiore.

    Gli altri risero e io lasciai cadere il discorso.

    In realtà eravamo tutti quanti ansiosi di arrivare per poter di nuovo poggiare i piedi a terra, annoiati dal lungo viaggio. Dopo la sanguinosa avventura in Dacia, un breve periodo di cura e riposo e qualche missione minore, con l’intento di continuare a usarci e al tempo stesso permettere di riprenderci dalle botte subite dal Vampiro Tepesius, il Legato Musonio Rufo ci aveva comandato di recarci a Nippon.

    Laggiù un ambasciatore Imperiale, un Patrizio di alta casta senatoria a nome Mutius Lucianus Scaeva, era scomparso nel nulla. Dato che l’Inquisizione Imperiale sospettava che ci fosse sotto qualcosa di oscuro, si era deciso di inviare una squadra e avevamo avuto noi l’onore e il privilegio di andare a farci ammazzare da qualche orrore nell’Oriente più estremo che si potesse immaginare. Ci avevano fatto imbarcare in tutta fretta sulla nave volante Imperiale Victrix Coeli, e poi via col vento in poppa. All’inizio si erano fatti vari scali, e avevamo potuto scendere a scorrazzare per le vie di Atene e di Alessandria, per poi passare in Persia e India. Lasciati però i Regni vassalli dell’Indo per quelli ostili del Gange non eravamo scesi più a terra, né avevamo fatto scalo se non per brevissimo tempo nel Celeste Impero. Infine l’ultimo salto sul tratto di mare che separava il corpaccione immenso dell’Asia continentale dalle isole nipponiche.

    – Dragoooo! – La voce allarmata della vedetta ci fece scattare in posizione. – È in assetto di battaglia: tutti ai posti di combattimento!

    In un istante, i volonauti furono in azione: chi correva alle baliste e al fuoco greco, chi si accingeva alle manovre più ardite alle vele. Noi indossammo in tutta fretta le imbragature delle machinae aviariae e ci preparammo a saltare armi in pugno, se si fosse reso necessario. Ora, nessuno si augurerebbe di combattere un drago volando su una fragile machina aviaria di tela, e non era pensabile che potessimo sopravvivere tutti, però eravamo in sette: io, il ferrigno Centurione detto l’Ispanico, Suenus il gigante Geata, il Ricciolino dalle Baleari, l’arciere Illirico Domizio (che soffriva le altezze e, di solito taciturno, ora stava imprecando come un marinaio all’idea di doversi gettare nel vuoto) e le due provocatrici, la mia Maevis Occhiverdi e l’alta amazzone Achillea. Tutta gente abile e svelta, addestrata a colpire duro senza esitare e senza pietà. Con un po’ di fortuna e di aiuto dalla nave, forse potevamo abbattere il drago senza perdere più della metà della squadra. Vi sembra molto, vi sembra un conto inaccettabile per un comandante? Per noi Pretoriani Neri perdere la metà degli uomini (o donne che siano) in una missione non è così inusuale. Provate ad affrontare anche voi vampiri, demoni, necromanti e maghi neri, e poi mi direte.

    Il sinuoso e gigantesco rettile orientale, di color carminio, si avvicinava rapido in volo da Ovest, con grandi occhi gialli sopra barba e baffi sottili di un

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