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Ombre sulla Dacia
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E-book105 pagine1 ora

Ombre sulla Dacia

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Fantasy - romanzo breve (75 pagine) - Ombre letali strisciano nelle foreste della Dacia. I Pretoriani Neri sono consacrati alla difesa dell’Impero Romano dagli orrori della Notte. Ma chi sarà la preda? E chi il predatore?


Nell’anno 2243 dalla Fondazione di Roma (equivalente al nostro 1491), l'Impero si estende dagli Urali all'Hibernia, dall'India e all''Etiopia, ma le potenze delle tenebre minacciano la sua esistenza.

Il Tribuno Lucrezio dopo aver difeso gli estremi confini dell’Impero, è passato ai Pretoriani Neri, l’Inquisizione Imperiale, che opera nei regni vassalli per combattere stregoni e mostri, e guida una squadra scelta di cui fa parte l’ex gladiatrice Maevis, il suo amore segreto. Dopo l’ultima missione in Britannia non è stato concesso alla squadra il solito periodo di riposo e sono stati spediti tutti direttamente in Dacia: una minaccia della massima gravità incombe su quel regno vassallo. Giunti sul luogo scopriranno un orrore antico che ancora trama nell’ombra, fin dai tempi sanguinosi della Ribellione dei Figli delle Tenebre. Non solo si troveranno in una trappola che li farà passare da cacciatori a prede, ma dovranno anche confrontarsi con le loro paure più profonde, con quegli eventi soprannaturali e feroci che li hanno spinti a dedicare la loro vita e la loro morte a una lotta senza esclusione di colpi contro i nemici occulti dell’Impero Romano e dell’umanità.


Dal 1992 Marco Rubboli si dedica alle arti marziali storiche europee: scherma storica medievale e rinascimentale, pugilato, pancrazio, gladiatura. Istruttore al massimo livello con parecchi titoli agonistici, fra cui diverse medaglie d'oro nazionali, ha fondato la più grande associazione europea di scherma storica, Sala d'Arme A. Marozzo, diffusa nella maggior parte d'Italia.

Ha al suo attivo numerose pubblicazioni in materia: sulla scherma medievale L'arte cavalleresca del combattimento di Filippo Vadi, Flos Duellatorum di Fiore dei Liberi, sulla scherma del Rinascimento L'arte della spada di Anonimo Bolognese, Opera Nova di Antonio Manciolino, Monomachia di Francesco Altoni, La lancia, la spada, la daga, L'arte perduta di combattere con lo scudo secondo la scuola italiana, tutti per Il Cerchio Editore, sulla scherma di coltello in Spagna Manuale del baratero (Planetario Libri),oltre a diversi articoli in raccolte e atti di convegni sulla scherma storica.

In ambito letterario ha pubblicato per  Watson Edizioni il romanzo fantasy Per la Corona d'Acciaio di cui nel 2020 è in programma il seguito. Ha pubblicato racconti per Sensoinverso: due per le antologie del concorso Lucenera (Luce di tenebra in I mostri non mangiano seitan, La cassa, nell'antologia omonima) e due per il concorso Oceano di carta (La via degli anni oscuri in Come Marylin Monroe, Oltre le nuvole in Precipitare in libertà) e su Book Magazine il racconto Il pagliaccio. Altri racconti sono in uscita su antologie per Sensoinverso e Mezzelane.

LinguaItaliano
Data di uscita3 mar 2020
ISBN9788825411454
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    Anteprima del libro

    Ombre sulla Dacia - Marco Rubboli

     Introduzione dell'autore

    Quando ho iniziato a lavorare su una possibile collaborazione con Delos Digital inizialmente ho pensato all’ambientazione di – Per la Corona d’Acciaio. – Nonostante agli amici di Delos i racconti che ho mandato siano piaciuti, non rientravano però nella loro linea editoriale: come ben sanno i lettori della – Corona – nel Regno di Malia la magia non occupa certo il centro dello scenario, non esistono mostri, creature fantastiche e demoni e le vicende non si concludono mai veramente ma tendono invece ad avere conseguenze inaspettate e a concatenarsi fra loro restando sempre – aperte. – Non si può certo dire che si tratti di Heroic Fantasy classico.

    Occorreva quindi creare vicende diverse, ambientate in un mondo diverso.

    La necessità di dare un ruolo centrale alla magia mi permetteva di sbizzarrirmi nell’inserire ogni tipo di incantesimo, mostro e creatura (ebbene sì, anche i draghi!). Quindi cosa può esserci di meglio che scatenare la guerra fra un Impero Romano che si sia ingrandito a dismisura ed evoluto in forme fantastiche e quasi medievali, e il Regno delle Tenebre?

    Il periodo classico greco e romano ha sempre esercitato su di me un grande fascino, fino a spingermi alla rievocazione storica di questo periodo e a un impegnativo lavoro di ricostruzione del combattimento individuale nell’epoca. Chi conosce i miei libri sulla scherma storica d’altro canto sa quale sia il mio interesse per il XV e il XVI secolo, quando la scherma raggiunse il suo massimo sviluppo e l’arte della guerra non basata sulle armi da fuoco ebbe i suoi ultimi bagliori. Già nella – Corona – avevo fuso queste due fascinazioni, ora mi si dava l’occasione di farlo in un un modo del tutto diverso.

    Inoltre da tempo mi ronzava in testa l’idea di contrapporre una potente organizzazione di uomini comuni, ma addestrati in modo estremo e dotati dei migliori armamenti, a un gruppo ristretto di esseri sovrumani, in una lotta senza esclusione di colpi e all’ultimo sangue: una dedizione estrema con i migliori mezzi e guerrieri di cui l’umanità possa disporre contro esseri di grande potenza che si sentano superiori, dei dominatori per natura destinati a servirsi dei banali esseri umani come di schiavi, cavie o cibo. Questa idea ha trovato ora la sua cornice – storica – ideale.

    Si tratta di una contrapposizione senza possibile riappacificazione fra due ragioni forti e inconciliabili, come nella tragedia greca: il mondo dei Pretoriani Neri può solo cancellare i Figli delle Tenebre e la loro magia dalla faccia della terra, o finire sotto il tallone del loro dominio. Tertium non datur.

    Preparatevi quindi a scoprire, insieme alla squadra di punta dell’Inquisizione Imperiale, quali macchinazioni si stiano ordendo nel regno vassallo di Dacia, e ad affrontare i peggiori incubi che ci si possa trovare a guardare negli occhi.

    Marco Rubboli

    Volumen I

    Dopo la vittoria di Teutoburgo l'espansione dell'Impero non ebbe più limiti: con Germanico e gli Imperatori successivi il – limes – raggiunse gradualmente i monti Urali. Usammo poi i cavalieri germani per conquistare il regno dei Parti e ci spingemmo fino all'Arabia Felix e a Sud dell'Egitto. La guerra più dura che dovemmo affrontare tuttavia venne dall'interno: ai tempi dell'Insurrezione le Tenebre si sollevarono e reclamarono il dominio del mondo. I figli delle Tenebre non prevalsero, ma il prezzo da pagare fu alto. Oggi l'Impero si estende dall'India all'Hibernia, dagli altopiani d'Etiopia fino ai fiordi dell'Ultima Thule, però oltre i confini della sacra Italia il potere dell'Imperatore è limitato. A Lui restano poche armi per influenzare i Re che governano in suo nome: il denaro delle decime, le parole alate del Culto Imperiale, le coorti dei Pretoriani Aurei pronte a soccorrere i Regni minacciati. E noi, i Pretoriani Neri. Noi siamo l'Inquisizione, la mano sinistra dell'Imperatore, la lama nascosta degli Dei, la sentinella all'erta nel buio. Siamo i guardiani dei cancelli degli Inferi.

    Aurelius, XI Console Nero

    Regno di Dacia, Impero Romano

    Anno 2243 ad Urbe Condita

    Le due donne entrarono nella locanda accompagnate dal servo. Una era straordinariamente alta, snella ma con braccia e gambe muscolose. L’altra aveva un corpo più morbido e aggraziato, occhi verdi allungati da gatta. Andarono a sedersi, e il robusto servo che le scortava si accomodò al tavolino accanto. Erano vestite con decoro ma senza lusso. Avrebbero potuto essere le figlie di un cavaliere o di un mercante, in viaggio per qualche motivo.

    Erano tutt’altro.

    Continuai a scrutare all'interno attraverso la finestra. Ero preoccupato. Come sempre. La Dacia aveva sempre dato problemi, e non mi piaceva per niente l'idea di mandare la mia donna là dentro in cerca di guai. Anche se cercare guai era la sua specialità operativa. Inoltre era un'esperta ex gladiatrice, che iniziando dall'Hibernia si era fatta un nome in tutte le Arene dell'Europa occidentale.

    Oltre alle due provocatrici e al servo, che era in realtà il mio fido Centurione Lucius detto – l'Ispanico – identificai la coppia di attempati locandieri e una cameriera dai lunghi capelli biondi. Poi c’erano gli avventori. Una famiglia di villici sedeva dall’altra parte. Padre, madre e due bambini. Sembravano inoffensivi. Invece mi preoccupavano due figuri incappucciati che stavano in disparte, nell’ombra. Avrei scommesso su di loro.

    Suenus, un colosso nordico dalla gran barba bionda, mi toccò una spalla.

    – Cosa succede? Dicci qualcosa Tribuno.

    Mi girai verso di lui, poi tornai subito a fissare lo sguardo sui nostri compagni all’interno.

    La mia Maevis stava cercando di attirare l’attenzione della cameriera per ordinare. La bionda le fece cenno che aveva capito e continuò a fare altro. Sapevo che questo avrebbe irritato l'ex gladiatrice, avrei potuto scommettere che i suoi begli occhi adesso erano alterati dall’irritazione.

    – Non succede niente. Si sono seduti e forse riescono a ordinare la cena. Ma ci sono due tizi che non mi piacciono affatto. Tutti pronti a intervenire.

    Suenus si grattò la barba bionda poi estrasse la spada, subito imitato dagli altri.

    – Per fortuna abbiamo mandato dentro anche l’Ispanico. E pensare che non lo volevano con loro, quelle matte. Ma anche così, se ci sono davvero due di quelli, i nostri se la vedranno brutta là dentro.

    In quel momento uno degli incappucciati si alzò senza fare il minimo rumore. Scivolò verso gli ultimi arrivati tenendosi sempre alle loro spalle. Eccoci. Lo sapevo.

    Per fortuna l’Ispanico lo aveva visto. Non si sfugge facilmente a un Centurione dei Pretoriani Neri.

    – Ci siamo. Siro e Alara pronti alla porta, Suenus tu stai dietro a me. Al mio segnale facciamo irruzione.

    L'arciere Siro e il nero Alara si disposero ai lati della porta: il primo incoccò una freccia, l'altro stava pronto con la spada sguainata.

    Anche Occhiverdi aveva notato l'incappucciato, adesso. Cercò il mio sguardo attraverso la finestra per assicurarsi che me ne fossi accorto. Glielo confermai con un cenno del capo.

    Siro teneva l'arco basso ma con una freccia già incoccata. Il suo compagno africano era al suo fianco, con lo sguardo fisso su di me in attesa del segnale.

    Adesso il nostro bersaglio era giunto dietro all'Ispanico. Nulla si muoveva. Stavamo tutti col fiato sospeso. Quelli dentro erano intenti a far finta di niente ma dovevano avere i nervi a fior di pelle.

    Poi accadde. L’essere snudò le zanne e saltò alle spalle del Centurione. Lui di scatto gli afferrò le braccia, ruotò su se stesso e lo proiettò avanti. Il vampiro cadde di spalle con due dita rotte, una per mano.

    Io mi gettai attraverso la finestra in una pioggia di schegge di vetro, e Suenus dietro a ruota. Alara spalancò la porta con un calcio poderoso, Siro irruppe con l’arco teso.

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