La vergine veggente: Under Legend 2

Di Silvia Robutti

RACCONTO LUNGO FANTASY - Dall'autrice vincitrice del Premio Odissea, ecco il secondo racconto della serie "Under Legend", dopo "Aaron il grande".

Molti sono i poemi e le ballate che decantano la leggendaria bellezza di Tibìa, la Vergine Veggente, e molte sono le storie che narrano delle sue incredibili imprese. Senza dubbio però la vicenda più appassionante, che la vede intrepida protagonista, è stata la guerra contro Humner l'Inarrestabile. Episodio che ha convinto anche i più scettici dei poteri soprannaturali della giovane Veggente di Terrecorteccia.

Silvia Robutti è nata a Torino nel 1984, ha studiato veterinaria e si è laureata nel 2008. Oggi vive con il suo ragazzo e un gatto nero a Torino, dove gestisce un servizio di visite veterinarie a domicilio chiamato Vetmobile. Ha sempre scritto molto, ama gli animali e viaggiare, viaggiare, viaggiare! Ha vinto il Premio Odissea con il romanzo fantasy "La maledizione della fiamma".

• Lingua: Italiano
• Editore: Delos Digital
• Data di uscita: 4 mar 2014
• ISBN: 9788867752249

Anteprima del libro

a cura di Andrea Franco

La vergine veggente

di Silvia Robutti

1.0 marzo 2014

ISBN versione ePub: 9788867752249

© 2014 SIlvia Robutti

Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl

Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano

Versione: 1.0 marzo 2014

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Indice

Colophon

Silvia Robutti

La vergine veggente

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

FINE

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Silvia Robutti

Silvia Robutti è nata a Torino nel 1984, ha studiato veterinaria e si è laureata nel 2008. Oggi vive con il suo ragazzo e un gatto nero a Torino, dove gestisce un servizio di visite veterinarie a domicilio chiamato Vetmobile. Ha sempre scritto molto, ama gli animali e viaggiare, viaggiare, viaggiare! Ha vinto il Premio Odissea con il romanzo fantasy La maledizione della fiamma.

Dello stesso autore

Silvia Robutti, La maledizione della fiamma Dragonz ISBN: 9788865303825 Silvia Robutti, Aaron il grande Fantasy Tales Under Legend ISBN: 9788867751785

1

La giovane guardò lo specchio sospirando.

Se il suo riflesso era affidabile non c’era da stare allegri. Gli occhi lucidi, la guance lattee, la mandibola serrata: una cera migliore la si poteva vedere anche sulla faccia di un condannato a morte.

Alitò appannando la propria immagine e poi rimase a guardarla mentre riaffiorava dalla nebbia.

Aveva un gran mal di testa. Le fitte partivano dalla nuca e andavano ad abbracciarle il cranio in una morsa di fuoco pulsante. Strizzò gli occhi per il dolore: Terrecorteccia… la salvezza di Terrecorteccia dipendeva da lei e solo da lei, per l’ennesima volta.

Si schiacciò la radice del naso tentando di snebbiare la mente. Piccole stelline luminose brillarono nel buio dietro le sue palpebre: doveva concentrarsi, doveva ottenere una Visione a tutti i costi. Erano giorni ormai che sondava le Nebbie del Tempo, ma queste, nonostante le suppliche, non volevano saperne di dipanarsi davanti a lei.

Più si concentrava più le tempie le dolevano e un bolo acido le premeva contro la bocca dello stomaco facendole salire il rigurgito. Strinse i denti e percepì un’ondata acre risalirle in gola, troppo veloce per poterla fermare. Si chinò in avanti e vomitò sul pavimento di mogano. Fu scossa da altri conati a vuoto con la sensazione che ogni volta il cranio fosse sul punto di spaccarsi.

Non fu così. Non succedeva mai, dopotutto.

Prese fiato per cercare di calmarsi e ci riuscì, si sentiva meglio dopo aver vomitato. La testa le pulsava in maniera costante ma meno acuta, più lontana, come il dolore di un altro.

Un rumore proveniente dal corridoio la fece sussultare, provocandole una fitta che le attraversò le tempie come una scarica elettrica. Espirò con violenza: qualcosa cadde a terra appena fuori dalla porta. Lei si voltò per a inveire contro chiunque osasse disturbarla in un momento tanto delicato. Afferrò la maniglia con rabbia ma non la girò, rimase un secondo immobile, l’ottone freddo in pugno, gli occhi sbarrati:

— Oh, cavolo — balbettò ritraendo la mano come se si fosse bruciata, appena in tempo. La porta si spalancò con violenza e un drappello di uomini armati entrò nella stanza.

— Chi sei tu? Dov’è la Vergine Veggente? — La giovane, pallida come un cadavere, restò in silenzio qualche istante, gli occhi dilatati dalla paura, il corpo teso come quello della preda che sta decidendo la direzione in cui fuggire, poi tutto in lei cambiò. La schiena si raddrizzò, le spalle si aprirono, il petto si gonfiò e lo sguardo acquistò un’espressione profonda, quasi ultraterrena:

— Io sono