Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Morire per Bakhmut: Ucraina: la "guerra grande" di nuovo in Europa
Morire per Bakhmut: Ucraina: la "guerra grande" di nuovo in Europa
Morire per Bakhmut: Ucraina: la "guerra grande" di nuovo in Europa
E-book208 pagine2 ore

Morire per Bakhmut: Ucraina: la "guerra grande" di nuovo in Europa

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

L'autore Luigi Chiapperini è un generale di corpo d'armata dei lagunari in quiescenza, già pianificatore nel comando Kosovo Force della NATO, comandante dei reparti nazionali assegnati alla NATO in Kosovo nel 2001 e ONU in Libano nel 2006 e comandante del contingente multinazionale NATO su base Brigata bersaglieri Garibaldi in Afghanistan nel 2012, vice capo del reparto Pianificazione generale e Direzione strategica / Politica delle alleanze preso lo Stato Maggiore della Difesa, capo ufficio generale del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito italiano. Attualmente è membro del Centro Studi dell'Esercito. Il primo libro di Luigi Chiapperini intitolato "Il conflitto in Ucraina. Una cosa troppo seria per certi generali ma in particolare per certi politici" (Francesco D'Amato editore, 2022) , è stato scritto a caldo nei primi mesi dell'invasione russa. L'opera, secondo NotizieScientifiche.it, è il migliore testo sulla guerra in Ucraina disponibile su Amazon e ha ricevuto recensioni, tra gli altri, da Messaggero.it, Il Borghese, Rivista Militare, Fanpage.it, DifesaOnLine.it. Peraltro, pur mantenendo una certa validità, esso copre solo i primi mesi del conflitto. Da allora molte cose sono cambiate, facendo nascere l'esigenza, anche su sollecitazione di tanti lettori, di scriverne un altro che pur riprendendo alcuni temi, li amplia significativamente e ne aggiunge molti altri. Come ne "Il Conflitto in Ucraina", anche in questo "Morire per Bakhmut" sono riportati i contenuti delle tante interviste rilasciate da Chiapperini in televisione (Sky TG 24, Radio Televisione Svizzera Italiana), sulla carta stampata (Il Messaggero, Il Mattino, Il Borghese, La Val Susa), all'agenzia Adnkronos, ai quotidiani online (Messaggero.it, Fanpage.it, Espresso.Repubblica.it), alle riviste e ai centri studi specializzati (tra gli altri: Centro Studi dell'Esercito, Difesa Online, Analisi Difesa, Startinsight.eu, Stroncature.it), alle piattaforme digitali di Geopolitica e di cose della Difesa (ISPIonline, Parabellum, Parresia). E' un libro per tutti ma particolarmente indicato per gli amanti di cose militari e di geopolitica. Ma perché morire per Bakhmut e per tantissime altre località della martoriata Ucraina? Per l'Ucraina significa sopravvivere come nazione libera. Per la Russia può contribuire a farla tornare protagonista nel mondo mentre per il suo attuale establishment rafforza la possibilità di rimanere al potere. La notizia vera di questi mesi è che i carri armati vengono ancora usati, e i Governi, più o meno democratici, continuano a far scoppiare guerre. Se si vuole avere voce in capitolo e difendere i propri valori risulterà necessario, obtorto collo, tornare a coltivare una cultura della Difesa seria anche nel nostro Belpaese, senza vergogna né falsi pacifismi. Ne va anche della nostra sopravvivenza.
LinguaItaliano
Data di uscita28 apr 2023
ISBN9791221475395
Morire per Bakhmut: Ucraina: la "guerra grande" di nuovo in Europa

Correlato a Morire per Bakhmut

Ebook correlati

Antiquariato e collezionismo per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Morire per Bakhmut

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Morire per Bakhmut - Luigi Chiapperini

    PREFAZIONE

    Il mio primo libro intitolato Il conflitto in Ucraina. Una cosa troppo seria per certi generali ma in particolare per certi politici¹, l’ho scritto di getto, a caldo, nei primi mesi dell’invasione russa.

    Mi ha reso particolarmente orgoglioso la notizia che il libro, secondo NotizieScientifiche.it, a dicembre 2022 era il migliore testo sulla guerra in Ucraina disponibile su Amazon. Peraltro, pur mantenendo una certa validità, esso copre solo i primi mesi del conflitto. Da allora molte cose sono cambiate, facendo nascere l’esigenza, anche su sollecitazione di tanti lettori, di scriverne un altro che pur riprendendo alcuni temi, li approfondisce e li amplia significativamente aggiungendone inoltre molti altri.

    Come ne Il Conflitto in Ucraina, anche in questo Morire per Bakhmut sono riportati i contenuti delle tante interviste rilasciate dal sottoscritto in televisione (Sky TG 24, Radio Televisione Svizzera Italiana), sulla carta stampata (Il Messaggero, Il Mattino, Il Borghese, La Val Susa), all’agenzia Adnkronos, ai quotidiani online (Messaggero.it, Fanpage.it, Espresso.Repubblica.it), alle riviste e ai centri studi specializzati (tra gli altri: Centro Studi dell’Esercito, Difesa Online, Analisi Difesa, Startinsight.eu, Stroncature.it), alle piattaforme digitali di Geopolitica e di cose della Difesa (ISPIonline, Parabellum, Parresia). Ringrazio tutti i giornalisti e le redazioni per lo spirito di collaborazione, l’entusiasmo e la professionalità che li ha contraddistinti nella collaborazione intercorsa. Spero di non aver omesso qualcuno. Nel qual caso mi scuso anticipatamente.

    FONTI

    Durante l’intero corso del conflitto è stato difficile individuare fonti attendibili. Le dichiarazioni delle parti in causa si sono rivelate spesso parziali e fortemente propagandistiche. Pertanto, si sono dovute raccogliere notizie, spesso non confermate, anche da fonti aperte, sulla rete informatica e dai corrispondenti dei mass e new media in Ucraina e nel mondo, che sono state tra loro incrociate ed elaborate sulla base esperienziale dell’autore.

    ___________________

    ¹ Francesco D’Amato editore, giugno 2022

    IL TEATRO DELLE OPERAZIONI

    AREE ANNESSE NEL 2014 MANU MILITARI

    DALLA FEDERAZIONE RUSSA (CRIMEA)

    E DAGLI INDIPENDENTISTI DEL DONBAS

    (LUGANSK E DONETSK)

    Prologo

    Ogni riferimento a persone realmente esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

    BTG russo Tovarish, centrale nucleare dismessa di Cernobyl (nord Ucraina), 25 febbraio 2022

    La squadra di Aleksandr Makarov era impegnata da ore a scavare una trincea per difendere la famosa centrale ormai in disuso, appena conquistata dopo un breve ma sanguinoso scontro. Era quasi sera e la temperatura stava scendendo sotto lo zero.

    Mikhail, sei lento. Stiamo facendo la storia ma tu sembri di essere un campeggiatore!, urlò Makarov al ragazzo di San Pietroburgo. Il capo squadra era seduto con le gambe penzoloni sul loro mezzo ruotato blindato, un vecchio BTR, ed era intento a leggere gli ordini che aveva appena ricevuto dal comandante di plotone.

    La loro unità militare aveva partecipato a tutte le ultime esercitazioni in Bielorussia. Mancavano da casa da prima del Natale ortodosso ed erano un po’ tutti stanchi.

    Mikhail fece finta di impegnarsi di più, ma era distratto. Gli eventi degli ultimi giorni lo avevano scosso. Il giorno prima dell’ingresso della loro compagnia in Ucraina, gli era stato sequestrato, come a tutti gli altri soldati, lo smartphone. Non sentiva i suoi genitori da più di due giorni ed immaginava quanto fossero preoccupati. Poi, inaspettatamente, gli avevano dato una notizia inattesa: Ragazzi, stiamo per entrare in Ucraina. Con questa operazione militare speciale sconfiggeremo i nazisti e libereremo finalmente i nostri fratelli del Donbas. Ci copriremo di gloria, aveva annunciato con voce stentorea il comandante del battaglione all’intero reparto schierato nella zona di attesa.

    Mentre tornava con la mente a quei momenti, Mikhail muoveva la pala come un automa, preparando l’appostamento insieme all’amico Ivan con il quale operava in coppia sin dai tempi dell’addestramento basico.

    Fu proprio questi a distoglierlo da quei ricordi. Miky, credi che qui siamo al sicuro?, gli sussurrò cercando di non farsi notare dal comandante di squadra.

    Ci hanno assicurato che non ci saranno troppi problemi. Hai visto come abbiamo sbaragliato gli ucraini, no?.

    Non mi riferivo agli ucraini, ma a questa zona boscosa. Ho sentito che si chiama Foresta Rossa e che probabilmente è ancora presente materiale radioattivo fuoriuscito dalla centrale al tempo dell’incidente. Secondo te siamo in pericolo?

    Mikhail rispose con finta sicurezza: Ivan, sei un fifone! Tutto finirà nel giro di pochi giorni. Ci hanno detto che la radioattività è bassa. E poi è solo una operazione speciale, non una guerra. Si coprì meglio con il giaccone in simil-goretex e riprese a scavare.

    Padiglione 3 dell’ospedale di Gomel, Bielorussia, 2 aprile 2022, due giorni dopo il ritiro dalla centrale.

    Ivan era disteso nel letto. Parlava a fatica. Miky, promettimi che dirai alla mia famiglia che ho combattuto con onore.

    Non dire sciocchezze, Ivan. Torneremo insieme a San Pietroburgo non appena saremo guariti, disse Mikhail con un sorriso palesemente forzato. Continuò a vigilare sull’amico per tutta la notte. Solo lui e il comandante di squadra Makarov non erano stati ricoverati. I medici avevano parlato di sintomi da avvelenamento da radiazioni.

    Al mattino Makarov entrò di corsa nel padiglione dove era ricoverato il resto della squadra. Il suo annuncio euforico svegliò Mikhail e tutti gli altri. Ragazzi, non ripartiremo per l’Ucraina, almeno per ora. Torneremo invece nella nostra caserma per il ricondizionamento. Si potrà andare anche in licenza! Non è una bellissima notizia?

    Mikhail era raggiante. Dette uno strattone a Ivan: Hai sentito? Torniamo a San Pietroburgo!. Nessuna risposta, nessun movimento. Ivan non c’era più su questa Terra.

    Plotone Charlie della 72^ Brigata meccanizzata ucraina, Brovary (nord Ucraina), 10 marzo 2022.

    Hai sentito, Anatoliy? Ci sono informazioni certe che stanno per arrivare reparti corazzati russi a Brovary. In primo scaglione dovrebbe esserci il 6° reggimento carri.

    Il Tenente Borys  Gogol si era rivolto al comandante della squadra missili controcarri che era intento a studiare la carta topografica per individuare la migliore postazione per il suo nuovissimo sistema d’arma statunitense Javelin.

    Li aspetteremo e li sconfiggeremo, comandante, disse con sicurezza Anatoliy.

    Tutto il plotone si mise in allerta. I soldati scrutavano la strada che si snodava tra due colline. Proprio da lì quasi sicuramente sarebbero comparsi i carri armati nemici.

    Fu proprio così. Due ore dopo apparve il primo mezzo. Si muoveva lentamente, facendo ruotare la torretta a destra e a sinistra, pronto ad aprire il fuoco.

    È un T-72BM3, disse subito Anton rivolgendosi a Anatoliy.

    Anton veniva da Mariupol ed era il migliore capo arma controcarro della squadra. Aveva una percentuale di successo del 95%, specialmente dopo che il plotone aveva ricevuto i Javelin.

    Sono pronto al lancio, disse Anton. Anatoliy gli rispose subito: Quando vuoi, fuoco libero a ore dodici dopo individuazione visiva.

    Anton fece partire il missile. Dopo un breve tratto orizzontale, l’ordigno si alzò di qualche centinaio di metri e iniziò la discesa velocissima verso il carro russo. Così stavano facendo gli altri componenti della squadra: man mano che comparivano gli altri carri della colonna, facevano partire i Javelin.

    Uno sbuffo sulla torretta del primo carro russo fece capire che il missile era andato a segno. Le urla di gioia di Anton furono interrotte da una fortissima esplosione. Un drone suicida Lancet aveva individuato il plotone ucraino e si era abbattuto proprio sulla squadra di Anatoliy.

    Anton era riverso a terra, con fiotti di sangue che continuavano ad uscire dalla gola. Anton non sarebbe più tornato a Mariupol dove suo fratello stava combattendo per difendere fino all’ultimo uomo la città. Anton non c’era più su questa Terra.

    Introduzione

    Perché morire per Bakhmut?

    Quando il 22 febbraio 2022 la Russia ha iniziato a inviare colonne di mezzi militari nel Donbas per rinforzare il dispositivo delle milizie locali che si contrapponevano da alcuni anni all’esercito ucraino, molti ritenevano che fosse l’incursione limitata di cui aveva parlato pochi giorni prima il presidente statunitense Biden e che aveva lasciato interdetti un po’ tutti, compreso il presidente ucraino Zelensky. Alla fine però l’attacco massiccio effettivamente c’è stato, innescando una guerra grande che l’Europa non vedeva da ottanta anni.

    Davanti alle immagini dei bombardamenti e delle colonne di carri armati del secondo esercito del mondo che penetravano in territorio ucraino, sono stati in molti a dover ammettere di non aver predetto un evento del genere in piena Europa orientale. Eppure a partire dal 2014 l’Ucraina era stata teatro di azioni militari russe in Crimea e di scontri tra milizie filo russe e esercito ucraino nel Donbas.

    A fine 2021 – inizio 2022 c’erano state delle avvisaglie che peraltro, come in tante altre occasioni, non erano mai sfociate in un confronto armato: dichiarazioni bellicose da parte del presidente russo Vladimir Putin, imponenti esercitazioni militari russe a ridosso dei confini ucraini anche in Bielorussia, movimenti di truppe all’interno delle regioni indipendentistiche del Donbas. Pochissimi avevano creduto ad un attacco in forze così esteso e invece Putin non si era limitato a coinvolgere il solo Donbas nella sua cosiddetta operazione militare speciale.

    La situazione, non solo militare, è sempre stata molto fluida, con continue mutazioni, e anche per questo è stato difficile spiegare e motivare l’attacco russo all’Ucraina basandosi solo sulle dichiarazioni dei leader e sulle scarse notizie che rimbalzavano e continuano ad essere diffuse in maniera confusa nel mondo dell’informazione.

    Il presidente Putin aveva illustrato a modo suo le ragioni dell’attacco: smilitarizzare e denazificare l’Ucraina. Ma c’è da chiedersi se quelle erano giustificazioni o vere e proprie motivazioni. Probabilmente le vere spiegazioni andavano ricercate nella volontà di far cadere un regime a lui ostile e riprendersi territori oggi appartenenti a una nazione che in passato era parte integrante e importante dell’URSS (non della Russia), e che secondo il suo punto di vista negli ultimi anni si è proditoriamente avvicinato a Unione Europea, USA e NATO, cosa inaccettabile per la sicurezza di Mosca. Recentemente questo suo punto di vista lo ha esplicitato in maniera chiara, se mai ce ne fosse stato bisogno.

    Per la NATO, l’Unione Europea e gli altri paesi occidentali, come la Gran Bretagna, si è trattato di una vera e propria invasione, dell’inizio di un conflitto armato di vasta portata, mentre per il Cremlino continua a essere venduta come un’azione necessaria, avviata inizialmente per difendere i russi del Donbas dalla presunta pulizia etnica da parte dei nazionalisti ucraini e trasformatasi poi in qualcosa di più articolato per riprendere il controllo di aree considerate storicamente russe, ben al di là del Donbas. In altre parole, un revanscismo molto pericoloso, specialmente per le ex nazioni del Patto di Varsavia. Ma dal punto di vista russo è pur sempre da considerare una Operazione militare speciale e non un vero e proprio stato di belligeranza. Tanto è vero che non è mai stata formulata una dichiarazione di guerra.

    1.

    I protagonisti

    L’Ucraina ha una superficie doppia rispetto all’Italia, con 42 milioni di abitanti rispetto ai nostri quasi 60 ma con un PIL venti volte più basso. Rispetto all’immensa Russia, l’Ucraina ha un PIL tredici volte minore ma è contestualmente molto importante per posizione geografica e risorse economiche.

    Abitata dal 32.000 a.C., tutta la zona meridionale, compresa quindi la Crimea, ha poi fatto parte anche dell’Impero Romano. Nel Medioevo la regione costituì il punto centrale della cultura degli slavi orientali, in particolare con la Federazione tribale della Rus’ di Kiev, che rappresentò il più antico stato organizzato slavo-orientale e base dell’identità di molti popoli, tra i quali quello ucraino. A partire dal tredicesimo secolo, dopo l’invasione mongola, l’attuale Ucraina fece parte della Confederazione polacco-lituana, poi dell’Impero austro-ungarico, dell’Impero ottomano e infine del Regno russo. Durante i secoli diciassettesimo e diciottesimo prosperò un etmanato cosacco, ma il suo territorio fu infine diviso tra Polonia e Impero russo.

    I primi veri segnali della volontà del popolo ucraino (o almeno una parte di esso) di staccarsi dalla Russia si ebbero tra il 1917 e il 1922. In quel periodo scoppiò una guerra civile che contrappose gli ucraini bolscevichi filo russi agli ucraini nazionalisti. Questi ultimi ebbero la peggio e la Repubblica socialista sovietica ucraina, insieme alla Repubblica socialista federativa sovietica russa e ad altre due Repubbliche, quella della Bielorussa e la Transcaucasica, furono membri fondatori, esattamente nel 1922, dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS).

    L’Ucraina pertanto era formalmente una repubblica indipendente, ma la Russia continuava a essere percepita da molti ucraini come una presenza ingombrante, così come accadeva in altre repubbliche sovietiche che si erano man mano aggregate all’URRS, provocando dappertutto spinte autonomiste dalle caratteristiche più o meno violente. La Seconda Guerra Mondiale divenne l’occasione per far rinascere forte lo spirito indipendentista dei nazionalisti ucraini, tanto che alcuni di loro considerarono i tedeschi dell’Operazione Barbarossa dei liberatori. Se da una parte circa 30 mila ucraini si arruolarono nelle SS tedesche, tantissimi altri soldati fecero parte dell’Armata Rossa e dei tanti eserciti che combattevano il nazifascismo mentre altri ancora, su ispirazione del capo politico Bandera, costituirono formazioni armate in veste inizialmente antitedesca e poi antirussa, dando luogo nel 1942 all’Esercito Insurrezionale Ucraino (Ukrains’ka povstans’ka armija – UPA) del Generale Suchevic. Le attività militari di quest’organizzazione proseguirono anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, fino all’assassinio di Suchevic nel 1950 e la cessazione di ogni attività ostile nel 1954. Forse fu proprio per chiudere un ciclo storico controverso che nel 1954 Nikita Kruscev, all’epoca primo Segretario del Partito Comunista sovietico, promosse la cessione della Crimea all’Ucraina con la giustificazione di voler commemorare il 300º anniversario del Trattato di Pereyaslav tra i cosacchi ucraini e la Russia e cementare l’amicizia tra i due paesi.

    In realtà, secondo il censimento del 1959, circa il 70% della popolazione della Crimea era russo e il 23% ucraino, più altre etnie minori.

    Nel 2014 Putin affermava che la popolazione totale della penisola era di 2,2 milioni di persone, di cui circa 1 milione e mezzo russi, 350

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1