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Un oceano illimitato di coscienza: Risposte semplici alle grandi domande della vita
Un oceano illimitato di coscienza: Risposte semplici alle grandi domande della vita
Un oceano illimitato di coscienza: Risposte semplici alle grandi domande della vita
E-book465 pagine5 ore

Un oceano illimitato di coscienza: Risposte semplici alle grandi domande della vita

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Info su questo ebook

La vita ha uno scopo recondito, un disegno segreto, una logica significativa, un obiettivo da raggiungere? Perché siamo qui? Da dove veniamo e dove andremo quando ce ne andremo? Perché dobbiamo lottare? Possiamo scegliere? Siamo liberi o siamo invece schiavi del destino, delle leggi della natura o di Dio?
Come esseri senzienti che desiderano mantenere il controllo della propria vita, queste domande sono fondamentali, e tutti finiscono per fare supposizioni o abbracciare convinzioni su molte di esse. Queste convinzioni diventano la nostra visione di fondo del mondo che influenza tutto ciò che facciamo.
Mi sono rivolto allo studio della medicina, della psichiatria e della neurologia per capire perché, sebbene siamo così simili, possiamo avere opinioni, mentalità e punti di vista così diversi. Ma le risposte alle mie domande fondamentali erano troppo complesse e astratte per un’indagine scientifica. È stata la Meditazione TrascendentaleTM che mi ha permesso di esplorarle attraverso l’esperienza diretta, invece che attraverso l’analisi e la deduzione.
Questo libro è dedicato a tutti i ricercatori della conoscenza, scienziati, filosofi, insegnanti, leader saggi e guide che indagano i segreti del funzionamento della natura e si sforzano di migliorare la vita sulla terra.
LinguaItaliano
EditoreArmenia
Data di uscita24 mag 2023
ISBN9788834436615
Un oceano illimitato di coscienza: Risposte semplici alle grandi domande della vita

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    Anteprima del libro

    Un oceano illimitato di coscienza - Tony Nadier

    Prologo

    In questo libro, che è una vera e propria pietra miliare, il Dr. Nader offre alcune idee che possono cambiare il mondo. Egli fornisce soluzioni profonde a domande che hanno a lungo affascinato e stuzzicato la curiosità di filosofi e di scienziati affrontando temi diversi come: Qual è lo scopo della vita? Che cosa sono il bene e il male? Che cos’è la coscienza? Abbiamo la libertà? Nell’universo vigono la legge e l’ordine o c’è il caos? Come sanare le differenze tra atei e credenti, determinismo e scelta? Come trarre il meglio dalla propria vita, realizzare i propri desideri e creare pace e armonia tra i popoli e le nazioni? Egli offre queste soluzioni basate su un semplice paradigma di base che unifica la mente, il corpo e l’ambiente in un unico oceano di puro Essere, pura Coscienza. Una lettura obbligata per tutti coloro che cercano risposte ai misteri della vita, la verità assoluta e definitiva.

    David Lynch

    Capitolo 1

    L’inizio

    «Lo scopo della vita è l’espansione della felicità» disse, prima di aggiungere: «La vita è beatitudine e la sofferenza non è necessaria».

    La guerra civile che infuriava intorno a me, la sofferenza con cui venivo a contatto al pronto soccorso, i conflitti tra persone che combattevano o addirittura si uccidevano per idee, fedi, convinzioni politiche ed economiche e una miriade di altre cose erano in contrasto con quello che diceva. Eppure egli irradiava attraverso lo schermo televisivo qualcosa di genuino e credibile. Il suo contegno e il suo discorso erano fonti di ispirazione. Sono stato ispirato a guardare e ascoltare ancora.

    Negli undici anni trascorsi in una scuola gesuita francese nel periodo della mia formazione primaria e secondaria, avevo sviluppato un forte interesse per la teologia e la filosofia. Il piacere, la gioia, la sofferenza, il rimorso e la colpa erano i principali temi di discussione. Naturalmente, nessuno desidera soffrire. A ogni livello di ricchezza e istruzione, in ogni cultura e tradizione, fra tutte le etnie, i generi e le fedi e nel corso dei tempi, le persone hanno desiderato più felicità, più amore, più sicurezza, più suoni gradevoli da ascoltare, più cibo saporito da mangiare, più potere, più soldi, più bellezza e fascino.

    Ma quali che siano le conquiste, la maggior parte delle persone finisce un giorno o l’altro per non essere pienamente soddisfatta di ciò che ha. È l’avidità o è la forza naturale dell’evoluzione che ci spinge verso una sempre maggiore soddisfazione? Il nostro intelletto discriminante può certamente portarci verso valori più elevati, lo spirituale e il divino. Possiamo superare i nostri istinti primari ed elevarci al di sopra del dolore e della sofferenza, persino abbracciare il sacrificio per un bene superiore, ma certamente preferiremmo che la sofferenza non fosse mai necessaria.

    Durante il primo anno dei miei studi di medicina all’American University di Beirut, in Libano scoppiò una terribile e devastante guerra civile tra musulmani e cristiani. Erano in gioco diversi principi ideologici, politici, razziali ed economici. Durò 15 anni con un bilancio di circa 120.000 morti e sofferenze indicibili per quel piccolo paese di meno di quattro milioni di abitanti. Avevo deciso di studiare medicina per alleviare la sofferenza, ma anche nella speranza di scoprire attraverso la scienza i segreti del funzionamento della mente e del corpo umano che guidano il comportamento delle persone.

    La vita è beatitudine era ben lungi dall’essere la mia comprensione ed esperienza a tutti i livelli, individuale, nazionale e internazionale.

    La pienezza, l’interezza, la pace imperturbabile, l’amore incondizionato, la compassione illimitata, l’equità infallibile e la perfezione incrollabile, tutti sembravano ideali che non appartengono alla nostra quotidiana sorte umana. Questi ideali sono forse riservati solo all’aldilà, in qualche sfera celeste? Ci sono pochi individui che dopo grandi prove e tribolazioni hanno avuto momenti fugaci o solo un assaggio di completezza e beatitudine. Alcuni, dopo aver sperimentato un rapimento spirituale, hanno trascorso il resto della vita in isolamento da reclusi alla ricerca della comunione divina. Alcuni sono diventati santi di varie religioni e sistemi di convinzioni.

    Ed ecco qualcuno in un programma televisivo che quasi rendeva normali ai miei occhi le gigantesche e rare conquiste che avevo sognato ma che non avevo mai pensato che potessero essere alla mia portata. Stava dicendo che non solo tutti possono sperimentare e vivere questi ideali, ma che era facile, naturale e persino un diritto di nascita per tutti. Non era necessaria una vita solitaria. Non dovevo abbandonare le mie convinzioni o la mia devozione a Dio nel modo in cui lo conoscevo. Potevo ancora perseguire la mia passione per la conoscenza, la scienza e la medicina nel mio desiderio di vivere una vita degna di essere vissuta e fare la differenza dove potevo. Non erano necessari né sacrificio, né sofferenza, né dolore.

    Maharishi Mahesh Yogi, l’oratore che avevo visto in televisione, era un fisico indiano, che divenne monaco sull’Himalaya sotto la tutela di Shankaracharya Brahmananda Saraswati, il più venerato rappresentante e la massima autorità del Veda e della Tradizione Vedica, l’antica conoscenza da cui provengono lo yoga, la meditazione, l’Ayurveda e molte altre discipline. Maharishi parlava del suo maestro con grande devozione e rispetto chiamandolo Guru Dev, che significa maestro divino. Più guardavo Maharishi e più mi sentivo affascinato. Parlava della coscienza in modi che non avevo mai sentito prima: pura Coscienza, coscienza profonda interiore e stati superiori di coscienza. Diceva: «La pura Coscienza è un serbatoio infinito di creatività e intelligenza» e «Il livello unificato ultimo dell’Essere è il vero sé di tutto e di tutti».

    Quello che sapevo sulla coscienza erano i tre stati principali – sonno, sogno e veglia – così come gli stati alterati che le persone hanno con droghe, lesioni o malattie. Non stava certamente parlando di allucinazioni indotte da droghe, autosuggestione o trance ipnotica. Maharishi ha descritto il suo metodo per sperimentare e vivere la pura Coscienza come una tecnica mentale naturale, facile e che si può praticare in autonomia, una tecnica che acquieta tutte le attività della mente fornendo un riposo molto profondo mentre si rimane svegli e vigili. Ha detto che si trascende tutta l’attività della mente e si va in profondità nel proprio sé interiore. È qui che si sperimentano la pace, la felicità e la libertà dalle limitazioni.

    In vari discorsi che ho sentito in seguito, c’erano relazioni di leader di successo in molti campi che descrivevano la loro esperienza della trascendenza e i suoi effetti nel creare equilibrio nella mente, nel corpo e nel comportamento. Parecchie celebrità di fama mondiale hanno fornito testimonianze descrivendo gli innumerevoli modi in cui ha migliorato le loro vite. La coscienza è sicuramente centrale nella nostra vita, poiché tutto ciò che pianifichiamo, pensiamo, sentiamo e sperimentiamo avviene nella nostra consapevolezza – la nostra coscienza. Non mi sarei mai immaginato però che senza medicine o droghe la coscienza potesse essere ravvivata o trasformata o che lo sviluppo della coscienza potesse migliorare la mente, il corpo e il comportamento umano. Qual era la natura della coscienza e come poteva portare a tali risultati? Come era possibile essere coscienti senza alcun pensiero?

    In quel periodo Robert Keith Wallace, uno studente dell’Università della California, Los Angeles (UCLA) aveva descritto, nelle sue ricerche pubblicate e nella sua tesi di dottorato, un quarto importante stato di coscienza diverso dal sonno, dal sogno e dalla veglia. Questo quarto stato è caratterizzato da cambiamenti fisiologici, elettro-encefalografici e mentali diversi da quelli di sonno, sogno e veglia. Wallace lo ha descritto come uno stato di tranquilla vigilanza o veglia ipometabolica. Lui e altri hanno scoperto che questa unione di riposo profondo e di vigilanza, ottenuta attraverso la pratica della tecnica della Meditazione Trascendentale (TM)¹ come insegnata da Maharishi, portava benefici a lungo termine, alcuni dei quali includevano riduzione dell’invecchiamento biologico, decremento dei ricoveri ospedalieri, normalizzazione della pressione sanguigna, diminuzione dell’ansia e marcata riduzione dello stress mentale e fisico con migliori risultati generali di salute.

    Qualche mese prima dell’incontro televisivo con Maharishi, avevo letto un articolo che descriveva la scoperta dei fisici Weinberg, Glashow e Salam, nel 1968, di un livello della natura che mostra come forze apparentemente diverse come l’elettricità, il magnetismo e la forza responsabile del decadimento radioattivo sono, in realtà, unificate alla base. L’articolo affermava che secondo i fisici sembra che tutto ciò che osserviamo a livello superficiale di manifestazione provenga da un unico campo unificato. Tutti gli oggetti, i minerali, la vita organica, gli alberi, gli animali e gli esseri umani in definitiva hanno origine da un campo unificato di tutte le leggi della natura. Nel 1979 Weinberg, Glashow e Salam hanno vinto il premio Nobel per la loro scoperta.

    John Hagelin, laureato in Fisica ad Harvard e ricercatore presso il Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare (CERN), dove oggi si trova il più grande e potente acceleratore di particelle del mondo, lavorava a stretto contatto con Maharishi sulla possibile connessione tra la pura Coscienza e il campo unificato di tutte le leggi della natura. Hagelin in seguito ha dedicato la sua carriera all’esplorazione di una teoria completamente unificata della natura e alla misura in cui essa corrisponde, dal punto di vista della fisica, alla pura Coscienza.

    Quindi c’era già qualche ricerca seria sui benefici della Meditazione Trascendentale, e sebbene sembrasse inverosimile, potevo vedere dei paragoni potenzialmente plausibili dal punto di vista della fisica tra la pura Coscienza e la sorgente unificata di tutta la materia. Ho misurato il rischio rispetto al beneficio e ho deciso di provare la Meditazione Trascendentale di Maharishi, pensando che non avevo nulla da perdere tranne qualche dollaro e 20 minuti due volte al giorno per qualche giorno nel caso non avesse funzionato per me. Dopo tutto, come aveva detto Maharishi, ridendo: «La prova del budino è nel mangiarlo!».

    Ho sperimentato che la mia mente si assestava in un luogo che non avrei mai immaginato possibile. Nessun pensiero, nessuna immagine, nessuna paura, nessun confine, nessuna preoccupazione – solo puro essere, puro profondo silenzio interiore, pace interiore, ma con una vigilanza illimitata, un risveglio senza limiti. La mia mente trascendeva tutte le esperienze sensoriali e mentali in uno stato assoluto di non cambiamento. Allo stesso tempo sembrava reale. Era il senso più astratto di pura esistenza in pace ma palpabile come qualsiasi esperienza sensoriale. Mentre fluttuavo in questa serenità, tutto svaniva ma allo stesso tempo non mancava nulla. L’istruttore che mi aveva insegnato questa tecnica antichissima, che aveva descritto come lo yoga supremo della mente, la Meditazione Trascendentale, non poteva nascondere la sua gioia nel sentire la mia esperienza, e commentò: «Quello che hai sperimentato era pura Coscienza, il tuo vero Sé con la S maiuscola, e quel Sé è il sé di tutto e tutti». Rise e aggiunse: «Ora conosci te stesso!».

    Fu un’esperienza così inaspettata che mi chiesi quanti altri l’avessero avuta e se l’avrei mai avuta di nuovo. A volte, a seconda del giorno e delle circostanze, l’esperienza soggettiva era diversa, ma stabilità e felicità crescevano sempre più nella mia vita ad ogni trascendenza. Milioni di persone l’hanno provata e, a seconda del loro livello di stress individuale e della regolarità della pratica, hanno avuto esperienze simili. Non contava solo la profondità dell’esperienza nella meditazione, ma soprattutto i suoi benefici nella vita quotidiana.

    Avanti veloce di 25 anni, durante i quali ho completato la mia formazione medica e scientifica ad Harvard e al Massachusetts Institute of Technology, ho trascorso un tempo prezioso imparando la coscienza sotto la guida di Maharishi, e ho esplorato le similitudini tra le moderne scoperte scientifiche oggettive e le antiche espressioni soggettive della conoscenza disponibili nei Veda e negli insegnamenti di varie scuole di pensiero. E mi sono trovato seduto con Maharishi che mi ha chiesto di assumermi la responsabilità più inaspettata.

    Mi disse: «Tu rappresenterai me, Guru Dev e la Tradizione Vedica per assicurare che l’insegnamento ovunque, ora e in futuro, continui nella sua purezza e sia reso ampiamente disponibile a beneficio di tutti».

    Negli anni in cui sono stato con lui, Maharishi mi ha insegnato ad essere semplice, a tenere la mente aperta e a imparare a vedere con il cuore oltre che con gli occhi. Le domande più grandi spesso hanno risposte semplici.


    1 Transcendental Meditation®, TM, TM-Sidhi, e altri termini usati in questa pubblicazione sono marchi commerciali detenuti da Associazione Meditazione Trascendentale Maharishi in licenza da Maharishi Vedic University ltd o da Maharishi Foundation e sono registrati in molti paesi del mondo, compresi gli USA e l’UE.

    Capitolo 2

    Alla ricerca di un significato

    La vita ha un disegno segreto, una logica significativa, un obiettivo da raggiungere? Perché siamo qui? Da dove veniamo e dove andremo dopo la morte? Ognuno di noi è sul proprio cammino con le proprie preoccupazioni e il proprio destino individuale e indipendente? Per cosa dovremmo lottare? La salute, la felicità, fare soldi, essere migliori degli altri, compiere la volontà di un essere divino? Possiamo scegliere? Siamo liberi o schiavi del destino, governati o controllati da qualche forza, dalle leggi della natura o da Dio? O viviamo in un universo caotico, sballottati dalle situazioni e dalle circostanze? Qual è la sorgente del male?

    Come esseri coscienti che desiderano mantenere il controllo della propria vita, queste domande non sono solo rilevanti, sono fondamentali. Tutti finiscono per fare delle supposizioni o sottoscrivere fermamente delle convinzioni su molte di esse, a un chiaro livello sia cosciente sia non cosciente! Queste credenze o convinzioni diventano la nostra visione del mondo sottostante che influenza tutto ciò che facciamo. Modellano le nostre vite come fondamento del nostro pensare, sentire e comportarci.

    Agiamo come se potessimo cambiare, giudichiamo come se ci fosse una responsabilità, combattiamo come se ci fosse uno scopo. L’ignoranza ci spaventa. Alla ricerca di un significato, di fronte alla calamità, quando siamo disperati, potremmo incolpare noi stessi o prendercela con gli altri. Potremmo inchinarci a un potere soprannaturale invisibile e chiedere perdono o sollievo e fine o persino pianificare la vendetta.

    Per coloro il cui universo è creato da un Dio onnisciente e onnipotente che gestisce ogni dettaglio, la vita è vista come parte di un disegno perfetto che richiede l’abbandono e persino la disponibilità a combattere e morire per compiere la volontà divina. Questo porta a varie regole, rituali e modi di pensare, agire, adorare e sacrificare temendo l’ira di Dio o rifugiandosi nella Sua compassione.

    All’altro estremo, l’universo può essere visto come un caotico pasticcio di particelle interagenti e forze fisiche che portano all’ordine per tentativi ed errori, come nell’evoluzione delle piante, degli animali e degli esseri umani. Si affermano la legalità, le usanze, le tradizioni e le regole delle buone maniere, ma c’è anche una competizione per la sopravvivenza del più forte, il più informato, il più consapevole e attento. Le interpretazioni machiavelliche potrebbero arrivare a suggerire che si può fare ciò che si vuole senza regole prestabilite, senza progetto, senza legge, senza responsabilità. Ruba, uccidi, sopravvivi senza pietà, arraffa e accumula tutto quello che puoi in una giungla spietata, tra squali affamati, finché non vieni catturato da altri, da qualche sistema legale, o da una folla in una società che è più grande e più forte di te.

    Tra la moltitudine di opinioni e fedi, esiste una suprema verità universale? Cosa ha rivelato l’approccio scientifico? Esiste una visione del mondo, un paradigma, un denominatore comune che possa conciliare la scienza con la filosofia e la spiritualità, l’ateismo con vari tipi di monoteismo e politeismo, e spiegare la coesistenza degli opposti? È possibile che nel nostro universo ci siano simultaneamente caos e ordine? Può esistere un disegno prestabilito e allo stesso tempo un’evoluzione per tentativi ed errori? La libertà è compatibile con la legge deterministica? Potrebbero avere ragione sia l’empirista sia l’idealista?

    Queste e altre domande simili non erano semplici curiosità per me. Ho dedicato la mia vita alla ricerca di risposte, approfondendo i testi religiosi e le loro varie interpretazioni e familiarizzandomi con diverse scuole di filosofia. A volte mi sembrava che le persone vivessero in universi diversi. Mi sono rivolto allo studio della medicina, della psichiatria e della neurologia per capire perché, pur essendo così simili, possiamo avere opinioni, mentalità e punti di vista così diversi. Come fa il sistema nervoso umano a produrre la mente con i suoi capricci che ci portano ad andare in tutte le direzioni, e anche a motivare alcuni a combattere e uccidere per amore degli ideali o al servizio del proprio Dio?

    Se davvero è il sistema nervoso fisico a produrre la coscienza, credevo di poter contribuire a trovare delle risposte diventando uno scienziato, conducendo ricerche sul funzionamento del cervello. Tuttavia, la conoscenza disponibile e le tecniche scientifiche erano per forza di cose frammentate. Le risposte alle mie domande fondamentali erano troppo complesse e astratte per poter essere oggetto di un’indagine scientifica. Cos’è che chiamiamo campo materiale e fisico, comunque?

    La fisica descrive la materia come costituita da atomi, a loro volta costituiti da particelle elementari che sono eccitazioni di campi energetici sottostanti, progressivamente più unificati e non-locali. Come possono i sentimenti, le funzioni cognitive, la consapevolezza e la coscienza che sostiene tutte le esperienze soggettive emergere da questi campi di energia? Lo fanno realmente?

    Per tutto questo tempo ho continuato a praticare la Meditazione Trascendentale. Per cercare di capire quanto più possibile sull’universo, aveva sempre più senso iniziare a conoscere ciò che è più vicino a me: il mio sé. La Meditazione Trascendentale mi ha rivelato la conoscenza attraverso l’esperienza diretta piuttosto che attraverso l’analisi e la deduzione. Ho preso un congedo dal mio lavoro medico e scientifico per diventare un insegnante di MT sotto la guida di Maharishi Mahesh Yogi, il quale ha introdotto in occidente la MT, una tecnica mentale che proviene dall’antica tradizione Vedica e dallo yoga dell’India. Maharishi ha insegnato che la Coscienza è primaria piuttosto che solo un prodotto del cervello umano. Come può essere? Ha senso?

    Una cosa è certa: se non fossimo esseri coscienti, niente di tutto questo avrebbe importanza. Agiremmo, ci comporteremmo e reagiremmo in modo istintivo, automatico e robotico. Senza coscienza non ci sono domande, non c’è scelta, non c’è libertà, non c’è responsabilità. Non ci sarebbero sogni, sentimenti, speranze, desideri, dolore o gioia. La coscienza è lo schermo indispensabile che esprime, sostiene e persino modella tutta la conoscenza e l’esperienza.

    Partendo da uno sguardo nella profondità di cos’è la coscienza, e basandomi sulla conoscenza antica e sulla scienza moderna, condivido in questo libro le risposte e le conclusioni che ho raggiunto riguardo a queste domande esistenziali, e i benefici pratici, la realizzazione, la chiarezza e la pace che le risposte e le conclusioni possono dare.

    Capitolo 3

    Mente e materia

    Nelle lingue romanze come lo spagnolo, il francese, l’italiano e il portoghese, la parola coscienza ha due significati. Un significato si riferisce alla moralità: il senso di ciò che è giusto o sbagliato o del bene e del male come guida al comportamento corretto secondo la legge morale. In inglese, la parola sarebbe conscience. L’altro significato si riferisce alla consapevolezza e alla vigilanza, come essere consapevoli degli oggetti nel proprio ambiente e dei propri pensieri, sentimenti, stati d’animo e della propria identità. In inglese, la parola è consciousness. I due significati possono essere correlati in molti modi, tuttavia è importante notare che in questo libro il termine coscienza si riferisce alla consapevolezza, alla veglia e alla capacità di essere coscienti delle cose (consciousness in inglese) piuttosto che alla moralità, al dovere e alla responsabilità (conscience in inglese).

    La questione di cosa sia esattamente la coscienza ha affascinato i filosofi fin dai tempi antichi. La coscienza è stata spesso descritta come qualcosa di diverso o altro da ciò che definiamo campo materiale o fisico.

    Se ci fossero due diverse realtà nel nostro universo – una astratta (coscienza, mente, spirito) e una concreta (energia, campo fisico, materia) – come farebbero a comunicare tra loro? Come interagisce il campo fisico con il non-fisico e viceversa? Come si relaziona e comunica l’astratto con il concreto?

    Se c’è un creatore non-fisico, come fa a creare la materia, o da dove prende l’energia fisica che trasforma nell’universo?

    I fisicalisti² d’altra parte ritengono che la coscienza e tutto ciò che è astratto o legato alla spiritualità (compresi i sentimenti di amore, compassione, dolore, felicità ecc.) sia un prodotto della fisica. La coscienza sarebbe quindi una proprietà emergente risultante dalla riorganizzazione di particelle, atomi, molecole, cellule e così via in un sistema nervoso che in qualche modo diventa consapevole e sperimenta varie qualità di coscienza con sentimenti, emozioni e pensieri. Per i fisicalisti, la questione di come la fisica crei la coscienza rimane al di là di un accenno anche remoto di una possibile risposta.

    Invertire il problema dell’origine della coscienza

    Se la materia e il campo fisico sono tutto ciò che esiste e sono la vera sorgente della coscienza, allora cos’è la materia? Da dove emerge? Sappiamo che la materia è energia, e ci sono diverse manifestazioni di energia come l’elettricità, il magnetismo e la gravità. Gli scienziati hanno però scoperto che energie e campi di forza superficialmente distinti sono fondamentalmente unificati. L’elettricità e il magnetismo, per esempio, sono manifestazioni diverse di un campo: il campo elettromagnetico. I fisici ora ritengono che tutti questi campi di energia e forza emergano da un unico campo unificato. Lo studio in fisica delle più piccole particelle o costituenti della materia ha rivelato un livello quantistico che ha casualità, incertezza e non-località. I costituenti ultimi della materia non sono localizzati nel tempo e nello spazio. Sulle piccole scale quantistiche, i concetti classici di materia, energia, tempo e spazio non reggono. L’origine della materia è quindi immateriale.

    L’antica conoscenza disponibile nei Veda, in particolare nel Vedanta come riportato alla luce da Maharishi, descrive la sorgente di tutto, il campo fisico e materiale, come un campo di Coscienza. Molti filosofi, pensatori e scienziati nel corso della storia e in tempi recenti hanno postulato concetti simili.

    Ho lavorato direttamente con Maharishi per più di vent’anni su questo tema centrale. Basandomi su risultati di ricerche teoriche e pratiche, mi sono convinto che la Coscienza è la base non solo degli aspetti mentali e spirituali della vita, ma anche di tutto ciò che chiamiamo materia ed energia. Quindi in questo libro suggerisco di invertire l’enigmatico problema di come la materia porti o crei la coscienza, affermando che è la Coscienza che crea la materia, o più precisamente, è la Coscienza che appare come materia.

    Propongo un’idea molto radicale: La Coscienza è tutto ciò che c’è. Questo è ciò che i filosofi chiamerebbero un tipo speciale di monismo: un idealismo monistico dove la Coscienza è tutto ciò che c’è e non c’è nulla al di fuori della Coscienza.

    La Coscienza è tutto ciò che c’è

    Il problema fondamentale perciò diventa: come fa la Coscienza a creare o apparire effettivamente come materia e perché questo è importante? Quale potrebbe essere il suo significato nella filosofia così come nella scienza? Ha un impatto sul credo personale, sulla religione o sull’etica? Risponderebbe alle domande sullo scopo della creazione e sul significato della vita? Potrebbe far luce su legge, ordine, caos, libertà, determinismo, bene e male? Perché esiste la sofferenza? Può contribuire alla felicità e alla realizzazione individuale e addirittura alla pace nel mondo? Rispondere a queste domande e temi potrebbe sembrare molto ambizioso, ma in questo libro presento risposte semplici alla visione del mondo. Cominciamo con una importante proposta, che più avanti formalizzeremo come assioma: c’è un unico campo di Coscienza che è completamente non-fisico e immateriale. È al di là del tempo e dello spazio e quindi non si può dire che abbia un inizio o una fine. Il concetto di qualcosa che inizia in un certo punto del tempo e finisce in un altro è valido in ciò che percepiamo come realtà fisica e materiale, ma non ha alcun significato in assenza del campo fisico e materiale. La Coscienza non è una cosa; non è niente di materiale! Allo tesso tempo è ogni cosa, e queste cose, come vedremo, sono prospettive all’interno della Coscienza che guarda il suo Sé da punti di vista infinitamente differenti.

    La prospettiva ortodossa dei filosofi e dei miei colleghi neuroscienziati è che la coscienza come fenomeno mentale e soggettivo deve necessariamente procedere o originare da una sorgente o base fisica. Si suppone che le nostre menti e tutto ciò che accade al loro interno, compresi i pensieri, i sentimenti e le percezioni, siano esclusivamente il prodotto dell’attività elettrica, biochimica o presunta meccanica quantistica nel cervello e nel sistema nervoso. Secondo questo punto di vista, la nostra soggettività – il mondo interiore che tutti noi abbiamo e amiamo, compresi i nostri ricordi, l’intelligenza, l’apprezzamento della musica e della bellezza visiva – è interamente dovuto a queste reazioni elettrochimiche e alle modifiche in corso nel cervello. Abbiamo pensieri e sentimenti o sperimentiamo percezioni quando deboli impulsi attraversano silenziosamente la corteccia visiva, o stimolano il sistema limbico provocando emozioni. Questo punto di vista è così profondamente inciso nella coscienza collettiva materialista che gli scienziati lo hanno raramente messo in discussione.

    Per molte ragioni sembra valido. Ma io propongo che non lo sia. La coscienza non è il prodotto di un sistema nervoso, di un cervello, di un corpo, o di qualsiasi altra cosa, piuttosto è la realtà fondamentale.

    In qualità di neuroscienziato sarei l’ultimo a negare tutti i modi in cui i processi fisiologici influenzano e colorano la nostra rappresentazione interiore di consapevolezza soggettiva. Senza dubbio ci sono molte prove che fanno sembrare che la Coscienza sia interamente un prodotto della fisiologia. Ma noi interpretiamo queste prove secondo gli occhiali che indossiamo – il paradigma o modello dell’universo attraverso il quale vediamo tutto – che insiste sul fatto che il campo fisico o materiale è ciò che è reale e che la coscienza, in qualche modo, non è reale.

    Cosa ci rende così sicuri?

    È una teoria a cui abbiamo creduto per trecento anni. È il modello scientifico, una cornice per i nostri pensieri e percezioni. È stato certamente un modello utile che ha catalizzato grandi conquiste umane, ma è solo un modello. Come il modello geocentrico dell’universo, l’universo classico, ad orologeria, ha problemi che non possono essere risolti dal suo interno. La scienza moderna affronta fenomeni a livello mentale e soggettivo della coscienza che non può comprendere. È anche sconcertata da scoperte inaspettate a livello materiale e fisico. Per esempio:

    I quanti atomici³ (come i fotoni e gli elettroni) che possono essere in molti posti allo stesso tempo fino a quando non vengono osservati e che possono comportarsi sia come particelle sia come onde.

    Le coppie di particelle aggrovigliate l’una con l’altra in modo che una misurazione dello spin⁴di una scatena uno spostamento opposto nell’altra, istantaneamente, ovunque nell’universo. Come fa ogni particella a sapere cosa accade all’altra?

    Una forza non identificata e misteriosa conosciuta come energia oscura che accelera l’espansione dell’universo, e la altrettanto sconosciuta materia oscura che conosciamo solo dal suo effetto gravitazionale sulla materia conosciuta. Insieme, l’energia oscura e la materia oscura, costituiscono circa il 96% dell’universo!

    Più velocemente si va nello spazio, più lentamente si invecchia, e gli oggetti diminuiscono in lunghezza; gli orologi rallentano e alla fine si fermerebbero a velocità relativistiche (avvicinandosi alla velocità della luce).

    Queste scoperte sono solo la punta dell’iceberg delle stranezze dell’universo che la scienza ancora non comprende.

    La proposta che la Coscienza è un campo unificato da cui emergono tutte le manifestazioni non è presentata qui come una fede filosofica o spirituale, ma come un paradigma che dà risposte alle domande più difficili sulla vita e sul vivere, e soluzioni agli enigmi più affascinanti che sia la scienza moderna, sia qualsiasi ricercatore della verità ultima e della comprensione devono affrontare.

    La Coscienza è un campo unificato

    da cui emergono tutte le manifestazioni

    In questo paradigma, scopriamo non solo il cosa e il come dell’essere, del divenire, del viaggio del sé e del processo di manifestazione, ma esploriamo anche il perché delle cose: perché in natura ci sono, ad esempio, forze di attrazione e di repulsione; perché ci sono entropia, incertezza e casualità insieme all’ordine, libertà insieme a determinismo, felicità e dolore, bene e male; e cosa possiamo fare per trovare uno scopo e rendere le nostre vite significative e appaganti.

    La capacità di risolvere molti misteri contemporaneamente è stata spesso, nella scienza, l’indicazione che una certa logica è sulla strada giusta. Per questo motivo esamineremo prima vari enigmi e paradossi della scienza, della filosofia e della spiritualità, ed evidenzieremo le principali domande che sorgono. Poi esamineremo come il nostro nuovo paradigma può affrontarle e portare chiarezza e risposte unificate alle domande e ai punti di vista apparentemente diversi e a volte contrastanti.

    Espandere la nostra prospettiva e andare oltre il modello attualmente avallato significa mettere in discussione uno dei principi del modo in cui viene portata avanti la scienza: la nozione materialista che tutto proviene da un’energia puramente fisica e che costituisce l’idea fissa che colora il pensiero della maggior parte delle persone nel nostro mondo e che viene presa come una verità assoluta. Perché non rivedere le nostre convinzioni fondamentali, non comprovate ma difese con fermezza? Nel corso della storia, preconcetti e pregiudizi hanno dimostrato di essere ostacoli che bloccano il cammino di chi cerca la vera conoscenza.

    Le scoperte scientifiche hanno sempre sconvolto paradigmi radicati e portato a una comprensione più profonda, più vera e più ricca.


    2 Fisicalisti: il fisicalismo è una teoria epistemologica del neopositivismo, secondo la quale le scienze umane dovrebbero essere organizzate secondo la metodologia delle scienze fisiche.

    3 Quanti atomici: il termine Quanto (dal latino quantum che significa quantità) denota in fisica quantistica sia il valore minimo che può assumere una certa grandezza in un sistema fisico, sia la minima variazione possibile di questo parametro, quando si passa da uno stato discreto ad un altro.

    4 Spin: si riferisce a una proprietà fisica delle particelle subatomiche, per cui ogni particella elementare ha un momento angolare intrinseco di valore fisso. È una proprietà intrinseca della

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