Come un petalo fra le pagine della memoria
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Come un petalo fra le pagine della memoria - Vanessa Di Paolo
Capitolo 1
Per un cuore-corallo
La loro casa era pieni di specchi ma senza finestre. L'ambizione, l'orgoglio, la possessione, la perfezione, la tirannia trovavano sempre il loro adeguato, elegante, sublime riverbero.
Neanche un baluginio sarebbe potuto sfuggire alla eco dell'ego che egemonizzava ogni respiro di quella casa galleggiante.
Specchi, come specchi d'acqua, bacini di bellezza e di violenza ai quali, il padrone di casa, attingeva, abbeverandosi, dissetandosi, avidamente, del suo io. Un io insano, manipolatore, millantatore, mortificante, logorroico, reo.
Ma nessuna finestra sarebbe potuta sopravvivere o trovare ragion d'essere in quella casa. Nessun segreto, nessuna apertura, seppur strettissima, nessun ingrato spiffero sarebbe potuto filtrare, sarebbe potuto eludere da quella casa piena di specchi.
Tutto, tutti erano chiamati a presentarsi al resto del mondo in modo minuzioso, tornito, acconcio, adeguato, specchiato: completo.
L'apparenza era più importante della sostanza, al punto che i problemi venivano vissuti con un senso di vergogna, di frustrazione, di intollerabilità, di frattura.
Eppure non era iniziata così, e niente presagiva che lo sarebbe diventato.
Valentina aveva attraversato varie forme del dolore, ma quando morì suo padre imparò che il dolore non ha fine, né pietà. Era un abisso così profondo, un vuoto così innaturale che guardandosi allo specchio, spesso, cercava di ricostruire la sua identità.
Voleva trepidamente ritrovare quei tratti, quelle espressioni, quei profili familiari che la facevano sentire amata, desiderata, protetta, memorabile, germogliante, degna di essere conservata perché preziosa: come un petalo fra le pagine della memoria.
Il suo papà, collezionista di antichi velieri, se ne andò all'improvviso, trascinando il suo cuore nella tempesta.
Fu in questo periodo della sua vita che Valentina conobbe Valerio. Si conobbero all'università. Valerio frequentava Scienze politiche, per diventare un diplomatico, mentre Valentina la Facoltà di Lettere.
Quel pomeriggio pioveva moltissimo e uscendo dall'università l'ombrello di Valentina, a causa del forte vento, si ruppe. Valerio che aspettava un suo amico, davanti alla Facoltà di Lettere, la notò, e non solo per questo piccolo particolare.
Si offrì di tenerla al riparo, fino alla fermata dell'autobus.
Riparo! Forse fu quella la sensazione che inconsciamente provò Valentina. Si sentì protetta, considerata, rassicurata?
Nei giorni successivi, con la scusa dell'amico, Valerio e Valentina si rividero. Senza rendersene conto, Valentina aspettava la fine delle lezioni, per rivedere Valerio.
Era bello, gentile, galante, perfino affascinante.
Scambiavano poche parole, ma quelle parole erano dette per essere ricordate, per rimbombare nella mente e per creare insperate possibilità di gioia.
Parole, da muovere con pazienza, intuizione, visione, creatività: come pedoni sulla scacchiera.
Un maestro di scacchi non cerca la mossa migliore: la vede
. Garri Kasparov
Valerio, le mosse, non le cercava, le vedeva. Era cresciuto con uno zio campione di scacchi e ne aveva sempre ammirato la determinazione, il genio, la mentalità da stratega, la rara maestria. Vederlo giocare lo affascinava e lo suscitava. Era sottilmente conscio, che quelle raffinate lezioni e non solo di scacchi, lo avrebbero ispirato, loro malgrado, nella vita.
Valerio era diventato adulto molto velocemente. I traumi relazionali, vissuti in famiglia, lo avevano fatto sentire poco protetto e troppo poco considerato, se non in corrispondenza dei suoi successi. I genitori vivevano i suoi umani limiti e fallimenti con l'intransigenza, l'insofferenza, l'impazienza di chi non sa amare.
Questo stato lo fece crescere con un senso di frustrazione e di rabbia, inducendolo a nascondere, sia agli altri sia a sé stesso, gli insuccessi e a negare i propri limiti. Da adulto, Valerio, manifestò questo mondo, ben celato, con un senso di esasperata superiorità e aggressività, fino al sadismo.
Un giorno accadde qualcosa che Valentina, col senno di poi, rimpianse amaramente.
Un'espressione semplice per definire un sentimento di solitudine e di deprivazione che la tenne prigioniera per anni: come un pavone blu in una gabbia rugginosa.
Fabrizio, il collega d'università, divideva l'appartamento con Valerio. Fabrizio aveva già notato Valentina, frequentavano gli stessi corsi, ma non si era mai avvicinato per conoscerla.
Quindi, quando Valerio fece quel gesto, in quel pomeriggio infausto e bugiardo di pioggia, si sentì quasi tradito. Stava solo aspettando il momento giusto, per parlarle, o forse semplicemente di trovare il coraggio per farlo. Ma Valerio lo precedette, inesorabilmente.
Ci sapeva fare Valerio, e di questo Fabrizio, ne era consapevole, suo malgrado. Non era la prima volta che lo vedeva all'opera. Ma questa volta, conoscendolo, non voleva che Valentina soffrisse come avevano sofferto le altre ragazze.
Durante il corso di Critica letteraria, aveva imparato ad apprezzare Valentina e non solo per la sua innegabile bellezza ma anche per la sua sensibilità, intelligenza, grazia espressiva. Era indubbio, Valentina, non gli era affatto indifferente, forse se ne stava innamorando.
Lei, probabilmente, si era accorta, che durante le lezioni la guardava, quasi ammirato, che quando parlava annuiva, come accompagnasse i suoi eleganti pensieri e che spesso fuggiva e poi cercava il suo sguardo, come in una danza complice.
Ma Valentina non amava illudere, millantare emozioni.