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L'ombra del Lupo
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L'ombra del Lupo
E-book308 pagine4 ore

L'ombra del Lupo

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Info su questo ebook

Ispirato alla storia di Alessandro Stewart - il Lupo del Badenoch.


Fergus Scott di Eildon viene inviato a nord per verificare le voci su una forza malvagia. Qui incontra Alistair Mor. Attirato in battaglia dalla magia, Fergus viene aiutato dalla dolce ma irascibile Seonaid.


Nel frattempo l'esercito di Donald delle Isole marcia contro Alistair e i problemi aumentano quando le streghe di Scozia si riuniscono per ricreare il Libro della Terra Nera.


Mentre le forze del bene e del male si incontrano, Fergus dovrà salvare sia la sua anima che il suo paese.

LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2023
L'ombra del Lupo

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    Anteprima del libro

    L'ombra del Lupo - Malcolm Archibald

    Uno

    Ottobre 1388

    Coprendo tristemente la lunga cresta della città sotto di esso, il castello di Edimburgo rabbrividiva nel freddo vento autunnale. Il vento urlava attraverso le feritoie dei merli grigi, agitava la bandiera contro il suo palo e alzava polvere e sporcizia in ogni angolo della fortezza. Mi strinsi nel mio cappotto di lana, conscio che questo fresco era solo un assaggio del lungo inverno davanti a noi ma più preoccupato per il messaggio che mi aveva portato qui.

    Dopo essere tornato sano e salvo dalla campagna di Otterburn, mi ero sistemato nella mia tranquilla torre all'ombra delle colline di Eildon e avevo mandato avanti il mio piccolo appezzamento. Avevo fatto ciò che potevo, aiutato il mio signore a vincere la sua battaglia e ora non volevo altro che una vita pacifica, ma proprio allora arrivò un cavaliere con un messaggio veloce.

    Fergus Scott? L'uomo non si fermò nemmeno a respirare mentre tirava le redini. Guardai in basso dal parapetto e annuii.

    Sono io.

    Allora Albany richiede la tua presenza.

    Il nome mi fece rabbrividire, come doveva, poiché Robert Steward, duca di Albany, era consanguineo del re e uno degli uomini più importanti del paese.

    Cerchi l'uomo giusto? chiesi. Non ho la ricchezza o il lignaggio sufficiente a interessare il signore di Albany.

    Sei Fergus Scott di Eildon Tower?

    Annuii.

    Allora indossa gli speroni, Sir Fergus, e cavalca verso Edimburgo. Albany richiede la tua presenza e non è un uomo che va fatto aspettare. E viaggia solo; Albany non vuole che tu sia impacciato da possidenti o servitori.

    Non sono Sir Fergus, dissi. Non sono un cavaliere... ma il cavaliere stava già facendo segno di sbrigarsi e lo assecondai. Nessuno che tenesse alla sua testa avrebbe fatto aspettare Albany e volevo che la mia rimanesse sulle mie spalle.

    Così percorsi le quindici leghe a nord verso Edimburgo, arrivando in una buia sera di ottobre, e salii sullo stretto crinale della città fino al grande castello sulla roccia. Ero già stato ad Edimburgo, con i suoi alti caseggiati e i suoi abitanti cupi, ma non avevo mai visitato il castello e mi sentivo un po' in soggezione mentre cavalcavo lungo il ponte levatoio e attraverso una sinistra entrata. La fortezza si innalzava davanti a me in uno splendore regale, torre dopo torre, mura dopo mura merlate costruite con la pietra grigia di Edimburgo.

    Quali sono i tuoi affari, cavaliere? La guardia era svogliata ma rispettosa come avrebbe dovuto essere, avendo a che fare con qualcuno che indossava la livrea dei Douglas.

    I miei affari sono con il signore di Albany, gli dissi pomposamente.

    Allora seguimi, cavaliere, disse. Non sembrava intimorito dalla mia affermazione. Senza dubbio era abituato alla presenza del duca.

    Io ero abituato ai castelli e alle torri dei confini, ma questo era tutto nuovo. Eildon Tower, come molti altri, era alta quattro piani, con una singola stanza per ogni piano ed era difeso da una facciata continua. L'intera torre sarebbe stata adatta alla corte esterna di Edimburgo, con strati di fortificazioni difensive, ognuna costruita in roccia vulcanica. Non ne avevo mai viste di simili e rabbrividii mentre la mia guida mi conduceva attraverso un altro cancello nel cuore di questa grande cittadella.

    Gli edifici circondavano questa corte interna con un'altra torre di fronte e ampie finestre che vi si affacciavano. Avere finestre così larghe in un castello mostrava grande fiducia nelle difese esterne. Una compagnia di guardie mi guardò, con la fredda luce autunnale che si rifletteva sugli scuri e sulle corazze.

    Da questa parte, ordinò la mia guida, e fui condotto nel più impressionante degli edifici, con una splendente tappezzeria a coprire i muri, torce accese in supporti decorati e una porta borchiata che si apriva davanti a me.

    La stanza era come nient'altro avessi mai visto, un grande vestibolo con un soffitto di travi, pareti coperte di seta e raso con in mostra una magnifica collezione di armi. C'era un accogliente fuoco che scoppiettava in un focolare grande abbastanza da cuocere un'intera mandria di buoi.

    Nonostante le guardie, c'erano solo due uomini che contavano in quella stanza intimidatoria. Entrambe sedevano su sedie di legno pesantemente intagliate ma, mentre uno di essi era di media statura, barbuto e indossava lunghe vesti rosse di ermellino, il secondo indossava lo stesso cappotto nero che portava quando lo avevo incontrato l'ultima volta sul campo di Otterburn. Fu lui ad alzarsi e venirmi incontro.

    Ah, Fergus Scott di Eildon, la sua voce era più profonda di quanto ricordassi, con uno strano timbro che combinava potere e un senso di amara ironia, come se stesse ridendo e insieme compatendo chiunque incontrasse. Ti stavamo aspettando.

    Davvero, Signore? chiesi a entrambi poiché, nonostante indovinai che l'uomo vestito di rosso fosse Albany, sentivo che quell'uomo vestito di nero portava con sé un grande potere.

    Davvero, Signore. Risposte l'uomo in nero. Unisciti a noi.

    Dei servi portarono velocemente una terza sedia vicino al fuoco, poiché anche in questa stanza regale era fresco. Albany occupava la sedia più grande e l'uomo in nero quella vicino, lasciando me al centro, con le fiamme che si riflettevano sulla mia faccia e la grande camera alle mie spalle. La pelle di un orso bianco copriva il pavimento ai nostri piedi.

    Ti starai chiedendo perché ti ho chiamato qui, Fergus di Eildon. Albany parlò in modo calmo e io annuii.

    Forse già lo sai, disse l'uomo in nero. Mi guardò. Forse sei tu che dovresti dircelo, Fergus Scott.

    Anche se avevo combattuto a fianco di quell'uomo e ora gli sedevo a fianco in quella grande stanza, non avrei potuto descriverlo. Lo guardavo e non vedevo nulla. Mi rendevo conto che era alto, con una lunga faccia lugubre, ma quello era tutto. Lo guardai e vidi strani occhi che ora riflettevano i miei, una bocca che imitava il mio sorriso, un viso che avrebbe potuto essere uno specchio di quella di mio padre, ma ancora non potevo vedere l'uomo.

    Chi sei, signore? chiesi.

    Chi sei tu, Fergus Scott? replicò con espressione indagatrice.

    Sono solo Fergus Scott di Eildon, gli dissi e lui annuì.

    E io sono solo Thomas Learmonth di Ercildoun, ma tu mi conoscerai meglio come il Vero Thomas.

    Il nome mi fece rabbrividire poiché mio nonno, Michael Scott, era stato uno dei più saggi uomini della Scozia e Thomas di Ercildoun era stato un suo eguale in ogni aspetto della saggezza, bianco, nero e ciò che sta nel mezzo. Sfortunatamente Thomas di Ercildoun, o Thomas il Poeta, o Vero Thomas, ci aveva lasciati da molto tempo.

    Non puoi essere Vero Thomas, dissi debolmente, poiché quell'uomo è morto.

    Come dici tu, replicò Thomas e rimase in silenzio.

    Fui il primo a interromperlo. La gente dice che te ne sei andato nell'Altromondo.

    Così dice la gente, Thomas mi stava sorridendo. Dicono anche che i Signori della Pace mi diedero il dono della verità e della profezia. Cosa ne pensi tu, Fergus?

    Non pensavo niente. Rimasi in silenzio, chiedendomi come potevo essere finito alla presenza del Duca di Albany e di un qualche impostore.

    Allora, Fergus, disse Albany con voce calma e, in qualche modo, stranita. Sei stato portato alla nostra presenza e sai chi sono, quindi forse ora puoi fare ciò che ti ha chiesto Thomas e dirci perché ti abbiamo chiamato?

    Sentii la tensione crescere in quella stanza mentre il fuoco scoppiettava e fischiava. Per una qualche ragione capii che il mio futuro dipendeva dalle mie azioni negli istanti seguenti, eppure non sapevo cosa si aspettassero da me. Presi un profondo respiro e dissi la verità.

    Non posso dirvelo, dissi, perché non lo so.

    Albany guardò Thomas, che scosse la testa. Lo sa, disse Thomas, ma non sa di saperlo. Mi guardò con quegli occhi come specchi.

    Colui che sa ma non sa di sapere, disse dolcemente. Sta dormendo e deve essere svegliato.

    Non sto dormendo, risposi.

    Una parte di te sì, disse Thomas. Ricordi come sapevi che il Conte Douglas avrebbe vinto la battaglia di Otterburn?

    Annuii. Lo sapevo e basta, dissi.

    Sai e basta anche questo. Quindi guarda il signore di Albany, guarda me e poi dicci cosa sai. Sobbalzò all'improvviso e mi guardò attentamente. E cos'altro c'è, Fergus?

    Non c'è niente altro, gli dissi, mentre il grande fuoco scoppiettava e una corrente d'aria portava fumo nella stanza. C'era una figura nel fumo, un drago di cattivo presagio, ma svanì velocemente tanto quanto era arrivato e allontanai l'immagine dalla mia mente. I draghi erano esseri mitologici, storie per bambini. Non so nient’altro.

    Forse no disse Thomas, ma mi guardò interrogativo, come se stessi nascondendo qualcosa. Forse non ancora; fai ciò che devi, Fergus di Eildon.

    Sospirai e feci ciò che mi chiedeva, guardando prima uno e poi altro, ma non vidi nulla. Ero solo cosciente di una profonda tristezza, un dolore che sembrava coprire quel posto ed estendersi verso nord. No, mi sbagliavo, non si estendeva verso nord, arrivava da lì, da un ammasso di montagne grigie e da una brughiera desolata. Sospirai e la tristezza si inasprì e rabbrividii realizzando che c'era qualcosa al centro, un vortice di orrore che emanava dal punto centrale, qualcosa profondamente malvagio che arretrava mentre la mia mente si avvicinava.

    Cosa vedi? ero sdraiato sulla pelle d'orso sul pavimento e Thomas era inginocchiato al mio fianco, con la faccia preoccupata ma senza espressione negli occhi.

    Glielo dissi.

    Ho visto la stessa cosa, disse, e guardò verso Albany.

    Il duca annuì. Quindi è confermato, disse tristemente. Temevo che una grande stregoneria fosse scesa su questo reame ed è così malvagia che richiede ben più di un guerriero per essere sconfitta.

    E più di un profeta, aggiunse Thomas, specialmente un vecchio profeta come me.

    Invecchiò proprio davanti ai miei occhi, comparvero profondi solchi sul suo viso e i suoi capelli si incresparono, ingrigirono e caddero. Il Vero Thomas appariva vecchio quanto la sua leggenda e voleva che io fossi il suo erede.

    Non posso, dissi fievolmente.

    Devi, disse Thomas e le linee scomparvero fino a farlo tornare lo stesso di Otterburn.

    La mano di Albany era dura come il ferro mentre mi fece alzare. Abbiamo bisogno di un uomo con il fuoco della gioventù, l'astuzia di un saccheggiatore di confine, l'esperienza di un guerriero e la conoscenza di un profeta.

    Ne esiste uno così, disse Vero Thomas, ed è qui in piedi di fronte a me.

    Io? rifuggii il mio destino perché volevo solo coltivare i miei pochi acri all'ombra delle colline di Eildon. Non volevo avventurarmi a nord per sconfiggere un grande male.

    Segui la tua mente, mi disse Thomas gentilmente, e saprai cosa fare. Boccheggiò e si tirò indietro. Un'altra cosa, Fergus. Assicurati che non metta le mani sul libro della Terra Nera.

    Assicurarmi che chi non metta le mani sul libro della Terra Nera? lo guardai, ma Thomas si era già girato e percorreva la grande camera. Thomas: cos'è il libro della Terra Nera? Devi dirmelo!

    Thomas chiuse la porta e rimasi solo con Albany e le mie paure.

    Due

    Avevo percepito i miei poteri già mentre da ragazzo lavoravo le terre di mio padre all'ombra delle colline di Eildon. All'inizio era stato un piccolo dono, la capacità di trovare le cose che altri avevano perso, un coltello, una stoffa, una moneta smarrita, ma poi avevo realizzato di poter vedere cose che altri non vedevano. Ancora oggi non posso spiegarlo bene, a parte dire che è più di una sensazione e meno di un oggetto concreto. Posso sentire un'immagine, ma non posso controllare ciò che vedo e raramente posso capire quando.

    Vero Thomas mi aveva detto di seguire la mia mente, ma quella non era una cosa semplice da fare. Come si può seguire una mente che non ha né forma né schema? Sapevo che il male arrivava da una zona montuosa a nord, ma la nostra Scozia ha molte aree montuose e la maggior parte sono a nord. Avevo molto territorio tra cui scegliere e nessuno che potesse guidarmi. Legai saldamente la lancia alla sella e la spada al fianco, dissi addio alle torri di Eildon e mi diressi speranzoso a nord.

    Per chi non conosce la geografia del paese, lasciate che mi spieghi. La Scozia è un paese piccolo, il terzo più a nord dell'isola di Britannia, al largo dell'Europa occidentale. Il sud, la mia terra, è un'area di dolci vallate e colline tondeggianti battute dal vento. Questo è territorio di battaglia, una zona cuscinetto tra la Scozia e i nostri vicini predatori inglesi.

    A nord delle terre di confine si trovano le fertili pianure centrali, con le città di Edimburgo e Stirling, ognuna con il suo castello difensivo, e a nord, passata la città di San Giovanni di Perth, si trovano le Highlands, dove ero diretto. C'è una pianura costiera che si estende lungo tutta la Scozia orientale fino ad Aberdeen, la Moray Firth e Caithness, ma non ero diretto da quella parte. Se stavo cercando montagne, allora dovevo dirigermi verso la parte alta del paese, le roccaforti di granito; il pericoloso territorio delle tribù celtiche.

    Nonostante il costante pericolo dell'invasione inglese, noi abitanti del sud guardiamo sempre a nord con una certa trepidazione, poiché i Celti sono persone di un diverso calibro. Scozzesi quanto noi, avevano una propria cultura e lingua, entrambe più antiche delle nostre tradizioni semi-normanne di castelli e corti, giostre e cavalleria. Mentre noi avevamo signori e duchi, loro avevano condottieri e capi, e sapevo sarei stato uno straniero laggiù, fuori posto. Però se dovevo fare ciò che il duca di Albany mi aveva chiesto, dovevo penetrare i forti rocciosi del nord, scoprire quale male vi si nascondesse e distruggerlo. C'è da meravigliarsi se quella notte non riuscii a dormire?

    Da Edimburgo presi un traghetto attraverso le Scotswater, o Fiordo di Forth, quella vasta area di acqua punteggiata di navi che permette l'accesso al fertile centro del paese. Il traghetto, un'imbarcazione aperta manovrata da donne nerborute che risero della mia mancanza di esperienza di mare, mi portò sulla costa di Fife, dove uno straniero che aggiustava una rete da pesca puntò il pollice verso nord quando chiesi indicazioni.

    Vuoi le Highlands? Chiese quest'uomo dal volto scuro. Allora Dio ti accompagni e ti aiuti perché ci sono uomini laggiù che ti ucciderebbero per divertimento e ti mangerebbero per colazione.

    La sua compagna, una donna dalla faccia rossa e con un vestito a strisce, annuì saggiamente. Che il cielo ti aiuti, uomo di confine, ma faresti meglio a tornare indietro ora e andare a casa. Meglio cento inglesi che un solo Highlander.

    Ringraziandoli per i loro consigli e incoraggiamenti, lasciai che Bernard, lo stesso castrone baio che avevo cavalcato a Otterburn, trovasse la strada verso nord e lo seguii. L'altro cavallo, che avevo caricato con l'armatura e altre cose necessarie, seguì docilmente. Era un grigio senza spirito che chiamavo Regal.

    Da quel giorno nel castello di Edimburgo non avevo più avuto visioni, quindi viaggiavo più con speranza che con aspettativa, un doloroso passo dopo l'altro attraverso i fertili campi di Fife. C'erano anche delle colline, le ripide Ochils con i fianchi tagliati da fiumi, e piccoli paesi ai loro piedi pieni di minatori dalle spalle larghe.

    Passai una notte tranquilla al castello di Gloom, la strana fortezza dei Campbell con le cascate Burn of Sorrow da un lato e Burn of Care dall'altro, ringraziai i miei ospiti e intrapresi il ripido sentiero verso le Ochils. Queste erano colline diverse, con i fianchi esterni che portavano ad una pianura ventosa non dissimile dai Cheviots, ma potevo sentire la presenza di streghe tra le strette vallate e le rocce tormentate dal vento e decisi di procedere velocemente. Non ero ancora pronto ad incontrare quella gente.

    Ma loro, a quanto sembrava, erano pronte ad incontrarmi. La visione arrivò non annunciata, non voluta e non capita.

    Ero in una cupa sala di un castello, con un aspro vento all’esterno e uomini selvaggi intorno a me. Parlavano una lingua che non riconobbi, ma che, in qualche modo, mi era familiare, ed ero vestito con un abito bianco lucente. Guardandomi vidi delle belle babbucce verdi e un bracciale di fiori sul mio polso sinistro, e sapevo di non essere Fergus Scott. Sapevo anche di essere al sicuro, anche se c'era un'ombra scura davanti a me e, quando guardai in uno specchio d'acqua, il viso che vidi non era il mio.

    Chi sono? chiesi e la voce venne dagli scuri muri attorno a me.

    Non chiedere chi sei, mio caro. Ma chiedi perché sei qui. Qual è il tuo scopo in questo luogo di morte?

    Non conoscevo la risposta, ma improvvisamente fui molto più spaventato di quanto fossi mai stato in tutta la mia vita.

    Dove sono? La voce non era la mia e non potei fermare le lacrime che comparirono nei miei occhi, finché un uomo alto e barbuto non allungò la mano e mi diede una pacca sulla spalla. Stava sorridendo ma potevo vedere della malizia nei suoi occhi e urlai in silenzio chiamando l'unico che potesse aiutarmi.

    Fergus

    Ma Fergus non era lì.

    Avevo viaggiato verso nord, verso la città di San Giovanni di Perth, al sicuro dietro il suo fossato e il luccichio argenteo del fiume Tay. Trovai alloggio dai frati, misi a riposo i cavalli e feci una passeggiata nella città, tra i suoi alti edifici, l'abbondanza di chiese e le rumorose taverne piene di mercanti da tutta Europa. Alla fine salii sulle mura e diedi uno sguarda attorno.

    Perché le mura? chiesi ad un corpulento cittadino che faceva la guardia dal parapetto di pietra, siete così lontani dai confini.

    In risposta indicò il fiume, imbiancato dalle vele delle navi commerciali. Gli inglesi possono arrivare dal mare come dalla terra, mi disse e poi, prendendomi dalle spalle, mi orientò verso nord. E là ci sono le Highlands, da cui vengono i caterans.

    Caterans? Era la prima volta che sentivo quella parola e la immagazzinai nella mia mente perché quella singola parola aveva una strana qualità che attirava ma allo stesso tempo respingeva la mia mente. Studiai invece le colline, chiedendomi se quella era la mia destinazione finale.

    I caterans, ripeté il guardiano. Sono gli uomini a piedi delle valli delle Highlands. Vengono a sud per rubare e razziare e ci portano via le donne. Mi guardò con un'espressione triste. È meglio avere mura e cuore di pietra in queste terre, mio amico dei confini.

    Annuii e guardai le colline, così diverse dalle mie colline a sud e anche dalle Ochils. Erano più alte, più definite, meno arrotondate dal vento e dal ghiaccio e dalla presenza umana. Eppure sembravano granitici sollevamenti più antichi, con i fianchi densi di foreste. Erano montagne scure che rango dopo rango si allungavano verso nord e sembravano diventare più ingarbugliate e selvagge man mano che il mio sguardo si allontanava.

    Sì. Il cittadino si appoggiò alla sua lancia, il volto segnato. Queste mura tengono lontani i caterans, almeno per ora, ma si sentono storie di un nuovo condottiero lassù.

    Quello era il tipo di informazione che cercavo. Dimmi di più, ti prego.

    C'è molto poco da aggiungere, viaggiatore. Le colline mantengono bene i loro segreti e, a meno che tu sia uno dei clan, sentirai solo ciò che vogliono farti sapere.

    Allora dimmi il poco che sai.

    Il cittadino alzò le spalle e spostò il peso sulla lancia. Sono solo dicerie, ma dicono che c'è un nuovo signore lassù, da qualche parte, qualcuno diverso dai soliti capi clan.

    Potrebbe essere il clan Donald? Il loro capo è un grande uomo. Cercai di indovinare.

    Donald delle isole? Il cittadino guardò significativamente verso ovest. Forse, ma ne dubito. Ha i suoi problemi e le sue terre oltre il mare occidentale.

    Lasciai la città di San Giovanni il giorno seguente e seguii le rive del Tay fino a Dunkeld, l'antica capitale dei Caledoniani e il vero ingresso alle Highlands. Fu un viaggio tranquillo attraverso la campagna fertile, ma notai che ogni fattoria si raggruppava dietro a solide mura di pietra e i pochi viaggiatori che incontrai portavano spade o lance come un qualsiasi uomo di confine.

    Quali novità? chiesi ad una compagnia di quattro uomini e mi guardarono in modo strano prima di rispondermi in gaelico. Seppi allora di aver passato il confine invisibile tra le terre di lingua scozzese e le Highlands gaeliche. Anche i vestiti cambiarono; al posto delle tuniche del sud, questi uomini indossavano un singolo pezzo di stoffa, con variegati disegni che sembravano sia pieni di colore che barbarici ai miei occhi non abituati. Anche se quegli uomini erano solo paesani, portavano armi al posto degli utensili dei loro corrispettivi meridionali, e seppi che avrei dovuto prepararmi al peggio più avanti.

    Dunkeld era una cittadina pittoresca, stranamente non protetta dato che si ammassava attorno alle mura della sua impressionante cattedrale. Le strade piene di piccole case erano affollate e amichevoli e John Peblys, il vescovo, mi diede il benvenuto con un sorriso e un'ospitalità che iniziai a riconoscere come tipicamente delle Highlands. Dopo aver sistemato Bernard e Regal nelle stalle, fui ricevuto dalla sua comunità e mi fu chiesto con astuzia quali fossero le mie intenzioni, la mia destinazione e la mia discendenza.

    Il mio nome è Fergus Scott, dissi e quella fu quasi l'ultima cosa vera che dissi per molti mesi.

    Fergus Scott? Il vescovo era un anziano uomo saggio con una scintillante testa calva e occhi che erano sopravvissuti a tutto il male che il mondo possa offrire. E dove sei diretto, Fergus Scott?

    Verso nord, dissi, perché penso di avere congiunti nei paesi del nord.

    Capisco, annuì il vescovo saggiamente. Quindi porti una lancia e una spada per incontrare la tua famiglia. Il suo sorriso era gentile ma cinico. Beh, Fergus, spero il tuo tentativo vada a buon fine, ma è un cattivo momento per mettersi in viaggio.

    Un cattivo momento? Cercai di sembrare ingenuo, ma quell'uomo aveva visto troppo per essere ingannato. In che senso?

    C'è malvagità nei paesi del nord, Fergus Scott, mi disse seriamente il vescovo. e un uomo energico come te potrebbe andare proprio da quella parte.

    Annuii. Ho sentito che il male viene dalle isole e io non sto andando da quella parte.

    Il vescovo scosse la testa. Non c'è male nelle isole. Donald controlla il suo dominio da Islay e potrebbe estendersi a Ross, ma è fondamentalmente un brav'uomo.

    Credendo al vescovo, mentalmente tolsi MacDonald dalla mia lista di possibili nemici. Quindi da dove viene questa malvagità, mio caro abate?

    Quando mi guardò potei vedere profonda preoccupazione nei suoi occhi. Da dove viene tutto il male, Fergus? Viene dall'Inferno e dai servi dell'Inferno.

    Questo non mi aiutava. Cercherò di evitarlo, mentii.

    Non penso sia questa la tua intenzione, mi disse candidamente il vescovo. E uno straniero che parla una lingua sconosciuta non deve cercare problemi nella terra collinosa, quindi ti consiglio almeno di imparare la lingua prima di proseguire. Il suo sorriso era più cospiratorio che religioso, un uomo che parla ad un amico più che un prete ad un penitente. Vai a Tigh na bantreach uistean, la casa della vedova di Hugh. Ti insegnerà tutto ciò che devi sapere.

    Annuii, anche se non volevo passare il tempo con un'anziana vedova. Volevo essere pronto all'azione, non aspettare e imparare. Come vuoi, Padre. Ma anche se lo dissi solamente per rispetto, sapevo che aveva ragione perché stavo per viaggiare tra i Celti e, per quanto potessi, dovevo conoscere la loro lingua e la loro cultura.

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