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Il Grimaldello. Esperienze scolastiche professionali. Storia. Attualità
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E-book199 pagine2 ore

Il Grimaldello. Esperienze scolastiche professionali. Storia. Attualità

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Info su questo ebook

Dalla cattedra di una scuola che dovrebbe essere laica, alle ricerche bibliografiche delle differenze tra Chiesa e Stato. Un episodio che si rivela essere un punto di partenza perfetto per una approfondita disamina dei doveri e delle colpe della Chiesa, del suo potere in uno Stato Libero e Laico, che porta alla luce tutti i drammi di una realtà troppo spesso taciuta, in Italia e non solo.

Il racconto di un’incredibilmente meschina e subdola esperienza scolastica professionale diventa occasione per una ricerca storica e una riflessione critica su come la mancanza di confini fra Stato e Chiesa, o addirittura il sostituirsi della Chiesa allo Stato, abbia storicamente sempre portato alla disumana strumentalizzazione della religione, a Leggi contro i Diritti dell’Uomo e del Genere Umano, a genocidi, alla privazione della libertà personale, alla persecuzione della Scienza e della Conoscenza e al soffocamento dell’intelligenza; a selvagge guerre di Fede e ideologie religiose, alla tirannia, all’imbarbarimento e all’arretramento delle persone e della società, nonché al suo blocco.
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2023
ISBN9788830682221
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    Anteprima del libro

    Il Grimaldello. Esperienze scolastiche professionali. Storia. Attualità - Iso Corizzo

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Bolzano, 23 ottobre 2022

    Eraclito di Efeso (535-475 a.C.), il filosofo del πàντα ρεî, tutto scorre, sostiene:

    Sono le opinioni, le credenze e le tesi non dimostrate e non provate che impediscono il progredire.

    La pretesa di possedere la verità assoluta è espressione di un grave disturbo psicologico, che si chiama: delirio di onnipotenza.

    IL GRIMALDELLO

    Questa è una meschina e grottesca vicenda scolastica avvenuta in una scuola media superiore di Stato con lingua d’insegnamento tedesca, in Alto Adige/Südtirol, nella metà degli anni ’80.

    Io avevo già decenni di esperienza d’insegnamento di ruolo in licei e scuole medie superiori di lingua italiana, e esperienza di alcuni anni d’insegnamento in scuole medie superiori di lingua tedesca.

    In quella scuola però ero giunto per la prima volta e vi ero giunto dopo avere superato due concorsi in Provincia per l’insegnamento di seconda lingua, uno per scuola media di 1° grado e l’altro per ginnasio-licei e Scuole Medie Superiori.

    Ero semplicemente e spontaneamente alla ricerca di nuova esperienza e conoscenza.

    «Lei vedrà». Queste le parole della madre di un’alunna, dopo un quarto d’ora di discussioni e di ripetute mie spiegazioni, la prima volta d’udienza genitori. Senza salutare e sbattendo la porta, andò via.

    Ecco la questione: avevo corretto a casa e restituito i primi compiti in classe di Italiano seconda lingua e valutato con voto 5 o 5/6, non ricordo bene, comunque insufficiente, il tema scritto della di lei figlia, una dei 120 alunni/alunne delle mie quattro classi.

    All’alunna che, nonostante le mie ripetute spiegazioni della correzione, non smetteva di protestare, di borbottare, di disturbare, di sbattere ripetutamente il foglio sul banco e di sbuffare, dissi di smetterla: «Ora basta!».

    Queste mie parole dall’alunna, o perché male abituata o perché scostumata e capricciosa o in fase di ribellione adolescenziale, fu intesa come una minaccia, come andò a riferire a sua madre.

    Minaccia? Che minaccia? Minaccia di che cosa? Mah! Una vera scempiaggine. Un’assoluta insensatezza!

    Assurdo! Però la madre fu della stessa caparbia insulsaggine e irragionevolezza di sua figlia!

    Ancora più assurdo e folle è che una siffatta infantile scempiaggine fosse acriticamente creduta e aprioristicamente accettata anche dai così detti Superiori, evidentemente in modo sorprendente, senza scrupoli come se avessi commesso un reato di lesa maestà di intoccabili.

    Incredibile! Inconcepibile!

    Io ero allibito e non capivo più in che razza di subdolo mondo sleale e senza rispetto, per mia disgrazia, ero cascato. Mi fu quindi evidente che c’era nella mentalità di costoro un preconcetto nei miei confronti, una certa oscura avversione o prevenzione nei miei confronti.

    Ebbi allora la sensazione e mi resi conto di non essere in quel nuovo ambiente personalmente né rispettato, né accettato, e ciò senza una ragione a me nota.

    La madre dell’alunna, un tipo di una sconcertante tracotanza e sfrontatezza, irritante, persona mai da me vista prima di quel giorno, alla prima udienza-genitori era venuta da me in atteggiamento provocatorio, di sfida, a protestare, ma soprattutto per insegnare a me il mio lavoro.

    Averla ascoltata e averle spiegato fino allo sfinimento la motivazione non servì a nulla.

    Io non avevo idea di con che specie di gente mi trovavo ad avere a che fare.

    Così, esclusivamente sulle bugie della figlia, mi fu imbastito da sua madre un miserabile, meschino ricorso, sconcertante per la nullità, per le stupidaggini e le bugie, firmato dalla madre e anche dal padre, a me totalmente sconosciuto.

    Il ricorso fu subito con piacere senz’altro accettato dai Superiori, i preposti burocrati, a partire dalla preside che, dopo avere prestato ascolto in modo sorprendente e scorretto esclusivamente a quella madre e preso ogni di lei parola per verità assoluta e oro colato, zitta e muta, lasciando me insegnante ignaro e all’oscuro di tutte le manovre, senza avermi rivolto mai né parola né sguardo, subdolamente e senza alcun lume di ragionevolezza, senza un filo di criterio di trasparenza, di correttezza professionale e di equilibrio, ma con tutta l’arroganza del potere, avviò lieta, con viltà e bassezza, furtivamente, la pratica burocratica per via d’ufficio. Quanta meschinità!

    La preside, che si vedeva dalla finestra dell’aula addentare mele in presidenza, un tipo sornione e dissimulatore, una venerabile del circolo santimonia baciapile, amica di famiglia, nell’intero anno scolastico, dal primo all’ultimo giorno di scuola non ha mai, neppure una sola volta, messo piede in mia presenza in una qualunque delle mie quattro classi di totali 120 alunni/alunne, né mi ha alcuna volta rivolto una parola o uno sguardo, mai, in tutto l’anno, mai.

    L’ispettrice era l’altra augusta venerabile figura bacchettona baciapile della cerchia santimonia.

    All’improvviso mio ricevimento dell’inatteso, forse costruito dalle due donne insieme, ricorso tra le mani, fattomi villanamente e senza alcun rispetto consegnare in classe da una bidella durante l’ora di lezione, senza avermi mai almeno una volta rivolto una parola, io, del tutto ignaro, non mi raccapezzavo proprio più in che ambiente incivile ero colpevolmente e inconsapevolmente precipitato.

    Dovevo avere toccato qualcuno degli intoccabili.

    Mi fu subito chiaro che ogni mio ricorso sarebbe caduto nel vuoto e sarebbe stato inutile, perché il risultato era già lì davanti ai miei occhi: il vessatorio uso del segreto ricorso a una improvvisa ispezione, l’avere immediatamente e acriticamente, senza avere mai scambiato una parola con me neanche su questo, accettato il ricorso, presentato per un voto non piaciuto, nel primo compito in classe dell’anno e senza un minimo colloquio, aver immediatamente e segretamente avviato la procedura di una improvvisa ispezione a scopo di intimidazione.

    Così, davanti a tanta cafonaggine e meschinità, un tale agire del tutto sleale e con oscure manovre, mi cascarono le braccia e decisi all’istante di non fare alcun ricorso, ma di finire l’anno scolastico e abbandonare quel posto così subdolo, perfido e inaffidabile per il trattamento arbitrario e scorretto nei miei confronti, di lasciare quell’aria irrespirabile per me e di non tornarci mai più.

    In qualità di persona di carattere lineare per natura, di persona schietta e di libero pensiero, come io sono, non legato o appartenente ad alcuna chiesa o partito politico, ho fatto qualcosa che negli anni ’80 era ritenuto peccato mortale grave, cioè nella giornata mondiale dell’A.I.D.S. (Acquired Immune Deficiency Syndrome/ Sindrome di immunodeficienza acquisita), servendomi dell’aiuto di opuscoli vari, fra cui anche dell’A.O.S. (Autonome Oberschule Südtirols) e anche di alcuni articoli di giornali in lingua italiana e di altri in lingua tedesca, qui tutti allegati, tenni qualche ora di informazione e spiegazione in classe, anche perché davanti e fuori della scuola erano stati distribuiti dei volantini agli alunni e alle alunne della scuola a quel proposito.

    A) Giornata mondiale della lotta all’A.I.D.S. = Aquired Immune Deficiency Syndrome o H.I.V. = Human Immunodeficiency Virus.

    1. A.O.S. Zeitschrift der Autonomen Oberschule Südtirols „Geschlechtlich übertragbare Krankheiten. Auch sie kann es treffen!1

    2. A.I.D.S./H.I.V Information was jeder über A.I.D.S. wissen sollte.

    A.I.D.S./H.I.V Informazione che ognuno dovrebbe sapere sull’A.I.D.S.

    3. Unwissenheitsbekämpfung, um nicht an A.I.D.S. zu sterben.

    Lotta all’ignoranza, per non morire di A.I.D.S.

    Richtlinien für die Sexualerziehung in der Schule.

    Linee guida per l’educazione sessuale nella scuola.

    4. Der Mensch ist ein ganzes, auch der Sex gehört dazu.

    La persona è un’unità, anche il sesso vi appartiene.

    5. A.I.D.S. Was ist es? (A.I.D.S. che cos’ è?)

    Wie bekommt man es? (Come si prende?)

    Wie beugt man es vor? (Come si previene?)

    Wenn fragt man Um Rat? (A chi ci si rivolge per consiglio?)

    Was tun? (Cosa fare?)

    Essere infettato di A.I.D.S. equivaleva in quegli anni a una condanna a morte.²

    Ancora nel 2018: 38 milioni di infetti, di cui 1,7 milioni di minorenni e 700mila morti.³

    Era nel migliore dei casi credenza che ci

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