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DISPERCEZIONI DEL CIBO E DEL CORPO nei Disturbi della Nutrizione e della Alimentazione (Body, Food, Misperceptions- BFM®)
DISPERCEZIONI DEL CIBO E DEL CORPO nei Disturbi della Nutrizione e della Alimentazione (Body, Food, Misperceptions- BFM®)
DISPERCEZIONI DEL CIBO E DEL CORPO nei Disturbi della Nutrizione e della Alimentazione (Body, Food, Misperceptions- BFM®)
E-book92 pagine1 ora

DISPERCEZIONI DEL CIBO E DEL CORPO nei Disturbi della Nutrizione e della Alimentazione (Body, Food, Misperceptions- BFM®)

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Questo volume si rivolge ai professionisti impegnati nella cura dei disturbi della nutrizione e della alimentazione interessati ad approfondire il protocollo BFM® per il trattamento della dispercezione del corpo e del cibo nei disturbi alimentari.
LinguaItaliano
Data di uscita18 lug 2023
ISBN9791221483123
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    Anteprima del libro

    DISPERCEZIONI DEL CIBO E DEL CORPO nei Disturbi della Nutrizione e della Alimentazione (Body, Food, Misperceptions- BFM®) - Anna Maria Gibin - Ilaria Sterbizzi

    Capitolo 1

    Immagine corporea e dispercezione

    Di Sterbizzi Ilaria

    1. Dall’integrazione multisensoriale alla rappresentazione del Sé corporeo

    La capacità di percepire il proprio corpo ed i suoi confini è prerequisito essenziale per lo sviluppo del sé psicologico. L’esperienza tacita, implicita che abbiamo del nostro corpo, costituita principalmente da abilità sensori-motorie1, viene definita Schema Corporeo. Le esperienze corporee diventano, nel corso dello sviluppo, sempre più coscienti, il vissuto consapevole del proprio corpo, delle sue caratteristiche, delle sue percezioni sensoriali e motorie, confluisce invece nel concetto di Immagine corporea. Si riferisce all’immagine che costruiamo nella mente circa la forma, la dimensione, la taglia del nostro corpo unita ai sentimenti che viviamo rispetto a queste caratteristiche e rispetto alle singole parti corporee2.

    Come viene a definirsi, nel bambino, il Sè psicologico? Per comprendere l’evoluzione del concetto di sé dal corpo alla mente occorre iniziare dal concetto di percezione. Per percezione si intende il processo attraverso il quale vengono elaborati gli stimoli sensoriali proveniente dai vari distretti corporei3. L’input sensoriale viene registrato e trasmesso alle aree cerebrali deputate alla sua processazione e successivamente inviato anche ad altre aree corticali. Quindi uno stimolo sensoriale è in grado di attivare più aree corticali, rendendo possibile l’integrazione dell’esperienza sensoriale e percettiva in un’unica esperienza globale e coerente. Questo processo di integrazione multisensoriale rende possibile la conoscenza dello stato del corpo e dei suoi confini in un’unica rappresentazione, quella del sé corporeo.

    Secondo Anna Jean Ayres4 la percezione del sé corporeo è la memoria organizzata formata da ogni parte del corpo e da tutti i movimenti che quelle parti hanno fatto. Contiene le memorie neurali relative a grandezza, peso, capacità e limiti di estensione di tutte le parti, alla loro posizione attuale rispetto al resto del corpo e ai loro movimenti. La percezione del sé corporeo contiene memorie e informazioni anche relativamente all’ambiente, informazioni sulla natura della gravità, della durezza e della flessibilità degli oggetti. Lo sviluppo del sé corporeo è dunque fortemente influenzato dagli stimoli sensoriali, e come dimostrano gli studi neurofenomenologici di Gallese e Senigaglia5, il processo di sviluppo della consapevolezza corporea inizierebbe dall’esperienza del corpo in relazione all’esecuzione di atti motori, agli oggetti e allo spazio di azione per il corpo; in sostanza lo spazio percettivo non è soltanto legato allo spazio corporeo, ma anche lo spazio peri-personale. Quando interagiamo con il mondo esterno tutti i sistemi di rappresentazione corporea, motoria, spaziale contribuiscono all’esperienza cosciente di un sé come corpo che agisce6. La possibilità di eseguire azioni, proprietà intrinseca dello schema corporeo, può modulare la nostra rappresentazione del confine spaziale rispetto all’ambiente con cui interagiamo7. Uno studio del 2012 di Sposito et all.8, ha mostrato che, in soggetti sani l’uso attivo di uno strumento può modulare la rappresentazione della lunghezza del braccio, estendendola. Il nostro sé sarebbe pertanto dotato di plasticità e dinamicità in relazione alle continue interazioni tra corpo e ambiente. La conoscenza dell’organismo passa attraverso le azioni con il mondo esterno, è il risultato di continue e complesse interazioni sensori-motorie che derivano dal continuo interagire con l’ambiente. Per questa ragione si parla di natura motoria della consapevolezza

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