Storia di un originale corso di scrittura creativa - Evelyn Dora Marriett
Di Isichiara
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Info su questo ebook
Evelyn Dora Marriett, orfana di madre, trascorre gli anni della sua giovinezza a Nantucket, insieme al padre Barack, primo rettore afroamericano della chiesa episcopale di St. Paul, e ai suoi due angeli custodi: la nutrice Nanny e il giardiniere tuttofare Tany. Crescendo, Evelyn diviene una venere nera dalla voce d’angelo, ammirata da tutti per la sua bellezza e la sua incredibile bravura nel canto. Tutto cambia però quando un branco di ragazzi abusa di lei… L’autrice ci narra con maestria e grazia l’intera esistenza di una straordinaria donna afroamericana.
isichiara si è diplomata all’Istituto Magistrale “Teresa Ciceri” di Como e ha iniziato a insegnare a 16 anni. Curriculare di ruolo a 24 anni. Laureata in Pedagogia con un master in “Management artistico” presso l’Università Cattolica di Milano, ha poi frequentato la scuola del teatro Kismet di Bari. Come manager artistica ha al suo attivo numerosi interventi ad alto livello nel settore della cultura e della comunicazione ed è l’ideatrice e, nei primi tre anni, la coordinatrice del Corso di Alta Scuola dell’Università Cattolica di Milano, giunto alla decima edizione, “Scrittura creativa: testo poetico, narrativo e testo critico” con la direzione scientifica dei professori Giuseppe Farinelli e Paccagnini. Ha pubblicato La rivolta dell’alfabeto, Mea culpa, Handicap? Una testimonianza, La collana di corallo.
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Anteprima del libro
Storia di un originale corso di scrittura creativa - Evelyn Dora Marriett - Isichiara
Nuove Voci – Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
STORIA DI UN ORIGINALE CORSO DI SCRITTURA CREATIVA
La scrittura è un artificio totale paragonabile all’azione del giocoliere, del funambolo, del prestigiatore
Massimo Tallone
Massimo Tallone
APPUNTI DI SCRITTURA
COMO
in collaborazione con
PREMIO INTERNAZIONALE
CITTÀ DI COMO
e Giorgio Albonico
AUTUNNO 2020
PREMESSA
Con mio marito facevamo un gioco al ristorante. Lui detestava aspettare e dover aspettare le varie pietanze lo rendeva terribilmente inquieto, pertanto ho inventato questo gioco per farlo stare tranquillo, perché non si alzasse se ne andasse e tornasse quando il pranzo iniziava a essere servito: dare a ogni avventore una vita.
«Secondo te, cosa fa quell’uomo con i baffi, con le occhiaie, con quegli occhi stanchi, il vestito stazzonato...?»
Ebbene, quando ho visto Massimo Tallone per la prima volta ho pensato che se non avessi saputo che era il nostro docente del corso di scrittura creativa scelto dall’ideatore del premio CITTÀ DI COMO
dott. Giorgio Albonico, avrei detto fosse un professore di materie letterarie di un liceo classico, uno di quei professori estremamente colti, estremamente amato, perché dotato della capacità di ascoltare senza giudicare, sempre pronto a capire e ad aiutare. Uno di quegli intellettuali che amano la montagna e ci vanno con la camicia di flanella a quadrettini e i pantaloni di velluto e si rilassa affrontando il silenzio dei picchi innevati o la frescura delle valli montane, leggendo una pizza come Alla ricerca del tempo perduto
di Proust (che effettivamente ci ha poi confessato di aver letto ma in tutt’altra occasione). Certamente riceveva i suoi scolari a casa, progettava con loro incontri extrascolastici, confronti letterari, dolce, paziente, protettivo… ma assolutamente imparziale nelle votazioni.
In realtà che il mio giudizio non fosse del tutto esatto l’ho capito sin dalla prima lezione a cui io ho assistito, che era però la seconda del corso, quando con una voce un po’ roca e una r piemontese un poco trascinata, ha parlato dei personaggi dei suoi primi romanzi e ci ha dato una serie di imperativi dettami laddove dovessimo accingerci a scrivere, diciamo, sul serio
, cioè da professionisti. I suoi primi personaggi erano un balordo e una giovanissima assassina… il che non quadrava con l’idilliaco docente di Lettere.
Il modo in cui si è posto nei confronti degli utenti del suo corso non è stato quello di un docente, quello dei docenti universitari che sono stati i veri protagonisti del mio corso, è stato quello di un coach, un allenatore:
metti due aggettivi non banali di fianco a questi nomi, fai parlare le dita, fai ballare le posate, completa una storia con dieci righe: la prima con quattro parole, la seconda con dieci, la terza con… fai descrivere una scena da un topo, con queste quattro parole fai una storia di venti righe...
Ho visto recentemente un film, Eddie the Eagle – Il coraggio della follia
. Michael Thomas Edwards, detto Eddie Eagle, una presenza anomala nel mondo delle Olimpiadi. Con la passione, la volontà, il coraggio, la preparazione riusciva a vincere le Olimpiadi nel salto con gli sci con tempi e modi del tutto straordinari, allenato da un coach, ex campione di salto con gli sci talentuoso, che non era mai arrivato alle Olimpiadi perché incapace di sottostare a una disciplina
.
Ecco, quel titolo si adatta a questo corso dove spesso abbiamo scritto, o almeno io ho scritto, con il coraggio della follia e, devo dire, mi ha divertito molto. Quando mai mi sarei arrischiata a scrivere un musical o il canovaccio di un balletto classico e non classico con ballerini che cambiano almeno otto scenografie (ma oggi si può perché le scene si proiettano magicamente, cambiando forme e colori, ambienti e paesaggi). Oggi si può e io li vedevo mentre scrivevo e ho scoperto, nel cercare le musiche, che Beethoven si può mischiare con il mambo come nella 5ª SINFONIA / MAMBO Nº 5. Beethoven/Pérez Prado. Director: Rafael Sanz Espert, o Strauss con il tango, con Dmitrij Šostakovič nel The Second Waltz / Tango… che la Danza Macabra op.40 di Saint-Saëns può adattarsi a una tragedia rionale con la stessa intensità, con la stessa drammatica autenticità. Ho riscoperto i Carmina Burana
che adoro, Arnold Schönberg con Peripetie, La máquina de escribir. di L. Anderson e il tip tap…
Ma se è vero che mi sono trovata a sperimentare moduli narrativi per me assolutamente nuovi, è anche vero che Tallone ha un’idea ferrea dell’altro concetto evidenziato dal film: la disciplina, e questo ambito, pur trovandomi concorde, non è per me assolutamente praticabile con le conseguenze ahimè immaginabili.
In seguito ho scoperto tre altre facce del nostro coach.
Il docente, con le dispense chiarissime, puntuali, colte che invitano a percorsi formativi impegnativi, intelligenti, di lettura e di scrittura.
Su Youtube poi ho visto due interviste a Massimo Tallone, una fatta da Samuele Camatari di Ecommerce Talk e una fatta dal dott. Albonico, ideatore del premio Città di Como
. La prima trattava di Storytelling ed editoria con Massimo Tallone
. Un’altra delle cose che ho imparato in questo corso è il significato di alcune parole che riguardano l’editoria che non conoscevo: patchwork, plot, e adesso storytelling.
Naturalmente ho dovuto andare a vederne sul vocabolario il significato, che è L’arte del raccontare storie impiegata come strategia di comunicazione persuasiva, specie in ambito politico, economico e aziendale
. E qui ho scoperto il Tallone tecnologico, esperto di marketing, attento al lettore come fruitore del suo articolo e la sua capacità di costruire un programma puntuale, creativo, selettivo, atto a stimolare la curiosità e l’interesse sui singoli temi del suo libro, sulla base degli interessi del singolo lettore, facendo una critica estremamente lucida sulle variabili della comunicazione che si evolve velocissimamente, tenendo conto dei mezzi sempre più complessi delle nuove tecnologie.
Nell’intervista con Albonico ho invece scoperto il saggista che si accinge, nella lettura dei classici, ad analizzare le componenti chimiche trasmesse ai lettori dalla lettura delle singole opere dei grandi classici o dei filoni letterari minori.
Mi sono ricordata che in qualche modo Tallone era legato alla chimica da un percorso scolastico e gli ho chiesto se poi avesse fatto contento suo padre laureandosi in Chimica, cosa a me particolarmente congeniale poiché tutti e due i miei genitori sono laureati in Chimica industriale. La sua risposta, come sempre, è stata telegrafica, ma non priva di calore e sentimento.
Massimo Tallone il giorno martedì 18 maggio 2021 alle ore 18:44 ha scritto:
No, non mi sono laureato. Dopo il diploma in Chimica ho interrotto per inseguire la letteratura.
Al che io ho ironizzato
isichiara 18 maggio 2021, 18:46 ha scritto:
però un diploma c’è!!! Le radici non si cancellano.
E lui
Massimo Tallone 18 maggio 2021, 18:51 (22 ore fa) ha scritto:
No, e inoltre ho studiato poi la chimica per conto mio con passione rovente
.
ROVENTE
: questo è uno degli aggettivi con cui Tallone mi spiazza.
Quando ci ha dato il famoso esercizio sulle dita della mano, una storia per ogni dito in 10 righe
io naturalmente non sono riuscita a stare nelle dieci righe, e poi mi sono sforzata di ridurre ogni storia in dieci righe. Il suo responso è stato:
I racconti delle dita sono potenti, vitali, e l’idea di distillarli in dieci righe li rende strabici, scaleni.
Quei due aggettivi, strabici e scaleni
, mi hanno fatto impazzire!!!
Nell’esercizio che poi ci ha dato Aggiungi a questi sostantivi l’aggettivo qualificativo più banale e prevedibile. Poi affiancane altri meno ovvi, ma in ogni caso verosimili
, avrei voluto emularlo nei meno ovvi
, lui non ha fatto specifici commenti, ma so di non esserci riuscita.
Sull’onda di questo esercizio cercherò di chiudere la premessa facendo di Massimo Tallone il bersaglio dei miei aggettivi, così come l’ho vissuto di volta in volta: dolce, attento, disponibile, esigente, drastico, feroce, tenero, colto, esperto, tecnologico, chimico, intelligente, leale, curioso, ironico, severo, diplomatico... seduttore, togliendo al termine tutto quanto è collegabile al sesso e riferendomi agli altri significati di seduzione: fascino, incanto, malia, che sono gli stati d’animo che questo corso ha suscitato in me.
Se dovessi dare una struttura logica a questo corso lo dividerei in due parti:
- la palestra, durante la quale Massimo Tallone ci ha insegnato a giocare con le parole, invitandoci a scrivere sui temi più disparati, a volte al limite dell’assurdo o semplicemente tecnici.
- il racconto breve, dove ci ha chiesto di creare brevi componimenti di venti, trenta righe al massimo (cosa che io ho raramente rispettato e che Tallone ha pazientemente sopportato e recensito) e che ha iniziato i corsisti alla scrittura vera e propria.
Tallone nei suoi giudizi nei miei confronti è sempre stato rispettoso, quasi timoroso di ferirmi, io lo sentivo, ma sapeva anche essere sincero a volte, come il medico di quel famoso detto: il medico pietoso fa la piaga cancrenosa
, e io l’ho apprezzato anche nella sua professionale sincerità.
Cara isichiara, nei suoi confronti non esprimo giudizi di valore. La sua veemenza espressiva esula dal mio ruolo di docente di un corso di scrittura di primo livello, quale questo è. Perciò mi limito a prendere atto dei suoi esercizi. Se però dovessi cambiare casacca e passare al ruolo di valutatore di testi ai fini editoriali (cosa che faccio su un altro fronte della mia attività) le direi (e lei mi permetterà l’onestà) che i suoi testi hanno due facce: la prima è quella di una esuberanza espressiva non comune, che oserei chiamare una ‘emorragia’ narrativa rossa viva e vitale; la seconda è che questa esuberanza sembra torcersi di tanto in tanto all’indietro e appagare più chi scrive che non coinvolgere e catturare chi legge. Ecco, questa sensazione di scrittura a tratti autoriferita lede in parte la forza del gesto creativo: ogni tanto si ha la sensazione, da lettori, di non essere davvero percepiti da chi scrive. Le assicuro che sto parlando con piena sincerità e da un ruolo che in questo corso non sarebbe previsto, ma la sua posizione è così anomala, rispetto agli esordienti del corso, che mi sono sentito in diritto di porgerle la mia più sentita impressione. Fermo restando che posso sempre sbagliarmi... Un caro saluto. M.
Grazie comunque, Massimo Tallone.
LA PALESTRA
La scrittura, infatti, è il jogging del cervello. Il foglio bianco è la palestra della mente e la biro è l’attrezzo ginnico caratteristico di questa disciplina (se usi il computer la metafora non cambia, basta sostituire alla carta e alla biro lo schermo bianco e i tasti).
Massimo Tallone
INDICE
1) Gianni e la fuga di gas: Gianni, fermo sullo zerbino, prese le chiavi dalla tasca.
Cercò quella giusta e aprì.
L’interno era buio.
Un odore strano, pungente, lo colpì, ma