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The Beginning of the End
The Beginning of the End
The Beginning of the End
E-book230 pagine3 ore

The Beginning of the End

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TRAMA:


Anno 2099; Dresda, rinominata Dresden2.0.
A causa di ricorrenti epidemie, della mancanza di materie prime e delle crisi economiche, il vecchio apparato dei grandi Stati ha lasciato spazio a uno nuovo sistema. In questo, la vita degli esseri umani è scandita da supercomputer che organizzano ogni aspetto della società.
Killian è il miglior cecchino in circolazione. Il suo fucile berbero è un concentrato perfetto di modernità e antichità, e il suo unico affetto è un'Intelligenza Artificiale.
Durante una missione, Killian cade accidentalmente in uno stato di disconnessione dal sistema. Questa esperienza lo cambia, mettendo in dubbio le sue certezze, e si ritrova a dover unire le tessere del puzzle di un passato che aveva dimenticato.
Riuscirà a diventare finalmente un uomo, e non più un burattino nelle mani del potere?

The Beginning of the End, un romanzo Cyberpunk con un cuore Romance.
 
LinguaItaliano
Data di uscita3 set 2023
ISBN9791222443669
The Beginning of the End

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    Anteprima del libro

    The Beginning of the End - Ylenia Bonetti

    Prologo

    Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita?

    Come fai ad andare avanti,

    quando nel tuo cuore cominci a capire che non si torna indietro?

    Ci sono cose che il tempo non può accomodare,

    ferite talmente profonde che lasciano un segno.

    Frodo Baggins

    (J.R.R. Tolkien - Il ritorno del Re)

    "Può un uomo arrivare al punto di decidere di tirare le fila della propria vita?

    Può sentire il bisogno di confessarsi con una pagina bianca in modo da non dover subire giudizio?

    Può un amore per una ragazzina, che potrebbe essere la propria figlia, distruggere un uomo tanto da renderlo irriconoscibile anche ai propri occhi?

    Possono due amici scendere a compromessi con gli errori che hanno commesso?"

    Sono solo domande retoriche di due uomini, due anime tormentate, due amici, due fratelli costretti a rapportarsi con una realtà in cui l'umanità, con tutti i significati che il termine porta con sé, è sempre più merce rara.

    La cenere dei sigari si accumula nel posacenere sul tavolo, la piccola ghigliottina firmata Nat Sherman giace abbandonata vicino alla bottiglia rettangolare dall’inconfondibile etichetta nera; i bicchieri di cristallo battono sul ripiano di legno con più frequenza del solito, le menti frementi e la mano che sta vergando queste righe trema.

    Cominciare dal principio non sarà facile. Se mai i miei figli leggeranno, forse ci faremo una figura un po’ meno misera. La nostra speranza è che loro siano migliori di noi, che riescano a vedere oltre, e che sappiano mettere da parte tutto, prendersi per mano e diventare la famiglia che avremmo dovuto essere fin dall’inizio di questa storia.

    Trascrizione degli appunti di Militare e Topo di Laboratorio.

    Correva il lontano 2020 quando, negli ultimi giorni di quel mite inverno, il Mondo si trovò costretto a guardare in faccia la nuda e dura realtà: dopo un secolo, doveva affrontare un’altra pandemia che i suoi ospiti erano riusciti a far esplodere.

    Questa volta tutti poterono conoscere il grazioso virus per la forma particolare e per i colori brillanti: ogni essere umano poteva guardarlo grazie all’infografica sugli schermi degli smartphone. Lì per lì, il SARS-CoV-2 venne classificato alla stregua di un'influenza particolarmente aggressiva, ma il Virus non aveva nessuna intenzione di farsi sconfiggere e, arrabbiandosi, cominciò a mutare, diventando sempre più forte. Cominciarono ad accumularsi i decessi, le isterie di massa, i proclami, i lockdown, uniti all’insorgere di problemi sempre più imponenti. Il Mondo si trovò completamente in balia della cattiveria dei suoi ospiti.

    Il Tempo, fregandosene di quello che succedeva agli insignificanti ospiti del Mondo, scorreva tra crisi e cataclismi e, alla fine del 2050, scoppiò un’altra guerra mondiale che mise il Mondo in ginocchio. Questo ulteriore, inutile massacro portò al crollo degli Stati che avevano attraversato la Storia – con la S maiuscola – degli ultimi 200 anni.

    Questo ennesimo disastro fu causato dalla povertà assoluta e soffocante che dilagava ormai da diverso tempo nell'umanità. Tutto era la diretta conseguenza della mancanza di risorse: petrolio e altri combustibili fossili, acqua, cibo.

    L’inquinamento dell’aria che avvolgeva le città costringeva le persone a vivere costantemente con mascherine e respiratori. Le nuove generazioni non poterono mai gioire nel vedere un cielo terso.

    I vecchi Stati come la Germania, sopravvissuti alle guerre civili interne e allo sfascio della popolazione, cercarono di andare avanti, di adeguare le proprie difese e tecnologie indebitandosi, facendo accordi non sempre moralmente giusti: compravano vaccini, materie prime, risorse, cibo e attrezzature da altri nuovi Stati o da Organizzazioni private di dubbia origine, non rintracciabili dai pochi organi di Polizia indipendente ancora esistenti.

    A pagare le spese di queste decisioni era il popolo, come in tutte le grandi crisi della storia.

    Le Nuove Organizzazioni erano gestite da pochi soggetti che restavano nell’ombra e il cui unico scopo consisteva nella ricchezza e nel potere che ricavavano dalle loro trattative.

    Più gli anni passavano, più l’esistenza delle persone si intrecciava alla tecnologia.

    Era raro che si interagisse tra esseri umani e, se ciò accadeva, era quasi esclusivamente tramite chat, video e simili, perché i contatti personali erano temuti e sconsigliati per il rischio ancora alto di contagio. Ovunque aleggiavano paura, odio e sfiducia.

    Le città erano state suddivise in piccole zone, quartieri serviti e organizzati in base all’estrazione sociale e alla ricchezza di chi li abitava. Tutto era videosorvegliato e la sicurezza era affidata ai droidi sentinella che mantenevano l’ordine, pattugliando le strade senza sosta per mantenere attivo un controllo dittatoriale.

    Tutti i servizi pubblici principali erano gestiti da pochi esseri umani che appartenevano alla casta elitaria, quella che aveva ancora privilegi, diritti e possibilità. Questo era quello di cui si convincevano, ma la realtà era che anche loro erano succubi di entità generate da complicatissimi algoritmi, a loro volta elaborati da computer potenziati oltre ogni possibilità e conoscenza umana.

    Il denaro era stato convertito in crediti telematici, concentrati nelle mani della casta: la massa sopravviveva svolgendo i lavori che venivano assegnati. Ogni giorno, i computer decidevano le mansioni da svolgere in base alle necessità, inviando messaggi per convocare la gente.

    Chi possedeva la ricchezza, si sottoponeva volontariamente a delicati interventi di miglioramento fisico e cerebrale, applicando parti biomeccaniche chiamate innesti, atte a rendere il corpo e la mente più forti. Questi innesti non miravano a sostituire menomazioni per dare una vita normale alle persone, ma anzi il corpo, anche se sano, veniva menomato per inseguire un sogno di perfezione e potenza.

    Nel 2012, Apple aveva creato Siri, l'assistente virtuale presente nei dispositivi proprietari. Non era altro che un software che si adattava agli usi, alle ricerche e alle preferenze linguistiche individuali, personalizzando le risposte. Vennero creati poi degli oggetti che, oltre a cercare la ricetta o la soluzione a una semplice domanda, potevano controllare anche funzioni indispensabili per le abitazioni e la vita. Ma come sempre, la mente umana e la smania di potere non si accontentarono e fecero tentativi fino ad arrivare alla creazione di queste entità che in tutto e per tutto colmavano le mancanze dell’uomo, le Artificial Intelligence. Le A.I. erano a loro modo vive, sebbene generate da algoritmi; non provavano sentimenti ma comunque avevano pensieri propri, opinioni e gusti. Erano così perfette da superare il test di Turing e la sua versione evoluta della Stanza Cinese: un essere umano non sarebbe stato capace di distinguere una A.I. da un proprio simile.

    Quasi tutti si relazionavano con una A.I.

    Ogni A.I. era plasmata in base alle esigenze del proprietario ed era sempre in loro compagnia e non si poteva mai spegnere. Le A.I. erano legate alla vita del loro proprietario, perché erano praticamente la versione migliorata dell’essere umano. Gestivano le abitazioni, il lavoro, l’economia, le relazioni, la routine giornaliera, le emozioni. Chi non aveva una A.I., non contava nulla per la società, era l’ultima ruota del carro, una non-persona.

    Negli ultimi anni, i capi dei Governi si erano visti costretti a stilare una legislazione sugli innesti tecnologici e sulle A.I. dopo alcuni casi di violenza, pazzia, intossicazioni causate dal liquido refrigerante dei supercomputer localizzati nelle abitazioni private o pubbliche.

    Il totale degli innesti speciali, che si trattasse di un arto più forte, di un’arma o di un apparato aggiuntivo, non poteva superare il 40% del corpo; lo spazio di memoria cerebrale doveva essere inferiore ai 10 tera – incluse le memory card temporanee – i materiali usati non dovevano avere un valore superiore ai 100.000 crediti e dovevano essere solo di una lega di acciaio chirurgico e titanio. Queste leggi erano state estese anche ai militari.

    Per le A.I era stato decisamente complicato: nessuno voleva privarsi della simbiosi ottenuta con queste entità perché, la maggior parte delle volte, diventavano delle vere e proprie costanti nelle vite delle persone che avevano bisogno di una relazione, il più umana possibile, per poter sopravvivere.

    E dopo tante parole vuote e senz’anima, noi due dobbiamo affrontare la parte più difficile, ovvero metterci al centro della storia.

    Siamo due uomini diversi: un Topo di Laboratorio e un Militare.

    Uno che, appena compiuti ventun anni, aveva stretto tra le braccia i figli nati dall’amore della sua vita, che a ventidue anni era a capo di una ricerca e parlava in stringhe di codice o addirittura in linguaggio binario.

    L’altro che, arrivato a quarant’anni, cambiava ancora una squinzia a notte, che non voleva legami, che aveva visto il suo migliore amico raggiungere tutti gli obiettivi su cui avevano fantasticato, mentre lui aveva puntato la sua intera esistenza nell'eseguire e impartire ordini.

    Uno che, per decidere che calzini indossare la mattina, consultava sua moglie, e l’altro che nell’armadio aveva solo jeans blu scuro e camicie a quadri.

    Uno aveva accolto a braccia aperte i sentimenti, l’altro li aveva sfuggiti per tutta la vita.

    Nessuno era mai riuscito a darsi una vera spiegazione sull’affetto che ci legava, ma a noi non importava.

    C’eravamo sempre stati l’uno per l’altro e sarebbe stato così per sempre.

    Il Militare adorava citare una frase che aveva imparato in Cina: Chi è veramente legato, non ha bisogno di scriversi. Dopo anni di separazione, rincontrandosi, l’amicizia sarà ancora vera come il primo giorno.

    Ci eravamo conosciuti un giorno da uno sfasciacarrozze mentre cercavamo pezzi per la bicicletta. Avevamo litigato: il Topo di Laboratorio, vostro padre, aveva combattuto per tenersi stretto quel cambio Shimano che agognava da mesi e il Militare, ovvero io, aveva alzato le mani di fronte alla testardaggine di quello strano tizio dai ricci sparati in aria.

    Avevamo passato un paio di estati a progettare strani mezzi, un perfetto guazzabuglio tra un monopattino, una bicicletta e un motorino. Io, il Militare, ero un asso in fatto di circuiti elettrici e bulloni; tuo padre, con i suoi calcoli, le sue proiezioni e i suoi chip, era fantasioso e abile. Cazzo, se ci siamo divertiti!

    Il Topo di Laboratorio volle il Militare accanto a sé all’altare, il giorno del suo matrimonio, perché nessun altro avrebbe mai potuto ricoprire il ruolo di testimone con la stessa onestà e partecipazione.

    Il Militare era accanto al suo amico quando incassava la notizia di aver perso uno dei suoi figli e, ogni volta che si incontravano, al maschietto portava un libro di leggende del paese in cui aveva lavorato nell’ultimo anno, mentre alla bambina regalava un braccialetto con pietre colorate.

    Il Topo di Laboratorio non prese bene la scoperta avvenuta una notte per caso, ma la sua rabbia durò poco quando si specchiò negli occhi verdi della sua piccola.

    La vita, il destino, il karma hanno messo a dura prova la nostra amicizia e la nostra vita. Siamo stati costretti a fare delle scelte difficili da digerire, ma non abbiamo mai perso il rispetto l’uno per l’altro.

    Trascrizione degli appunti di Militare e Topo di Laboratorio.

    Nel 2060 c’era ancora qualcuno che credeva nei sentimenti, nell’amore, nella famiglia e che aveva trovato sui banchi della Technische Universitaet la propria anima gemella. Quattro ragazzi, due uomini e due donne, che a un primo sguardo pigro non avevano nulla in comune, ma che non volevano arrendersi alle brutture del Mondo, un giorno di primavera ascoltarono gli stonati vagiti di due bellissimi gemelli eterozigoti, Killian e Kora, e di una splendida bambina dai nerissimi capelli neri, Lukrezia. I tre neonati sarebbero diventati inseparabili, fratelli in tutto tranne che nel sangue, come i loro genitori.

    I tre bambini crescevano a vista d’occhio, giocando, litigando e facendo pace. I genitori li osservavano da lontano, sempre vigili, ma concedendo loro la possibilità di provare, di imparare.

    Il Capodanno che inaugurava il 2070 era passato da pochi giorni, la neve copriva compatta la collina di Radebeul. Una mattina, i genitori della piccola Lukrezia erano usciti per andare al laboratorio in cui lavoravano come scienziati, e non erano più tornati. Non erano sicuramente i primi e non sarebbero stati gli ultimi.

    Nel 2078 Dresden 2.0, luogo segnato da troppe tragedie della storia e dall'intrecciarsi della vita dei protagonisti di questo breve riassunto, dopo un pesante attacco Cracker ha preso il potere, un’entità digitale chiamata Sistema.

    Sistema non è umano, non ha un corpo materiale nel senso comune, ma esiste nell’Etere e vuole esistere in ogni dispositivo digitale connesso a qualsiasi rete.

    Sistema è nato come un bambino menomato, deforme, quasi morente. Kaden, il nome dato dagli amorevoli genitori che lo hanno visto sparire nel labirinto dell’ospedale in braccio a una ambigua levatrice, è sopravvissuto a lungo in un congegno di criogenesi che lo ha tenuto in vita. Ci vollero anni prima che fosse riportato fuori dal laboratorio grazie all’intervento di vostra sorella Kora. Lei era una persona buona che cercò di curare il suo animo ferito, di spingerlo ad accettarsi, aiutandolo e dandogli uno scopo attivo nella società: migliorare la vita delle persone attraverso l’A.I. L’idea di Kora era quella di dargli una seconda occasione ma, in poco tempo, Kaden sviluppò varie conoscenze e una coscienza propria, lasciando che la sua natura malvagia e piena di odio prendesse il sopravvento.

    Killian, se stai leggendo questo, forse c’è ancora una speranza per tutti noi.

    Capitolo 1

    Your world is coming to its end

    But you don't have to be afraid

    I'm here for you

    (Klergy e Valerie Broussard - The Beginning of the End)

    Il tremolio della luce blu dell’ologramma sopra di me mi dà la nausea.

    La sagoma di una donna sta consumando un amplesso meccanico e asettico, cavalcandomi e gemendo in modo finto. La figura ha lunghi capelli, un viso dolce e paffuto, delle belle tette generose e i fianchi, se fossero reali, avrebbero le mie impronte impresse sopra.

    K, il mio sistema di controllo cerebrale, appena rilevata l’alzabandiera mattutina, ha trovato la soluzione.

    «Oh sì, K17714N…» l’immagine geme, con acuti quasi fastidiosi.

    Ogni singola cosa, ogni problema viene elaborato e risolto dal computer attraverso memorie di stato solido potenziato e processori M6. Queste macchine controllano gli aspetti della vita di ogni essere vivente, e ne guidano il percorso evolutivo attraverso complicatissimi algoritmi e pensieri freddi e metallici.

    Come sempre da qualche tempo a questa parte, non sto provando nulla, nemmeno la sensazione del mero atto fisico.

    Voglio del calore, voglio un profumo, voglio stringere qualcosa, voglio sentire il peso di qualcuno addosso, voglio semplicemente qualcosa di reale.

    Per giunta, la finzione sta diventando anche monotona perché sono sempre le stesse mosse, gli stessi gesti, gli stessi frame.

    Con un movimento repentino, mi metto seduto sulla branda del mio micro-appartamento, ignorando la voce robotica che chiede cosa c’è che non va. Non ascolto la presentazione degli altri programmi che posso attivare. L’ologramma della donna svanisce in un punto pixel. Allungo la mano verso l’asse che fa da comodino e prendo il bicchiere di liquido violetto che trangugio avido: la mia colazione.

    Dall’unica finestra, la luce flebile che filtra attraverso la perenne nebbia è la sola cosa che vedo. Ogni tanto il vetro vibra perché qualche idiota corre con gli speeder bike truccati. Il ronzio dell’aria indotta nella stanza, le sirene incessanti, gli annunci dai megafoni posti sui grattacieli mi stanno provocando il voltastomaco.

    Il mio braccio meccanico è abbandonato per terra vicino alla porta, la tuta penzola dal gancio. Il mio fucile, appoggiato al muro, mi ricorda che devo passare in armeria per chiedere il materiale a cui pensavo l’altro giorno. Bevo una sorsata della bibita color violetto che amo tanto.

    «K. che ore sono?» non ho nemmeno una fottuta sveglia.

    «Le tre, Signore. Se vuole, può dormire ancora altre cinque ore e posso garantire un sonno di ottima qualità.» La voce robotica è la sola con cui parlo fuori dall’ambito lavorativo.

    «A cosa serve dormire?»

    «Ad avere prestazioni eccellenti, a permettere a Sistema di interfacciarsi con gli M6 per controllare e ricaricare gli innesti all’interno del suo corpo, Signore. Dormire bene può anche aiutare Sistema a sviluppare degli applicativi migliori.» È la risposta più vuota e insulsa che abbia mai sentito dopo una domanda retorica come la mia.

    Darei tutti i crediti che possiedo, braccio meccanico incluso, per provare qualche emozione.

    Sono un militare di livello B, quasi il massimo, un cecchino: sono addestrato a mettere la missione prima di tutto, e mi sto comportando come una mammoletta. Mi pizzico il

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