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Nuovo mondo
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E-book315 pagine4 ore

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Info su questo ebook

2056 Sullo sfondo di una tecnologia fortemente invasiva e di una società completamente in balia di chi questa tecnologia progetta e gestisce - la IO corporation - due uomini e una donna lottano per portare alla luce una tragica verità: uno sciame asteroidale in rotta di collisione con la Terra e il piano fuga di una ristretta elite di possidenti. Dopo che le vite dei tre vengono sconvolte e i loro sforzi scarsamente premiati, giungono alla fine ad un inaspettato epilogo. Nuovo Mondo è un romanzo solo apparentemente fantascientifico che racconta in modo leggero e a tratti scanzonato una via decisamente originale per raggiungere l’utopia per antonomasia: un mondo perfetto!
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2018
ISBN9788867828753
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    Anteprima del libro

    Nuovo mondo - Massimo Kalb

    MASSIMO KALB

    NUOVO MONDO

    Massimo Kalb

    Nuovo mondo

    ©Editrice GDS

    Via Pozzo 34

    20069 Vaprio d’Adda-MI

    www.gdsedizioni.it

    www.gdsbookstore.it

    TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    Ogni riferimento descritto nel romanzo a cose, luoghi, persone a cose sono da ritenersi del tutto casuali.

    DISPONIBILE IN FORMATO E-BOOK

    1

    Indocilis Privata Loqui

    PREMESSA

    L’Allerta Rossa di massima sicurezza non si credeva nemmeno esistesse davvero. Nessuno l’aveva mai sentita squillare dagli altoparlanti sparsi nei settori Alfa delle sedi IO e nessuno pensava fosse nemmeno possibile arrivare a quel grado di allarme. Tutti credevano che gli allarmi di massima sicurezza scaturiti in occasione dell’intrusione armata nella sede operativa IO a Città del Messico, più di tre lustri prima, e della bomba detonata a San’à il capodanno del 2040 che annientò d’un colpo tutto l’apparato IO nel territorio, meritassero già loro la massima qualifica di allerta possibile.

    Cos’altro sarebbe potuto capitare perché si verificasse una simile sciagurata evenienza? Non bastavano i migliaia di morti avuti durante le due azioni, le molteplici reazioni attuate dai due governi, i sommovimenti politici che squassarono l’intero pianeta, in preda ormai ad una fobia incontrollata per tutto ciò che era opposizione, contrasto, disconnessione?

    La permeabilità mostrata dalle difese approntate era stata imperdonabile e il prezzo pagato altissimo, sia in termini di sangue sia, soprattutto, in prestigio.

    Non era pensabile che qualche gruppuscolo disordinato riuscisse ad avere la meglio sulla macropotenza IO, anche nei territori più sperduti del globo, anche presso le sue agenzie più remote e ridotte, anche perché, teoricamente, nessuno più all’interno dell’atmosfera avrebbe potuto muoversi liberamente sfuggendo all’onnipotente occhio elettronico IO-Net.

    Il come e il perché quelle due bellicose azioni si resero possibili ed ebbero anche un imbarazzante successo fu un segreto irrisolto che per qualche tempo disturbò i vertici dell’azienda, provocando i moti di stabilizzazione tipici di simili evenienze. Sommovimenti che fecero cadere qualche testa, traballare qualche sedia e assestare ancora più saldamente qualche poltrona, anzi, nel caso specifico, una poltrona, che ben presto divenne pesantissima e la posizione di chi la occupava non più scalzabile.

    Lo scranno in questione era quello dell’amministratore delegato del ramo telecomunicazioni, settore Alfa, il temutissimo Mr. Pitston, Pitsbull, come era appellato dai nemici, ferocissimo squalo divoratore di squali, abilissimo politico e astuto manovratore, che, dopo la risistemazione, assunse contemporaneamente la guida di tutti i rami d’azienda diventandone di fatto il reggente assoluto.

    Decisamente l’uomo più potente del mondo.

    La IO Corporation aveva spazzato via ogni forma di concorrenza inglobando al suo interno ogni pluralismo, ogni alternativa al suo dominio, divenendo fornitrice principe della tecnologia e dei software della gran parte delle nazioni mondiali, creando un potere parallelo, una sorta di governo ombra, in tutte le governance più potenti, influenzando, quando non guidandole del tutto, manovre finanziarie e militari, piani pluriennali di sviluppo e di ricerca, invadendo gli spazi culturali, lanciando mode e stili di vita per miliardi di persone.

    Al di fuori del suo raggio d’azione resistevano solo piccole entità trascurabili per potere economico e demografico: gli Outsiders.

    Gli Outsiders lottavano ogni giorno per estraniarsi da questo stato di cose.

    Erano una massa trasversale per censo, religione e nazionalità, una sorta di corrente di pensiero intellettuale alternativo che rifiutava ogni forma di tecnologia così invasiva, ponendo resistenze e cercando di creare movimenti d’opinione contrastanti al idem-sentire imperante, ma nell’iper-tecnologico mondo del XXI secolo coloro che non erano connessi erano fuori dal mondo stesso, nostalgici fantasmi di un’esistenza ormai sepolta.

    La prima mossa attuata dalla nuova direzione Pitston, il suo capolavoro, fu di spingere l’opinione pubblica mondiale ad accettare di passare dall’obsoleto sistema Info-Net al ben più moderno e performante Ear-Net, in nome di una crescente e indefessa sicurezza, di una stabilità pacata ma inoppugnabile, di un progresso inarrestabile dalle ammiccanti possibilità.

    Una maggioranza plebiscitaria accettò l’obbligo, per tutti i clienti IO al di sopra dei sei anni compiuti, di indossare il micro-Chip auricolare e rendersi così palesi al macro-processore quantico IO di stanza nella megalopoli della piana occidentale, Iopolis.

    Le implicazioni sociali, economiche, di costume di questa scelta furono moltissime e tutte decisive per lo sviluppo di GlobalNet! Tutti connessi, tutto in rete! come recitava lo slogan di lancio.

    Non solo con questo accessorio si rese possibile conoscere posizione ed occupazione in tempo reale di ogni cliente, ma anche influenzarne la condotta giornaliera, addirittura il suo stesso pensiero, visto che la caratteristica più importante dell’Ear-Chip era dialogare direttamente col cervello.

    Grazie a questo canale privilegiato il Chip informa, insinua e suggerisce.

    Locali, libri, film, prodotti alimentari, di design, vestiti, località, avvenimenti, fazioni politiche, per ogni campo d’interesse c’è la puntuale imbeccata della casa madre che asseconda i suoi propri interessi e quelli dei suoi finanziatori.

    La capacità d’influenzare il cliente è evidente e dopotutto nemmeno celata, la pubblicità subliminale un andazzo ordinario e tollerato, ma la cosa più eclatante era che alla gran parte degli 11 miliardi di terrestri fruitori del servizio, tutto andava bene così.

    Il sistema era divenuto subito così familiare, così indispensabile per le esigenze di tutti che ogni parte del mondo lo ribattezzò con nomignoli propri, come si è soliti fare con un vecchio amico di famiglia con cui fa sempre piacere trascorrere del tempo insieme.

    Era un mondo appiattito sull’onda invisibile di GlobalNet quello che venne squassato quel giorno. Un mondo sintonizzato su di un unico verbo, molto più potente e persuasivo di qualsiasi Dio, onnisciente ed onnipresente, un verbo che pensava per tutti, per tutti lavorava e tutti accudiva.

    Erano le 11,30, ora di Greenwich, di un caldissimo 22 luglio, quando tutto cambiò per tutti, ma, per perfida ironia, quasi nessuno ne venne a conoscenza.

    La notizia destinata a cambiare il mondo arrivava per uno strano gioco di contrapposizione da distanze siderali, nere e fredde come l’umore di chi la ricevette.

    Il satellite IO-3003, posizionato in orbita attorno Giove, aveva fatto il suo dovere di attento scrutatore dell’etere spaziale ma quello che lesse non piacque a Alejandro Pice, ingegnere spaziale di secondo livello Beta, addetto al controllo dati della sonda. Alejandro aveva passato tutta la gioventù a fantasticare di spazio, galassie, mondi lontani e fantasmagorici, di civiltà extraterrestri forse già segretamente sparse sul nostro pianeta e di piani occulti per sfruttarne il loro rivoluzionario sapere, sacrificando a questa passione intere giornate di svago, quasi l’intera giovinezza.

    Era diventato un consumato astronomo ancor prima di terminare le scuole secondarie e uno dei più valenti ingegneri usciti dalla rinomata ed esclusiva IO-University di El Paso, quasi senza avvertire fatica.

    Mai aveva rimpianto i momenti passati tra vecchi libri polverosi e virtuali pagine web, perso in alfanumerici nomi di galassie troppo lontane e minuscole per poter essere ricordate, nemmeno quando i suoi coetanei se la spassavano giocando a baseball nel vicino campo della scuola o il fascino femminile cominciava ad esercitare un’irresistibile pressione sulla sua florida virtù giovanile.

    Tranne quel giorno.

    Quello che lesse nel rapporto di IO-3003 gli fece accapponare la pelle maledicendo tutti i suoi studi e il suo sapere, esecrando i sacrifici, fino ad allora ricordi lieti e cari, che l’avevano portato ad essere il primo ufficiale IO, il primo uomo sulla Terra, a conoscenza di tale ferale notizia.

    Ma un uomo solo non può sopportare cose di quel genere, la mente vacilla, la responsabilità ti schiaccia e non servono a niente tutti gli addestramenti, le esercitazioni, i test compiuti per essere pronti ad ogni evenienza.

    Quello che un uomo in quella condizione può fare è alleggerire la pressione. Si tratta d’istinto di sopravvivenza, di natura, che anche in un mondo iper-tecnologico come quello trova sempre la via per cacciare fuori la testa.

    Pice sconvolge il protocollo, norme e commi fatti di richiami ad altri commi e ad altre norme, elaborazione di rapporti supportati da controprove, controlli incrociati, verifiche certificate, allertamento dei superiori di reparto e, finalmente, previa autorizzazione, la diffusione del file.

    Per Alejandro, però, non c’è più spazio per la burocrazia, le sue dita si muovono autonome dalla mente, cerca il conforto della compagnia, della condivisione, diffonde il report nel programma di smistamento relazioni il quale, una volta analizzatone il contenuto e verificata la presenza di criticità, emette un allarme di grado pertinente alla criticità rilevata.

    Fu allora che tutto il personale specializzato di livello Alfa, quello con accesso ai codici di massima sicurezza e alle strategie correnti, sottoposto a rigidissimo protocollo di servizio nonché vincolato al segreto aziendale, sentì risuonare per la prima volta l’Allerta Rossa di Massima Sicurezza, definendone finalmente i contorni sul mistero della sua effettiva esistenza.

    "Rapporto ufficiale scientifico Beta A. Pice, matricola σ1893-79:

    h. 11,34 a.m. 22/07/2054

    IO-3003 riporta avvistamento di sciame asteroidale costituito da sedici corpi celesti sfuggito ad orbita gioviana in traiettoria di collisione con la Terra.

    2054 FG¹³ e 2054 HS³º raggiungono massa rispettivamente di 13 e 28 km.

    Le elaborazioni della traiettoria non offrono possibilità di errore.

    Allo stato attuale non sussiste nessuna possibilità di sopravvivenza.

    Ripeto: nessuna possibilità di sopravvivenza!

    Che Dio ci aiuti"

    1

    Sergey! Bisogna andare a prendere Mr. Gotcha … il capo ha bisogno di lui. Ce la fai ad andare tu? Conosci già la strada…

    La domanda era retorica, Sergey sapeva bene come Doc Who avesse quel modo gentile di divulgare gli ordini ma che questi in realtà non potessero essere mai in discussione e la cosa lo infastidiva. Non già perché la forbita logorrea del vecchio architetto cui doveva far visita gli desse particolarmente fastidio, gli piaceva molto ascoltare persone più intelligenti e colte di lui, c’era sempre da imparare qualcosa e al momento opportuno avrebbe potuto spendersela, magari per far colpo su qualche bella signora da rimorchiare, ma la lunga e tortuosa strada da percorrere per arrivare alla sua dimora gli agitava le budella.

    Mr. Gotcha era un asso nel suo campo, un genio lo sentì definire dal Boss in persona, sicuramente l’architetto da giardino più pagato in tutto il continente, ma che bisogno avesse di abitare in cima al mondo, in mezzo a viottoli stretti e polverosi, Sergey non lo capiva proprio.

    Sergey ignorava esistesse addirittura un ramo delle scienze adibito a quel particolare studio fino a quando non aveva dovuto portare l’illustre specialista alla villa del Boss, l’anno precedente.

    Gli sembrava esagerato scomodare un architetto per quattro piante e un po’ di fontane, credeva bastasse qualche buon giardiniere per badare al verde e non ci fosse bisogno di sprecare tanto fosforo in quel particolare tipo di qualità.

    Il parco della maestosa magione del capo aveva già i colori tipici della stagione autunnale, il rosso carico delle foglie di acero, il bronzo dei frassini e dei larici, il verde intenso degli abeti, l’arancio con punte dorate dei faggi, una promiscuità che regalava policromie artistiche, sensuali, fragorose e a Sergey pareva molto bello anche così, un po’ selvaggio, un po’ lugubre, molto malinconico, sarebbe stato un peccato modificarlo.

    Il Boss, però, non la pensava allo stesso modo.

    Aveva considerato che a quel punto della sua carriera dovesse fare un balzo in avanti e dotarsi di qualcosa di raffinato e ricercato, qualcosa che gli facesse acquistare prestigio agli occhi dell’alta società, che si offrisse come un fresco simposio di benvenuto agli sguardi dei suoi ospiti, suadente grimaldello di approvazione e benemerenza per menti prevenute e restie.

    Sergey, in Cecenia, sua terra madre, non aveva mai nemmeno visto un giardino, perlomeno inteso come luogo adibito all’otium, e faceva fatica a giustificare tutti quei soldi spesi per comprare piante esotiche, per risistemare zolle o edificare ninfei, pur ammettendone l’oggettiva bellezza.

    In effetti, nell’occasione in cui fece visita alla magione del vecchio architetto si era trovato rapito da tanta grazia, si era scoperto a pensare concetti costruttivi, come se l’artificiosa conquista del bello avesse influito anche sullo sviluppo di pensieri compositi, ricercati, mai banali.

    Lì, nel maestoso parco di Mr. Gotcha, avrebbe voluto morire, non c’era alcun dubbio. Non c’era altro posto sulla terra che richiamasse in lui tanta pace, tanto benessere, un appello potente al disimpegno.

    Le numerose situazioni travagliate, difficili, al limite dell’umano, nelle quali si era trovato a sguazzare durante la sua vita - le rappresaglie del governo corrotto, la ferocia dell’Obscina, l’essere sempre assediato da violenza e morte - se ne rese conto proprio allora, non avevano minato la sua intelligenza, né la sua sensibilità, se riusciva a godere di tali sentimenti.

    Ma non era un caso se le creazioni di Mr. Gotcha fecero quell’effetto a Sergey. Il vecchio architetto, infatti, aveva progettato i giardini di tutti i più importanti personaggi dell’establishment componendo vere e proprie opere d’arte naturali.

    La sua filosofia si basava sui colori, il suo fine ricreare il Giardino dell’Eden, luogo non più metafisico ma temporale, sfruttando le meravigliose cromie che la flora poteva regalare e grazie ad esse, ai toni, alle gradazioni, alle sfumature, bearsi nell’ebbrezza dello spettacolo, perdere lo sguardo nella gigantesca tavolozza della Natura ricolma di tinte e profumi, abbandonare la coscienza traboccanti incanto e meraviglia.

    Lui voleva donare gioia e pace, estasi e sogno e, visto il successo mondiale, c’era da credere ci riuscisse benissimo.

    Tornando a casa, quella volta, pensò che probabilmente il Boss non avrebbe nemmeno degnato di uno sguardo il suo nuovo sfavillante giardino, una volta pronto, e quand’anche fosse accaduto, mai ne avrebbe colto l’essenza dell’artista, mai si sarebbe lasciato trasportare dalle emozioni. Troppo gretto e materialista il suo animo, troppo sporca di sangue e malaffare la sua sensibilità.

    Il Boss non era come lui, no. Sergey si rallegrò di possedere ancora la sua anima, magari logora e appesantita, sicuramente provata e consunta, ma ricettiva e malleabile; ora lo sapeva e avrebbe cercato di serbarla con tutta la cura possibile, per il suo futuro.

    2

    La morte si era presentata alle 20.15, inaspettata.

    La signora Livingstone durante la giornata non aveva dato segni particolari di malessere, se non per un piccolo ronzio alla testa che era sparito dopo il sonnellino pomeridiano, ma in linea generale mostrava consistenti segnali di ripresa rispetto ai giorni precedenti, facendo indurre tutti all’ottimismo. Non aveva più avuto nausee, giramenti di testa né tantomeno le forti emicranie che la tormentavano e l’indagine tomografica effettuata il giorno precedente aveva dato esito negativo confermando l’ottimismo della dottoressa Ross su una sua prossima dimissione.

    Vedrà che tra qualche giorno se ne potrà tornare a fare la nonna a tempo pieno, signora Livingstone! le aveva detto con un sorriso compiaciuto.

    Oh lo spero tanto dottoressa, le mie figlie hanno bisogno del mio aiuto e poi i miei nipotini mi mancano tanto! miagolava felice la paziente. Ah, ma l’aspettiamo per il Giorno del Ringraziamento, gliel’ho promesso!

    La dottoressa rise.

    Solo se al posto del tacchino ci sarà qualche leccornia vegetariana, lo sa che non mangio carne ….

    Per carità, figlia mia, se esco di qui le cucino tutto il riso della Cina, non si preoccupi, e mio genero farà un po’ di dieta, che certo non gli farebbe male.

    Risero entrambe e Diana si congedò dandole l’arrivederci all’indomani.

    Tornando a casa la dottoressa rifletté come in fondo fosse quella la ragione vera per cui era diventata medico e così sarebbe dovuto essere per tutti i suoi colleghi: far tornare il sorriso ai pazienti.

    Nobilissima professione quella del medico, dai molteplici valori simbolici, quasi metafisici, lottare contro il male tramite la conoscenza!

    Diana sorrise immaginandosi una paladina che lotta a fil di spada contro giganteschi morbi inviati sulla terra dal cattivissimo stafilococco Lucifero … ogni tanto capitava di perdere, ma la vittoria, quando arrivava, la faceva camminare a due metri da terra.

    I sogni furono buoni per lei quella notte e la mattina giunse troppo presto. Il suono della sveglia strappò il filo godereccio con le ultime fantasie notturne.

    Doccia, the caldo e di nuovo al lavoro.

    Entrata in reparto, il letto vuoto della Livingstone non le piace e ancor meno le piace il certificato di morte firmato dal medico di turno, il Dr. Striphorne, primario di neurologia, che recita stringato "infarto miocardico acuto" con l’ora del decesso a fianco.

    La Dr.ssa Ross ripone con furia la cartella clinica telematica della defunta signora. Com’era possibile che solo pochi minuti dopo la loro conversazione la paziente si fosse sentita male e lei non si fosse accorta di niente? Gli strumenti diagnostici oziavano silenziosi mentre si trovava nella cameretta della Livingstone, inoltre, per una scrupolosa deformazione professionale che il suo docente del corso di medicina interna, il professor Parnasky, riteneva essere buona norma semeiologica di ogni coscienzioso medico, lei aveva tastato il polso alla sua paziente mentre dialogavano. Era perfetto.

    Nessuna aritmia, pressione costante e soprattutto la paziente non mostrava alcun sintomo tipico; erano le 19,50 circa.

    Visto che lei aveva timbrato alle 20,06 per recarsi a casa, in 25 minuti cosa era successo? Perché nessuno l’aveva avvertita?

    Ah, sei qui! ne interrompe i pensieri il Dr. Striphorne, ti cercavo...

    Jerry!! Che cazzo! Perché non mi hai avvertita subito, ieri? Ero ancora qui in giro, sarei tornata subito, era una mia paziente, l’avevo seguita io, avrei potuto …

    Calmati, Diana! Per favore calmati, fai parlare anche me, ok? e riprende prima che lei riesca a rispondergli. Credo tu ti riferisca alla signora Livingstone, vero? Lo so, lo sapevo che la stavi seguendo te e che, diciamo, eravate oramai in buoni rapporti, ma erano dodici ore che lavoravi e per me erano più che sufficienti. Avevi bisogno … avevi il sacrosanto diritto di staccare! Lo sai che io ho a cuore anche la salute dei miei dottori oltreché quella dei miei pazienti.

    Che cazzo stai dicendo Jerry, lo sai meglio di me che nel nostro lavoro non si stacca mai e poi ero appena andata via, avrei potuto ….

    Mi stai dicendo che non sono in grado di affrontare un infarto? Che tu l’avresti salvata mentre io sono una pippa che ne ha causato il decesso?

    No! Sai benissimo che non sto dicendo questo. Solo che …

    Solo che … cosa?

    Solo che io ho seguito la signora Livingstone … Rosa, da quando ha messo piede qui dentro e forse, dico forse, avrei potuto fare qualcosa … .

    No! Non credo! Ischemia miocardica silente! Ha avuto uno STEMI e non c’è stato niente che potessi fare … leggiti il mio referto se vuoi, c’è scritto tutto! E poi se vogliamo dirla tutta, ho controllato la sua cartella … non le hai fatto fare il test da sforzo!

    Cosa?! Cosa vuoi insinuare? Era stata ricoverata per problemi encefalici non per il cuore! Le ho prescritto personalmente decine di esami …

    Già … ed è morta per infarto miocardico. Buona giornata, Diana!

    Stronzo!, ma oramai nessuno più l’ascolta. Il caro dottor Striphorne l’aveva inchiodata alle sue responsabilità.

    Si era intestardita a fare indagini sul cervello, sugli svenimenti, le emicranie e non aveva pensato di eseguire uno stupidissimo test da sforzo. D’altronde, l’elettrocardiogramma e la pressione erano stati continuamente monitorati durante il ricovero risultando sempre ampiamente entro i limiti di allarme, non sembrava potesse essere quello il problema e poi solo pochi minuti prima del decesso lei le aveva tastato il polso ed era pronta a scommettere che non ci fosse assolutamente nulla che non andasse. Cazzo, era il suo lavoro, oramai aveva acquisito quella praticità che solo l’esperienza può dare ed era sicura che Rosa stesse bene, non aveva alcun dolore toracico, era tranquilla, nessun pallore … forse non possedeva tutta la malizia di un cardiologo, ma era certa che il cuore fosse a posto.

    O era solo la sua coscienza che cercava di assolverla dalla responsabilità, dalla sua inadeguatezza?

    La mattina cominciava nel peggiore dei modi.

    3

    "Vede quell’arbusto là, sul lato estremo di quel rivo, bene, quello si chiama kiphofia aurantiaca e mi ha tolto d’impiccio svariate volte. Si tratta di una pianta molto comune cui nessuno attribuisce dignità bastante, la si trova ovunque nelle campagne incolte inglesi, ma io ho notato che i suoi fiori presentano una tonalità particolare di arancione, chiamata arancione fiamma, quasi impossibile da trovarsi altrimenti in natura. Orbene, questa pianta fiorifera tra la prima e la seconda decade di febbraio e mi ha permesso di trovare l’ingrediente, mi passi il termine, che soddisfacesse i termini della ricetta per il mio Sentiero Arcobaleno!"

    Sentiero arcobaleno? fa Sergey, tra l’annoiato e lo stupefatto, giusto per dare mostra di seguire l’illustre ospite nel suo infinito eloquio.

    Già – ribatte lui – si tratta di un sentiero all’interno dei giardini, solitamente posizionato in angoli molto appartati e meno curati di modo che la sorpresa nell’incontrarlo sia più vigorosa. È un mio tocco" che ho riproposto più volte, un mio must di grande successo, oserei dire, che riproduce in quattro diversi settori tutti i colori dell’iride a seconda della stagione, anzi, ora che l’ho affinato per bene, durante tutti e dodici i mesi dell’anno, offrendo al viandante che vi si addentra – e io consiglio sempre di farlo scalzi, se il tempo lo permette, per godere del soffice vellicamento del prato sotto i piedi – dicevo, mio caro ragazzo, che il Sentiero regala la piacevole sensazione di incedere tra tripudi di fantastici colori ma, mi si renda il giusto merito, senza ausilio alcuno di ingegneria botanica, non ci troverei gusto."

    Ah! … mi perdoni, il che significa?

    Mio caro ragazzo! Semplicemente che non ricorro a nessun mezzuccio per ottenere il mio scopo, solo tanto studio e lavoro; tutte le piante che uso fioriscono naturalmente nei periodi e nelle colorazioni a me necessarie, è stato un lungo percorso giungere dove sono ora, ricerche scrupolose, ore sottratte al sonno, giornate e giornate in studio, elaborazioni, riproduzioni scenografiche in scala … non per niente sono il più caro sulla piazza.

    L’architetto sorride compiaciuto di sé e Sergey, cogliendo l’attimo, lo adula sottilmente, qualità di cui ha imparato a non lesinare dispensazione.

    Beh, complimenti dottore, al giorno d’oggi è molto più facile delegare o servirsi della tecnologia, della manipolazione genetica nel suo caso, mi corregga se sbaglio, piuttosto che farsi le cose da sé. Ma i suoi lavori parlano per lei!

    Dici bene, caro, risponde ringalluzzito il vecchio, "con gli OGM non avrei nessuna difficoltà ad ottenere fiori di pesco fucsia o rododendri gialli fosforescenti resistenti alle più intense nevicate se mi servisse, ma, come dicevo, la soddisfazione svanirebbe come il sapore della frutta comprata agli ipermercati; no, no, soluzioni del genere non mi si addicono … anche se, forse non ne sei a conoscenza, sono probabilmente il massimo esponente al mondo della ricerca su piante OGM, in specie per ambienti extra terrestri, ora tanto di moda.

    Pensa che ho elaborato piante in grado di svilupparsi adeguatamente nello spazio anche in caso di assenza di gravità, problema principe al di fuori dell’atmosfera, perché, caro ragazzo, se sulla Terra ogni cosa è strutturata così com’è proprio in relazione alla gravità precipua del pianeta - pensa al nostro scheletro per esempio, che, poniamo ci fosse un gravità doppia, sarebbe sicuramente più robusto e spesso - ebbene, al di fuori di essa le istruzioni del DNA di una pianta qualsiasi non si adatterebbero ad un ambiente estremo.

    Recentemente le mie competenze sono state richieste per progetti su navi spaziali a lunga decorrenza e … ops! L’architetto si ferma morsicandosi la lingua. Mi perdoni, ma a volte il mio ego mi fa parlare davvero troppo!"

    Sergey, invece, sentendo di viaggi spaziali ridesta la sua attenzione, come colpito da una scossa.

    I viaggi spaziali lo avevano intrigato fin da fanciullo, in specie da quando i primi uomini erano arrivati su Marte e le fantasie a riguardo lo avevano salvato dalla degradata realtà della sua periferia: le rotte planetarie come vie di scampo dal suo antico presente, l’oscurità dello spazio profondo ben più seducente dello squallido buio delle sue giovanili speranze.

    Spiega tutto al suo ospite con l’entusiasmo di un bambino, che, a dire la verità, stonava alquanto con l’aspetto da duro che la sua aurea emanava, ma l’architetto lo interrompe bruscamente.

    Mi dispiace ragazzo mio, fai finta non ti abbia detto niente a riguardo, a volte quando parlo mi faccio trasportare dall’enfasi per il mio lavoro. Ti chiedo la cortesia di evitare di fare riferimento a questa mia ultima ammissione verso qualsivoglia soggetto, specialmente il tuo capo, te ne serberò eterna riconoscenza! Il fatto è che sono una persona molto riservata e gelosa dei suoi affari ... chiosa il canuto, dissimulando interesse.

    Sergey lo rassicura, pago di avere maturato un piccolo credito nei confronti dell’altolocato ospite, ma la sua reazione gli appare esagerata se rapportata all’argomento.

    Il viaggio fino alla villa del Boss, comunque, procede senza più chiacchiere e l’illusione di quella pace lo culla fino al grande portone di ferro battuto che vigila sull’entrata della villa; una volta varcatane la soglia, tutto cambia.

    Sergey, vieni qua, c’è da sbrigare una commissione urgente. Te la senti? Doc Who non cambiava mai: ordini perentori con un filo di gentilezza. Ma era meglio assecondarli sempre se non si voleva saggiarne la consistenza, della gentilezza.

    "Certo, Doc! Ma … Mr.

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