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Ainu. Le ombre nascoste: Un incontro, un viaggio, una rivelazione
Ainu. Le ombre nascoste: Un incontro, un viaggio, una rivelazione
Ainu. Le ombre nascoste: Un incontro, un viaggio, una rivelazione
E-book127 pagine1 ora

Ainu. Le ombre nascoste: Un incontro, un viaggio, una rivelazione

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Info su questo ebook

Il viaggio emozionante di una madre e di sua figlia alla scoperta degli Ainu, un popolo indigeno del Giappone, a lungo dimenticato ed emarginato. Roxana ci porta con sé in questa avventura di scoperta e rinascita, offrendoci un ritratto intimo e profondo di questo popolo misterioso e delle discriminazioni che hanno subito. Un'opera unica nel suo genere che invita alla riflessione e all'azione per migliorare noi stessi e il mondo.
LinguaItaliano
Data di uscita4 set 2023
ISBN9791221468984
Ainu. Le ombre nascoste: Un incontro, un viaggio, una rivelazione

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    Anteprima del libro

    Ainu. Le ombre nascoste - Roxana Emilia Russo

    Il Monte Fuji, o meglio, il Monte Fuchi?

    Il Monte Fuji, un vulcano alto 3.776 metri, dalla forma conica perfetta, è il simbolo per antonomasia del Giappone.

    Sin dall’antichità è oggetto di venerazione da parte del popolo giapponese e secondo la tradizione shintoista¹ è un luogo sacro; lo stesso vale per i monaci e i seguaci buddisti, per i quali scalare questo monte era, ed è, un rito di purificazione.

    Ancora oggi nel Giappone moderno è meta di pellegrinaggio da parte di numerosi visitatori di ogni età provenienti da tutto il Paese ed è qui che lo spirito dei giapponesi si rivela nella sua integrità: scalare il Monte Fuji almeno una volta nella vita è dichiarare di essere giapponese, di discendere dai kami² .

    In realtà, scalare il Fuji è un’impresa ardita, spesso con condizioni meteorologiche non ottimali e un dislivello di altitudine da compiere salendo al buio per arrivare alla vetta stremati e ammirare, se fortunati, il sole sorgere. La vetta è lo scopo, il sole che sorge con i suoi raggi luminosi (il sole della bandiera militare giapponese), o in caso di pioggia la luce che sovrasta il buio, è significato di appagamento dei propri sforzi e l’unione con i kami. Un pellegrinaggio che comincia dal mondo dei vivi a ciò che si crede il mondo dei morti, per poi tornare alla propria vita quotidiana, stanchi ma soddisfatti.

    Negli ultimi anni il Monte Fuji è diventato una meta turistica internazionale, forse perdendo un po' le tradizioni sia scintoista che buddista originali. Sulla cima, allo spuntar del sole, sembra che frontiere e barriere linguistiche si dissolvano con la commozione che riempie gli occhi di lacrime e gesti di solidarietà. A quell’altezza, condividendo la stessa fatica e sudore, tutti si sentono di appartenere al comune grembo nativo dell’universo.

    Il Monte Fuji si staglia nel cielo nella sua iconica bellezza, cambiando colore con le ore del giorno e con le stagioni, donando perciò immagini infinite di sé. È stato ed è tuttora oggetto di ispirazione per poeti, pittori, fotografi, e via dicendo: ognuno ha cercato di raffigurarlo con la propria arte o pensiero come, per esempio, gli artisti Hokusai e Hiroshige del periodo Edo (1603-1868), che con le loro rappresentazioni hanno fatto del Monte Fuji un emblema per il mondo occidentale dell’epoca e odierno.

    Il vulcano sacro per i giapponesi non passa di moda: Tokyo dista circa 160 km e la sua forma si distingue tra i moderni grattacieli, gratificando gli abitanti di una delle metropoli più popolose e tecnologiche al mondo. Tra quegli impiegati alle loro scrivanie, ci sarà di sicuro chi giunge le mani in forma di rispetto notando il Monte Fuji apparire tra le nuvole e lo smog.

    Tutto sembra così perfetto e sublime. Eppure…

    Sono arrivata in Giappone di passaggio per un’altra destinazione che poi non ho mai raggiunto. Ho immediatamente sentito un senso di nostalgia e attrazione per questo Paese così culturalmente diverso dal mio. Ho deciso di viverci per qualche tempo, per conoscere il Giappone e Kyoto, città che mi ha subito colpita per la spiritualità dei suoi templi e la bellezza armoniosa dei giardini. Non pensavo che sarebbe diventato in seguito il luogo dove mettere radici. Allora non conoscevo lingua, costumi o usanze di questo Paese. Non sapevo niente. Ho imparato veramente poco per volta a parlare, e scrivere è ancora oggi un problema per me. All’epoca, stando alle mie informazioni, non c’erano dizionari per nativi di lingua italiana, o perlomeno non facilmente reperibili, e tanto meno si usava internet. Come una bambina all’asilo, ho cominciato a studiare gli alfabeti sillabici hiragana e katakana³ , poi qualche ideogramma. Osservavo con curiosità questo tipo di scrittura, mi affascinava. Mi divertivo a osservare gli ideogrammi come tanti disegni astratti e quando ho cominciato a riconoscerne qualcuno mi sentivo profondamente entusiasta. Mi sono iscritta a un corso di calligrafia, impegnandomi a scrivere ideogrammi con pennello e inchiostro.

    Non so come, mi sono accorta che Fuji, pur pronunciandosi sempre così, era scritto ora in un modo, ora in un altro. Gli amici giapponesi mi avranno dato sicuramente e pazientemente delle spiegazioni plausibili, eppure io non riuscivo a capire perché il simbolo del Giappone venisse scritto con ideogrammi diversi, aventi significati diversi. C’era qualcosa che non mi tornava e ci sono voluti tanti anni prima che venissi al capo di una matassa che si era formata di sicuro solo nella mia testa. L’origine del nome del vulcano che si staglia nel cielo, fiero come un vecchio samurai⁴ , è ancora incerta. Gli ideogrammi attuali utilizzati per scrivere Fuji sono 富 e 士, che significano abbondante, ricco e persona di alto rango, quindi uomini dallo spirito ricco, nobile che intraprendono l’ascesa (il secondo carattere è lo stesso usato per scrivere shi nei termini bushi e bushido⁵ ). Inoltre, veniva anche scritto 不 e 死、no e morte, quindi immortale. Ancora 不 e 二, no e due, cioè non c’è niente altro così, incomparabile. E chissà ancora quanti altri nomi avrà secondo le varie etimologie popolari e locali!

    Quindi, credo che anche i linguisti abbiano avuto opinioni diverse. Io però rimango fedele all’opinione che forse per i più è la meno esatta, e mi schiero dalla parte di chi per secoli, fino ai nostri giorni, non è esistito o continua a non esistere.

    Infatti, il Monte Fuji, così amato e venerato dal popolo giapponese, può anche derivare il suo nome da Fuchi⁶ , la dea del Fuoco; questo è vero secondo la credenza di un altro popolo, sconosciuto a molti, ma che ha vissuto per migliaia di anni lungo tutto il territorio giapponese: gli Ainu. O invece di dire Giappone, sarebbe più corretto dire Ainu Mosir, cioè il Paese degli Ainu?

    Ancora prima che questa nazione fosse il Giappone che appartiene ai giapponesi, ancora prima, era il Mosir⁷ degli Ainu.

    Tutto questo l’avrei scoperto per caso, non a caso, durante la mia permanenza in Giappone, mettendoci oltre dieci anni per arrivare a conoscere direttamente gli Ainu e per scoprire una delle pagine più tristi e vergognose della storia non solo giapponese ma dell’umanità.

    ___________________

    ¹ Lo shintoismo, la Via degli dèi, è considerato come religione animista giapponese. È il modo di essere, di pensare, di seguire rituali e superstizioni e che si riflette nello spirito dei giapponesi.

    ² Kami sono gli dèi della tradizione scintoista, sia immaginati con figure umane, sia animali o aspetti della natura.

    ³ L’hiragana è l’alfabeto sillabico giapponese, il katakana si usa per le parole straniere riproducendone la pronuncia.

    ⁴ Il samurai era un nobile guerriero, membro della casta militare del Giappone feudale.

    ⁵ Bushi significa guerriero e Bushido la Via o morale del guerriero.

    ⁶ Fuchi in italiano si pronuncia fuci.

    ⁷ Mosir nella lingua Ainu significa territorio, Paese, nazione.

    Una notte stellata, il fuoco e un ragazzo sconosciuto

    Agli inizi del mio soggiorno in Giappone, sono andata con degli amici a un evento musicale di tre giorni tenutosi tra le montagne dell'isola di Kyushu. Per me sarebbe stata una bella esperienza, vivere quell’atmosfera di libertà propria dell’evento con tanti giovani (e meno giovani) provenienti da diverse località e uniti dalla voglia di fare e ascoltare musica insieme. Non parlavo ancora fluentemente il giapponese, però osservavo con attenzione desiderando imparare non solo la lingua ma tutto ciò che riguardava questo Paese straordinario e unico per molti aspetti. Per qualche giorno, sarei stata soprattutto circondata dalla musica e questa non avrebbe avuto bisogno di dizionari, così come non avrei avuto bisogno di sforzarmi di capire o cercare di farmi capire con la mia limitata conoscenza della lingua. Musica e relax ho pensato, e sono partita con i miei compagni.

    Una sera, dopo che i concerti del giorno erano finiti, tutto era calmo e i grilli erano felici finalmente di cantare loro, dopo aver cenato con i miei amici mi sono allontanata per fare due passi. Mi sono ritrovata a sedermi da sola davanti a un falò che già ardeva, ma non c’era nessuno nelle vicinanze. Meno male che è circondato dalle pietre mi sono detta pensando al pericolo di un incendio. A gambe incrociate sull’erba mi sono rilassata e sono rimasta a perdermi nei miei pensieri mentre guardavo il luccichio silenzioso delle stelle di prima estate. Anche le stelle sembravano essere sedute intorno al fuoco, tanto il cielo arrivava a toccare il prato. E, come loro, anch’io mi sentivo tra terra e cielo. Una sensazione di pace è scesa dentro di me e sono stata pervasa da una consapevolezza nuova di appartenenza al cosmo: percepivo di essere un tutt'uno con la notte stellata che, con una vibrazione sottile, entrava direttamente al cuore. In quel momento quasi magico, all’improvviso compare dal buio un ragazzo mai visto prima, si siede a gambe incrociate davanti al fuoco, capelli lunghi e scompigliati, barba lunga. Tira fuori alcune cose dalla sacca. Lo vedo riempire una tazzina con del sake⁸ che riconosco dalla bottiglietta. Poi intinge uno strano bastoncino piatto nella tazzina, comparso tra le sue mani come frutto di un trucco da

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