La cultura perduta della YUPANA INCA
Di Enrico Conti
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Info su questo ebook
Oggi sappiamo bene quanto sia rilevante possedere le informazioni, chi le controlla detiene quasi sempre anche il potere. È ciò che emerge dallo studio di questo curioso manufatto dalle forme che riprendono, come un moderno plastico, i luoghi e tutte le informazioni di chi vi abita, chi produce, quanto e tanto altro. La yupana risulta infatti a tutti gli effetti un supporto all’organizzazione sociale e politica.
Emergono da questo dispositivo inoltre tre concetti fondamentali nella cultura inca: dualità, reciprocità e responsabilità; aspetti che regolavano ogni rapporto all’interno dello Stato inca.
L’autore mette insieme tutti i tasselli derivanti dai suoi studi e arriva a una teoria suggestiva in grado di modificare le datate convinzioni su un popolo giudicato spesso primitivo, ma che invece aveva compreso, in assenza della conoscenza della scrittura, che “possedere” i numeri coincideva con il potere di gestire un popolo e la sua cultura.
Quarto di nove fratelli, sono nato in Italia nel 1946 da una famiglia di contadini provenienti dalla Repubblica di San Marino; il mio percorso scolastico si è concluso con la laurea in Sociologia, la mia formazione culturale e umana l’ho completata nel lavoro di tutela assistenziale e previdenziale a favore dei cittadini e lavoratori, nel Patronato delle A.C.L.I. I miei precedenti scritti sono tutti di natura strettamente tecnica; si tratta di circa 45 pubblicazioni dal 1981 al 2015, prima sulla rivista del Patronato Acli “Sicurezza Sociale” e infine sul mio blog “previdenza”.
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Anteprima del libro
La cultura perduta della YUPANA INCA - Enrico Conti
Enrico Conti
LA CULTURA PERDUTA DELLA YUPANA INCA
© 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-7272-7
I edizione gennaio 2023
Finito di stampare nel mese di gennaio 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
LA CULTURA PERDUTA DELLA YUPANA INCA
È stata una casualità o forse sono brusii e sussurri di parole dimenticate occultati da un antico popolo in una umile tavoletta di calcolo?
Enrico Conti – 9 Febbraio 2022
A mia moglie Leda e mio figlio Lorenzo,
doni che ho avuto dalla vita, dedico questo mio lavoro.
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Mistero e assillo
Era il 2019, stavo studiando la cultura maya nella parte che riguarda il loro sistema di registrazione delle date e delle cifre; volendo sperimentare l’uso del loro strumento, cercavo ispirazione tra le immagini che internet elenca e mi sono imbattuto nella yupana; avevo studiato la cultura andina antica su due testi: Hiram Bingham, La città perduta degli INCA, Newton Compton editori, Roma 1998, e il Resoconto della mostra curata a Brescia da Paloma Carcedo de Mufarech, INCA, Marsilio 2009; sapevo quindi dei quipu, ma non avevo nessuna informazione sulla yupana.
Ho subito notato molte somiglianze evidenti tra lo strumento maya e quello andino: la forma a scacchiera, il valore particolare dato al numero 5 da una parte, le dimensioni doppie di alcune caselle e le elevazioni dall’altra facevano supporre entità numeriche di valore maggiore e il fatto – ovvio per l’abaco maya, ma esplicito anche per quello inca – che il funzionamento si basasse su qualche forma di progressione di valori tra le diverse caselle.
È certo e dimostrato che nel Nord del regno inca, oggi Equador, si svolgeva un intenso scambio di prodotti con le popolazioni anche del Centro America;