La grafia dell'amore e dell'odio e altri metodi di conoscenza dell'essere umano.: Parte seconda Apprendere la grafologia
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Riprendiamo il nostro discorso sulla grafologia.
Nella prima parte già pubblicata di questo lavoro,ho trattato di una serie di persone del passato e del presente, definendo più o meno approfonditamente la loro biografia e dando - in modo differentemente limitato - una chiave di lettura attraverso le grafie, prima di cominciare a trattare, nella seconda parte del lavoro (la presente), il tipo di segni che più facilmente possono porre in grado di comprendere il carattere dell’individuo che dovremo studiare.
Eccoci ora nella seconda parte del mio studio sulla grafologia.
Qui, se davvero volete apprendere anche soltanto i primi rudimenti della materia, ho messo in condizione il lettore di farlo. Mi auguro che il mio lavoro (per cui è presente una terza pubblicazione in merito “agli altri metodi di conoscenza dell’essere umano” ed una quarta, in relazione alla grafica automatica), possa risultarvi utile sia in ambito sociale che umano.
Come ho precisato più volte, è cosa importante raccogliere materiale scritto, da prima senza una indicazione specifica di ricerca, per potere avere una “riserva personale”.
I miei migliori auguri di buon lavoro.
Bianca Fasano Moriniello.
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La grafia dell'amore e dell'odio e altri metodi di conoscenza dell'essere umano. - Bianca Fasano
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La grafia dell'amore e dell'odio e altri metodi di conoscenza dell'essere umano
PARTE SECONDA Apprendere la grafologia.
Riprendiamo il nostro discorso sulla grafologia.
Nella prima parte già pubblicata di questo lavoro,ho trattato di una serie di persone del passato e del presente, definendo più o meno approfonditamente la loro biografia e dando - in modo differentemente limitato - una chiave di lettura attraverso le grafie, prima di cominciare a trattare, nella seconda parte del lavoro (la presente), il tipo di segni che più facilmente possono porre in grado di comprendere il carattere dell’individuo che dovremo studiare.
Lo scopo è stato quello di concedere un'assuefazione alle grafie e ai caratteri, per cui leggere alcune grafie
, di persone le cui caratteristiche psicologiche, affettive, emozionali e sociali fossero già chiaramente conosciute, avrebbe reso, a mio parere, più facile accostare le caratteristiche grafologiche alle individualità.
A tal fine ho preso in considerazione una serie di grafie da me ritenute interessanti sia per quanto riguarda l'aspetto sentimentale che per quanto riguarda l'aspetto sociale degli individui trattati.
Conoscendo le personalità che hanno prodotto il testo grafico e in qualche caso, anche le motivazioni per cui questi l’ha prodotto, chi ha letto il mio primo libro avrà avuto modo di notare delle caratteristiche che nel seguente lavoro riscontreremo in altre grafie a noi non altrettanto conosciute.
Si trattava di grafie stimolanti, grafologicamente singolari, sia per quanto riguarda l'aspetto sentimentale che per quanto riguarda l'aspetto sociale.
Il riferimento a grafie dell'amore e dell'odio
, che ho inserito nel titolo, ho spiegato che andava considerato in termini piuttosto astratti, laddove per il concetto di amore
, ho portato all'attenzione le grafie di personalità che hanno dedicato la loro vita al lato considerato umanamente positivo
dell’esistere, come, ad esempio, alla poesia, allo scrivere, all’arte, o hanno espresso capacità di tipo umanitario. In tal modo si potevano riscontrare i segni che si trovano principalmente in questo tipo di grafie. Per contrasto prendendo ad esempio grafie di persone che si sono comportate nella vita in modo poco amabile, che si sono ritrovate (anche ingiustamente), collegate a situazioni poco chiare o che sono state decisamente criminali, il mio lavoro precedente intendeva porre in grado il lettore di riscontrare i segni molteplici che caratterizzano queste personalità negative. Senza considerare che si stessero davvero inserendo questi personaggi in una sorta di Divina Commedia
, dividendo il lavoro in Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Eccoci ora nella seconda parte del mio studio sulla grafologia, che apriamo con un breve quadro storico all a difficile ricerca dei segni grafici importanti.
Fu l’abate francese Jean-Hippolyte Michon (1806-1881), a pubblicare nel 1875 quello che è considerato il primo manuale di grafologia: " Système de Graphologie – l’art de connaitre les hommes d’après leurs écritures e fonda la Société de Graphologie e il prestigioso periodico La Graphologie." [1]
Insegnava come, nella valutazione di una scrittura, dobbiamo considerare che vi siano dei segni tipo più ripetuti di altri, i quali dovranno essere considerati dominanti.
Concretamente si considerano dominanti quattro segni tipo, che in una grafia si presentano con maggiore intensità e frequenza e dobbiamo considerarli come rilevanti, per quanto riguarda il temperamento affettivo e le capacità intellettive del soggetto che stiamo esaminando.
Allo scopo di offrire un quadro oggettivo della persona in analisi (grafologica), occorre tener presente che ciascuno di questi segni, che noi consideriamo come tipo
, ha la potenzialità di interagire con gli altri, generando quello che è descritto come un segno complesso.
In pratica, quindi, sarebbe un errore riferirsi rigorosamente al significato di un segno senza esaminare gli altri presenti nella grafia, compreso quelli che troveremo riguardo alla firma.
Gli studiosi che hanno indicato la strada della grafologia, sono spesso molto lontani da noi nel tempo, se non anche nello spazio. Persone che si dedicavano con dedizione e impiegavano anni negli studi, in momenti della storia sociale in cui la grafia faceva parte del quotidiano. Prendiamo ad esempio l’abate Jean Hyppolité Michon, (1806 -1881), che nel 1872 pubblica " I misteri della Scrittura". Per farlo eseguì uno studio su quarantamila scritture catalogando i segni ricorrenti. Noi oggi non avremmo, neanche volendo, a disposizione tutto questo materiale, giacché non si scrivono più lettere amanuensi e la grafia non è più un fatto giornaliero e comune. Il suo operato creò un allievo: Jules Crépieux-Jamin (1858-1940) che è valutato come il vero padre della disciplina.
Oggi consideriamo in grafologia, molti segni, che però non vanno intesi come tali da fornire (da soli), metri esatti di giudizio. Per noi italiani (e a onor del merito), Il fondatore della grafologia è il frate Girolamo Moretti (1879-1963) il quale pubblica un trattato di grafologia nel 1914 e fonda la Scuola Superiore di Studi Grafologici di Urbino. Un lascito importante, sia per l’insegnamento in sé e per sé, che per l’istituto di grafologia e per la scuola superiore di studi grafologici dell'università d’Urbino, dove il suo metodo continua a vivere. In effetti, chiunque si applichi in modo determinato allo studio della materia, fa ancora riferimento a lui. Vero è che l’eredità rigorosa del Moretti, basata sulla sistematicità e la metodicità scientifica
è straordinaria: fondata su di una disciplinata (e amplia), casistica, divide tra l’altro i segni in sostanziali, modificanti e accidentali. Aggiungiamo che per ogni segno, egli fornisce le regole per la misurazione in decimi, il significato essenziale di persona e il sentire e reagire dell'individuo. Incrocia anche i segni fra loro, creando (in modo efficiente), delle combinazioni credibili e perviene ad una prima fondamentale sistematicità nell’osservazione e nella trattazione della grafologia, che noi oggi, non avendo l’opportunità di lavorare su grandi quantità di scritti amanuensi appartenenti al nostro tempo, non riusciremmo mai a definire. Tutto il suo lavoro è stato da lui considerato come sperimentale in quanto scienza, tuttavia in grado di analizzare gli scritti di un soggetto e di risalire alle predisposizioni psichiche di questi.
Nondimeno occorre ricordare due cose: la prima, che gli esseri umani sono in evoluzione e la seconda che anche gli stimoli, fisici e psichici cui oggi l’individuo va incontro, sono differenti da quelli del passato e neanche uguali a se stessi in tutto il mondo globalizzato. A questo proposito non dimentichiamo che, studiando il modello calligrafico italiano, riscontreremo come, fin dalle elementari, questo sia caratterizzato da linee morbide e lettere legate tra di loro, diversamente dal modello (ad esempio), tedesco e svizzero, in cui troviamo verticalità e lettere divise, per cui, sin dall'infanzia, assorbiamo il modello culturale del paese in cui siamo nati e cresciuti, anche sotto il profilo del modo con cui esprimiamo la nostra affettività e l'espressione societaria.
Chi in tempi attuali si lanci nello studio della grafologia, deve molto, anche troppo, all’insegnamento di quanti l’hanno preceduto, però non deve dimenticare (e nessuno più di un insegnante se ne rende conto), come le tendenze genetiche o innate e le inclinazioni che l’essere umano possiede per nascita, incontrano tutta una serie di strade alternative, generate dal luogo in cui vive nel globo, dalle persone che si relazionano con lui, dalla società e persino dal cibo e dal clima. Non trascurando questi dati essenziali e con molta prudenza e studio, gli esperti di grafologia possono essere (come vedremo), di ausilio in vari campi, quali quello della psicologia, della criminologia, della pedagogia e altre discipline simili.
Non vorremmo spaventare nessuno rispetto al compito che ci si assume volendo cominciare il cammino della conoscenza in ambito grafologico, però occorre ricordare che il solo trattato di grafologia del Moretti identifica ottantuno segni per cui, anche soltanto volendo seguire l’aspetto psicologico che il grafologo ha coniugato per ciascuno di questi, occorre studiare per molto tempo, seppure limitando l’impegno al solo compito di riscontrarli nelle grafie che si vogliono verificare.
Per gli studi, si possono anche utilizzare le grafie appartenute ai personaggi del passato, di cui si conosce la biografia, però, volendo effettuare ricerche più personali, conviene avere a disposizione (può migliorare nel tempo), una sorta di collezione di quelle che il caso, amici, parenti o persone resasi disponibili, possono offrire.
Gli scritti dei miei allievi da me raccolti, allo scopo di una ricerca successiva dei segni grafologici, hanno il merito di rispondere alla prerogativa della spontaneità, essendo spesso appunti o brutte
di compiti. Ovviamente estrapolando parti di questi, conservando i dati essenziali quali l’età e il sesso, senza collegarli alla persona.
Il vantarsi da parte di neofiti della capacità di comprendere con un colpo d’occhio
le caratteristiche di una grafia è decisamente da non prendersi sul serio, tuttavia in alcune occasioni si può giungere a conclusioni interessanti, attraverso la valutazione attenta in primis, dei segni primari e quindi riscontrando i secondari per poi accostarli tra di loro.
Quando ci approcciamo a valutare una grafia, non siamo interessati a ciò che contiene come significato, piuttosto siamo interessati alla sua forma. Possiamo avere diversi modi di apprezzarla; spontaneo sarebbe quello di guardare all'armonia, ossia lasciandoci guidare nella scrittura (quando vi compaiono), dalla proporzione, dall'ordine, dall'omogeneità, dalla chiarezza dalla fluidità, dalla semplicità e dalla sobrietà che vi riscontriamo.
Se questi valori (in tutto o in parte), sono presenti, valuteremo della persona anche il grado di armonia interiore; stiamo parlando di qualcuno che è fornito di adattamento all’ambiente, autocontrollo è un buon inserimento sociale. E’ possibile che questi elementi si possano rilevare (in modo variabile), in individui che vivono un’esistenza serena e senza traumi, però sarò difficile notare questo assieme nelle grafie di personalità forti, che hanno lasciato una larga impronta della loro presenza nella storia, le quali, di solito appaiono molto complesse e non sempre esteticamente gradevoli.
Quanto dico, ho provato a verificarlo nella prima parte del mio lavoro, già pubblicato, dedicato alle grafie dell’amore e dell’odio, laddove compaiono le grafie di personaggi come Napoleone Bonaparte o altri grandi della storia, che in più casi non avevano una grafia rispondente ai criteri di armonia succitati, pur essendo persone che hanno lasciato una impronta valida della loro esistenza.
In relazione a questo è il grado di personalizzazione che noi possiamo riscontrare nella grafia, questo in quanto lo scrivente impone in essa la propria energia, la propria espressività e spontaneità, di là da quello che possiamo vedere come una bellezza formale; stiamo parlando di un alto livello Vitale (in francese formniveau). Questi presenta dello scrivente non tanto la sua capacità di adattarsi al mondo e quindi al conformismo (che magari comporta anche un certo grado di repressione sociale della propria espressione del sé), quanto la sua capacità di creare con l'originalità del pensiero l'autenticità del proprio essere, la creatività e il dinamismo. Un insieme teso anche, in alcuni casi, a modificare la società in cui si vive, per avvicinarla ai propri desideri.
Grafia di Vincent van Gogh, Intozzata II modo, con segni di mania suicidaria.
[1] https://www.amazon.com/Syste%CC%80me-graphologie-connai%CC%82tre-dapre%CC%80s-e%CC%81criture-ebook/dp/B01CX1H33A Système de graphologie, l'art de connaître les hommes d'après leur écriture (French Edition)
Torniamo al metodo
Volendo raggiungere una analisi completa del soggetto di studio.
Per avere un'analisi completa del soggetto di studio, l’ideale sarebbe avere anche degli scritti risalenti alla scuola media, quindi ai dodici o tredici anni. Questo ci permetterebbe di capire in che modo ha vissuto il delicato passaggio dalla pubertà all'età adulta. A questi già fantomatici documenti dovremmo aggiungere degli appunti, o comunque scritti in brutta copia, dell’età adulta. La brutta copia, ovviamente, rispetto alla bella, è più autentica in quanto agli appunti, (molto utili, ad esempio, studiando uno scienziato come Alan Turing) [1] , non li si scrive per presentarli a qualcuno ma solo per chiarirli e memorizzarli. Poi, durante un’ideale seduta, si dovrebbe far scrivere un testo di circa due pagine, su dei fogli bianchi senza righe o quadretti e con una buona base di appoggio.
Tutto dovrebbe anche essere rigorosamente in corsivo, perché con la scrittura in stampatello molte caratteristiche personali sono lasciate da parte.
Per quanto mi riguarda, ritengo che, pur andando bene qualsiasi testo, sia un bene far comporre qualcosa d’intimo, in cui compaiono parole come mamma o papà, il nome del proprio animale domestico o dei propri figli (o parenti). In questo modo si intuiscono i sentimenti e le emozioni e si può tentare di comprendere gli aspetti psicologici di chi si ha di fronte.
Fermo restando che l’ideale resta quasi sempre un miraggio, faremo quanto di meglio si può sui dati grafici in nostro possesso, chiarendo, in alcuni casi, che si tratta di un tratteggio sommario di cui assumiamo soltanto in parte la responsabilità, quando non siamo in possesso dei dati grafici ottimali. Il che capita quasi sempre.
Quali sono i segni più evidenti da cui cominciare analisi psicologica?
Trovandomi di fronte a uno scritto, essendo io anche una pittrice sono portata ad utilizzare come prima istanza il simbolismo del campo grafico di Max Pulver. Lui lo considerava una specie di bussola che poteva utilizzare il grafologo per capire fin dal primo sguardo del foglio, in che