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Quaderni dalla Cina (e non solo) 2-2015
Quaderni dalla Cina (e non solo) 2-2015
Quaderni dalla Cina (e non solo) 2-2015
E-book58 pagine31 minuti

Quaderni dalla Cina (e non solo) 2-2015

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Info su questo ebook

Il grande paese asiatico è ormai un protagonista sulla scacchiera mondiale per tutti i business e per tutti i mercati. L'occhio attento di Forchielli e Orlandi, due tra i massimi esperti e conoscitori dell'area asiatica e cinese in particolare, ci offre punti di vista inusuali, in grado di aiutarci nel formarci un'idea e un'opinione su quel che succede in quei paesi. Le analisi sono sempre puntuali, le riflessioni molto acute; tutto questo con l'obiettivo di aiutare il lettore ad avere molteplici chiavi di lettura ma lasciandolo libero per formarsi un'opinione libera e indipendente. In questo quarto volume, ebook diventati un appuntamento imperdibile per chi voglia capire di più e meglio la Cina e l'Asia, si affrontano temi economici, politici, sociali di grande attualità e interesse.
LinguaItaliano
Data di uscita12 apr 2015
ISBN9788899214500
Quaderni dalla Cina (e non solo) 2-2015

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    Anteprima del libro

    Quaderni dalla Cina (e non solo) 2-2015 - Alberto Forchielli

    Australia: Terra promessa o Terra di  conquista?

    Alberto Forchielli, febbraio 2015

    Un semplice atto amministrativo, un provvedimento di routine del governo australiano ha acceso un dibattito che prescinde dal suo valore intrinseco. Pochi giorni fa l’Esecutivo ha deciso che la soglia di approvazione per l’acquisto di terreni da parte di stranieri sia abbassata da 240 a 15 mln di dollari australiani, cioè da 187 a 11,7 mln in valuta statunitense. Oltre questo valore, la vendita di terreni deve essere sottoposta al Foreign Investmente Review Board, emanazione del governo. In sostanza, Canberra vuole controllare le transazioni, assicurarsi della loro regolarità, impedire che convergano verso interessi ostili. Il timore è fondato e trova giustificazione nella fisionomia che l’ Australia ha e ha assunto negli ultimi anni. Il territorio è vasto e scarsamente popoloso (23 milioni di abitanti su un’estensione 26 volte più grande dell’Italia), soprattutto per la politica restrittiva adottata verso l’immigrazione. Il clima è tra i più secchi al mondo, l’acqua è una risorsa strategica, l’agricoltura un caposaldo delle attività produttive. La vendita di terreni è dunque un argomento di natura sociale, capace di toccare direttamente le corde

    dell’opinione pubblica. Sono forti 2 versanti del dibattito. Il primo è l’ancestrale rapporto con la terra, il bene primario che identifica il paese, la proprietà, la famiglia. Il secondo è la preoccupazione per l’uso delle risorse, della qualità del cibo, della sostenibilità delle coltivazioni, della violazione del rapporto con la natura.

    I temi dibattuti vanno dunque oltre l’allarme contingente. In realtà più del 90% della terra è ancora in mani australiane – pubbliche o private – e le acquisizioni di terreni rappresentano soltanto una frazione irrilevante degli investimenti stranieri. Seppure raddoppiati tra il 2011 e il 2012, gli Fdi (foreign direct investments) nell‘Agricultural, Forestry and Fishing hanno raggiunto 1,3 mld $. La cifra praticamente scompare rispetto ai 230 mld nel settore minerario, agli 89 del manifatturiero e ai 70 del finanziario.

    La motivazione reale del provvedimento va dunque cercata in altri ambiti, tra i quali prevale quello della stabilità politica. Il Governo conservatore di Tony Abbott è sempre più debole. In discesa nei sondaggi, rischia seriamente di riconsegnare il paese al Labour Party dopo una breve esperienza al governo. A stento è riuscito a superare un recente voto di fiducia. L’adozione di misure che colpiscano la mente prima

    ancora che il portafogli degli elettori è una soluzione a portata di mano. Il limite imposto agli acquisti di terra sembra infatti contrastare una presenza cinese che per l’ Australia è sempre più ingombrante. Tre paesi – Nuova Zelanda, USA e Cile – ne sono esenti.

    Il provvedimento è dunque nei fatti

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