Madelief. Lanciare le bambole
Di Guus Kuijer e Marta Baroni
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Info su questo ebook
Perde spesso la pazienza, non ha peli sulla lingua, difende i più piccoli dai prepotenti, non ha quasi mai paura di niente.
Le avventure quotidiane di Madelief e dei suoi amici, raccontate con dirompente umorismo e uno sguardo ad altezza di bambino.
La serie di Madelief, considerata un classico per ragazzi, riunisce gli “ingredienti” tipici di Kuijer: una protagonista femminile forte e senza peli sulla lingua, l’attenzione al sociale, l’ironia, la riflessione sul mondo degli adulti con lo sguardo dei bambini per parlare di cose complesse con semplicità, ma senza semplificazioni.
Per la prima volta in Italia la prima serie per bambini di Guus Kuijer, vincitore dell’Astrid Lindgren Memorial Award.
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Anteprima del libro
Madelief. Lanciare le bambole - Guus Kuijer
La gattina
Madelief ha ricevuto una gattina.
La tiene tra le braccia, ma lei è piuttosto scatenata. Vuole scendere. Andare per terra a giocare.
«Guarda Roos» dice Madelief. «Questa è Tamara, la mia gattina».
«Oh, che tenera» fa Roos e accarezza il musetto con un dito. Gnam, fa la gatta.
I suoi dentini aguzzi pizzicano il dito di Roos. «Sì, è dolcissima» dice Madelief. «Vuole stare sempre con me, vedi?»
La gattina ha lasciato il dito di Roos. Ora si divincola e gratta per liberarsi dalla stretta di Madelief. Gli artigli affilati le graffiano il braccio, ma lei non molla la presa.
«Se la chiamo mi salta subito in braccio e se sono seduta su una sedia mi arriva sempre sulle ginocchia».
Roos guarda spaventata i graffi rossi sul braccio di Madelief.
«Fa male?» chiede.
«Ma no, sciocchina. Sta solo giocando».
Adesso tra i denti della gattina c’è la pelle della mano di Madelief. Per fortuna sta solo giocando, altrimenti farebbe di sicuro molto male. Roos guarda Madelief. Sembra che abbia un gran caldo.
«Guarda che non stringe. È perché è mia, con gli altri morde più forte che può».
Roos se n’è accorta. Meglio se non la accarezza più, forse deve ancora abituarsi a lei.
«Vabbè, adesso la metto un po’ giù» dice Madelief, si accovaccia e lascia la gattina. La bestiola sfreccia sotto al divano.
Roos e Madelief sbirciano con la faccia sul pavimento. Vedono solo due occhi luccicanti.
«Gioca pure, Tamara» dice Madelief. «E non venire continuamente da me, sono molto impegnata».
Si alza e trascina via anche Roos. «Vedrai» dice. «Basta che glielo dico e lei non viene. È molto obbediente».
Roos annuisce. Non ha mai visto un gatto tanto obbediente.
«Vieni?» chiede Madelief. «Andiamo a lanciare le bambole».
L’orologio dei sette capretti
«Da grande diventerò grassissima. Così non mi fanno cadere» dice Roos.
È seduta con Madelief su una montagnola di sabbia nel cantiere davanti casa.
«E poi ci prendiamo una casa con il tetto piatto dove ti puoi sedere sopra. E vedere tutto».
«Ci prendiamo chi?» chiede Madelief.
«Io e il mio tizio».
«Vuoi dire tuo marito».
«Sì. E ci mettiamo proprio sul bordo, perché mio marito non ha paura di niente. Neanch’io, ovvio. Mi peso sempre».
«Beh, io un marito non lo voglio» dice Madelief. «Non fa per me. Poi ti tocca sempre lavare i piatti. Neanche mia madre ce l’ha».
Roos annuisce. Vero, si può anche fare a meno di un marito.
«Però lei i piatti li lava sempre» dice. «Chiaro» risponde Madelief. «Chi altro lo deve fare?»
«Dev’essere forte, con dei muscoli così. Ma non più forte di me, non serve.
E non deve farmi cadere, se no mi arrabbio e lo mando in ufficio».
«Comunque sei troppo pesante, no, per farti cadere?»
Roos annuisce con forza. «Sì, pesante come il nostro orologio».
«L’orologio sul camino o l’orologio dei sette capretti?»
«L’orologio dei sette capretti».
«Ah» fa Madelief, perché quell’orologio ha un peso disumano. Ci sono voluti due traslocatori per portarlo al suo posto. Guardano un operaio che trasporta delle travi. Ne avrà almeno cinque sulla spalla. Cammina un po’ curvo per il peso.
«Forse» dice Madelief, «me lo prendo anch’io un marito. Così poi se traslochiamo può portare l’orologio in corridoio».
Rumori
«Vi sentiamo sempre quando andate in bagno» dice Madelief. «Attraverso il muro».
«Beh, anche noi» ribatte Roos stizzita. «A volte ti metti a urlare, strilli come una matta. Come se avessi paura».
«Non è vero».
Invece è vero. Roos non vuole mai chiudere la porta del bagno. Si sente così sola su quello strano buco nel quale tutto scompare. Per questo preferisce lasciare la porta mezza aperta. Ma a volte c’è corrente e si chiude. E lei non lo sopporta. Allora chiama la mamma che viene a riaprirla.
«Anche noi vi sentiamo, sai. Il vostro sciacquone cigola e si sente anche la puzza, attraverso il muro» dice.
«Non è possibile» risponde Madelief.
«Non è possibile proprio per niente, perché noi non ci andiamo mai, in bagno».
Roos non sa cosa dire perché non è vero, non ha mai sentito un rumore da casa di Madelief.
«Si dà il caso che abbiamo un bagno segreto. Lo sappiamo solo io e mia madre.
Quando mi scappa, prima mi guardo attorno per controllare che non mi veda nessuno e poi vado lì».
Roos si arrende.
«Andiamo a