Prima che sia troppo tardi: Harmony Collezione
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I fiori e la torta. Mancano solo gli ultimi dettagli, per quella che sarebbe stata una cerimonia coi fiocchi. Gli altri hanno deciso che tra quattro giorni Tessa Morrow sarà una sposa perfetta, senza preoccuparsi dei suoi sentimenti.
In realtà lei sta meditando di...
Barbara Hannay
Vive nel Queensland. Dopo anni d'insegnamento, ha deciso di coltivare la sua passione: scrivere.
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Anteprima del libro
Prima che sia troppo tardi - Barbara Hannay
successivo.
1
Ancora quattro giorni...
«È il più bel vestito che abbia mai visto!» esclamò Tessa piroettando davanti al lungo specchio ovale.
I suoi grandi occhi azzurri scintillarono di soddisfazione alla vista della sua immagine riflessa.
Anche da dietro l'abito era elegantissimo, osservò voltandosi per guardarlo al di sopra della spalla.
Il corpetto di broccato era squisitamente rifinito e l'ampia scollatura si chiudeva in fondo alla schiena con un mazzetto di roselline rosa pallido. Al di sotto di esso si apriva il grande strascico di leggerissimo chiffon bianco.
«È davvero perfetto, tesoro» concordò Rosalind Morrow condividendo la felicità della figlia con occhi velati di commozione.
Sfilando attraverso la stanza, Tessa fece frusciare sul tappeto la gonna di costosissima seta. «Sarà un matrimonio da favola!» disse alla madre restituendole un sorriso colmo d'eccitazione.
«Sì» replicò l'altra, ma il tono della sua risposta suonò incerto alla figlia.
«C'è qualcosa che non va, mamma?»
«Certo che no, tesoro, ho pianificato ogni singolo dettaglio e tutto sta filando proprio come un orologio svizzero...» la tranquillizzò sua madre.
Nonostante l'aria rassicurante, Rosalind Morrow volse le spalle alla figlia appuntando lo sguardo su un punto imprecisato della stanza.
«Non c'è assolutamente nulla che non va...» proseguì, ma questa volta la voce le si spezzò in un risolino nervoso, «eccetto che per una piccolissima novità di nessuna importanza.»
«Ovvero?» le chiese Tessa improvvisamente preoccupata. «Di che cosa si tratta?»
Cercando di mostrarsi indifferente, Rosalind tolse un'invisibile briciola sulla gonna di lino blu perfettamente pulita. «Non ci crederai, Tessa, ma...» la donna inspirò profondamente prima di concludere la frase, «ma Isaac è tornato a casa.»
Nel momento stesso in cui Tessa udì pronunciare quel nome, un'ondata di panico la sommerse. Poi, con occhi inorriditi fissò il viso della madre.
Isaac era tornato! Isaac era a casa!
Quelle parole assurde sembravano echeggiare senza fine tra i muri della stanza rimbombandole nelle tempie.
Il grido della madre le giunse attutito come se provenisse da chilometri e chilometri di distanza, mentre tutto intorno a lei cominciava a turbinare dandole le vertigini.
«Tessa, ti prego, non guardarmi così!»
Indietreggiando stordita, la figlia allungò una mano cercando il letto a tentoni finché, sentendo la coperta sotto le dita, non vi si lasciò sprofondare.
«Che cosa ti senti, cara?» sussurrò Rosalind avvicinandosi a lei con un sorriso spaventato. «Devo chiamare tuo padre?»
Tessa cercò di ricomporsi. «Sto bene, ho solo dimenticato di mangiare a pranzo» tentò di giustificarsi mentre si sforzava di nascondere l'angoscia che l'attanagliava. «E poi tu... tu avresti dovuto avvertirmi prima del ritorno di... di Isaac» balbettò.
«È vero» cercò di calmarla la madre, «ma credevo che ormai avessi dimenticato quella storia, dopo tanti anni.»
«Dimenticata? Certo che l'ho dimenticata, io non ho mai...» Interrompendosi bruscamente Tessa provò a cambiare argomento.
«Aiutami ad alzarmi, per favore, mamma, altrimenti il vestito si rovinerà» le chiese.
Isaac era a casa!, si ripeté incredula. Com'era possibile che tutto il suo mondo fosse stato sconvolto in un solo istante?
«Oh, cara!» esclamò la madre. «Il tuo vestito è tutto stropicciato, come faremo?» gemette tentando di ricomporre le pieghe della gonna.
Dimenticati del vestito!, avrebbe voluto gridarle la figlia.
Ma Rosalind continuò imperterrita la sua ispezione. «Mi sembra che non ci sia niente che un buon ferro da stiro non possa sistemare» le annunciò infine con sollievo. «Stai meglio, cara?»
Tessa si sforzò di sorriderle. Doveva almeno provare a reggersi in piedi, si disse.
«Sto benissimo, mamma» riuscì a dire senza che la voce le tremasse.
«Fortunatamente hai deciso di tornare a casa per i giorni che mancano al matrimonio» proseguì la madre. «Hai saltato dei pasti e adesso stavi quasi per svenire... Ti stai trascurando e io ho già abbastanza cose di cui preoccuparmi.»
Tessa mormorò qualcosa per tranquillizzarla, cercando di mascherare una nuova ondata di terrore.
Vivere a casa dei genitori per i successivi quattro giorni con la madre in preda all'agitazione per il suo matrimonio era una cosa, se per giunta ci fosse stato anche Isaac...
Era impossibile, inimmaginabile! E poi, che cosa ci faceva lui a casa? E perché tornava proprio ora?
Era stato via per nove anni, non poteva aspettare ancora qualche giorno? Come poteva farle una cosa simile?
Se almeno il suo appartamento fosse stato ancora disponibile!, pensò con rammarico. E invece lo aveva affittato e i due nuovi inquilini sarebbero arrivati il giorno dopo.
L'angoscia le serrava la bocca dello stomaco. «Ti dispiacerebbe prepararmi un tè alla menta, mamma?»
«Ma certamente, tesoro, è proprio quel che ti ci vuole. Prima, però, devi uscire da questo vestito» le ricordò Rosalind slacciandole l'abito. «C'è solo una rosellina da ricucire. Non ti preoccupare, tutto procederà alla perfezione ed entro la fine della settimana sarai felicemente sposata con Paul, e ogni cosa sarà sistemata.»
Tessa fu nuovamente colta dalle vertigini.
«Tutto andrà bene, non è vero, Tessa?» le sussurrò l'altra esitante.
«Naturalmente, mamma.»
Mentre ancora sentiva i tacchi alti della madre risuonare con decisione in direzione della cucina, Tessa fu assalita da una domanda, quella domanda che da sempre la coglieva impreparata facendola trasalire.
Certo che amava Paul!, si disse.
Ed era veramente felice. O almeno era felice quanto poteva aspettarsi di esserlo.
Ormai aveva perso per sempre la possibilità di vivere un amore da... romanzo rosa, di provare una passione veramente, totalmente travolgente.
Fortune che capitano una sola volta nella vita, si ripeté per l'ennesima volta, e lei aveva perso la sua occasione nove anni prima, quando Isaac se n'era andato.
Basta!, si rimproverò mentalmente, non c'era niente da guadagnare a ricordare il passato. Si era ricostruita una vita da allora, una bella vita. E questo ritorno non le avrebbe rovinato tutto.
Dopo gli anni di vuoto che erano seguiti alla partenza di Isaac, era stato un sollievo accorgersi di potersi di nuovo innamorare, e Paul era così affidabile e gentile che era praticamente impossibile non trovarlo affascinante.
Inoltre, ricordò compiaciuta, il fatto che avesse un'ottima posizione in uno dei migliori studi legali di Townsville e che le loro rispettive famiglie fossero amiche da anni non faceva che aumentare il suo fascino.
Ecco le cose che doveva imprimersi bene nella mente!, si ammonì.
Una volta indossati degli abiti più comodi, Tessa si presentò in cucina proprio mentre la madre le stava versando il tè.
«Grazie» le mormorò annusando più serena la bevanda fragrante. Poi, con la tazza tra le mani, si lasciò sprofondare sul confortevole sofà.
Rosalind aggiunse qualche goccia di latte alla sua tazza, quindi si sedette di fronte alla figlia accavallando le lunghe gambe.
«Tutto ciò è molto spiacevole» esordì la madre. «Che giornata ho avuto! Prima Isaac che ricompare dal nulla e poi tu che ti senti male! Cosa direbbe Paul se sapesse che sei quasi svenuta al solo sentire pronunciare il nome di un altro uomo?»
Tessa sollevò gli occhi dalla tazza cercando di sfoderare tutta la sua sicurezza.
«C'è una certa differenza tra sentire il nome di Isaac menzionato casualmente, mamma, e sapere che lui è qui, a casa! Mi perdonerai se dopo nove anni sono sconvolta. Comunque» proseguì dopo un attimo, fissandola con sguardo di sfida, «Isaac non è un altro uomo, è solo il mio fratellastro.»
«Avanti, Tessa!» esclamò la madre riprendendo a mescolare il suo tè con eccessivo vigore. «So bene che hai sempre cercato di nascondere i tuoi sentimenti per quel trovatello che tuo padre si portò a casa tanti anni fa, ma...»
La bocca di Tessa si spalancò per lo stupore. «Ma di che cosa stai parlando, mamma?»
«Tesoro, non crederai davvero che tua madre non si sia mai accorta di ciò che stava avvenendo, vero?» le chiese la donna fissando i penetranti occhi scuri sul viso cinereo della figlia. «Tutte quelle ore che trascorrevate insieme... sulla collina o in barca! Era davvero indecente!»
Intorno a Tessa la stanza prese nuovamente a girare. Sua madre sapeva della barca? E quante altre cose sapeva?
Stringendo atterrita la tazza tra le mani, bevve un altro sorso di tè per cercare di calmarsi.
Senza accorgersi della reazione della figlia, Rosalind proseguì. «Ti ricordi che disastro combinasti con il tuo diploma in scienze dopo che Isaac se ne fu andato?»
«Ma quello avvenne perché...» Perché studiavamo insieme... perché volevamo diventare due biologi marini e salvare i delfini... perché credevamo di poter scoprire la cura del cancro in qualche nuovo, sconosciuto organismo della barriera corallina...
«...perché non ero mai stata brava in scienze, mamma. E poi ero solo una ragazzina!» si giustificò Tessa.
Si sentiva avvampare per la rabbia.
Ormai, con il suo diploma di insegnante e una posizione soddisfacente come maestra d'asilo, riteneva di avere dato sufficienti prove di maturità ai suoi genitori e di non dover più, quindi, sopportare quel genere di rimproveri.
«Naturalmente fu uno choc per tutti quando Isaac scomparve» ricordò la madre. «A tuo padre quasi si spezzò il cuore. Isaac fu davvero un ingrato a sparire in quella maniera, dopo tutto quello che avevamo fatto per lui!»
Rosalind sospirò infastidita. «Ed è ancora più scortese da parte sua ricomparire ora e rovinare questi giorni così felici per te.»
Senza riuscire a rispondere adeguatamente al fiume di parole della madre, Tessa si limitò ad ascoltarla in silenzio.
«Ma noi non glielo permetteremo, vero?» concluse l'altra alzandosi per riporre tazze e zuccheriera. «Avanti, tesoro, abbiamo un sacco di cose da fare! Tu prepara il tuo abito e la valigia, intanto io sistemerò la cucina. Credo che Paul abbia già imballato tutto il resto, vero?»
«Sì, mamma.»
«Bene, allora muoviamoci!»
Per arrivare prima a casa?, si chiese Tessa sconsolata. Per rivedere prima Isaac?
Sua madre aveva ragione a sostenere che non dovevano lasciare che quella novità turbasse i loro progetti.
Eppure, il solo pensiero che Isaac fosse a Townsville aveva incrinato pericolosamente tutta la fragile esistenza che lei era riuscita faticosamente a costruirsi, e non aveva assolutamente idea di quali danni avrebbe provocato o di come poterli evitare.
Era terrorizzata.
«Non credo che dovresti guidare per i prossimi giorni» le suggerì la madre inserendo la chiave nel cruscotto della sua elegante berlina blu cromato. «Non possiamo certo rischiare che tu svenga mentre guidi.»
Tessa terminò di sistemare il suo abito nuziale sul sedile posteriore. «Non sono assolutamente svenuta! Non esagerare, adesso. E poi... poi c'è Paul per aiutarmi» concluse titubante