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Il Fiume non guarda mai indietro: Fondamenti storici e pratici delle costellazioni familiari
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Il Fiume non guarda mai indietro: Fondamenti storici e pratici delle costellazioni familiari
E-book216 pagine2 ore

Il Fiume non guarda mai indietro: Fondamenti storici e pratici delle costellazioni familiari

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In IL FIUME NON GUARDA MAI INDIETRO Ursula Franke presenta la teoria e la pratica del metodo delle costellazioni familiari, chiarendo e definendo la terminologia centrale di queste metodologie. Dopo aver presentato un modello ipotetico del funzionamento delle costellazioni, affronta le numerose questioni che emergono durante la loro pratica. La sezione empirica del libro permette al lettore di seguire durante il procedimento usato durante il processo delle costellazioni, a partire dalle ipotesi iniziali del terapeuta e fino alla risoluzione del problema. L' autrice spiega, passo per passo, come le costellazioni possano essere utilizzate anche nella terapia individuale, in particolar modo con i pazienti afflitti da ansia, esplorando sia le potenzialità, sia i limiti di questo metodo.
 
LinguaItaliano
Data di uscita6 nov 2017
ISBN9788871835464
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    Anteprima del libro

    Il Fiume non guarda mai indietro - Ursula Franke

    PREFAZIONE ALL’EDIZIONE INGLESE

    Sono molto lieta che questo mio libro possa venir ora apprezzato anche dal pubblico di lingua inglese. Dalla prima edizione in lingua tedesca, nel 1996, il metodo delle costellazioni familiari di Bert Hellinger si è diffuso a livello universale. Numerose pubblicazioni sull’applicazione di questo metodo sono apparse nelle principali lingue, assieme ai video dei seminari tenuti da Bert Hellinger in tutto il mondo¹. Informazioni dettagliate sono disponibili sul sito www.hellinger.com.

    Desidero ringraziare alcune persone per l’aiuto e la consulenza nella preparazione dell’edizione inglese. Innanzitutto e in modo particolare Dirk Koschel, che mi ha guidato con sicurezza e agilità attraverso il labirinto dei problemi tecnici incontrati lungo il percorso; l’amica Susan Compton, di Ithaca, per il lavoro redazionale, e Petra Kirchmann per le ricerche bibliografiche; Isabella Hell per aver svolto un minuzioso lavoro di ricerca; e la mia traduttrice, Karen Leube, che ha trascritto i miei pensieri con grande precisione.

    Sono in attesa della pubblicazione del mio secondo libro in inglese, la cui uscita è programmata per la primavera del 2003. Il libro riguarda soprattutto l’uso delle costellazioni familiari nella terapia individuale: descrive le mie scoperte e ricerche durante i lunghi anni spesi per il miglioramento della terapia individuale e analizza in maniera approfondita la procedura terapeutica adottata, dall’anamnesi della storia familiare alla costellazione risolutiva. Per ulteriori informazioni prego consultare il sito www.ursula-franke.de.

    Ursula Franke

    Aprile 2002

    PREFAZIONE DI WILLI BUTOLLO

    L’ansia è uno stato emotivo che spinge gli esseri viventi ad affrontare le situazioni di stress in modo negativo. I disturbi dell’ansia si sviluppano quando questa negatività diviene cronica, ovvero quando l’individuo non è più in grado di controllare il proprio stato emotivo di fronte agli aspetti più banali e comuni della vita di tutti i giorni. Nel contesto della psicoterapia si tendono a interpretare i disturbi dell’ansia come la conseguenza di intense e/o frequenti esperienze dolorose nella storia evolutiva del paziente. Tuttavia, ricerche recenti indicano che i disturbi dell’ansia non possono essere classificati come appartenenti a sintomi nevrotici nel senso più generale del termine ma possono anche rivelare caratteristiche appartenenti all’area dei disturbi della personalità.

    Hellinger ha ipotizzato che i disturbi emotivi possano essere causati dall’identificazione inconscia del paziente con gli stati emotivi dei membri della propria famiglia d’origine, anche appartenenti a generazioni da tempo passate. Ci si chiede dunque se indicazioni di tali processi siano riscontrabili nei disturbi dell’ansia, che in genere vengono considerati disturbi emotivi di minore entità con motivazioni radicate nella biografia del paziente.

    Lo studio di Ursula Franke è il primo tentativo di dare una risposta empirica e sistematica alla questione appena presentata. Un altro aspetto interessante della sua ricerca riguarda la possibilità di raccogliere prove in grado di confermare le sue intuizioni: queste prove avvalorerebbero l’ipotesi di una causa transgenerazionale dei disturbi dell’ansia. Ursula Franke ha inoltre adottato una nuova metodologia riguardo all’applicazione delle costellazioni familiari durante la terapia: in questo modo sarebbe possibile far emergere le dinamiche relazionali esistenti tra i membri della famiglia e il paziente, permettendo a quest’ultimo di identificarsi temporaneamente con loro per poterne capire gli atteggiamenti. La dottoressa Franke ha così condotto una verifica empirica delle ipotesi raccolte per determinare la causa di vari disturbi emotivi e intervenire poi efficacemente. Sarebbe quindi possibile applicare questo metodo in maniera universale, verso tutti i pazienti che presentano gli stessi disturbi.

    La critica più frequente a questa metodologia terapeutica è che essa sia spesso incapace di tenere conto delle molte sfaccettature dei singoli casi analizzati, sacrificando nel processo molte informazioni fondamentali. Simili osservazioni non discreditano comunque la validità della ricerca stessa. Al contrario, si deve tenere presente che non di rado le osservazioni nate dalle interpretazioni concernenti i singoli casi e le conseguenti decisioni terapeutiche ricevono implicitamente lo stesso valore e la stessa attenzione di quelle formulate dalla ricerca su larga scala. È vero che l’imprecisione nel trattare le osservazioni ermeneutiche è una delle prime ragioni della nascita settaria di ‘scuole’ in campo psicoterapeutico, ma questo non è un motivo sufficiente per mettere in discussione questo tipo di approccio. Si deve invece mirare alla formulazione di metodologie ‘trasparenti’, che rendano la ricerca scientifica accessibile al grande pubblico. Il lavoro di Ursula Franke è il primo passo in questa direzione.

    Prof. Willi Butollo

    Monaco, maggio 1996

    PREFAZIONE DI BERT HELLINGER

    Cara Ursula,

    il metodo delle costellazioni familiari sta acquisendo popolarità in molti Paesi. Si sente l’esigenza di una descrizione su basi scientifiche tanto del procedimento quanto dei risultati che esso permette di ottenere. Sono quindi particolarmente lieto che il tuo libro sia ora disponibile in inglese.

    Le relazioni tendono a orientarsi secondo dinamiche non sempre evidenti. Solo un attento esame può aiutare a rivelarle. L’applicazione di questo metodo offre nuove possibilità alla comprensione delle origini dei conflitti e svela soluzioni che possono aiutare tutti i membri della famiglia analizzata. Ma non ci si limita al ‘sistema famiglia’: capire come funzionano queste dinamiche relazionali può aiutare a risolvere problemi riguardanti anche altri sistemi, ad esempio le aziende.

    Le nostre conoscenze sull’efficacia del metodo non derivano direttamente dalla ricerca sperimentale ma sono state ottenute attraverso un’attenta e costante osservazione: è quindi difficile individuare una solida base scientifica che possa avvalorare le nostre conclusioni. La conoscenza ha il suo fondamento nella filosofia, l’amore della sapienza, l’attività intellettuale che non s’accontenta di quanto fornito dalle apparenze sensibili delle cose. La filosofia vuole conoscere ciò che è utile alla vita in senso più profondo. Mentre la scienza cerca prove sperimentali, la sapienza apprende l’illimitato, ciò che si trasforma all’interno del permanente. È questo che apre la conoscenza all’imponderabile e a ciò che è sempre nuovo. Lavorando di comune accordo, la scienza può evitare che la filosofia diventi pura speculazione, mentre la filosofia impedisce alla scienza di limitare le sue domande. Credo che tu abbia reso giustizia a entrambe le discipline.

    Auguro a te e al tuo libro un grande successo, e spero tu possa continuare a ricevere una così grande ammirazione da parte dei tuoi lettori.

    Augurandoti ogni bene,

    Bert Hellinger

    PROLOGO

    Riguardo alle cose invisibili e a quelle mortali gli dèi hanno certezze, mentre a noi uomini (solo è possibile) l’opinione.

    Alcmeone di Crotone

    In questi ultimi anni il metodo delle costellazioni familiari di Bert Hellinger ha suscitato molto interesse all’interno della comunità degli psicoterapeuti. Il suo ricorso alle costellazioni familiari ha prodotto veementi reazioni, tanto positive quanto negative, da parte dei terapeuti e dei pazienti, reazioni cariche di emotività e di condanna. Sin dal mio primo incontro con il metodo di Hellinger sono stata colpita dalla chiarezza delle sue spiegazioni, dall’effetto che ha avuto nella mia vita personale e dai risultati che ho potuto osservare nei miei pazienti.

    Il professor Willi Butollo, relatore della mia dissertazione di dottorato, mi ha permesso di partecipare al suo progetto intitolato La Terapia gestaltica e la cura dell’ansia, lasciandomi libera di decidere la direzione della mia ricerca. La sua testimonianza di fiducia mi ha messo di fronte a una sfida enorme. Non esiste un vero e proprio modello teorico di base per il metodo di lavoro di Hellinger con le costellazioni familiari. Per questo motivo ritengo sia importante ricercare gli esordi del lavoro terapeutico con le costellazioni familiari e i collegamenti con gli altri metodi. La parte pratica della mia ricerca prende in esame il procedimento delle costellazioni familiari nella terapia individuale. Nella pratica psicoterapeutica io opero principalmente con pazienti singoli. Poiché il metodo delle costellazioni di Hellinger fu originariamente concepito per l’applicazione nella terapia di gruppo, ho dovuto di conseguenza modificarne il procedimento.

    Nel corso del tempo, e attraverso un vivace scambio di opinioni con i colleghi, soprattutto con Eve Kroschel e Eva Madelung, è emersa la forma di terapia individuale che ho utilizzato per questa ricerca. Basata sul metodo di Bert Hellinger, questa terapia (denominata ‘terapia sistemica’) utilizza una procedura semplice che rende il paziente consapevole delle proprie dinamiche relazionali con i membri della sua famiglia. Si sono dimostrate estremamente utili anche le ricerche e le ipotesi di Ivan Boszormenyi-Nagy.

    Desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al mio lavoro, dall’idea di partenza sino allo stadio finale. Un ringraziamento particolare alla dottoressa Eve Kroschel, che mi è stata a fianco durante il lavoro di ricerca e di stesura della mia ricerca, e che nel corso di lunghe discussioni mi ha aiutato a superare i dubbi e a raggiungere una visione d’insieme; Dorothea Stelzer, la cui serenità mi ha dato il coraggio di continuare nei momenti di esitazione; il professor Mattias Varga von Kibéd, che sin dall’inizio si è mostrato entusiasta di me e del mio lavoro, e mi ha sempre assistito ogni volta che occorreva compiere un passo ulteriore; la dottoressa Eva Madelung, che mi ha fatto conoscere la terapia sistemica e il metodo delle costellazioni individuali; Marianne Franke-Gricksch, la cui conoscenza delle costellazioni familiari e della terapia sistemica è inesauribile; Peter Nemetschek, per la sua spiegazione del lavoro di Virginia Satir; i miei pazienti e i colleghi che mi hanno dato fiducia e mi hanno consentito di entrare nelle loro vite; l’Università ‘Ludwig Maximilian’ di Monaco, per la borsa di studio; e Mr. Fuchs per l’appoggio pratico.

    Sono particolarmente grata al mio relatore, il professor Willi Butollo, che ha appoggiato le mie idee con pazienza e fermezza. Inoltre lo ringrazio per avermi continuamente stimolato con i suoi suggerimenti e le sue richieste, dandomi l’opportunità di sviluppare il mio personale lavoro. Durante ogni fase del progetto, la sua guida e le sue parole mi hanno stimolato fornendomi fiducia in me stessa e comprensione.

    PARTE TEORICA

    Introduzione

    Dobbiamo ricordarci che ciò che osserviamo non è la natura in sé, ma la natura esposta al nostro metodo di indagine.

    Werner Heisenberg

    Le teorie sistemiche e le costellazioni familiari nel contesto psicoterapeutico vanno ben oltre l’assioma fondamentale della psicologia secondo il quale la biografia del paziente è l’unico campo d’indagine nella ricerca delle cause di sintomi e traumi. Questo principio, che si è rivelato valido per un certo periodo, non prende in considerazione la prospettiva sistemica, la cui analisi e la cui applicazione stanno guadagnando sempre più credito tra i professionisti del settore. L’applicazione delle costellazioni familiari dà accesso alle strutture sistemiche della famiglia. Il tipo specifico di costellazione di cui mi occuperò in questo libro si basa sul lavoro di Bert Hellinger incentrato sulla ‘rappresentazione dei sistemi familiari’². L’utilizzo che Hellinger fa delle costellazioni familiari può rientrare nella categoria della terapia orientata alla ‘risoluzione breve’, o ‘terapia sistemica breve’, poiché passa dal problema alla sua risoluzione in maniera molto rapida. In pratica il metodo è incentrato sulle tecniche dello ‘psicodramma’, com’è stato introdotto da Moreno, e su quelle della ricostruzione familiare applicate da Virginia Satir. Queste tecniche si basano su delle comuni concezioni filosofiche.

    Moreno sviluppò lo psicodramma come tecnica terapeutica prendendo le mosse dalle rappresentazioni teatrali. Lo psicodramma è la proiezione delle proprie emozioni su un ‘palcoscenico’ allestito a fini terapeutici. L’esternalizzazione e la rappresentazione tangibile di pensieri, percezioni e sentimenti offrono un’immagine dello stato interiore del paziente, che viene così modificato nel corso della seduta. La terapia analizza anche la costellazione familiare del paziente, precedentemente inconscia, sostituendone gli aspetti negativi tramite la ‘costellazione risolutiva’, una rappresentazione finalizzata a risolvere la problematica relazionale in atto. In questa nuova immagine è inclusa la comprensione profonda dell’appartenenza al proprio sistema d’origine e, in un quadro più ampio, dell’appartenenza al mondo intero. Queste idee erano già presenti nel lavoro di Moreno. Il quadro del contesto terapeutico di Moreno è molto ampio: Un metodo terapeutico che non si preoccupi di queste immense implicazioni cosmiche, del destino stesso dell’uomo, è incompleto e inadeguato (Moreno 1987, p. 11).

    Un metodo per rendere il paziente consapevole della propria struttura familiare fu presentato per la prima volta da Virginia Satir negli anni Sessanta. La Satir cercava, per quanto possibile, di far partecipare alle sedute tutti i membri della famiglia. Tutta la famiglia del paziente recitava quindi su un palcoscenico un ruolo simile a quello assunto durante la vita di tutti i giorni. Con questo procedimento i modelli relazionali della vita familiare e gli effetti di questi modelli sulle persone coinvolte venivano alla luce (cfr. Nerin 1986) e il paziente aveva quindi la possibilità di risolverli e/o modificarli.

    Per quanto concerne la teoria, Ivan Boszormenyi-Nagy ha offerto delle preziose informazioni sulle strutture fondamentali del coinvolgimento sistemico. In anni di ricerca, Boszormenyi-Nagy ha potuto osservare i rapporti che i pazienti avevano con i membri della famiglia ancora in vita e con quelli deceduti da tempo, scoprendo che questi legami trascendevano le generazioni. Boszormenyi-Nagy ha riscontrato modelli relazionali osservabili attraverso diverse generazioni e si è reso conto che essi non sono facili da scoprire e analizzare ma producono comunque degli effetti sui membri della famiglia, spesso totalmente ignari di quanto sta effettivamente avvenendo. Nella pratica terapeutica, lo psicoterapeuta induce il paziente a dialogare con i propri parenti prossimi allo scopo di chiarire le rispettive relazioni, pretese e responsabilità. Il suo contributo più significativo è costituito dall’osservazione e dalla descrizione accurata di questa metodologia terapeutica. (Boszormenyi-Nagy 1975, Boszormenyi-Nagy e Spark 1973, Boszormenyi-Nagy e Krasner 1986).

    Nel concetto di costellazione familiare di Hellinger, il paziente rappresenta l’immagine interiore della famiglia. Gli elementi del suo sistema, ovvero i membri della famiglia, sono impersonati simbolicamente nelle relazioni reciproche dai membri del gruppo. Il paziente posiziona ogni persona nel luogo e nel ruolo che ritiene più adatto, seguendo la propria sensazione o intuizione. I rappresentanti descrivono il proprio stato emotivo, percezioni e sensazioni, e vivono la loro collocazione nel sistema esprimendo apertamente la propria soddisfazione o insoddisfazione.

    L’esperienza nella pratica terapeutica ha condotto all’ipotesi che le descrizioni fornite dai membri del gruppo corrispondano agli stati emotivi dei veri parenti del paziente. I rappresentanti vivono tali percezioni e sentimenti in prima persona, spesso anche fisicamente, pur senza conoscere il contesto o le persone che stanno rappresentando. La costellazione familiare e le sensazioni descritte dagli ‘attori’ offrono degli indizi sulla qualità e il tipo di rapporti vissuti dal paziente nella sua routine quotidiana, indicando anche possibili soluzioni ai suoi problemi. Nel corso della seduta il terapeuta si sforza di mettere a proprio agio tutte le persone coinvolte, informandole di quanto sta per avvenire. L’intento è quello di inscenare una rappresentazione che consenta al paziente di capire le proprie problematiche interiori e di risolverle.

    La prima volta che presi parte a una costellazione familiare rimasi profondamente colpita dal fatto che venissero alla luce situazioni fino ad allora sconosciute circa il vissuto della persona rappresentata. Partecipai per due anni a gruppi assieme a vari colleghi e presto iniziai a lavorare con uno di loro applicando in via sperimentale questa metodologia. A quel tempo la

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