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Giampiero Rubei: A cura di Mariangela Mincione
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E-book59 pagine41 minuti

Giampiero Rubei: A cura di Mariangela Mincione

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Info su questo ebook

Fondatore e direttore artistico dell’Alexanderplatz Jazz Club e del Villa Celimontana Jazz Festival, Giampiero Rubei è un esempio di chi davvero ha colto la vita come l’arte dell’incanto.
Partito dalla politica, dove iniziò da adolescente per trarre che “aiuta solo i politici, la politica”, arrivò alla meta politica attraverso la musica, il jazz che con la forza dell’elementare contamina e comunica più di quanto il partito avesse dimostrato.
Tra le imprese più esilaranti ricordiamo il Festival di Jazz Italiano a New York e in Cina, tra le sue produzioni “Concerto per un poeta” sulla vita di Ezra Pound, musical da lui ideato e interpretato da Giorgio Albertazzi.
Ha diretto la Casa del Jazz di Roma dal 2011 al 2014.
In questo dialogo c’è tutto il sapore e l’intelligenza di un uomo che, indipendentemente dalle sue note posizioni, attraverso la Cultura ha dimostrato come il mondo può migliorare.

Mariangela Mincione, fondatrice della Mincione Edizioni, ha imparato da Giampiero Rubei per undici anni, dal 2004 al 2015.
 
LinguaItaliano
Data di uscita23 ott 2023
ISBN9782931144404
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    Anteprima del libro

    Giampiero Rubei - Mariangela Mincione

    Un pomeriggio di due anni fa,

    Giampiero venne in libreria a raccontarmi la sua storia, che provò anche a scrivere, ne voleva fare un libro. La lessi prima, mi divertii molto perché era come averlo davanti: distratto, ironico, silenzioso, giocherellone, con le mani ovunque. Curioso.

    Voleva che lo stimolassi a ricordare: si accomodò di fronte, io accesi un registratore e iniziammo a chiacchierare.

    Le domande servono a poco quando chi ti parla è così divertito dal farti entrare nella sua vita coinvolgendoti amabilmente. Per questo ho deciso di riportare questo scritto come fosse un’intervista immaginaria, senza interruzioni.

    Le domande servono a poco quando hai la fortuna di ascoltare chi ti dà già le risposte che cercavi.

    L’incontro con Giampiero Rubei ha lavato a forte getto i vasi comunicanti, dando ossigeno libero al pensiero culturale ed emotivo di un’epoca che fino ad allora avevo smarrito l’attimo dopo aver rubato la sufficienza al professore.

    Nessun colore si è mai imposto in questo scambio, nonostante l’intimità delle sue posizioni fosse nota a tutti.

    Il jazz è stato il suo linguaggio universale e con lui ne assaporavi la struttura, la forma, il contenuto ma soprattutto le sfumature prima del tutto esaurito. Ho costruito così la mia stanza del jazz che vive costante e si apre quando a bussare alla porta è l’opportunità.

    Questo libro è un’opportunità di percepire la vita come l’arte dell’incanto.

    Concludo, riportando l’ultima domanda che feci a Giampiero prima di salutarci quel pomeriggio:

    Che cosa diresti a un giovane che come me prova a lavorare nel mondo della cultura?... e che ha chiuso una libreria, ne ha riaperta un’altra che probabilmente chiuderà di nuovo?.

    Di riaprirne una terza.

    Mariangela Mincione

    Quello che veramente ami rimane,

    il resto è scorie.

    Ezra Pound

    Musica

    I. La passione per il jazz

    II. L’organizzatore: dagli inizi a Villa Celimontana

    III. Il rapporto con i musicisti

    I

    La prima cosa che tutti mi chiedono è: come t’è nata la passione per il jazz? Inaspettatamente rispondo. Dopo i campi Hobbit, dopo quello di Castel Camponeschi, io e i miei compagni d’avventura decidemmo di abbandonare la politica attiva e di entrate nel mondo dell’associazionismo. Il partito che volevamo non c’era più e bisognava fare associazionismo: chi si interessava di cinema, chi di musica, chi di letteratura… Insomma, volevamo fare una scelta di metapolitica. Come al solito ci siamo capiti male. Io mi sono messo a fare la musica, ho lasciato un posto. Altri hanno preferito continuare a fare politica e sono diventati sottosegretari, deputati, senatori; qualcun altro ha messo su la nuova destra, una rivista super-intellettuale. Non era quello che volevamo noi, noi volevamo fare cose pratiche, che incidessero di più. D’altra parte, questa è la mia indole. Io scelsi la musica come elemento trainante per arrivare al grande pubblico a veicolare la politica, cioè nella musica ho trovato il mio modo di fare politica, quella politica culturale che è l’unica che mi interessa perché è l’unica che va davvero in mezzo alla gente. Politica insomma, senza parlare di elezioni, di congressi, di comitati centrali. Nonostante le invidie, nonostante la politica vera e propria non mi abbia aiutato (aiuta solo i politici, la politica) mi sono preso tante soddisfazioni dalla gente, perché la gente sa quello che ho fatto e quello che sto facendo. E forse, in questo modo, aiuto di più le mie idee.

    Così inizia ufficialmente la mia avventura. Quello che importa è che la musica mi è piaciuta e ho continuato

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