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Mr.Thelonious Monk
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E-book203 pagine1 ora

Mr.Thelonious Monk

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Info su questo ebook

Dedicato a chi combatte per realizzare i propri sogni. Dedicato a chi combatte nonostante tutto. " Giulia Lorenzoni," giovane musicista e attrice di grandi capacità, si è rivelata anche scrittrice di notevole talento. È riuscita a far parlare Monk senza averlo conosciuto, quando io, che l'ho avuto a fianco per oltre due ore, non vi ero riuscito. La storia della sua vita, che Monk ha "raccontato" a Giulia Lorenzoni , si legge con grande soddisfazione in questo libro. Adriano Mazzoletti
LinguaItaliano
Data di uscita27 mar 2020
ISBN9788831658843
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    Anteprima del libro

    Mr.Thelonious Monk - Giulia Lorenzoni

    MR. THELONIOUS MONK

    © 2019 by Giulia Lorenzoni

    ISBN: 978-88-31658-84-3

    Prima edizione: 2019

    © Progetto Love More Nation

    Prodotto da: Giampiero Turco

    Via Suvereto, 20

    00141 Roma (RM)

    P.I. 14155961007

    e-mail: producer@lovemorenation.com

    Pagina Facebook: https://www.facebook.com/LoveMoreNation

    Profilo Facebook: https://www.facebook.com/giampieroturco

    Correzione di bozze: Tatiana Sabina Meloni

    Impaginazione: Tatiana Sabina Meloni

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    I diritti di traduzione, riproduzione e adattamento, totale o parziale (com­presi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

    Dedicato a chi combatte per realizzare i propri sogni.

    Dedicato a chi combatte nonostante tutto.

    Prefazione

    Ho incontrato personalmente Thelonious Monk solo una volta e, quando Giulia Lorenzoni mi ha fatto leggere questa straordinaria autobiografia di uno dei più geniali musicisti che il jazz ha avuto, mi è ritornato alla mente quell'incontro.

    Era il 1961, Monk era in tournée in Italia con il suo quartetto che comprendeva Charlie Rouse, Johnny Ore e Frankie Dunlop, dividendo il palco con un trio altrettanto straordinario, quello di Bud Powell, con Art Taylor e il francese Jacques Hess. Dopo aver suonato a Milano il 21 aprile e a Bologna il 22, i due maggiori pianisti del dopoguerra giunsero a Roma il 23. Quella breve tournée fu un evento storico, non solo per la possibilità unica di ascoltarli nello stesso concerto, ma perché si sapeva che un simile evento non si sarebbe mai più ripetuto, anche in considerazione del non facile carattere dei due personaggi. Dopo il concerto tutti si recarono allo Shaker, l'unico locale di Roma dedicato al jazz. Chi rimase più a lungo fu Monk. Mi ero preso la responsabilità di accompagnarlo con la mia auto, nella speranza di poter parlare con lui. Avevo un'infinità di cose da chiedergli. Nelle oltre due ore che rimanemmo seduti uno accanto all'altro su un divanetto, Monk non proferì parola, malgrado i miei inutili tentativi. Non proferì parola, rimanendo quasi immobile e bevendo solo qualche bibita analcolica. Verso le due del mattino, capii da un suo sguardo che voleva rientrare in albergo, Nella hall dell'hotel, al momento di salutarci, finalmente parlò. Mi ringraziò calorosamente – e appariva davvero sincero – per la magnifica serata che gli avevo fatto trascorrere!

    Sicuramente altri hanno avuto maggior fortuna e alcune dichiarazioni che Monk ha rilasciato nel corso della sua intensa ma non lunga vita – morì, infatti, nel 1982, a soli sessantaquattro anni – sono riportate in riviste specializzate e in varie biografie. Quando Giulia Lorenzoni, che ho avuto la fortuna di avere come allieva ai corsi di Storia sociale del jazz, mi disse che avrebbe voluto scrivere una biografia di Monk, la cui ammirazione per questo genio appare in grande evidenza in questo suo lavoro, la dissuasi perché di biografie di Thelonious Monk ne sono state scritte diverse, da quella di Robert Kelley alle altre di Laurent de Weille, Yves Duin, Jacques Ponzio e François Postif. Le suggerii, perciò, di pensare a un'autobiografia ovviamente non autorizzata e Giulia ha accettato la sfida certamente non facile.

    Bene, Giulia Lorenzoni, giovane musicista e attrice di grandi capacità, si è rivelata anche scrittrice di notevole talento. È riuscita a far parlare Monk senza averlo conosciuto, quando io, che l'ho avuto a fianco per oltre due ore, non vi ero riuscito. La storia della sua vita, che Monk ha raccontato a Giulia Lorenzoni, si legge con grande soddisfazione in questo libro.

    Adriano Mazzoletti

    Introduzione

    Thelonious Monk è stato un grande compositore e pianista. Ho voluto immaginare come si possa esser sentito in alcuni periodi della sua vita. Ho provato a farlo parlare di sé.

    Ho studiato attentamente la sua musica attraverso i suoi dischi e, come un detective, l'ho inseguito nella storia. Non è stato facile ricostruire la sua vita, perché la storia del jazz è recente ed è fatta soprattutto di dischi, riviste, interviste e leggende. Molte fonti non sono fruibili su internet e la letteratura sul jazz non è infinita.

    Ho contattato molti storici del jazz, sperando si appassionassero alla mia disperata ricerca, ed è accorso in mio aiuto il grande Adriano Mazzoletti, che ha condiviso con me il suo prezioso archivio. Io trovavo informazioni sporadiche, spesso solo citate in altri libri, appuntavo il giorno, l'anno e il nome della rivista e lui mi trovava l'articolo completo. Così ho cominciato a tradurre dall'americana Down Beat, dalla francese Jazz Hot e molte altre. Ho seguito Monk nei suoi spostamenti, attraverso la stampa non sempre clemente con lui.

    Ho interrogato i suoi amici e parenti attraverso le loro autobiografie e biografie: Miles Davis, Pannonica, John Coltrane, Nellie Monk, Charles Mingus e molti altri.

    A tratti ho trovato interessante pescare anche dalla letteratura beat dell'epoca.

    A ogni modo, per una corretta lettura è importante sapere che tutte le parti in corsivo sono state riportate esattamente come le ho trovate alla fonte. Alle volte, per far parlare Monk, ho cambiato solo il soggetto, ma state certi che non ho inquinato le prove.

    In alcuni casi ho scritto solo da dove ho preso l'informazione, non riportata fedelmente, perché rimaneggiata per motivi narrativi.

    Per il resto, ho provato a immaginare.

    Mi scuso in anticipo se il lavoro potrà risultare dissacrante per alcuni.

    Buona lettura.

    Giulia

    To know Monk

    Di solito arrivo puntualmente in ritardo, ma solo nella vita. Quando si tratta di suonare, seguo sempre il tempo.

    Sono stato accusato di non avere tecnica, di non saper leggere, di suonare in maniera sgraziata, di essere pazzo, di avere manie ossessivo-compulsive e molto altro di cui forse non sono neppure a conoscenza. A tutto c'è una spiegazione. Cercherò di raccontare la mia storia e di chiarire le idee una volta per tutte.

    Sono nato nel 1917 in una piccola cittadina del North Carolina. La situazione politica era tremenda per i neri. Il razzismo era un modo di pensare vero e proprio e, malgrado la schiavitù fosse stata abolita da tempo, i bianchi erano davvero convinti di avere diritti di proprietà su di noi. I miei nonni appartenevano alla prima generazione di nati liberi, ma nonostante la libertà proseguivano a fare il loro lavoro di braccianti.

    Mio padre era malato d'asma e aveva perso per l'ennesima volta il lavoro; era complicato, per lui, provvedere alla famiglia. Ha fatto di tutto nella sua vita, dal bracciante al trasportatore di ghiaccio. Per la sua disperata disoccupazione è arrivato a falsificare i documenti per risultare più giovane e potersi arruolare nel servizio di leva. Per noi figli era disposto a combattere una guerra per la democrazia dei bianchi all'estero, nonostante la democrazia, per noi afroamericani, non esistesse nemmeno a casa nostra. Purtroppo, tutta questa lotta per cercare un lavoro è stata sempre vinta dai suoi problemi di salute.

    Mia mamma, Barbara, è stata un punto di riferimento per la comunità. Era una donna forte, sviluppò un impegno politico e civico che conservò per tutta la vita. Grazie a lei ho avuto la possibilità di imparare inni e canzoni da chiesa.

    La sua forza d'animo la portò, nel 1922, a decidere che i suoi tre figli non avrebbero vissuto nelle tremende campagne del Sud, ma in città. Era disposta a sacrificare la sua casetta con il giardino e l'aria buona di campagna per un appartamento delle case popolari. Quindi, una mattina del 1922 alle ore 6.00, carica di borse piene di vestiti e tre bambini di due, quattro e sei anni al seguito, affrontò la decisione di prendere il treno per New York. Mio padre non poteva affrontare un viaggio di dodici ore nelle sue condizioni e rimase in North Carolina. Io avevo solo quattro anni. Ricordo che faceva caldissimo, ma sopportavo tutto pur di schiacciare il naso sul finestrino per vedere l'immensità del mondo. Non avevo mai visto niente al di fuori della mia città.

    Mi mette i brividi pensare che da questa decisione di mia mamma è dipeso tutto il mio futuro. Non sono cresciuto come un ragazzo del Sud, ma ho avuto la possibilità di coltivare le mie passioni e di vivere nella città del jazz.

    Andammo a vivere nel quartiere di San Juan Hill. Qui, la maggior parte delle persone veniva dal Sud e dai Caraibi. Sembrerà assurdo, ma c'erano continue tensioni razziali tra le varie comunità. Le tensioni più grandi erano con gli irlandesi e gli italiani. Non ci facevano nemmeno passare, se ci incontravano per strada. Negli anni '20 San Juan Hill era uno dei quartieri più violenti di New York.

    Questa diversità culturale portò, però, anche a un panorama musicale incredibile.

    Passeggiando, potevi ascoltare di tutto. La musica è fatta di tensioni e dinamica. Di novità e radici. Di irruenza e tranquillità. Si può dire che, all'epoca, San Juan Hill rappresentasse tutto questo, per me.

    Papà ci raggiunse e stette con noi circa quattro o cinque anni.

    Un giorno una signora ci regalò un piano, una specie di pianola. Vidi come i rulli facevano muovere i tasti. Molto interessante. Mi piaceva il suono. Pensai che non volevo sprecare il regalo di quella persona, così imparai a usarla.¹

    A quel tempo non era una cosa tanto rara. Quando una famiglia cambiava casa, cedeva il suo pianoforte per

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