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Amapola
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E-book140 pagine1 ora

Amapola

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L’unicità di Lino è data da un insieme di fattori agglutinati da quel collante straordinario che accomuna tutte le manifestazioni di intelligenza. Quel collante che noi sbrigativamente definiamo curiosità, spesso addirittura dandogli un’accezione negativa. Al contrario è proprio la curiosità a dilatare i confini di qualunque forma di conoscenza. Questa stessa silloge di incontri non fa che confermarcelo. Che Lino sia prevalentemente un jazzista (e che fior di jazzista) è universalmente noto, ma che simultaneamente in lui gli interessi artistici si irradino in tutti i campi è sapere di pochi. Leggere questo libro ha rappresentato in me occasione di enorme invidia. Dovrei riempire questa pagina di un elenco di divinità, da Woody Allen a Louis Armstrong, da Riccardo Muti a “ero a cena con Dizzy Gillespie e Count Basie...” che Lino Patruno ha incontrato e raccontato.
LinguaItaliano
Data di uscita27 giu 2023
ISBN9791222420844
Amapola

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    Anteprima del libro

    Amapola - Lino Patruno

    PREFAZIONE

    di Pupi Avati

    Fra le tante persone che mi è capitato di conoscere nell’arco della mia lunga carriera credo che Lino Patruno rappresenti davvero una eccezione. Se avessi avuto qualche dubbio in proposito mi è stato sufficiente leggere questo suo libro per averne la conferma. L’unicità di Lino è data da un insieme di fattori agglutinati da quel collante straordinario che accomuna tutte le manifestazioni di intelligenza. Quel collante che noi sbrigativamente definiamo curiosità, spesso addirittura dandogli un’accezione negativa. Al contrario è proprio la curiosità a dilatare i confini di qualunque forma di conoscenza. Bene in Lino la curiosità è massima. Lo conosco ormai troppo bene, e soprattutto lo stimo troppo, per non sapere che è così. Questa stessa silloge di incontri non fa che confermarcelo. Che Lino sia prevalentemente un jazzista (e che fior di jazzista) è universalmente noto, ma che simultaneamente in lui gli interessi artistici si irradino in tutti i campi è sapere di pochi.

    L’averlo avuto come complice nella esaltante avventura della scrittura e produzione musicale del film sulla vita di Bix Beiderbecke ha fatto sì che potessi verificare questa forma nobile del suo eclettismo, della sua necessità di sapere, del suo bisogno di trattenere traccia, prova, testimonianza, di quella

    scoperta, di quell’incontro, di quel momento della sua vita.

    Succede di frequente che nello scrivere un film venga raggiunto da un dubbio. So che chiamandolo avrò non solo certamente la risposta ma gli darò anche una gioia, la gioia di ritenersi utile a un amico. In Lino infatti l’amicizia è elemento centrale della sua essenza, da porre come carattere primario della sua individualità. Credo non ci sia musicista che abbia condiviso con lui anche solo un concerto, che non gli sia diventato definitivamente amico, che non si sia augurato di poterlo rincontrare in un club o su un palcoscenico del mondo a eseguire quell’ Amapola che lo segnò nella sua infanzia.

    Leggere questo libro ha rappresentato in me occasione di enorme invidia. Dovrei riempire questa pagina di un elenco di divinità, da Woody Allen a Louis Armstrong, da Riccardo Muti a " ero a cena con Dizzy Gillespie e Count Basie..." per avere una autentica crisi di fegato.

    Ma gli voglio troppo bene per non perdonargli questa sua vicenda umana meravigliosa augurandogli ancora una miriade di incontri di questo genere.

    E magari ancora un altro libro intrigante come questo!

    Un ricordo di Alberto Contri

    A metà degli anni sessanta studiavo legge alla Statale di Milano e suonavo con molta maggiore passione il contrabbasso nella Bovisa New Orlèans Jazz Band, una delle più famose e longeve band italiane.

    Una sera suonammo al Santa Tecla, che negli anni Sessanta era il tempio del jazz, dei cantautori e dei cabarettisti. Lì conobbi Lino Patruno, con cui in diverse occasioni facemmo delle jam session. Poi ci siamo persi di vista per molti anni, lui si era trasferito a Roma e io ero rimasto a Milano. Ricominciai a frequentare Roma quando divenni consigliere della Rai e poi Amministratore Delegato di Rainet. Dopo aver scoperto che Lino suonava tutti i lunedì al New Orlèans Cafè, facevo in modo di arrivare a Roma per le nove, così potevo passare da casa a prendere la mia Gibson 175 e ad andare a improvvisare con lui un paio di blues.

    Una sera gli dissi che il mio padrone di casa aveva bisogno dell’appartamento dove stavo, e lui mi disse che sotto di lui c’era un bel monolocale con tanto di piccolo giardino. Senza pensarci un attimo ne ho fatto il mio buen retiro romano, e quello che più conta è che da quel momento abbiamo cominciato a frequentarci spesso in compagnia e ancora più spesso da soli. Così ho avuto e ho il privilegio di ascoltare i tanti racconti di Lino che ha conosciuto da vicino i grandi del jazz: va detto che Lino ha una memoria straordinaria ed è in grado di ricordare i più piccoli dettagli. I lettori di questo libro possono così avere un’idea di quanto possano essere divertenti le serate con lui.

    Lino ha superato gli ottanta, io mi ci sto avvicinando e in questi ultimi tempi con la collaborazione di Giusy Ciani ha costituito la Lino Patruno Foundation che possa conservare il vasto patrimonio musicale, grafico e cinematografico del suo enorme materiale della quale faccio arte in qualità di Socio Onorario e alla quale faccio i miei migliori auguri.

    Introduzione dell’autore

    Perché Amapola ? Perché quando avevo quattro anni e vivevo ad Avigliana, in provincia di Torino, entrai per la prima volta assieme a mia mamma e a una sua amica in un cinema dove si proiettava un film con Deanna Durbin che cantava questa canzone. Tanto Amapola mi rimase impressa che quando uscimmo dal cinema la canticchiavo. Ebbene, in ogni mio concerto, a distanza di oltre settant’anni, ogni sera con il mio gruppo suono questa canzone che ritrovai poi come parte della colonna sonora del film C’era una volta in America di Sergio Leone.

    E poi è un modo per raccontare l’inizio del lungo percorso della mia vita musicale che fortunatamente continua con sempre crescente successo.

    Ho conosciuto tutti. Tranne Totò. (Lino Patruno)

    Woody Allen

    Nel 1975 decisi di fare un viaggio di piacere negli Stati Uniti insieme a Giuliano Fournier, giornalista e grande appassionato di musica americana, con una particolare predilezione per Frank Sinatra. Le tappe furono San Francisco, Las Vegas e Los Angeles, dove assistemmo a una diretta televisiva del Johnny Carson show - antesignano del David Letterman show - con la bellissima Angie Dickinson, moglie di Burt Bacharach e l’orchestra di Doc Severinsen. Da Las Vegas ci trasferimmo a Washington dove incontrammo il noto presentatore radiofonico Willis Conover, responsabile per il jazz alla Casa Bianca, al quale portai i miei dischi da custodire alla Libreria del Congresso, la più grande raccolta di dischi jazz del mondo.

    A Washington incontrammo il grande violinista Joe Venuti in concerto e ci demmo appuntamento qualche giorno dopo a New York.

    A New York con Joe Venuti decidemmo di andare a trovare Woody Allen al Michael’s Pub. Sapevo che Allen era un grande appassionato di jazz e che si divertiva anche a suonarlo.

    Arrivammo che lo spettacolo era già iniziato. L’ambiente era molto elegante, ma Woody si presentò con abiti trasandati e un cappellaccio; il resto della band invece era in smoking. A un tavolo vicino al nostro sedeva Diane Keaton, allora sua fidanzata. Woody si accorse che al nostro tavolo c’era Joe Venuti e durante la pausa dello show fece alzare Diane

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