Markheim
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Robert Louis Stevenson
Poet and novelist Robert Louis Stevenson (1850-1894) was the author of a number of classic books for young readers, including Treasure Island , Kidnapped, and Dr. Jekyll and Mr. Hyde. Born in Edinburgh, Scotland, Mr. Stevenson was often ill as a child and spent much of his youth confined to his nursery, where he first began to compose stories even before he could read, and where he was cared for by his nanny, Alison Cunningham, to whom A Child's Garden of Verses is dedicated.
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Anteprima del libro
Markheim - Robert Louis Stevenson
I LEONCINI
frontespizioRobert Louis Stevenson
Markheim
ISBN 978-88-9296-820-2
© 2013 Leone Editore, Milano
www.leoneeditore.it
ENG
«Sì» disse l’antiquario «ci capitano guadagni di vario genere. Alcuni clienti sono ignoranti, e allora traggo vantaggio dalla mia cultura superiore. Altri sono disonesti» e qui sollevò la candela in modo che la luce ricadesse sul suo visitatore «e in questo caso» continuò «approfitto della mia abilità.»
Markheim era apena entrato da strade assolate e i suoi occhi non si erano ancora abituati all’alternarsi di bagliore e tenebra del negozio. A quelle parole taglienti, sbatté con fastidio le palpebre davanti alla fiamma vicina e volse lo sguardo altrove.
L’antiquario sogghignò. «Siete venuto il giorno di Natale» riprese «sapendo che sono solo in casa e ho abbassato la saracinesca, deciso a rifiutare ogni affare. Be’, dovrete pagare per questo; dovrete pagare per il tempo che sto perdendo, mentre dovrei occuparmi dei miei registri; e dovrete anche pagare per quel vostro modo di fare che oggi noto particolarmente. Sono la discrezione in persona, non faccio domande importune, ma quando un cliente non riesce a guardarmi negli occhi, deve pagare per questo.» L’antiquario tornò a sogghignare; poi, riprendendo il consueto tono d’affari, seppure con ancora una nota d’ironia: «Mi potete raccontare con chiarezza, come al solito, il modo in cui siete giunto in possesso dell’oggetto?» proseguì. «Sempre dallo studio di vostro zio? Un collezionista notevole, signore!»
Il piccolo antiquario, esangue, curvo di spalle, si sollevò quasi in punta di piedi, guardando da sopra i suoi occhiali d’oro e scuotendo il capo con palesi cenni di sfiducia. Markheim ricambiò il suo sguardo con infinita pietà, e un briciolo di orrore.
«Questa volta» disse «vi sbagliate. Non sono venuto per vendere, ma per comprare. Non ho rarità di cui disfarmi; lo studio di mio zio è spoglio fino alle pareti; se anche la sua collezione fosse ancora intatta, ho guadagnato bene in Borsa, e casomai la arricchirei. Oggi vengo per una semplicissima commissione. Cerco un regalo di Natale per una signora» proseguì, acquisendo maggiore scioltezza, entrando nel discorso che aveva preparato «e certamente vi debbo tutte le mie scuse nel recarvi disturbo per un motivo così futile. Ma ieri me ne sono dimenticato; questa sera devo portare il mio piccolo presente per cena e, come certamente sapete, un ricco matrimonio non è una cosa che si possa trascurare.»
Seguì una pausa, durante la quale l’antiquario sembrò soppesare incredulo quell’affermazione. Il ticchettio di molti orologi tra le bizzarre cianfrusaglie del negozio e il rumore sommesso delle carrozze dalla strada vicina riempirono quell’intervallo di silenzio.
«Bene, signore» disse l’antiquario «come volete. Siete un vecchio cliente, dopotutto; e se, come dite, avete l’opportunità di un buon matrimonio, non sarò certo d’ostacolo. Ecco qui una cosa graziosa per una signora» proseguì «uno specchio a mano: quindicesimo secolo, garantito. Viene da una buona collezione, di cui non posso però svelarvi il nome, nell’interesse del mio cliente, che proprio come voi, mio caro signore, era il nipote e unico erede di un importante collezionista.»
L’antiquario, parlando con voce asciutta e tagliente, si era chinato a prendere l’oggetto; proprio allora un brivido attraversò Markheim in tutta la sua persona, una scossa nelle mani e nei piedi, un improvviso tumulto di molteplici passioni sul volto. Passò veloce come era venuto, non lasciò altra traccia se non un certo tremore della mano che ora riceveva lo specchio.
«Uno specchio» disse roco, poi tacque e ripeté con voce più nitida «uno specchio? Per Natale? Assolutamente no!»
«E perché no?» esclamò l’antiquario. «Perché non uno specchio?»
Markheim lo osservava con un’espressione indefinibile. «Mi domandate perché no?» disse. «Ma guardate qui, guardatelo, specchiatevi! Vi piace ciò che vedete? No! E nemmeno a me, e a nessun altro.»
L’omettino era balzato all’indietro quando Markheim, così d’improvviso, gli aveva messo davanti lo specchio; ma ora, intuendo che non ne sarebbe seguito nulla di peggio, sogghignò. «La vostra futura sposa, signore, non dev’essere molto graziosa» disse.
«Vi chiedo» rispose Markheim «un regalo di Natale, e voi mi date questo… questo dannato registro di anni e peccati e follie, questa coscienza