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Ripetizioni con Variazioni
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E-book1.067 pagine15 ore

Ripetizioni con Variazioni

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Info su questo ebook

Attraverso le pagine di questo libro, si intreccia la rigorosa precisione della scienza con le profonde riflessioni sull'essenza umana, sulla natura dell'evoluzione, e sull'impatto sociale della ricerca scientifica.

Con una prosa accessibile e coinvolgente, l'autore condivide non solo la sua profonda conoscenza scientifica ma anche le sue intime esperienze di vita, invitando i lettori a riflettere sulle grandi domande che da sempre accompagnano l'esistenza umana.

Quest'opera rappresenta un ponte tra due mondi, spesso visti come distanti, dimostrando come la scienza possa arricchire la nostra comprensione del mondo e di noi stessi.
LinguaItaliano
Data di uscita9 mag 2024
ISBN9791222723358
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    Anteprima del libro

    Ripetizioni con Variazioni - Ferdinando Di Cunto

    Indice

    Prefazione

    Prologo

    Parte prima - Genesi di una pandemia

    1. Ci risiamo

    2. L’altalena del dubbio

    3. Il drago è fuggito

    4. Presentazioni

    Parte seconda - Nocciolo duro

    5. Sono uno scienziato

    6. La scienza in pratica

    7. Il cuore della biologia

    8. Catene di perle

    9. Messaggi in codice

    10. Buio e luce

    Parte terza - Evoluzione e complessità

    11. Disegni d’amore

    12. Teorie a confronto

    13. Sistemi complessi

    14. Sospetti e paure

    Parte quarta - Storia delle proprietà emergenti sovrane

    15. LUCA e Robert

    16. Livello 1: punti di vista

    17. Livello 2: sovranità biologica autoreplicante

    18. Livello 3: conquiste cellulari

    19. Livello 4: sovranità multicellulare

    20. Livello 5: frustrazione neurale

    21. Livello 6: società di organismi neuralizzati

    22. Livello 6.1: evoluzione culturale

    23. Livello 6.2: evoluzione morale e religiosa

    24. Livello 6.3: intelligenza

    Parte quinta - Yνῶθι σαυτόν

    25. Il colore del futuro

    26. Morale e libertà

    27. Supplementi di sovranità biologica

    28. Codifiche neurali

    29. Sesso e genere

    30. Supplementi di sci alpinismo

    31. Attaccamento

    32. La scimmia e l’ape: collaborazione e competizione tribale

    33. Il ruggito muto della sfinge nera

    34. Il potere dell’illusione

    35. Elogio dell’ipocrisia

    36. Elogio della morte

    37. Radici nel fango: miserabile benessere

    38. Fine 2020

    Parte sesta - Il principe 4.0: Evoluzione consapevole

    39. La fonte del potere

    40. Umanità superiore...

    41. Superiore umanità

    42. Ordine pubblico

    43. Giganti, nani e vermi

    44. Minacce globali

    45. Riscritture e riletture

    46. Sull’uso delle spie, e dei ricercatori

    47. Vortice finale

    Ferdinando Di Cunto

    RIPETIZIONI

    CON

    VARIAZIONI

    Titolo | Ripetizioni con Variazioni

    Autore | Ferdinando Di Cunto

    Immagine di copertina realizzata da Luca Di Cunto mediante DALL-E 3 ChatGPT

    ISBN | 9791222723358

    © 2024 - Tutti i diritti riservati all’Autore

    Questa opera è pubblicata direttamente dall'Autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'Autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'Autore.

    Youcanprint

    Via Marco Biagi 6 - 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Made by human

    Prefazione

    Data la mia innata tendenza alla mistica e all’astrazione, può sembrare strano che non sia finito addirittura a fare il prete. In realtà l’idea non mi ha mai sfiorato, per un unico, semplice motivo: la bellezza femminile. Impossibile pensare di rinunciarci! Invece, il motivo per cui ho sempre provato una fortissima attrazione per la medicina è che appartengo senza possibilità di scampo alla schiera dei matti che vogliono salvare il mondo: andavo raccontando in giro che avrei voluto fare il medico fin da quando avevo tre anni...

    Ferdinando Di Cunto è un eminente studioso e docente di biologia molecolare, eppure non si limita a parlare della sua materia in maniera accademica. Attraverso le sue parole, noi lettori proviamo l’emozione di scoprire i misteri della vita attraverso uno sguardo unico, capace al tempo stesso di grande profondità scientifica e di umanissima empatia.

    Parlando a chiunque, dai meno ai più esperti, sa rendere appassionanti concetti che sembrano talmente astrusi da scoraggiare, in linea di massima, i più. Questo perché la sua vocazione di divulgatore è indissolubilmente legata all’amore per la conoscenza, trasmesso con l’entusiasmo di chi comprende quanto la scienza possa arricchire la vita delle persone.

    In definitiva, più studiamo i primati più ci sembra di vedere noi stessi riflessi in uno specchio deformato dal tempo. Però bisogna anche dire che noi siamo andati decisamente oltre queste rudimentali conquiste sociali.

    Attraverso la sua opera, di così ampio respiro, Ferdinando Di Cunto intende fornire al lettore una panoramica sulle principali scoperte della biologia e della genetica, partendo dalle loro radici storiche fino ad arrivare agli sviluppi più recenti.

    L’idea è quella di illustrare come, attraverso il lavoro di tanti scienziati, gli esseri umani siano riusciti a svelare il segreto del codice della vita, arrivando a comprendere la natura molecolare dei geni e i meccanismi con cui l’informazione genetica viene trasmessa di cellula in cellula.

    Nelle prime parti dell’opera, ripercorre con attenzione e precisione le tappe fondamentali che, a partire dall’invenzione del microscopio, hanno portato allo sviluppo della teoria cellulare e alla comprensione dei processi di riproduzione e sviluppo degli organismi.

    Ampio spazio è dedicato poi alle scoperte seminali di Mendel e alle successive formulazioni della genetica classica.

    Le ultime parti illustrano la risoluzione dell’enigma molecolare dei geni, con la definizione della struttura del DNA e del flusso di informazione dal DNA alle proteine. Attraverso questo excursus, l’autore intende fornire ai lettori le basi concettuali per comprendere appieno la natura e il funzionamento dell’informazione biologica.

    Prima che il riduzionismo si spingesse ad investigare la natura atomica e sub-atomica della materia, regnava la convinzione che l’Universo fosse un sistema totalmente deterministico. Si riteneva che, in teoria, se avessimo potuto conoscere in un certo istante la posizione e la velocità di tutte le particelle di cui è composto, sarebbe stato possibile prevedere tutta la successiva evoluzione del sistema, grazie alle equazioni del moto.

    La comprensione dei meccanismi fondamentali della vita a livello molecolare ha rivoluzionato profondamente il sapere scientifico. Prima della genetica molecolare, le bioscienze si basavano quasi esclusivamente su osservazioni morfologiche e fisiologiche. Ma la vita è molto più che forma e funzione: è prima di tutto informazione. La decifrazione del codice genetico ha finalmente permesso di affrontare in modo razionale questioni apparentemente irrisolvibili, come l’origine e l’evoluzione delle specie viventi. Questo cambio di prospettiva ha aperto la strada a straordinarie possibilità applicative in campo medico, biotecnologico e agro-alimentare. La comprensione dei meccanismi molecolari getta inoltre le basi per affrontare questioni etiche ed esistenziali in maniera nuova.

    Quindi, alla domanda: può esistere la vita senza la mortalità? La risposta è necessariamente negativa. La domanda vera però è un’altra: può la vita continuare all’infinito, pur rimanendo mortale? In questo caso la risposta potrebbe essere affermativa, ma bisogna stare molto attenti. Abbiamo visto che la vita può essere vista sia come processo, sia come insieme di agenti. La vita terrestre che conosciamo è un processo potenzialmente infinito, al perdurare delle condizioni che la rendono possibile, grazie alla riproduzione degli agenti.

    Sebbene la biologia molecolare abbia già dato risposte enormi, non possiamo considerare esaurito il problema dell’informazione genetica. I progressi sono proseguiti in maniera esponenziale negli ultimi decenni, grazie soprattutto alla possibilità di sequenziare l’intero genoma degli organismi con tecniche sempre più veloci ed economiche. Oggi assistiamo a una vera e propria rivoluzione delle biotecnologie, con importanti implicazioni in campo medico e agricolo. Tuttavia, rimangono ancora molte questioni aperte, come l’origine della vita sulla Terra e le basi biochimiche dell’intelligenza. Il messaggio dell’opera è univoco: per approfondire questi interrogativi, è indispensabile una comprensione profonda della complessità biologica, a tutti i suoi diversi livelli.

    Tanti sono gli argomenti trattati, ma Ripetizioni con variazioni non contiene una mera esposizione delle nozioni esposte. Ci trascina, invero, all’interno della mente dell’autore, facendoci partecipi del suo continuo confronto con gli interrogativi fondamentali che la scienza pone a ciascuno di noi.

    Attraverso le sue parole, comprenderemo come ogni passo in avanti generi nuove perplessità e quesiti, in un dinamico divenire che rende la scienza più simile a un processo evolutivo che a una sequenza di dogmi rigidi e immutabili.

    Potrei andare avanti a lungo, ma credo di essermi spiegato. Non nego che con l’attaccamento ci si possa fare molto male, o si possa fare molto male agli altri. L’attaccamento può portare al dolore attraverso la perdita, il desiderio insoddisfatto, l’ingordigia e tutte le altre afflizioni stigmatizzate dai buddhisti. Uno dei rischi principali consiste nel fatto che è un fenomeno difficilmente reversibile, visto che si costruisce insieme al nostro cervello. Però credo che se tutti improvvisamente decidessero di rinunciare a questa forza fondamentale l’effetto sterilizzante sarebbe assolutamente terribile.

    Nonostante l’importanza dell’argomento trattato, Ferdinando Di Cunto mira a coinvolgere il lettore in un discorso fluido e di facile comprensione. Spesso ricorre ad analogie e metafore tratte dalla vita o dal mondo quotidiani per chiarire concetti astratti. Questo consente anche ai non addetti ai lavori di seguire agevolmente i complessi ragionamenti scientifici. Inoltre non lesina battute e aneddoti, per mantenere viva l’attenzione anche nelle parti teoriche più impegnative.

    Affronta i temi della biologia con uno stile analitico mai dogmatico. Non pretende mai di imporre le proprie opinioni come verità incontrovertibili. Ci tiene invece a illustrare i diversi punti di vista, evidenziando gli aspetti controversi delle varie teorie.

    Fin qui, noia mortale, se non fosse per le utili applicazioni delle calamite. Per i fisici, il vero divertimento inizia quando si producono leghe metalliche in cui si mescolano atomi con proprietà magnetiche diverse. Per esempio, una lega di ferro e rame, con pochi atomi di ferro (fortemente ferromagnetici) immersi in una maggioranza di atomi di rame (praticamente non magnetici). Il termine ‘vetro’ viene applicato a questi materiali non perché siano trasparenti, ma a causa del disordine nell’orientamento degli spin degli atomi di ferro. In un materiale solido, come un metallo, gli atomi si dispongono in un reticolo geometrico regolare.

    Attraverso lo sguardo appassionato del suo autore, Ripetizioni con variazioni ci dimostra che la biologia molecolare non è solo la scienza più affascinante per comprendere i meccanismi fisici della vita, ma anche la chiave per guardare all’esistenza umana e al nostro posto nel mondo in una prospettiva completamente rinnovata.

    Prologo

    Las Palmas, Gran Canaria, Giugno 2018.

    Panchina sul lungomare, alle mie spalle l’auditorium dove si svolge il congresso: Cortical Evolution Meeting 2018. Naturalmente si sta parlando dell’evoluzione del cervello. Siamo in pausa caffè ma sono uscito fuori, perché la brodaglia non era molto invitante. Molto meglio il fragore delle onde e l’odore della salsedine. La giornata è nuvolosa, col sole che continua a fare capolino. Un po' di stanchezza. Tra il viaggio e lo stare seduti tutto il tempo a seguire le relazioni, i congressi scientifici sono sempre piuttosto impegnativi. Non dovete biasimarci se di solito cerchiamo di organizzarli in posti molto belli: sapete, il bastone, e la carota…. Dentro di me sto ancora ridendo per le battute folgoranti di Pasko Rakic:

    Volete sapere come ha fatto il cervello di una scimmia a diventare quello di un uomo? Datemi un finanziamento della durata di quattro milioni di anni, e ve lo dirò!

    Se un giorno una specie aliena sbarcasse sulla terra e ne analizzasse i fossili, scoprirebbe che nell’ultima fase della sua storia è stata dominata da una razza di scimmie non molto diversa dalle altre, che aveva un cervello solo un po' più grande, ma non altrettanto buono.

    Un mito! Non lo avevo mai sentito parlare: 85 anni e la verve di un adolescente. Molta invidia e ammirazione, per lui e per gli altri big delle neuroscienze, che si sono alternati mostrando gli splendidi risultati di anni di ricerche e le ultime novità che stanno sfornando dai loro laboratori, attrezzatissimi e ben finanziati. Qualcuno è stato molto vicino al Nobel. Qualcun altro è ancora in tempo per prenderlo.

    La vedo apparire all’improvviso, una ventina di metri alla mia destra. Attraversa la strada sulle strisce e si incammina verso il mare. La gonna nera sulle gambe slanciate e la camicetta di seta marrone disegnano tese geometrie non euclidee, sotto lo sguardo altèro da principessa Maya. Sorride guardando la riva e capisco perché! Alto, spalle larghe, mascella decisa, barba trascurata, capelli ondulati e bagnati con lievi strie argentate, tavola da surf sotto i muscoli tesi del braccio e lo sguardo divertito di un bambino. Un casto bacio, e proseguono insieme verso le scale, per unirsi al gruppo dei surfisti. Altra fitta di ammirazione e invidia, forse più pungente di quella che provavo davanti alle diapositive.

    Poi guardo il mare oltre i due innamorati. Il sole filtra tra le nuvole e le pietre della riva luccicano di nera levigatezza: su alcune di esse, si vede distintamente il verde appiglio delle alghe, mano della vita, che continua a spuntare dalla risacca, avvinghiando la terraferma. Oltre la spuma il mare si estende, arrivando a lambire le coste dei vulcani che si indovinano in lontananza. Nella loro profondità, immagino il fuoco organizzatore che ha innescato la fiamma della vita, cucinandola nel suo zolfo e diffondendola nel blu e nel nero dell’abisso. Al di là dei vulcani, la sottile illusione del cielo azzurro, che ci ossigena separandoci dall’oscuro vuoto stellare, da cui proveniamo. D’avanti ai miei occhi vedo perpetuarsi il cerchio della vita, mentre alle mie spalle i colleghi stanno per riprendere a interrogarsi sulle origini della misteriosa struttura capace di contemplare tutto questo, in un istante.

    La vita, che cerca di auto-comprendersi, è in fondo incomprensibile, ed è meravigliosa!

    Parte prima

    Genesi di una pandemia

    "But it's easy, easy

    everything's gonna get really freaky."

    Mick Jagger with Dave Grohl, Eazy Sleazy

    1. Ci risiamo

    1 gennaio

    Inizio di un nuovo anno. Non ci siamo ancora veramente abituati ad andare in giro senza i ragazzi, ma ormai siamo rassegnati al fatto che il Capodanno lo passino con i loro amici. Va bene così, i giovani con i giovani. Ha ragione Mattarella, il futuro dipende da loro e il fatto che stiano alzando la voce per ripulire l’aria che respirano è un buon segno.

    Qualche giorno lontano dalla città ci voleva. Finale Ligure è uno splendido posto per smaltire le fatiche di dicembre e leccarsi le ferite.

    Caty è già preoccupata per la ripresa: l’influenza quest’anno si preannuncia tosta. Sicuramente saranno almeno due mesi di fuoco, i peggiori dell’anno per un pediatra, come sempre. Una ventina di mocciosi al giorno, perlopiù con un po' di febbre, magari alta. In genere tutto si risolve in pochi giorni senza problemi, ma le antenne devono essere sempre dritte per cogliere i più piccoli segnali inquietanti che possano far pensare a una polmonite, a una bronchiolite, o peggio ancora a una meningite. La fatica improba di gestire le ansie dei genitori.

    Non la invidio, in fondo sono contento di non aver fatto il medico. Occuparsi degli studenti e dei massimi sistemi è molto gratificante e implica meno responsabilità, e batticuori.

    La passeggiata sulle colline è salutare, l’aria fresca e il sole tiepido sgombrano la mente, gli odori di macchia mediterranea riempiono i polmoni. Poi, giù dalle colline, la spiaggia e il mare, che oggi è quasi blu cobalto. Peccato non aver portato il costume per il bagno di Capodanno: la folle sferzata di energia della salsedine invernale! Dovevo essere più ottimista, pensare che me ne sarebbe venuta voglia, adesso posso solo rodermi il fegato.

    Meraviglioso pranzo da affamati, con un pezzo tiepido di focaccia di Recco.

    Al tavolo del bar sfoglio pigramente le pagine online dei quotidiani. I politici italiani farfugliano con toni più bassi del solito la loro approvazione per le parole del Capo dello Stato, il loro ottimismo, malgrado la difficile situazione dell’economia italiana, o la loro voglia di pieni poteri. Il papa pesta la mano di una turista più invadente delle zanzare. La sua reazione da ipocondriaco fa morir dal ridere, il video sta spopolando. Johnson celebra la Brexit con aria gaudente, prospettando un decennio di fasti per la Gran Bretagna. Macron continua a tenere botta sulle pensioni, nonostante le proteste. I disordini continuano anche a Hong Kong, frontiera del confronto più interessante del millennio. Trump si sta scaldando, l’aggressione all’ambasciata di Baghdad risveglia negli americani sinistri ricordi. L’Australia brucia. Business as usual!

    Il sole si sta abbassando sull’orizzonte, meglio rimettersi in marcia per tornare all’albergo. Abbiamo ancora un paio di ore da camminare. Le nuvole basse promettono bagliori d’oro e di fuoco, il primo tramonto dell’anno si annuncia splendido. Dopo la doccia non c’è molto da fare prima di cena. Nella hall c’è una libreria abbastanza fornita, ma iniziare un libro mi sembra troppo ambizioso. Mi cade l’occhio su La gabbianella e il gatto che le insegnò a volare. Quando i ragazzi erano piccoli, avevo iniziato a guardare il cartone animato, ma non ho mai scoperto come andava a finire. Lo divoro. Zorba, generoso gatto! La tua saggezza mi commuove fino alle lacrime.

    2 gennaio

    Sul treno regionale c’è poca gente e non ho nessuna voglia di accendere il computer, anche se non ho potuto fare a meno di scarrozzarmelo nello zaino. Dovrei dare il mio contributo di capo laboratorio alla scrittura del prossimo articolo. I ragazzi stanno fremendo d'impazienza per spedire anche questo alla rivista, con ottime ragioni: ultimamente hanno lavorato ancora più del solito, mettendo insieme i dati per tre articoli. Questo sarebbe il momento giusto per raccogliere i frutti. Mi sento in colpa, ma di lavorare non ho proprio nessuna voglia. Recupererò all’ultimo momento, come sempre. Per ora non posso fare a meno di lasciarmi trasportare dall’inerzia del treno. Guardare il paesaggio costiero che scorre placido, poi i boschi, dopo le strisce bianche e rosse dei comignoli di Savona.

    4 gennaio

    Anche quest’anno le vacanze sono agli sgoccioli: ultimo fine settimana di pigrizia casalinga prima del rush finale del semestre. Pomeriggio rilassato, dedicato all’igiene della casella di posta e alle news, scientifiche e non. Trump stavolta l’ha fatta proprio grossa, dando l’ordine di eliminare Soleimani. Gli Iraniani promettono fuoco e fiamme e il petrolio vola. I giornali sparano toni allarmistici, ma credo che le conseguenze non saranno apocalittiche. Gli Iraniani si stavano allargando un po' troppo, gli Americani dovevano ribadire chi comanda in Iraq e la storia dell’ambasciata non poteva passare liscia. Ci sarà un po' di schiamazzo, qualche azione dimostrativa, ma alla fine la situazione resterà tragicamente impantanata.

    Anche questa notizia ADNKronos sembra allarmante:

    "Nella metropoli di Wuhan, nella Cina centrale, una misteriosa malattia polmonare ha colpito almeno 44 persone, di cui 11 in condizioni critiche, mentre sono oltre 120 le persone sotto osservazione perché venute in contatto con gli infetti. Sulla vicenda stanno indagando le autorità sanitarie locali, mentre l'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha reso noto di monitorare attentamente la situazione. Intanto gli aeroporti di Singapore e Hong Kong hanno introdotto dei controlli ad hoc per i viaggiatori provenienti da Wuhan. Secondo la stampa cinese, i sintomi ricordano la SARS (Sindrome respiratoria acuta grave), causata da un virus che uccise oltre 700 persone in Cina più di 15 anni fa."

    Lo spettro si riaffaccia! Potrebbe essere ancora il coronavirus della SARS, teoricamente estinto? Mi torna alla mente Carlo Urbani, col suo sacrificio, eroe della medicina e della scienza quasi dimenticato, caduto sulla frontiera delle nuove infezioni. No, forse non è quello. Quarantaquattro infettati e nessun morto. La SARS uccideva almeno il dieci per cento degli infettati, ma bisogna vedere cosa succederà ai malati in condizioni critiche. Mi torna in mente anche il 2005, con l’epidemia di influenza aviaria H5N1. Più del cinquanta per cento di mortalità, ma quel virus si trasmetteva solo dagli uccelli all’uomo. Se avesse cominciato a trasmettersi da uomo a uomo, probabilmente la letalità sarebbe scesa, ma ci saremmo trovati con uno scenario da influenza spagnola: anche solo il due-tre per cento di mortalità avrebbe significato decine di milioni di morti. Il primo pensiero che ebbi dopo la conferenza di David Nabarro fu che al minimo segnale di trasmissione interumana avrei preso i bambini e li avrei rinchiusi nella casa di campagna con i nonni. Per fortuna non ce ne fu bisogno. Col tempo mi sono tranquillizzato: gli antivirali contro l’influenza funzionano abbastanza bene, e produrre un vaccino antinfluenzale è un’operazione di routine, anche se si dovrebbe farlo su scala mondiale. Però, ancora oggi, se sento parlare di H5N1 non posso fare a meno di drizzare le orecchie. Nel 2009 ci fu l’influenza suina, H1N1: tanto rumore per niente, in Italia si rivelò un’epidemia influenzale un po' più clemente del solito, nonostante il nome poco pulito. Quella non mi ha mai fatto paura. Dalla spagnola in poi le varianti di H1N1 hanno circolato in lungo e in largo, e quindi nella popolazione esiste una buona immunità diffusa, che se non impedisce la circolazione delle nuove varianti almeno ne limita le capacità patogeniche.

    Boh, chissà che bestia è questa! In fondo non mi pare veramente allarmante. La reazione sembra buona, la Cina dovrebbe aver assorbito bene il protocollo di Urbani. Mi sa che anche questa volta sfuggiremo alla pandemia.

    6 gennaio

    L’Epifania tutte le feste si porta via e adesso mi tocca lavorare sul serio, soprattutto per inserire nel lentissimo sito del ministero le valutazioni dei candidati che aspirano a diventare professori di biologia molecolare. Domani ci sarà la riunione telematica della commissione, per discutere gli ultimi dubbi. Non posso arrivare impreparato, per cui mi concedo solo un rapido sguardo alle notizie.

    Le autorità cinesi escludono la SARS e io non so se crederci. Cinquantanove casi, sette in stato critico. Questa volta i contagiati ruotavano intorno al mercato del pesce (e della selvaggina). È probabile che si tratti di una nuova zoonosi, perché pare che non ci siano segni di trasmissione da uomo a uomo. Chissà che bestia è, e da quale animale arriva questa volta!

    11 gennaio

    Sono in ritardo come al solito. La settimana intensa di lezioni mi ha lasciato tempo ed energie per pochissime cose. Per fortuna sono riuscito almeno a finire la chiusura di tutti giudizi delle abilitazioni, vicinissimo alla scadenza, ma anche questo weekend mi toccherà lavorare. Lunedì avremo in istituto la on site visit: una commissione internazionale di esperti a cui io e i miei colleghi dovremo raccontare cosa facciamo e come conduciamo i nostri gruppi di ricerca. Un esame abbastanza amichevole, ma pur sempre un esame. Devo scegliere bene le diapositive: poche, ma devono dare i messaggi fondamentali. Soprattutto devo spiegare bene perché il mio gruppo si è ridotto in modo così importante da quando ci siamo trasferiti, due anni fa. Molti dei commissari non sanno come funziona il sistema italiano, non hanno la più pallida idea di quale sia il nostro budget e ignorano gli ostacoli amministrativi contro cui dobbiamo muoverci. Però non bisogna esagerare col vittimismo. In fondo abbiamo prodotto abbastanza bene, anche se non a livelli stellari. Tutto sommato non ci dovrebbe volere molto tempo, posso permettermi qualche divagazione, dopo una corsetta tranquilla.

    È davvero un coronavirus! Diverso da quello della SARS, ma comunque piuttosto letale. La commissione sanitaria di Hubei ha dichiarato il primo decesso dovuto al virus. I casi accertati sono stati ridimensionati a quarantasette, sette dei quali rimangono in condizioni critiche. La storia non sembra molto diversa da quella che abbiamo già visto. È abbastanza probabile che tra qualche giorno, dopo aver scoperti ancora un po' di casi, i Cinesi spegneranno il focolaio. Forse anche questa bestia finirà nel museo di quelle che avrebbero potuto creare grossi problemi.

    12 gennaio

    Non ci sono più dubbi, è un coronavirus, diverso da quelli della SARS e della MERS, battezzato 2019-nCoV. I Cinesi ne hanno già sequenziato diversi esemplari e sembrano stranamente aperti e collaborativi: le sequenze sono state depositate a tempo di record. Andrew Rambaut ha twittato che ha l’ottantanove per cento di identità con gli altri due: Sarbecovirus, bello scioglilingua, e bella famiglia di rogne! Anche questo sembra venire dai pipistrelli. Benedetti i Cinesi e la loro abitudine di mangiarsi qualsiasi animale selvatico! Il paziente deceduto aveva sessantun anni e importanti fattori di rischio: tumore addominale e malattia epatica, forse sarebbe morto anche se avesse beccato l’influenza. In fondo potrebbe non essere molto diverso da un virus influenzale: concausa di morte, più che causa diretta. Mi azzardo a prevedere che anche questo sparirà in fretta dalle notizie dei non addetti ai lavori. Business as usual!

    2. L’altalena del dubbio

    17 gennaio

    La on site visit è andata molto bene. Quando si ha a che fare con scienziati, alla fine si riesce sempre a intendersi: rischiamo addirittura di essere additati come esempio virtuoso, per la nostra produttività e per la condivisione delle risorse e degli strumenti all’interno dell’istituto. Stamattina riunione fiume con i miei collaboratori. Adesso non ho più scuse: bisogna spingere con decisione sul nuovo manoscritto, sull’inizio delle attività del nuovo progetto, sul nuovo protocollo per la sperimentazione animale e sulla collaborazione con le nostre colleghe americane. Avanti con la scienza!

    È morto un secondo paziente, tra quelli infettati a Wuhan. Sessantanove anni, miocardite e insufficienza multiorgano. Non si riesce a capire se anche lui avesse problemi di salute. Inoltre, pare che ci sia qualche altro caso confermato in Giappone e in Thailandia. Erano turisti provenienti da Wuhan, ma sembra difficile immaginare che abbiano avuto rapporti stretti con pipistrelli e altre bestie. Certo, il contagio potrebbe essere stato dovuto alle precarie condizioni igieniche dei mercati cinesi, ma io comincio a sentire puzza di trasmissione interumana.

    21 gennaio

    Prima giornata di esami della sessione invernale, con gli studenti del quinto anno di medicina che hanno frequentato il corso di oncologia nell’anno accademico passato. Senza infamia e senza lode. Nel pomeriggio, riunione decisamente divertente, con il responsabile del trasferimento tecnologico dell’Agenzia Spaziale Italiana. L’idea di spedire i vermiciattoli fuori dalla magnetosfera per studiarne il comportamento e la neurodegenerazione indotta dalle radiazioni spaziali mi intriga sempre di più, anche se è molto diversa dalle ricerche di cui mi sono occupato finora.

    Caty ha proprio deciso di andare a Parma, al congresso dei suoi colleghi pediatri, verso fine febbraio. Questa volta ho ceduto, la raggiungerò il venerdì e passeremo il resto del weekend a zonzo per la città. È dai tempi dell’università che ho voglia di passare un weekend tranquillo a Parma ma, chissà perché, finora non ci sono mai riuscito. La mia amica Sabrina, che dopo il liceo ci si era trasferita, me ne ha sempre parlato bene. Stranamente per una città italiana, ci sono molte bellezze da visitare e il cibo è da favola. Prima di uscire dall’ufficio compro i biglietti del treno.

    Anche l’OMS ha ufficialmente dichiarato di aver drizzato le orecchie su quanto sta succedendo in Oriente: ha pubblicato un primo bollettino sulla situazione, che d’ora in poi dovrebbe essere aggiornato quotidianamente. I toni sono rassicuranti, ma sotto la superficie vaselinata l’inquietudine è palese. Si parla nuovamente di termoscanner negli aeroporti. La patologia assomiglia parecchio alla SARS, anche se la letalità sembra dieci volte più bassa. Sarebbe comunque dieci volte più alta di quella dell’influenza stagionale. Naturalmente loro non lo dicono, perché non ne hanno ancora le prove, ma secondo me i numeri parlano abbastanza chiaro: la bestiola può trasmettersi da persona a persona.

    Per ora duecentottantadue casi confermati con il nuovo test molecolare, reso possibile dal sequenziamento del virus. Duecentocinquantotto nella provincia di Hubei, ma anche due in Thailandia, uno in Giappone e uno in Corea del Sud.

    I Cinesi non sembrano molto preoccupati. Il fatto che il virus sia letale, ma non troppo, comincia a preoccupare seriamente me! Contenere belve assatanate come Ebola o SARS è più semplice: la scia dei morti determina subito reazioni sanitarie robuste. Un virus con sembianze influenzali può essere estremamente più insidioso: speriamo che ci vadano giù duro con i termoscanner…

    Ho deciso: da oggi avrò un ulteriore hobby serale: seguire l’evoluzione di questa nuova epidemia analizzando i bollettini dell’OMS.

    24 gennaio

    Luca Cavalli Sforza era un genio incommensurabile. Le due giornate organizzate dall’Accademia delle Scienze di Torino, con le relazioni di molti suoi ex studenti, mi hanno fatto apprezzare una volta di più quanto sia stata rivoluzionaria la sua opera e quanto sia grande la mia ignoranza su di essa. Dalla genetica dei batteri all’evoluzione culturale, partendo dalla statistica dura e pura di Fisher, passando per la medicina, l’antropologia, l’archeologia e arrivando alla linguistica. Quando ci si arrabatta con tutti i mezzi per produrre un po’ di buona scienza e ci si trova al cospetto di tali giganti, non si può fare a meno di sentirsi annichiliti. Come può uno scienziato coltivare così a fondo così tanti interessi e mantenere una così grande umanità? Mi sa che dovrò rimettermi a studiare la genetica.

    Oramai il quadro è chiaro. Il nuovo coronavirus si trasmette da persona a persona, piuttosto efficientemente. Il quarto bollettino dell’OMS lo dice esplicitamente. I contagiati sono saliti a ottocentotrenta in tre giorni, con focolai anche a Bejing e Shanghai, casi sporadici in giro per l’Asia e il primo caso esportato negli Stati Uniti. Nei casi gravi è proprio come la SARS: una polmonite, non causata da una sovrainfezione batterica (come in genere accade nell’influenza), ma provocata direttamente dal virus. L’allerta è aumentata anche in Italia, con controlli della temperatura negli aeroporti. Per ora nessun caso sospetto.

    31 gennaio

    Normale stanchezza da venerdì sera e come ogni venerdì sera mangeremo una pizza da asporto. Sul tavolo della sala ci sono centoventi compiti da correggere degli studenti del primo anno di medicina. Credo di sapere cosa farò nel weekend. Prima di collassare sul divano, ancora un occhio ai numeri.

    Bollettino n. 11: l’OMS ha dichiarato che la nuova epidemia rappresenta un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. Alleluia, ce l’hanno fatta finalmente! Ci voleva che i casi diventassero quasi diecimila, con focolai in tre continenti. Anche l’Italia ha visto i suoi primi due casi: due anziani turisti cinesi, che dopo il ricovero stanno peggiorando di ora in ora. Quest’epidemia è già più diffusa di quanto lo sia mai stata la SARS, che ha registrato in tutto ottomila casi. A quelli accertati vanno aggiunti altri quindicimila sospetti. Finora duecentotredici morti, ma più di millecinquecento persone in rianimazione. I morti sono principalmente anziani con altri problemi di salute, soprattutto diabete e malattie cardiovascolari. Se questa epidemia dovesse diventare pandemia, l’impatto sarebbe micidiale. La maggior parte dei ricoverati recupera ma, se si proietta su scala globale il numero di pazienti gravi, si capisce che potrebbe entrare in crisi qualsiasi sistema sanitario. L’Italia notoriamente non ha una popolazione giovane…

    Sono ancora convinto che i Cinesi riusciranno a richiudere il vaso di Pandora. Se è vero che ancora una volta sono stati capaci di diffondere un virus così pericoloso grazie alla loro passione smodata per gli animali ruspanti, è anche vero che non mancano dei mezzi e della decisione necessaria per fermarlo. Sta diventando abbastanza chiaro che all’inizio hanno cincischiato, preferendo non vedere quello che stava succedendo. Però dal 23 gennaio hanno adottato provvedimenti drastici. La città di Wuhan e la provincia di Hubei sono state chiuse: blocco dei trasporti metropolitani, della circolazione dei mezzi privati, cancellazione degli eventi pubblici, mascherine e guanti, aumento delle distanze sociali e droni per strada a monitorare il rispetto delle regole. Le celebrazioni del Capodanno cinese sono state cancellate. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se avessero fatto finta di niente, con milioni di persone in giro per le città a densità da formicaio. Forse ce la faranno, e forse anche noi riusciremo a evitare che il virus attecchisca.

    Però qualcosa mi sfugge. Perché si diffonde così rapidamente? Rispetto alla SARS, il virus ha sicuramente una marcia in meno sul versante della letalità, ma sembra averne una in più sul versante della diffusione. Dipende soltanto dal fatto che la patologia è un po’ più debole della SARS? Sono troppo stanco.

    7 febbraio

    Non capisco più cosa stia succedendo in Cina e dubito di averci mai capito veramente qualcosa. In un solo giorno il numero dei contagiati è schizzato su di diecimila unità. Probabilmente stanno facendo fatica anche loro a stare dietro alle cifre in costante ascesa. Stamattina sono veramente triste: è morto Li Wenliang. Era un giovane oculista, di trentatré anni, diventato un eroe suo malgrado. Il 30 dicembre aveva avvisato i suoi ex compagni di corso che in ospedale erano stati ricoverati sette casi con chiari segni di SARS e infezione da coronavirus. Nella conversazione di WeChat aveva anche condiviso una TAC, esortando tutti i colleghi a comunicare ad amici e familiari di prendere precauzioni. I suoi messaggi si erano diffusi più di quanto avesse voluto. È stato convocato dal direttore del dipartimento, che lo ha severamente cazziato. Il 3 gennaio la cazziata si è trasformata in una vera bastonata dell’autorità di pubblica sicurezza, per aver diffuso falsi commenti su internet. Tornato in corsia, si è infettato l’8 gennaio, dopo aver visitato un paziente particolarmente carico. Appena ha cominciato a sentirsi male, si è autoisolato in albergo, per evitare di contagiare i familiari, soprattutto la giovane moglie, incinta del secondo figlio. Ricoverato in terapia intensiva il 12, si è progressivamente aggravato, malgrado l’auspicio di tornare presto in corsia, espresso in un troppo ottimistico messaggio. Nemmeno l’ossigenazione extracorporea ha potuto salvarlo. La sua morte ha suscitato sui social cinesi un putiferio quale non si era mai visto. L’hashtag #wewantfreedomofspeech ha avuto due milioni di visualizzazioni e cinquemilacinquecento commenti in sole cinque ore, prima di essere rimosso.

    È chiaro che la trasparenza cinese aveva ampie aree di opacità. Nei primi giorni dell’epidemia le autorità hanno cercato di far passare sotto traccia le cattive notizie. Così facendo, hanno sicuramente aiutato la diffusione del virus.

    La triste storia di Li dimostra che questa malattia non uccide solo anziani con problemi di salute. Non è una semplice concausa di morte. È un virus letale. Se si diffondesse da noi come l’influenza, vedremmo morti di tutte le età.

    14 febbraio

    Anche questa è praticamente fatta. La rivista ci ha rimandato indietro il nuovo lavoro con gli ultimi commenti dei revisori. Piccolezze, è praticamente accettato, anche se la mia scaramanzia meridionale mi impedisce di festeggiare fino alla lettera formale. I miei giovani collaboratori stanno crescendo bene, sono contento di aver lasciato loro molto spazio nella gestione del manoscritto. Anche i miei figli stanno crescendo, non solo scolasticamente, soprattutto sul versante dell’impegno civile e politico. Sono contento che Roby vada a Venezia al raduno di Michele Boldrin. Hanno un atteggiamento un po’ snob, ma indubbiamente sono capaci di fare ragionamenti più complessi di quelli che si sentono pronunciare dalla maggior parte dei politici. Un buon ambiente per coltivare la libertà di pensiero e l’idea che il futuro vada costruito con l’istruzione e le competenze. Però non posso negare di essere un tantino preoccupato. Il pericolo che il virus attecchisca in Italia è serio e Venezia è una città con una concentrazione di turisti spaventosa. In fondo però mi sento stupido a preoccuparmi. Abbiamo chiuso i voli diretti con la Cina e i controlli negli aeroporti sembrano funzionare a dovere. Non ho capito se vengano fatti controlli anche su chi arriva in Italia facendo scalo in altri paesi di area Schengen, ma pare proprio di no. Potenzialmente questo è un grosso problema: un soggetto infettato potrebbe sviluppare i sintomi solo dopo il primo controllo, passando totalmente inosservato. L’altra nota di inquietudine deriva dalla lettera pubblicata il 30 marzo dal New England Journal of Medicine, che documenta una trasmissione da parte di soggetti asintomatici.¹ Sarebbe veramente un gran casino, ma questo potrebbe finalmente spiegare le difficoltà che i Cinesi incontrano nel contenere il contagio. Spero proprio che non sia vero! Anche le stime di un tempo di incubazione di quattordici giorni mi sembrano esagerate. Che strano virus!

    Il dato più rassicurante è che l’approccio draconiano a cui si sono decisi i Cinesi sembra funzionare. Per noi occidentali è brutto da vedere, essendo abituati alla sacralità della privacy e dell’individualità: le file di lettini organizzate negli stadi per la quarantena ci provocano autentico orrore. Però i numeri parlano chiaro: la curva dei nuovi contagi è in costante discesa. Nella maggior parte delle province i nuovi casi non superano i venti al giorno. Il disastro appare concentrato unicamente a Hubei, che ne registra ancora quattromila, nonostante il perdurare del severo stato di assedio. Comunque pare proprio che il vaso si stia richiudendo: se stessimo giocando a scacchi, direi che hanno sacrificato un pezzo, ma si sono ripresi la posizione. Il clima che si respira in Italia nei confronti della Cina ha note a tratti antipatiche, a tratti divertenti. È diventato virale il video di Gennaro a Forcella, che propone in affitto o cinese c’a toss (il cinese con la tosse) come antidoto per le code alle poste e nei ristoranti. I negozi cinesi hanno visto un calo drammatico del volume d’affari. Non è raro sentire frasi francamente razziste. I Cinesi in Italia sembrano estremamente preparati e consapevoli. Nella comunità di Prato, chi torna in Italia dopo il Capodanno cinese si mette in quarantena da solo. Chissà quanti sono quelli tornati per strade traverse, che non vivono in comunità così organizzate. Ma no, non devo essere preoccupato. Andrà e tornerà da Venezia, e non succederà niente. È stata più pericolosa della SARS, ma sta passando.

    18 febbraio

    Roby è tornato, apparentemente sano e salvo, e nel frattempo l’epidemia non è scoppiata a Venezia. Le mie preoccupazioni erano evidentemente infondate. Il bollettino di ieri mi ha fatto prendere un coccolone, perché sembrava che in Cina ci fossero stati ventimila nuovi casi, contro i milleduecento del giorno precedente. Mi è venuto il dubbio che il governo cinese avesse nascosto altri focolai, e che in realtà la situazione fosse completamente fuori controllo. Poi ho letto meglio e ho capito. L’OMS ha cominciato a contare come casi confermati tutti quelli diagnosticati clinicamente, ma senza il bollino di un test molecolare. In questo modo, la maggior parte di quelli che il giorno prima erano casi sospetti sono diventati casi confermati. Però il fatto che ci siano così tanti casi senza test è inquietante. Potrebbe voler dire che a Wuhan sono talmente sovraccarichi da non riuscire a fare tutti i test necessari. Potrebbe anche voler dire che molti pazienti con la polmonite risultano negativi al test. In effetti, Li Wenliang si è positivizzato solo due settimane dopo l’esordio dei sintomi. Questo virus è sempre più strano. Per fortuna oggi si conferma il trend in discesa: solo millenovecento casi in più. Sono ancora tanti, ma se non stanno dicendo bugie è evidente che la Cina sta guarendo. Escludendo la provincia di Hubei, in tutto il resto del paese ci sono stati meno di novanta casi. Impressionante!

    Il resto del mondo per ora se la passa decisamente bene. Solo un piccolo riscaldamento in Giappone, se si esclude la Diamond Princess. Gran casino quella nave! Tremilaottocento persone e cinquecento malati in quarantena, in un albergo di lusso galleggiante, tenuto fuori dal porto di Yokohama. Ricorda veramente la peste nel Medioevo.

    Tutto sommato però mi pare che anche Caty possa partire tranquilla. Il weekend a Parma non sembra in pericolo.

    21 febbraio

    Fine anticipata della settimana lavorativa. La riunione a fisica è stata interessante: tanti bravi colleghi, molti giovani di belle speranze, nella gloriosa sala Watagin. Diversi buoni spunti, da approfondire già dalla prossima settimana. Adesso però un panino e di corsa alla stazione, devo raggiungere Caty. Cambio a Milano, perfettamente sincronizzato, da Frecciarossa a Frecciargento. Il traffico sulla linea di Bologna è solo un po’ più lento del solito, se non si prende l’alta velocità. La linea principale è ancora interrotta, dopo il disastroso deragliamento di Lodi. Giornata di sole, la campagna scorre via sonnolenta e veloce.

    La mia vicina di posto da Milano ha una brutta tosse. Poco più di trent’anni, abbastanza carina. Capelli castani lisci raccolti a coda, occhi chiari, su un ovale gradevole e un po’ pallido. Sembra molto impegnata a messaggiare col fidanzato, dopo l’agitata telefonata. Forse potrei chiederle di tossire in un fazzoletto, o nel gomito, per limitare l’aerosol invisibile. Evidentemente non è molto preoccupata dei microbi che diffonde in giro, nonostante le raccomandazioni dei media. Mi sento il solito esagerato, ma se avesse l’influenza me la attaccherebbe di sicuro, anche perché quest’anno sono stato sufficientemente stupido da non vaccinarmi al momento giusto. Però in fondo l’influenza non mi preoccupa, malgrado i casini del mio sistema immunitario. L’anno scorso l’ho presa due volte, nonostante il vaccino. Sì, in effetti la decisione di non vaccinarmi è stata anche una specie di ripicca. Caty mi ha sgridato per qualche giorno, ma alla fine si è rassegnata. Lei naturalmente si è vaccinata, con tutti i mocciosi che vede…

    Non riesco a togliermi dalla testa che la mia vicina potrebbe avere il nuovo coronavirus.

    L’Italia sembra ancora pulita, ma dopo il Giappone anche in Corea sta succedendo qualcosa. Ieri cinquantatré nuovi casi e il peggio è che non sono facilmente riconducibili alla Cina. Se il virus fosse sbarcato in Corea, perché non dovrebbe essere sbarcato anche in Italia? Reprimo la voglia di continuare il viaggio con un fazzoletto premuto su naso e bocca, ma respiro molto piano. Arrivo a Parma in perfetto orario.

    *****

    ¹ Rothe C., Schunk M., Sothmann P., Bretzel G., Froeschl G., Wallrauch C., Zimmer T., Thiel V., Janke C., Guggemos W., Seilmaier M., Drosten C., Vollmar P., Zwirglmaier K., Zange S., Wölfel R., Hoelscher M., Transmission of 2019-nCoV Infection from an Asymptomatic Contact in Germany, N Engl J Med. 2020 Mar 5;382(10):970-971. doi: 10.1056/NEJMc2001468.

    3. Il drago è fuggito

    21 febbraio

    Niente da dire, a Parma il guancialino di maiale lo sanno cucinare! Cosa dire poi del culatello e della sbrisolona? Torniamo in albergo ripieni, anche un tantino brilli, praticamente rotolando. La notte è fredda e limpida, nonostante la Pianura Padana. La calma ovattata della camera d’albergo è torpidamente confortevole. Mi siedo sul letto e la mano scivola quasi inconsapevolmente sul telecomando, più per abitudine che per altro. Ma sì, spengo subito, volevo solo sentire le ultime nuove, visto che stamattina non ho neanche ascoltato il giornale radio.

    Non ci posso credere! Il coronavirus è sbarcato ufficialmente in Italia da ieri notte, e io non lo sapevo! Codogno, ancora il lodigiano, quando si dice la sfiga! Mi rendo conto che stavo attraversando la zona colpita proprio mentre mi preoccupavo per la tosse della mia vicina di poltrona, mentre i casi confermati passavano da uno a quattordici nel giro di poche ore.

    Il primo paziente sembra messo male. Un podista giovane, ben allenato, in terapia intensiva. Sta male anche la moglie, che per giunta è incinta. Probabilmente lui se l’è preso da un imprenditore tornato dalla Cina, prima che scattasse il blocco dei voli. Potrebbe aver infettato dozzine di altre persone. I comuni interessati sono una decina e non sono neanche tanto lontani da noi.

    La notizia più inquietante mi pare la compromissione dell’ospedale: cinque sanitari infettati, chissà quanta gente hanno visitato in questi giorni. È stato istituito un blocco immediato per circoscrivere il focolaio.

    C’è anche un secondo caso, in Veneto, a Vò Euganeo: due anziani che non sembrano aver avuto una storia di contatti orientali.

    I nuovi casi in Corea sono cento e qualcosa sta succedendo anche in Iran. In Cina, il governo non si sbilancia sul superamento della fase critica, malgrado la progressiva riduzione dei casi. Ghebreyesus, OMS, dice che esiste ancora una finestra per evitare che questa epidemia diventi pandemia.

    Secondo me la finestra si è già chiusa e nessuno è più al riparo. Mi è passata la stanchezza, non credo che dormirò bene.

    22 febbraio

    Il congresso dei pediatri non è ancora finito, Caty ne ha fino a mezzogiorno. Scendiamo per fare colazione e mangiamo velocemente: è un po’ in ritardo sull’orario di inizio. Le notizie non le hanno rovinato l’umore, sta pensando più alle relazioni sul microbioma che all’epidemia di coronavirus. I suoi occhi verdi sprizzano l’entusiasmo che la investe sempre, quando le sembra di imparare qualcosa di interessante e di fondamentale per i suoi piccoli pazienti. La lascio andare promettendole che penserò bene all’itinerario del pomeriggio. Tornato in camera, mi rendo conto di non aver dormito così male, ma mi sento investito da uno strano torpore.

    I notiziari non aggiungono molte novità, salvo che uno dei due pazienti di Vò non ce l’ha fatta. A lui si è aggiunta un’anziana signora di Casal Pusterlengo. Le prime due vittime italiane. Dalle statistiche che ho visto nei giorni passati, non è strano che fossero anziani con qualche acciacco. Arriveranno anche i giovani, è solo questione di tempo e di grandi numeri.

    Butto via i messaggi spam e scrivo qualche mail, ma non riesco a concentrarmi. Provo a rileggere la prima parte del libro. Non mi pareva male, ma a qualche mese di distanza l’impostazione non mi convince più. Non credo riesca a far innamorare il lettore. Credevo di essere a un buon punto, ma adesso è chiaro che dovrò rivedere profondamente la prima parte, oltre che scrivere l’ultima. Meglio pensare alle tappe della nostra escursione in città. A mezzogiorno il congresso finisce, è ora di andarcene a spasso. Spengo anche la TV.

    Anche stasera la cucina parmense non ci ha deluso. Ottimi tortelli e non ho potuto fare a meno di riprendere il guancialino: lo facevano diverso, senza polenta, non potevo esimermi! L’antipasto era abbondante, come tutte le porzioni, meglio saltare il dolce. Per tornare in albergo il taxi è obbligatorio: non sono neanche le undici, ma non ce la facciamo proprio a unirci alla movida del sabato sera.

    A parte il riposante aperitivo in una soleggiata piazza Garibaldi e la cena, è da mezzogiorno che camminiamo per le strade e i musei. Una città come Parma, presa in dosi concentrate, rischia di provocare una sindrome di Stendhal fulminante. Il battistero con le sue vele, la cattedrale, la Pilotta, lo sguardo furbo della Schiava turca del Parmigianino, il volto luminoso e raccolto de La Scapigliata di Leonardo. Nel complesso, una soddisfacente indigestione.

    Il programma di domani è più snello: qualche compera, un pranzo gustoso ma leggero e infine salire sul treno delle 16, in modo da arrivare a Torino in tutto relax, pronti per una nuova settimana. A quanto pare non ci sono molti taxi in giro. Dopo quindici minuti di attesa in piazza, telefono. Faccio presente che non siamo i soli in coda. Mi promettono che qualcuno arriverà presto. Dopo altri dieci minuti, le due mature signore arrivate dopo di noi decidono di andare a casa a piedi. Noi dobbiamo aspettare per forza: anche volendo, siamo troppo lontani e la via Emilia a quest’ora fa veramente paura. La movida è animata ma la piazza è talmente grande da sembrare quasi deserta.

    Per molti aspetti questa serata mi ricorda quella del 13 novembre 2015. Quella volta era venerdì, anche allora avevamo deciso di concederci un weekend. Anche allora facemmo una gran fatica a trovare un taxi. Molta più fatica! Eravamo a Parigi e il ristorante dove abbiamo cenato era a metà strada tra il Pétite Cambodge e il Bataclan.

    Comincio a pensare che la prossima volta che decidiamo di concederci un weekend romantico faremmo meglio ad allertare il Ministero degli Interni e la Protezione Civile.

    Alla fine il taxi arriva.

    Com’era prevedibile, il numero dei casi accertati è aumentato: siamo quasi a sessanta. Quasi tutti riconducibili ai primi due focolai, ma uno è a Milano e uno in Piemonte. L’Italia ha il triste primato del paese occidentale con più casi. Il Veneto ha già deciso la chiusura delle università. Siamo arrivati appena in tempo per ascoltare la conferenza stampa di Conte. Si conferma il blocco totale delle aree colpite. Dovremmo attraversare in treno la zona rossa del lodigiano, e questo potrebbe avere ripercussioni sul nostro rientro. Non è prudente fare quello che abbiamo programmato, dobbiamo partire prima, perché senza macchina rischiamo di restare intrappolati o di metterci un tempo infinito.

    Domani mi alzerò presto e cambierò il piano di rientro.

    23 febbraio

    Non c’è stato bisogno della sveglia. Di noleggiare macchine neanche a parlarne, pare che a Parma di domenica le agenzie siano tutte chiuse. Una rapida consultazione dell’app con l’orario dei treni mi conferma che partire subito è una buona idea. I primi treni sono regionali veloci, ma si fermano tutti a Piacenza: l’effetto della zona rossa si tocca già con mano. C’è un Frecciabianca che parte alle 10 e arriva sicuramente a Milano centrale. È già in viaggio e arriva dalla Puglia, non credo che farà brutti scherzi. Colazione veloce e taxi per la stazione.

    Sembra una tranquilla domenica mattina, la biglietteria non è molto affollata. Un sospiro di sollievo quando vedo stampato il biglietto per il rapido. Da Milano a Torino dovrebbe bastare un regionale: non credo che bloccheranno completamente le due grandi città a seguito dei pochi casi identificati. Una fortuna per noi, ma speriamo che facciano in fretta a capire che ci potrebbero essere già focolai importanti dappertutto. Per come la vedo io, d’ora in poi bisogna assumere che chiunque possa essere stato già contagiato.

    Alla stazione poca gente e la sensazione palpabile è che tutti cerchino di stare il più possibile lontano dagli altri. Molto bene! Si vede anche qualche mascherina. Una famiglia asiatica viene dalla nostra parte. Da lontano sembravano cinesi ma, adesso che sono vicini, direi nazionalità filippina. Hanno il volto coperto da vistose mascherine nere. Probabilmente è da un po’ che viaggiano, sembrano più spaventati di noi. Mi verrebbe istintivamente da allontanarmi, ma mi sento stupido. Le loro mascherine potrebbero non proteggere granché, ma sicuramente meglio stare vicino a loro che a un italiano simile alla mia vicina dell’altro ieri.

    Per fortuna il vagone non è molto affollato e non si sente tossire. I turisti asiatici sono seduti proprio vicino a noi. Il viaggio scorre via liscio. Ripartiamo in orario da Piacenza e passiamo rapidamente attraverso la zona rossa. Codogno, poi Lodi. A Milano la gente cammina svelta, come sempre, e la concentrazione di mascherine è più alta che a Parma. Ripartiamo alle due dopo aver mangiato un panino al bar della stazione. Interessante conversazione tra cassiere e barman, sul fatto che il governo avesse deciso di bloccare i voli diretti dalla Cina, ma di non controllare gli altri. Sembra quasi di sentire le chiacchiere del lunedì mattina sulla partita del giorno prima. Il vagone del regionale è semivuoto, l’aria addirittura fresca, tra un’oretta saremo a Torino.

    La regione Piemonte ha deciso di chiudere le scuole. Menomale, un provvedimento tempestivo!

    Mentre il treno macina senza fretta gli ultimi chilometri, mi investe un’ondata di calma consapevolezza. Con amara ironia mi rendo conto che spiegare la biologia a chi non se ne occupa è diventato molto più semplice. Non credo che avrò grossi problemi nel riscrivere la prima parte del libro.

    La guerra stavolta è iniziata davvero. Il Drago è riuscito a divincolarsi e si aggira per il mondo. Una delle sue zampe è piantata saldamente nel cuore del nord Italia. Nei prossimi giorni vedremo fin dove riesce a sputare le sue fiamme. Niente sarà più come prima, non solo per le vite che chiamerà a sé, ma soprattutto per il totale sconvolgimento dei rapporti sociali che si renderà necessario per fermarne l’avanzata, e per la crisi economica che ne seguirà. Questo virus non è un castigo divino, non è una reazione della natura alla prepotenza umana, non è il risultato doloso o colposo di pericolosi esperimenti condotti in laboratori segreti. I virus sono antichi come le nostre cellule. Come tutta la materia vivente sono sottoposti alle leggi fondamentali della biologia. Un virus non è nient'altro che un insieme di informazioni genetiche egoiste, scritte in una o più molecole di acido nucleico, espresse in forma di proteine e altre molecole biologiche. Un virus non ha altra morale che la sua efficienza di replicazione e trasmissione da un individuo a un altro. Questo nuovo virus non è nato dal nulla, ma deriva da altri virus, che costantemente circolano tra diverse specie animali, e costantemente si modificano mediante l'accumulo di variazioni casuali e selezione delle varianti egoisticamente più efficaci.

    La storia che vivremo è solo uno dei tanti capitoli di un unico libro, chiamato evoluzione.

    4. Presentazioni

    Avevo deciso di scrivere questo libro prima che scoppiasse la pandemia. Quando ho iniziato, pensavo di prendermela comoda, perché non mi pareva di poter riuscire a destare grande interesse, se non in pochi impallinati. L’esplosione del contagio mi ha convinto del contrario, instillandomi anche una discreta ansia da completamento. Le esperienze vissute in questi ultimi mesi si sono inevitabilmente mescolate con quanto volevo raccontare. Prima di proseguire, mi sembra essenziale presentarmi un po’ meglio.

    Come avrete già capito, mi guadagno da vivere insegnando biologia molecolare all’università di Torino, a una sfilza di giovani virgulti che vogliono diventare medici o biotecnologi. Mi piacerebbe poter dire che mi guadagno da vivere facendo lo scienziato, ma non sarebbe completamente vero. In Italia i professori universitari hanno soprattutto il dovere di occuparsi della didattica. Comunque sia, dedico alla ricerca scientifica una parte sostanziosa del tempo non speso per la didattica. Non ho fatto alcuna scoperta epocale e credo di essere considerato nell’ambiente uno scienziato di discrete capacità, anche se non eccezionale. Almeno, questo è il giudizio che esprimono su di me i revisori dei miei progetti di ricerca. Dico questo non per vantarmi, ma solo per mettere in chiaro che quando si parlerà di scienza, metodo scientifico e biologia sono un insider, esattamente come un meccanico è un insider quando si parla di motori. Se volete, questa è anche una dichiarazione di conflitto di interessi: vi invito a considerare con prudenza tutte le mie affermazioni a favore della scienza.

    Però devo anche dirvi che non sono nato scienziato. Da piccolo, la mia visione del mondo era molto più mistica che scientifica. Avevo una fede talmente totale e superba da farmi credere di essere il solo a credere in Dio. Data la mia innata tendenza alla mistica e all’astrazione, può sembrare strano che non sia finito addirittura a fare il prete. In realtà l’idea non mi ha mai sfiorato, per un unico, semplice motivo: la bellezza femminile. Impossibile pensare di rinunciarci! Invece, il motivo per cui ho sempre provato una fortissima attrazione per la medicina è che appartengo senza possibilità di scampo alla schiera dei matti che vogliono salvare il mondo: andavo raccontando in giro che avrei voluto fare il medico fin da quando avevo tre anni…

    Sebbene abbia fatto il liceo classico, l’insegnamento per me più importante sono state le parole del mio amato professore di matematica e fisica: Quando studi, è fondamentale ripetere; una ricetta infallibile per sapere se hai veramente capito il teorema è provare a spiegarlo a qualcuno che non lo conosce, preferibilmente un bambino di sei anni. Se riesce a capirti, hai capito anche tu.

    La lezione più utile per la vita l’ho avuta invece in dono da mia madre. Mi ha sempre rassicurato sul fatto che se si sbaglia esistono sempre altre strade: solo alla morte non c’è rimedio.

    Riguardo alle motivazioni che mi spingono a scrivere, credo che, se andassimo a scavare con i metodi della psicologia (neanche tanto a fondo), verrebbe fuori una forte dose di puro narcisismo. Mia moglie mi fa spesso notare, irritata, che adoro avere ragione e dire l’ultima parola. Profondamente vero! Però se mi guardo intorno mi sento in ottima compagnia, per cui ho smesso di preoccuparmi. L’ultima doverosa premessa è che mi sento uno scrittore mediocre. Per molto tempo ho accarezzato l’idea di esprimere tutto quello che mi gira per il cervello in un bel romanzo pieno di conflitti e ambiguità. Però mi basta leggere una pagina di Stephen King, o peggio ancora di Dostoevskij, per capire che la mia tendenza alla linearità di pensiero è una grossa fregatura.

    Ma cosa voglio dire esattamente? Il messaggio fondamentale sarà abbastanza semplice. Voglio spiegare a tutti, soprattutto ai più giovani, che è impossibile capire la storia dell’umanità, avere piena consapevolezza del nostro presente e indirizzare ragionevolmente il nostro futuro senza una comprensione profonda della biologia e dell’evoluzione. Per capire biologia ed evoluzione bisogna avere una chiara comprensione di cosa sono e come funzionano i sistemi complessi. Però, prima di ogni altra cosa, bisogna comprendere a fondo che cos’è il metodo scientifico. Questi temi sono dati quasi sempre per scontati perché la biologia, l’evoluzione e la scienza si studiano fin dalla scuola primaria. Tuttavia, chi fa scienza sul campo è costretto a constatare con stupore quanto sia diffusa la mentalità pseudoscientifica o addirittura antiscientifica, in una società che basa il suo benessere sulle conquiste della scienza. A pensarci bene, in realtà c’è poco da essere stupiti: il modo di procedere della scienza e le sue conclusioni sono spesso controintuitivi e disturbanti, per le cosiddette persone comuni. In fondo, anche questa difficoltà ha una profonda base biologica, che cercherò di illustrarvi.

    In questo libro parlerò fondamentalmente di biologia, anche se mi sarà inevitabile sconfinare nella filosofia. In realtà i filosofi possono stare abbastanza tranquilli, non voglio invadere troppo il loro campo. La mia visione della realtà parte da una prospettiva biologica, riguardo alla quale credo di avere qualche argomento da spendere. Però mi sarà inevitabile parlare, da dilettante, di filosofia in relazione alla biologia, esattamente come molti filosofi parlano, da dilettanti, della biologia in relazione alla filosofia. La mia posizione sarà a tratti piuttosto scomoda, perché la biologia è entrata a pieno diritto nelle discussioni filosofiche e sociali solo da un paio di secoli, suscitando perlopiù accese polemiche. Chiunque affermi di avere una visione prevalentemente biologica della realtà viene immediatamente guardato con grande sospetto, grazie alle gloriose imprese dei mattacchioni ornati di svastiche che qualche decennio fa dicevano di aver sposato la causa biologica dell’affermazione della razza più adatta. Le recenti contese tra evoluzionisti e antievoluzionisti non hanno di certo aumentato la simpatia del punto di vista biologico.

    Discuterò diffusamente questi argomenti ma voglio cominciare a gamba tesa, affermando con decisione che chiunque voglia capire il mondo in cui vive prescindendo da una comprensione sufficientemente profonda della biologia è inevitabilmente destinato ad avere una visione parziale e fantasiosa. Per quanto ne sappiamo, sul pianeta Terra la filosofia, la scienza, la matematica e la religione sono prodotti esclusivi di una specie vivente chiamata Homo sapiens. Sottolineo le parole perché, quando si parla delle cosiddette attività superiori dell’uomo, si tende a dimenticare completamente che a produrle sono stati e sono tuttora organismi biologici, enormemente influenzati da un processo evolutivo iniziato qualche miliardo di anni or sono. La pandemia mi ha notevolmente facilitato il compito, ricordando a tutti che la nostra natura di esseri biologici ha un impatto tremendo sui fenomeni collettivi che viviamo quotidianamente, e che in seguito chiamiamo storia.

    Parte seconda

    Nocciolo duro

    "Life has a way of surviving and going on and on,

    We're not fragile, and we sure don't break easy."

    Alice Cooper, Don’t give up

    5. Sono uno scienziato

    23 febbraio

    I ragazzi sono venuti a prenderci alla stazione e ovviamente in macchina non facciamo altro che parlare delle ultime notizie. Più che preoccupati, sembrano un po’ elettrizzati dall’atmosfera pre-bellica che ha determinato la chiusura di scuole e università. Arrivati a casa, cominciamo a discutere della cena. I nonni ci hanno invitato, ma loro non vogliono andarci. Nei giorni scorsi abbiamo guardato insieme le statistiche della mortalità per età. Circa il 90% dei morti ha più di settant’anni. Gli facciamo notare che la nostra probabilità di essere infettivi è praticamente inesistente: anche se fossimo stati contagiati, saremmo ancora solo in fase di incubazione. Non vogliono sentire ragioni. Roby obietta che potrebbe essersi infettato lui, in Veneto, ben più di tre giorni or sono. Non insistiamo oltre e decidiamo che loro resteranno a casa, mentre noi andremo dai nonni.

    La serata si prospetta fredda e umida, l’odore dell’aria è vagamente cinereo. Normale, non piove da diverse settimane. La meravigliosa corona di montagne e il traffico rendono Torino una delle città d’Italia con i più alti livelli di polveri sottili: lo smog è quasi palpabile. Però la luce rosata e nebbiosa che avvolge i giardini al tramonto mi attira: avrei una gran voglia di una corsetta al trotto. Le camminate tranquille, per quanto lunghe, non sono sicuramente bastate a smaltire le calorie parmensi. Uscirei di sicuro, se non fosse per l’assoluta convinzione di essere stato contagiato. La tosse della mia vicina di poltrona continua a risuonarmi sinistramente nelle orecchie. Sento di dover fare del mio meglio per prepararmi all’imminente battaglia. Tutti sospettano che chi assume terapie immunosoppressive sia più a rischio. Di questo non sono così convinto: la sindrome respiratoria che caratterizza i casi gravi sembra scatenata da una reazione abnorme del sistema immunitario, che chiamano tempesta di citochine, per cui l’anticorpo anti TNF di cui non posso più fare a meno potrebbe rivelarsi addirittura un vantaggio. L’attività fisica invece non pare protettiva: il paziente uno di Codogno è un podista molto più allenato di me. L’aumento della respirazione e della circolazione sanguigna potrebbero addirittura aiutare il virus a diffondersi prima e più in profondità. Nel dubbio, decido di evitare anche la remota possibilità di dare una mano al bastardo e aspetto l’ora di cena seduto alla scrivania.

    Già, la cena, e se avessero ragione i ragazzi? Forse sarebbe

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